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AGLIÈ, Cesare Ambrogio San Martino conte di

di Carlo Baudi di Vesme - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)
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AGLIÈ, Cesare Ambrogio San Martino conte di

Carlo Baudi di Vesme

conte di. Nato a Torino il 7 dic. 1770, da Giuseppe Gaetano e da Luisa Grimaldi di Boglio, fu uno dei maggiori esponenti della politica estera sarda nel periodo della Restaurazione. Fu designato a diverse riprese alla carica di primo segretario agli Esteri e rappresentò per venticinque anni, dal giugno 1812 al luglio 1837, il Regno di Sardegna in Inghilterra.

N. Rosselli, che ha fondato in parte sui dispacci dell'A. il suo volume sulle relazioni anglo-sabaude dal 1815 al 1847, lo descrive uomo abile e fine, anche se non privo di una certa indolenza e di un'eccessiva riservatezza: l'A. si mostra, nei suoi dispacci, anglofilo.

I maggiori servizi furono resi dall'A. nel periodo del congresso di Vienna, quando contribuì ad assicurare la Liguria allo stato sabaudo e riuscì a far partecipare attivamente contingenti piemontesi alla lotta contro Napoleone (1814). Suoi sono pure i memoriali sardi compilati in quell'epoca per uso di lord Castlereagh. L'A. appartenne a quel gruppo di uomini politici piemontesi che, non favorevoli alle idee costituzionali, avrebbero tuttavia voluto sostituire lo stato sardo all'Austria nel predominio dell'Italia settentrionale, non sembrando loro sufficiente giustificazione al dominio straniero la necessità strategica invocata dagli Austriaci. L'A. non vide neppure con entusiasmo il sistema stabilito dal congresso di Vienna, che riteneva vessatorio per i piccoli stati, e, alla vigilia dei moti rivoluzionari del 1821, giunse a considerare vero male la dominazione straniera piuttosto che l'agitazione rivoluzionaria da essa determinata. Accettò però, partendo per il congresso di Lubiana nel dicembre 1820 quale rappresentante sardo, il punto di vista del ministro degli Esteri Asinari di San Marzano, nettamente antiliberale. Il suo ruolo al congresso restò comunque del tutto secondario, perché lo zar Alessandro richiese la presenza del di San Marzano. Nel 1821 l'A. fu inviato in missione straordinaria a Napoli, indi ritornò a Londra.

Il 17 genn. 1833 fu nominato Gran Collare della SS. Annunziata, ma negli anni seguenti si trovò a disagio di fronte ai nuovi indirizzi dati alla politica estera sabauda da Carlo Alberto e dal conte Solaro della Margarita, ministro degli Esteri dal 1835: l'A. si mostrò in particolare assai restio ad accettare la politica di appoggio incondizionato al legittimismo europeo. Perciò nel luglio del 1837, in seguito ad un incidente diplomatico, fu invitato a presentare le dimissioni e sostituito dal conte G. Nomis di Pollone: l'ultimo suo dispaccio è del 7 sett. 1837.

Avrebbe dovuto essere nominato ministro a Firenze, ma, per il suo contegno poco riguardoso verso Carlo Alberto dopo il rientro in Piemonte, venne messo a riposo ed escluso da ogni carica. Morì a Torino il 14 genn. 1847.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Lettere dei ministri in Inghilterra, 1814-1847 (utilizzate dal Rosselli), e sotto la stessa indicazione lettere da Palermo ed altri luoghi (1800-1812); Carte del congresso di Troppau e di Laybach, sala 27; N. Bianchi, Storia documentata della diplomazia europea in Italia, Torino 1865, I, pp. 47-51, 201, 223-231 e passim; II, pp. 26 s. e passim; A. Segre, Il primo anno del ministero Vallesa (1814-1815). Torino 1928, pp. 97 8., 100 s.; F. Lemmi, La politica estera di Carlo Alberto nei suoi primi anni di regno, Firenze 1928, pp. 264-269, 275-279, 292-295; N. Rodolico, Carlo Alberto principe di Carignano, I, Firenze 1930, pp. 67, 213; II, ibid. 1936, pp. 143-168, 194; F. Lemmi, La Restaurazione dello Stato Sardo nel 1814-1815, Torino 1938, pp. 155-166, 173 s. e passim; R. Soriga, L'idea nazionale italiana dal secolo XVIII all'unificazione, Modena 1941, pp. 165-169; N. Rosselli. Inghilterra e Regno di Sardegna dal 1815 al 1847, Torino 1954, pp. 20 ss., 130 ss., 586 ss. e passim; G. Beni, Russia e stati italiani nel Risorgimento, Torino 1957, pp. 324-329, 363-364, 538-541 e passim.

Vedi anche
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