Cervia
. L'unica menzione si trova in If XXVII 42 l'aguglia da Polenta la si cova, / sì che Cervia ricuopre co' suoi vanni, là dove D., su richiesta di Guido da Montefeltro, rievoca per simboli araldici le condizioni delle città romagnole agl'inizi del Trecento.
C. è qui ricordata come città associata a Ravenna nella comune soggezione alla signoria dei da Polenta;
e tale riferimento, se per un verso poteva essere suggerito al poeta dall'effettiva importanza che ancora nei secoli XIII-XIV conservava questa città vescovile e comunale, nonostante la sua recente soggezione ai Polentani, per l'altro si direbbe concreto proprio per l'allusione che esso sembra avere a fatti di ordine politico-militare maturati in Romagna e a C.; in particolare quelli con protagonista Guido da Montefeltro.
In realtà C., per la ricca produzione di sale (è significativo al riguardo quanto scrive Benvenuto: " habet haec civitas praerogativam salis; unde cardinalis Ostiensis dominus Bononiae et Romandiolae erat solitus dicere: Plus habemus de Cerviola parvula quam de tota Romandiola "), e per l'attività del suo porto, dove affluivano merci di ogni tipo sia dall'Adriatico sià dal retroterra padano, già nel corso del secolo XII fu contesa e poi sottratta al dominio degli arcivescovi ravennati, dei vescovi locali
e di alcune potenti abbazie di Ravenna da parte delle forze comunali cerviesi. L'importanza economica di C. richiamò nel corso del Duecento l'attenzione e l'intervento di altri comuni: nelle rivalità che ne sortirono prevalsero dapprima, nel 1254, i Bolognesi che sottrassero C. ai Veneziani; poi si affermarono, intorno al 1275, le forze ghibelline romagnole, capitanate appunto da Guido da Montefeltro, che tennero testa per quasi un decennio alle forze guelfe locali coalizzate con le truppe straniere, in gran parte francesi, fatte affluire in Romagna dai pontefici per sostenervi i loro diritti sovrani; dopodiché dovettero soggiacere a un colpo di mano scaturito dall'intesa fra un gruppo di Cerviesi ‛ intrinseci ', i Polentani, e con ogni probabilità anche il rettore papale, il capitano francese Giovanni d'Appia. La perdita di C. rappresentò un grave cedimento nello schieramento ghibellino e fu il primo segno del declino in Romagna delle forze guidate dal Montefeltro. Ne approfittarono subito i Polentani per stabilirvi nel 1283 la loro signoria.
Se, come tutto lascia pensare, C. fu sottratta al Montefeltro dai Polentani con l'inganno, alla luce di tali circostanze la menzione di C. fatta da D. a Guido, consigliere frodolento ma al tempo stesso vittima di un'azione frodolenta, potrebbe assumere una carica fortemente allusiva e coprire un gioco psicologico fra poeta e dannato assai più complesso e sfumato di quanto non appaia a prima vista. Dopo l'occupazione guelfa di C. il dominio dei Polentani su questa città,come del resto su Ravenna, si rivelò ben presto piuttosto debole, perché minato profondamente dalla massiccia presenza economica dei Veneziani nelle due città, dove avevano ripreso il monopolio dei traffici e il controllo politico, mediante l'invito di propri visdomini. Tale divario fra stato di diritto e situazione di fatto si mantenne pressoché inalterato anche nel primo '300.
Bibl. - La cronaca più informata sulle vicende di C. e dei Polentani ai tempi di D. è quella del Cantinelli. Per la questione dell'aquila polentana cfr. G. Gerola, A proposito dell'" aguglia da Polenta ", in " Giorni d. " XXII (1914) 67-72. Vedi inoltre C. Ricci, L'ultimo rifugio di D., Ravenna-Faenza 1965, 121-123; A. Vasina, I Romagnoli fra autonomie cittadine e accentramento papale nell'età di D., Firenze 1964, 154-156, 373-375; A. Torre, I Polentani fino al tempo di D., ibid. 1966.