AIROLDI, Cesare
Nacque a Palermo il 2 nov. 1774 dal marchese Giuseppe, di famiglia lombarda di recente trapiantata in Sicilia, e da Marianna Arrigone. Frequentò l'università di Pavia per seguirvi gli studi di legge, ma dall'incontro con l'ambiente scientifico pavese, e soprattutto con lo Spallanzani, fu orientato agli studi naturalistici.
All'arrivo delle truppe francesi (1796) tornò nella città natale; vi rivestì l'abito di cavaliere di Malta e si dedicò alle ricerche sui minerali della Sicilia. Quando lord Bentinck intervenne decisamente nella politica borbonica, il nome dell'A., noto per la dirittura del carattere e per le idee filoinglesi, venne ripetutamente fatto nel corso delle trattative sfociate nella formazione del ministero Castelnuovo-Belmonte. Nel parlamento siciliano del 1812, convocato per deliberare intorno alla "riforma", da introdurre nel Regno, pur appartenendo alla cerchia del principe di Castelnuovo, svolse anche azione autonoma, sostenendovi una libertà assoluta di stampa, una più estesa rappresentanza e l'immediata abolizione dei fidecommessi, che il Castelnuovo avrebbe voluto differire per ragioni di opportunità. Con Ruggero Settimo, L. Valguarnera ed altri, formò un club costituzionale, per appoggiare la candidatura di rappresentanti liberali alla nuova Camera dei comuni. Riunitosi, l'8 luglio 1813, il nuovo parlamento, l'A. venne eletto presidente della Camera dei comuni, contro il candidato democratico G. Vaccaro e nonostante qualche dissenso dei seguaci del principe di Belmonte. Anche in questa carica confermò il suo spirito d'indipendenza, e quando, per i tumulti palermitani del 18-19 luglio, il governo ricorse al Tribunale militare e fu disposta la proroga del parlamento al 25 luglio, l'A. protestò presso il principe vicario perché non era stata seguita la procedura legale. Caduto, però, il ministero Castelnuovo-Belmonte, l'11 agosto si dimise dalla presidenza della Camera dei comuni.
Nel corso delle trattative condotte nell'ottobre dal Bentinck per la formazione di un nuovo ministero costituzionalista, e che portarono al ministero Castelnuovo, fu richiesta la sua presenza insieme con quella di Ruggero Settimo, ma l'A. rifiutò la segreteria dell'Interno ed accettò soltanto la carica di direttore nella stessa segreteria, dove poté intervenire per il successo degli elementi costituzionalisti e filoinglesi nelle elezioni per il parlamento del 1814.
Il 6 luglio, Ferdinando III, riassunto il potere personale, licenziava, col ministero, anche l'A., mentre si sollevavano violente contestazioni sulla validità delle elezioni. Apertosi il parlamento, l'A., pur sollecitato, non volle assumere la presidenza della Camera dei comuni e quando, il 23 luglio, appena cinque giorni dall'apertura, il sovrano la scioglieva, insieme ad altri lasciò l'isola.
A Milano, fu in rapporti col Confaloni eri, di cui era cugino, fu poi nella Svizzera, in Francia, in Inghilterra, nel Belgio, ed infine si stabili a Firenze, nel 1824, accoltovi nella cerchia del Capponi, del Vieusseux e soprattutto nel salotto di Carlotta Marchesini, dedicandosi alla ricerca di materiale mineralogico d'Italia e di altri paesi. Curò la stampa del Catalogo alfabetico della sua collezione mineralogica, Firenze 1850.
A Palermo si recò, per breve tempo, nel 1839, approfittando del fatto che gli era stato tolto dal maggio 1831 il divieto di ritornare nel Regno.
L'affetto per l'isola natale non gli venne mai meno, come ebbe a mostrare con lo zelo messo nella diffusione del saggio dell'Amari sulla guerra del Vespro, fra gli amici di Toscana, di Lombardia e di Piemonte.
Lasciò alla città di Palermo la biblioteca e la collezione numismatica ricevuta dallo zio Alfonso, nonché le sue collezioni scientifiche. Nella Biblioteca comunale di Palermo si conservano Settantasette lettere di C. A.... dirette al prof. F. Parlatore, mss. del sec. XIX, s. I, vol. I.
Morì a Firenze il 28 dic. 1858.
Fonti e Bibl.: F. Parlatore, Necrologio di C.A., in Monitore toscano, Firenze, 11 genn. 1859; Carteggio di M. Amari, raccolto e postillato da A. D'Ancona, I, Torino 1896, pp. 54-55, 58-63, 68-70, 136-137 e passim; III, ibid. 1907, pp. 7, 166; Lettere di G. Capponi e di altri a lui, raccolte e pubblicate da A. Cassaresi, Firenze 1899, I, passim; II, p. 22; V, pp. 119-121 e passim; VI, pp. 127, 203, 262; Carteggio del conte F. Confalonieri, a cura di G. Gallavresi, I, Milano 1910, pp. XIX, 367-368; II, ibid. 1911, pp. 277-279, 280-282 e passim; [G. Aceto], De la Sicile et de ses rapports avec l'Angleterre à l'époque de la Constitution de 1812, Paris-London 1827, p. 127; N. Palmieri, Saggio storico e politico sulla Costiluzione del regno di Sicilia infimo al 1816, Losanna 1847, pp. 183, e passim; P. Balsamo, Sulla istoria moderna del regno di Sicilia. Memorie segrete, Palermo [1848], pp. 76-77, 162-163 e passim; G. Ferretti, Esuli del Risorgimento in Svizzera, Bologna 1948, p. 101 n.; A. Capograssi, Gli Inglesi in Italia durante le campagne napoleoniche. Lord W. Bentinck, Bari 1949, pp. 101, 107, 110; R. Ciampini, Gian Piero Vieusseux, i suoi viaggi, i suoi giornali, i suoi amici, Torino 1953, p. 134; J. Rosselli, Lord W. Bentinck and the British occupation of Sicily, 1811-1814, Cambridge 1956, pp. 46, 117, 203.