BIANCHETTI, Cesare
Nacque a Bologna il 30 marzo 1775 dal conte Pietro e da Eurelia Monti Bendini. Compì gli studi nel Collegio dei nobili di S. Saverio, ove si dedicò con profitto alle lettere italiane e latine e, successivamente, alla filosofia e alle scienze fisiche (si veda una pubblica dissertazione data alle stampe a Bologna nel 1793, col titolo: De luce et coloribus). Formata la Repubblica cisalpina, il B. fu dal novembre 1797 a Milano come capitano comandante la 14a Compagnia degli usseri; sciolta questa nell'aprile 1798, prima di poter entrare in un'altra formazione militare fu costretto a ritornare a Bologna dalle vittorie degli Austro-Russi (1799). Sotto il Regno italico fu nominato ciambellano e cavaliere della Corona di Ferro, unendo tali dignità a quella di barone del Regno d'Italia in virtù del settimo statuto costituzionale di St. Cloud del 21 sett. 1808.
Con decreto di Napoleone dell'8 genn. 1811 il B. fu nominato podestà di Bologna; rimase in carica fino al 3 febbr. 1814 e si acquistò la stima dei suoi concittadini promuovendo opere di pubblica utilità. Frequentò la corte di Milano e fu a Parigi al matrimonio di Napoleone e al battesimo del re di Roma. In questo periodo ebbe rapporti di affettuosa amicizia con Ugo Foscolo che lo ricorda più volte nel suo Epistolario. Alla caduta del Regno italico si ritirò dalla vita politica, pur conservando contatti con illustri patrioti, come Confalonieri - che vide di passaggio a Bologna nel 1816 e nel 1820-21 - e rimanendo uno dei più autorevoli esponenti della massoneria in Bologna: fu attivo, infatti, nelle logge "Gli amici dell'onore" e "Concordia", alternandosi con A. Agucchi nella direzione della massoneria bolognese. Amante delle arti figurative, amico di artisti quali G. Bossi e A. Canova, ricoprì dal 1823 al 1831 la carica di presidente dell'Accademia di belle arti di Bologna.
Scoppiati i moti del 1831, il 4 febbraio il B. fu chiamato, insieme con altre sette personalità, dal prolegato mons. N. Paracciani Clarelli a far parte della commissione provvisoria incaricata di ristabilire l'ordine nella città, commissione trasformatasi il 5 febbraio in governo provvisorio della città e provincia di Bologna, quando il prolegato decise di abbandonare la città (accompagnato al confine toscano dal B. e dal Pepoli) e successivamente (4 marzo) in governo delle Provincie unite italiane. In tale governo il B. ricoprì la carica di ministro degli Affari Esteri e sino al 15 febbraio resse la direzione di polizia.
In qualità di ministro il B. svolse due missioni a Firenze, la prima dal 14 al 23 febbraio e la seconda ai primi di marzo. Lo scopo delle missioni era di prendere contatti, oltre che con il governo toscano, con i ministri stranieri residenti nella capitale toscana in merito alla questione della politica di neutralità dal B. sostenuta nel governo di Bologna. Durante la prima missione egli cercò anche di acquistare armi a Livorno; il 19 febbraio il ministro austriaco a Firenze, conte Saurau, chiese ufficialmente il suo allontanamento, ma il governo toscano, ostile al provvedimento, riuscì a non concederlo.
La capitolazione di Ancona costrinse il B. all'esilio: fu a Lucca, Avignone, Parigi e Ginevra, poi di nuovo a Lucca nel 1832, dove rimase fino al 1846: il 22 aprile di quell'anno, accolto festosamente dalla cittadinanza, fece ritorno a Bologna in virtù di una concessione temporanea, divenuta poi permanente in seguito all'amnistia di Pio IX. Eletto consigliere comunale, fu nominato dal papa membro dell'Alto Consiglio, carica che egli non accettò per l'età avanzata e la salute cagionevole, il che non gli valse però di esimersi da un incarico assai più grave: la reggenza della città nei difficili frangenti dell'estate 1848. Infatti, partito il card. legato L. Amat per i Bagni di Lucca l'11 luglio 1848, il B. assumeva il governo della provincia con funzioni di prolegato. All'avvicinarsi delle truppe austriache comandate dal gen. Welden, cercò dapprima di evitare uno spargimento di sangue, allontanando le truppe regolari pontificie da Bologna, invitando ripetutamente i cittadini alla calma con proclami e appelli, e costituendo infine un Comitato di salute pubblica per provvedere alla salvezza della città. Ma essendo ormai Bologna circondata dagli Austriaci, il 7 agosto il B. si recò a parlamentare col gen. Welden, ottenendo l'assicurazione che le truppe austriache non sarebbero entrate in città. Senonché il giorno successivo, scoppiati i primi tumulti in seguito a provocazioni del nemico, il gen. Perglas ordinava che gli fossero consegnati i colpevoli, o sei ostaggi scelti fra i più ragguardevoli cittadini. Il B. offrì se stesso, ma non poté realizzare il suo proposito perché i cittadini, erette le barricate, iniziarono quella lotta furiosa che doveva concludersi vittoriosamente in giornata. Caduta poi Bologna in preda al disordine e all'anarchia, il B. cercò con ogni mezzo di fronteggiare la situazione fino al ritorno del card. Amat e alla nomina del prolegato A. Zanolini (10 sett. 1848). Ritiratosi a vita privata, amareggiato dalle critiche mossegli per la "debolezza" della sua prolegazione, morì il 24 febbr. 1849.
Fonti e Bibl.: A. Pierantoni,I carbonari dello Stato pontificio ... Documenti inediti, Roma-Milano 1910, I, pp. 51, 218, 243; II, p. 26; G. Natali,Cronache bolognesi del quarantotto. Not. e doc. ined., Bologna 1934-35, I, pp. 77, 89, 98, 104, 107-133, 158 s.; II, pp. 10-28, 35, 39 s., 42 s., 52, 57, 61-73, 79-89, 93, 110, 188, 198; III, pp. 6, 8-11, 32 s., 39, 48; La rivoluz. del 1831 nella Cronaca di F. Rangone, a c. di G. Natali, I, Roma 1935, pp. 9, 12, 27, 54, 67 s., 91, 122, 128, 130, 165, 168; II, ibid. 1936, pp. 32, 253; Bologna dal 14 luglio al 1º sett. 1848. Doc. tratti dall'Archivio di Stato di Bologna, a c. di G. Natali, Bologna 1948, pp. IX, XII, XIV s., XVII-XIX, XXIII, 1-149; U. Foscolo, Epistolario, a c. di P. Carli, III, Firenze 1953, pp. 79 s.; IV, ibid. 1954, p. 136; V, ibid. 1956, pp. 210, 282-285; L. Pásztor-P. Pirri, L'Arch. dei Governi Provvisori di Bologna e delle Prov. unite del 1831, Città del Vaticano 1956, v. Indice; E. Bottrigari,Cronaca di Bologna, a c. di A. Berselli, Bologna 1960, I, pp. 55, 222, 297, 380, 393, 396, 404, 411 s., 415-419, 421, 427 s., 432, 434, 437; II, pp. 65, 242; E. Sassoli,Biografia del conte C. B., Bologna 1849; L. C. Farini,Lo Stato Romano dall'anno 1815 all'anno 1850, Torino 1850, II, pp. 316-319; G. Gabussi,Mem. per servire alla storia della rivoluz. degli Stati Romani…, Genova 1851, II, pp. 67-84, 88-90, 92, 94, 109, 118, 156; A. Zanolini,La rivoluz. dell'anno 1831 in Bologna, Bologna 1878, pp. 7, 12, 20, 35, 37, 73, 77, 86-93; N. Morini,Il Comitato di pubblica salute e le spese per gli avvenimenti del '48 a Bologna, in Archiginnasio, XI(1916), pp. 47, 51-53; F. Cantoni,Il passaggio di Confalonieri per Bologna, in I moti del 1820 e del 1821 nelle carte bolognesi, Bologna 1923, pp. 105, 165; G. Maioli,Bologna prima e dopo l'VIII agosto e l'opera del prolegato C. B., in Il Comune di Bologna, n. 8, ag. 1930, pp. 8-12; n. 9, sett. 1930, pp. 10-16; F. Giorgi,Gli amici bolognesi di F. Confalonieri e due sue lettere inedite,ibid., n. 9, sett. 1930, pp. 33-38; G. Natali,Contributi alla storia dei moti del 1831 in Bologna,ibid., n. 4, apr. 1931, p. 60; Id., Il governo provvisorio di Modena e le sue relazioni con Bologna nel 1848, in Archiginnasio, XXIX(1934), pp. 247-71; C. Spellanzon,Storia del Risorg. e dell'unità d'Italia, II, Milano 1934, pp. 391, 407, 437; IV, ibid. 1938, pp. 948, 954, 956; V, ibid. 1950, pp. 90, 92; G. Lipparini,La R. Accad. di Belle Arti di Bologna, Firenze 1941, pp. 38, 40 s.; U. Beseghi,C. B. dopo la rivoluz. del 1831, in Strenna storica bolognese, VII(1957), pp. 337-346; A. Berselli,Movim. polit. a Bologna dal 1815 al 1859, in Boll. del Museo del Risorg., Bologna, V (1960), pp. 206, 214, 217, 233 s.; P. Pieri,Storia militare del Risorgimento, Torino 1962, pp. 348-50; R. Fantini,Marcellino Venturoli e il suo diario 1848, in Boll. del Museo del Risorg., Bologna, VII (1962), pp. 144-145, 151, 155; S. Celli,Il conte C. B. nella rivoluzione del 1831 (con documenti inediti),ibid., IX(1964), pp. 112-128; Diz. del Risorg. naz., II, pp. 280 s.