CAPORALI, Cesare
Poeta, nato a Perugia nel 1531 di antica famiglia oriunda vicentina, a dieci anni fu affidato a tutori i qualì ne dissiparono il patrimonio. Studiò giurisprudenza, ma per malattia non poté continuare gli studî; si recò allora a Roma al servigio del card. Della Corgna, nipote di Giulio III, per passare poi alla corte del card. Ferdinando dei Medici (futuro granduca) e a quella del card. Ottavio Acquaviva, il quale gli diede il governo di Atri e Giulianova, terre del suo ducato abruzzese. In ultimo, fu presso il marchese Ascanio Della Corgna, nella cui casa, a Castiglione, morì nel 1601. Là fu sepolto, nella chiesa di S. Agostino. Fu molto stimato dai contemporanei ed ebbe molti amici illustri, fra cui il card. Sirleto, il Sadoleto, il Caro, il Rucellai, il Della Casa, il Rota; fu socio dei Filomati di Siena e degl'Insensati di Perugia, ove assunse il nome di Stemperato. Oltre a due capitoli e ad alcuni sonetti, scrisse i poemetti in terzine: la Corte, in cui imitò assai dappresso il Berni; il Viaggio di Parnaso e gli Avvisi di Parnaso, riprendendo una forma di componimenti fra scherzosi e satirici in voga a quel tempo; le Esequie di Mecenate (1578), che è una critica ingegnosa dei poeti contemporanei, e gli Orti di Mecenate (1599), dove celebra il giardino del suo patrono a Castiglione. La Vita di Mecenate, altro poemetto in terzine, composto dopo il 1591, è il primo tentativo di qualche mole (dieci canti) di poema eroicomico. In complesso il C. rappresenta nel suo tempo non indegnamente la tradizione del Berni.
Edizioni: Orlandi ecc., Perugia 1770; Sodini (solo Gli Orti), Castiglion del Lago 1900; Monti, Lanciano 1916.
Bibl.: Gallenga Stuart, C. C., Perugia 1903; Cfr. Salza, in Giorn. stor. letter. ital., XLVI (1905).