BECILLI, Cesare
Nato ad Urbino nel 15703 compì i suoi studi a Perugia, mostrandosi versato tanto nelle discipline letterarie quanto in quelle scientifiche. Esercitò per molti anni la professione di medico, nella quale si distinse-per perizia ed elevato senso del dovere. Particolarmente lodevole fu l'attività da lui svoltai quale medico condotto, a Roncighone, dove si accattivò le simpatie e la riconoscenza di quella popolazione, che oppose. vive resistenze al suo trasferimento a Roma. Quivi fu chiamato dal cardinal Cesare Baronio, che lo volle presso di sé. A contatto con i padri dell'Oratorio di S. Filippo scoprì la vocazione religiosai entrò a far parte della Congregazione filippina il 18 dic. 1613.
Dopo aver tentato senza successo la via della predicazione, il B. si volse agli studi ecclesiastici, nei quali si distinse per serietà d'impegno- e di metodo, continuando a esercitare la professione di medico con rinnovato zelo e spirito caritativo. Curò personaggi illustri come la principessa Anna Colonna, ma spese le sue migliori energie per alleviare le soffèrenze della gente unùle, meritando così di esser chiamato "medico del corpo e dell'anima". La sua multiforme attività non si interruppe neppure quando, verso la fine della sua vita, fu afflitto da mali lunghi e fastidiosi. La morte lo colse il 6 maggio 1649.
Il B. si dedicò tardi agli studi di storia ecclesiastica, e dovette esservi spinto dall'esempio del Baronio, cui egli stesso affèrmava di essere statò "'satis charus" (Bibl. Vallicelliana, ms. N 21, c. 76 r). Il suo primo lavoro, pubblicato nel 1621, ebbe carattere divulgativo e illustrativo dei libri sacri: si trattò, infatti, di una rielaborazione del testo dei quattro Vangeli riuniti in un'unáca trattazione ordinata cronologicamente (Evangeliorum connexio, in qua, textus ordine servato, rerum gestarum senes indicatur, Romae 1621); ma proprio per mezzo di esso il B. (come egli stesso narra, Bibl. Vallicelliana, ms. N 70, cc. 17 r v) fu indotto ad occuparsi di problemi di cronologia sacra, e in primo luogo del necessario raccordo tra l'era cristiana e quella romana, e perciò stesso dell'anno di nascita di Cristo: "his abunde cognitis, vidi apertum mihi ostium magnum ad chronologiam ecclesiasticam, expandendam... Efam, quando haec cogitare coepi, aetas fere sexagenaria (ibid., e. 18r).
Già nel 1624, intanto, il B., nel quadro dei suoi nuovi interessi storici, aveva deciso di intraprendere una -grande opera di revisione sia delle Vitae del Ciacconio, sia degli Annales del Baronio, che intendeva continuare. Ricevette per questa impresa consigli ed aiuti da diverse parti: F. Uglielli giànel maggio del 1624, si congratulava con lui e gli inviava appunti e pubblicazioni (Bibl. Vallicelliana, ms. R 45, cc. 88r, 89r-95r); il duca Massimiliano di Baviera poneva a sua disposizione gli archivi del suo stato e gli offriva ogni possibile agevolazione (ibid., cc. 74r-78f, lettera orig. del 5 sett. e del 14 nov. 1624, con risposta del B. s. d. in minuta); Matteo Valeri e Luca Holstenio gli fornivano notizie bibliografiche e correzioni al Ciacconio.
L'opera del B. non fu mai completata; nella Biblioteca Vallicelliana rimangono i materiali da lui raccolti in gran copia per una serie di Vitae romanorum pontificum basata sul confronto di tutte le fonti esistenti (ms. 146); ma a stampa uscirono soltanto, nel 1628, i materiali relativi alla vita di S. Caio pontefice e martire, dedicati a Urbano VIII e arricchiti di un esauriente commento (Sancti Caii papae et martiris acta a Caesare Becillo,.. notis explicata, Romae 1628); mentre l'opera di revisione del Ciacconio si completò, due anni appresso, nella pubblicazione di disorganiche Adnotationes marginales in Ciacconium et Ciacconianae historiae cum Baronianae..., Romae 1630.
Evidentemente, durante la raccolta del materiale e la sua elaborazione, il B. doveva, essersi reso conto dell'impossibilità che un'impresa così vasta potesse essere condotta a termine da un uomo solo; e, d'altra parte, della necessità che una seria revisione della storia sacra - che per lui coincideva con la storia dell'umanità, dalla creazione in poi - poggiasse su solide basi cronologiche. Nacque così il progetto - da lui elaborato in epoca non precisabile, ma dopo il 1630, e rimasto in forma di abbozzo autografo (Bibl. Vallicelliana, ms. 146: Historiae ecclesiasticae necessitas, premessa alle Vitae, cc. 2 r-6 r) - per la fondazione di un istituto per la storia ecclesiastica organizzato ufficialmente dagli stessi pontefici, stabilito a Roma e formato da ecclesiastici, che, muniti di ampi sussidi bibliografici, di un archivio di manoscritti, dell'accesso a tutti i documenti della Chiesa e dell'aiuto diretto di tutti i vescovi, si prefiggessero il seguente programma: "historiam ecclesiasticani prosequi usque ad nostra tempora ac semper in futurum; antiquas sanctorum vitas in pristinam. simplicitateni restituere, sed notis illustrare; vitas Romaporum pontificum colligere notisque... illustrare; historiam ecclesiasticam. tueri; geographiam ecdesiasticam instruere" (Bibl. Vallicelliana, ms. 146, c. 5r). Si fondono in questo ampio programma comunitario le tendenze più vivaci della controriforma culturale: da una parte l'istanza apologetica contro la storiografia protestante, istanza di cui il Baronio era stato il primo grande sostenitore, e che il B. esaspera in una impostazione da crociata ("supremam igitur pontificiani maiestatem et iuribus decoratam et viribus oportet esse armatani": ibid., c. 5r); dall'altra la volontà di una revisione erudita della storia ecclesiastica di cui proprio in quegli anni si facevano esponenti - sia pure con più concreti intenti - J. Bolland e i suoi primi collaboratori.
Proprio questa volontà spinse il B., nell'ultimo periodo della vita, a una grande opera di sistematica revisione di tutti i cicli cronologici universali, nel tentativo di stabilire una sicura intelaiatura temporale alla storia ecclesiastica; nella Biblioteca Vallicelliana sono di lui conservati ben nove volumi di tavole di raffronto cronologiche intitolate Cyclus maximus (mss. N 61-N 69), oltre a una trattazione sulle possibili correzioni del calendario romano (ms. N 601) e ad altre minori dissertazioni sugli stessi argomenti non condotti a termine (N 70). Nel ms N 70 è anche contenuta un'incompleta dissertazione De Historiae nomine (cc.3r68r), che rappresenta un vero e proprio trattato di teoria storiografica, in cui, nel quadro di una storia intesa universalmente, è dato il massimo rilievo alla cronologia, con le fonti ad essa relativa, e alla geografia storica.
Fonti e Bibl.: La biogr. del B. si ricava dal ms. vallicelliano O 59 compilato dal padre P. Aringhi e riguardante alcune vite di oratoriani, inoltre L. Allacci, Apes urbanae sive de viris illustribus qui ab anno MDCXXX per totum MDCXXXII Romae adfuerunt, ac typis aliquid evulgarunt, Romae 1663, p. 65; F. Vecchietti e T. Moro, Biblioteca picena o sia notizie istoriche delle opere e degli scrittori piceni, II, Osimo 1791, pp. 133 ss.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 611; C. A. Villarosa marchese di De Rosa, Mem. degli scrittori filippini, Napoli 1837, pp. 52 ss.; C. Grossi, Degli uomini illustri di Urbino, Urbino 1856, pp. 65 ss.