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BERTAGNINI, Cesare

di Aldo Gaudiano - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)
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BERTAGNINI, Cesare

Aldo Gaudiano

Nacque a Montignoso (Massa) il 15 ag. 1827 da Pietro, guardia nobile alla corte di Lucca, e da Bartolomea (Bartolina) Giorgini. Dopo aver frequentato le scuole secondarie a Massa, si iscrisse, nel 1844, all'università di Pisa come studente di "matematica applicata". Nel 1846 fu ammesso come praticante nel laboratorio di chimica, sotto la direzione di R. Piria, che fu per lui maestro ed amico. Agli studi di questo sulla salicina, il glucoside della saligenina (alcool salicilico), s'ispirarono le prime ricerche del B.: quella sulla sinaptasia dei semi (o emulsina, una ß-glucosidasi che egli mise in evidenza nei semi di molte specie vegetali) e l'altra sulla costituzione chimica della fillirina, che egli dimostrò essere un glucoside, non suscettibile, però, di idrolisi da parte dell'emulsina.

Tra il marzo e il luglio 1848 il B. prese parte alla campagna di Lombardia col battaglione universitario di Pisa, partecipando, col Piria, all'assedio di Peschiera. Laureatosi in chimica nel settembre dello stesso anno, ricevette, nel 1849, dapprima l'incarico provvisorio, poi la nomina effettiva ad aiuto del Piria. Lavorava indefessamente, nonostante la salute cagionevole e le agitazioni politiche. Durante le vacanze estive, in un piccolo laboratorio attrezzato a Montignoso, mise a punto un metodo per la preparazione dell'acido malico dalle ciliege marasche. Pubblicò anche un lavoro Sovra un nuovo acido prodotto artificialmente sotto l'influenza delle forze che agiscono nell'organismo vivente, in Gazzetta medica ital. federativa toscana, s. 2, I (1850), pp. 73-77 e 85-87, riguardante l'acido nitroippurico, che egli aveva ottenuto sia per via biologica (ingestione di acido nitrobenzoico), sia per via chimica (nitrazione dell'acido ippurico). Continuando queste ricerche sui nitroderivati della serie benzoica, pubblicò ancora uno studio Sovra alcuni nuovi corpi derivati dall'accoppiamento dell'acido nitrico con i prodotti della serie benzoica, ibid., I (1851), pp. 425 s. e 433-437.

Nel luglio del 1851 il B. intraprese, con il Piria, un viaggio scientifico attraverso l'Europa; conobbe così J. Liebig, L. Gmelin., T. Graham, J.-B.-A. Dumas. Alla fine dello stesso anno pubblicò il suo primo lavoro veramente impegnativo, che segnò un notevole progresso nelle ricerche di chimica organica: Sulle combinazioni di alcuni oli essenziali con i solfiti alcalini, in Annali delle università toscane,III(1851), pp. 31-54, e Annalen der Chemie und Pharmacie, LXXXV (1853), pp. 179-196, 268-288.

Il B. partiva dall'osservazione che il nitroderivato dell'essenza di mandorle amare, come del resto l'essenza stessa, dava, già a freddo, composti ben cristallizzati con soluzioni concentrate di solfiti alcalini saturate con anidride solforosa (cioè, con i bisolfiti alcalini). Allo stesso modo si comportavano le aldeidi benzoica, salicilica, anisica, cinnamica, cuminica, enantica, caprica e le essenze che le contengono, mentre non reagivano molte altre essenze (di spigo, di aneto, ecc.), il benzene, il fenolo, l'alcool metilico, ecc. Il B. ne concluse che con i bisolfiti reagivano le aldeidi. Notò che né altri sali (bicarbonati, solfati, ecc.), né l'anidride solforosa e neanche i bisolfiti alcalino-terrosi davano analoga reazione. Descrisse quindi la preparazione e le proprietà dei derivati bisolfitici delle otto aldeidi suddette; e, a proposito dell'aldeide enantica, fece osservare che già precedentemente il Tilley aveva notato la formazione di un composto cristallino quando si faceva agire l'acido solforoso sull'enantale, previamente saturato con ammoniaca. Ne concluse che, trattando le aldeidi con soluzioni concentrate di bisolfiti di sodio, di potassio o di ammonio, si ottenevano composti più o meno facilmente cristallizzabili, solubili in acqua, rna poco solubili in un eccesso di bisolfito, praticamente insolubili in alcool freddo. Tali composti contenevano, per ogni "equivalente" (molecola) di aldeide, un "equivalente" di bisolfito e uno o più "equivalenti" di acqua. Per esempio, al derivato dell'aldeide salicilica il B. attribuiva le formule KO, S2O4, C14H6O4 + Aq oppure KO, C14H5S2O7 + 2Aq, che nella nomenclatura odierna corrispondono a C7H6O2 KHSO3.

I derivati bisolfitici sono facilmente decomponibili, liberando l'aldeide. Possono perciò essere utilmente adoperati a scopo analitico e preparativo; in effetti, se ne fa tuttora ampio impiego sia in laboratorio sia nell'industria.

Nel 1853 il B. pubblicò un nuovo metodo per preparare l'amarina e la furfurina, mediante riscaldamento delle corrispondenti idramidi, e descrisse l'analoga preparazione dell'anisina. Nello stesso anno ebbe un aggravarsi della tisi che lo tormentava; la sua salute peggiorò dopo un viaggio intrapreso, durante l'estate, in Germania. Di ritorno a Montignoso e poi a Pisa, riprese, infaticabile, l'attività scientifica e didattica. Fra l'altro, progettò, insieme col fisico Del Beccaro, la traduzione dello Jahresbericht über die Fortschritte der… Chemie,pubblicato in Germania, in prosecuzione di quello di J. Berzelius, dal Liebig e H. Kopp, e s'interessò alla fabbricazione del vino artificiale, che era comparso allora sul mercato col nome di "vino Grimaldi". A partire dal 1855 gli si aggiunse un'altra fatica: la redazione della parte chimica del Nuovo Cimento, che C. Matteucci e il Piria avevano iniziato a pubblicare.

Nel primo volume (pp. 99-105) il B. presentò, in collaborazione con S. Cannizzaro, il lavoro Sull'alcole anisico, un nuovo alcool ottenuto per dismutazione ("reazione di Cannizzaro") dell'aldeide anisica; la stessa reazione si dimostrò non applicabile all'aldeide salicilica. Nello stesso volume (pp. 363-372) curò, poco dopo, un lavoro di chimica biologica, Sulle alterazioni che alcuni acidi subiscono nell'organismo animale, nel quale notava che mentre l'acido canforico e l'acido anisico, prodotti non tossici, vengono eliminati come tali con le urine, l'acido salicilico, che a forti dosi dà disturbi, viene eliminato accoppiato alla glicina come "acido salicilurico".Di quest'ultimo seguì l'eliminazione nel tempo. In questo lavoro c'è, in germe, il concetto biochimico di sintesi protettiva.

Nel dicembre del 1855, essendo stato chiamato il Piria alla cattedra di Torino, il B. fu incaricato dell'insegnamento della chimica a Pisa; dopo un anno gli venne assegnata la cattedra. Le responsabilità e le fatiche cpnnessevi contribuirono al peggioramento della sua salute, ma la sua produzione scientifica non subì alcun arresto, ché anzi nel 1856 fu stampato nel Nuovo Cimento, IV(1856), pp. 46-48, e negli Annalen der Chemie und Pharmacie, C (1856), pp. 125-127, un altro suo importante lavoro, Produzione artificiale dell'acido cinnamico,ottenuto per lungo riscaldamento a 120°-130° di aldeide benzoica e cloruro di acetile anidri.

Allo stesso risultato, ma con maggior semplicità, pervenne più tardi (1875) W. H. Pericin, il quale usò, invece del cloruro di acetile, anidride acetica in presenza di acetato di sodio anidro, applicando una tecnica analoga a quella da lui stesso sperimentata (1868) per la preparazione della cumarina. Tale tipo di condensazione, molto usata per preparare vari acidi insaturi e dalla quale derivarono poi le ben note condensazioni di L. Claisen e di E. Knoevenagel, viene generalmente chiamata "reazione di Perkin", ma si dovrebbe più giustamente chiamare - come già sostenne I. Guareschi, in Nuova encicl. di chimica scientifica, tecnologica e industriale, XI (Torino 1921), pp. 456 s. - "reazione di Chiozza-Bertagnini-Perkin" o "reazione di Chiozza-Bertagnini", associando al nome del B. quello di, L. Chiozza, che già nel 1853 aveva preparato l'aldeide cinnamica da aldeide benzoica e aldeide acetica in presenza di acido cloridrico gassoso.

Nel 1857 il B. pubblicò, nel Nuovo Cimento (V[1857], pp. 55-59), un lavoro sull'ossamide, che riuscì a trasformare in acido cianidrico per disidratazione con anidride fosforica a caldo, dimostrando così il passaggio dalla serie ossalica alla serie cianica. Le sue condizioni di salute continuarono a peggiorare: morì il 23 dicembre 1857.

Per espresso desiderio dei B., la madre affidò al suo collaboratore e poi successore nella cattedra, S. De Luca, il compito di portare a termine e pubblicare la memoria in extenso sulla fillirina, che fu stampata nei Comptes rendus de l'Académie des Sciences de Paris, LI (1860), pp. 368-372, col titolo Recherches sur la constitution chimique de la phillyrine. Raccolse ancora, e talora trascrisse, molti scritti del figlio, che lasciò in eredità a G. Sforza, direttore dell'Archivio di Stato di Torino. L'archivio Bertagnini passò poi alla Biblioteca comunale della Spezia.

Il B. è da considerare uno dei pionieri della sintesi organica: appartiene al periodo glorioso della chimica organica italiana, che ebbe i suoi principali esponenti nel Piria e nei suoi allievi, lo stesso B. e il Cannizzaro. Collaterale, ma significativa, è la sua attività nel campo della biochimica.

Opere: Oltre alle memorie scientifiche, è da ricordare l'epistolario, ricco di osservazioni acute, di ammaestramenti e di un sottile umorismo; inoltre scritti e appunti vari (in parte inediti) di carattere chimico, religioso, storico, autobiografico, ecc.

Bibl.: F. Paoli, Della vita e degli scritti di C. B., ms. inedito autografo, in-folio, di pp. 205; G. Meneghini, Elogio funebre del prof. C. B., Pisa 1858; E. Paternò, Sulla vita e le opere di C. B., in Rend. della Soc. chimica di Roma, I (1903), pp. 42 ss.; G. Sforza, Gli scrittori della Lunigiana Estense, Modena 1909, pp. 172 ss.; G. Provenzal, Vita e opere di C.B., Roma 1928 (contiene le pubblicazioni scientifiche e gran parte dell'epistolario); Id., Profili bio-bibliogr. di chimici italiani, Roma 1938, pp. 203-205.

Vedi anche
Raffaele Pìria Pìria, Raffaele. - Chimico (Scilla, Reggio di Calabria, 1813 - Torino 1865). Laureatosi in medicina, studiò chimica con Dumas a Parigi, dove realizzò importanti ricerche sulla salicina. Fu docente di chimica all'univ. di Pisa, dove ebbe fra i suoi allievi C. Bertagnini e S. Cannizzaro, e in seguito all'univ. ... Stanislao Cannizzaro Cannizzaro ‹-zz-›, Stanislao. - Chimico italiano (Palermo 1826 - Roma 1910), lo scienziato italiano che più ha contribuito allo sviluppo della chimica nel sec. 19º. Dopo i primi studî di fisiologia si dedicò alla chimica diventando (1845) assistente a Pisa di R. Piria, il fondatore della prima scuola ... Giorgini, Gaetano Matematico e uomo politico (Montignoso 1795 - ivi 1874). Studiò a Parigi, all'École polytechnique, dove fu ammesso, primo in ordine di merito, nel 1812 e dove ebbe come condiscepolo e amico M. Chasles. Tornato in Toscana, ebbe importanti cariche, scientifiche e politiche, prima a Lucca, poi a Firenze. ... Matteucci, Carlo Chimico, fisiologo, fisico (Forlì 1811 - Ardenza 1868). Tra il 1831 e il 1838 fu prof. di fisica a Bologna e poi a Ravenna e a Pisa; si occupò di elettrofisiologia e di elettrochimica, dimostrando tra l'altro, indipendentemente dalle note esperienze di M. Faraday, le leggi sull'elettrolisi e traendone ...
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cèṡio¹
cesio1 cèṡio1 agg. [dal lat. caesius «grigio azzurro, verdastro»], letter. – Azzurro chiaro, celeste, detto per lo più degli occhi: gli occhi tuoi cesii (D’Annunzio); come s. m., il c., il colore cesio.
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