Vedi CERVETERI dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
CERVETERI (v. vol. II, p. 518 e S 1970, p. 204)
Le recenti ricognizioni svolte dal C.N.R. sul pianoro della città, esteso per c.a 150 ha, hanno permesso di chiarire diacronicamente, anche se in via preliminare, la vita della città stessa. La maggiore quantità di reperti dell'Età del Ferro è segnalata nelle aree marginali del pianoro, verso NE e SO, in relazione alle necropoli di Cava della Pozzolana e del Sorbo. E solo a partire dal VII e per tutto il VI sec. che l'intero pianoro è occupato in modo intensivo, come testimoniano le numerosissime terrecotte architettoniche raccolte in tutta l'area e relative quindi non solo a edifici di carattere pubblico ma anche di carattere privato. L'occupazione intensiva perdura fino in età ellenistica, alla quale risale probabilmente la maggior parte degli impianti relativi sia all'approvvigionamento idrico sia all'incanalamento delle acque nere verso i costoni rocciosi affacciati sui fossi della Mola e del Manganello.
Scavi sistematici sono stati intrapresi, a partire dal 1983, dal Centro di Studio per l'Archeologia Etrusco-Italica del C.N.R. e dalla Soprintendenza nell'area della Vigna Parrocchiale, non lontano dal teatro e dal c.d. Tempio di Hera scavato da R. Mengarelli nel 1913. Su una probabile necropoli dell'Età del Ferro, della quale si è conservato qualche lembo con significativi materiali, sembra essersi impostata, intorno al 500 a.C., una costruzione ellittica, costruita con blocchi di tufo e circondata da un marciapiede, ricostruita poi, in età romana, con muri in calcestruzzo. Adiacente a essa è stata scavata una grande vasca a L (con il corpo principale lungo m 12, largo 4 e profondo 11), tagliata nel tufo, con fondo piano, piuttosto irregolare e con evidenti tracce di lavorazione condotta a piani sulle pareti. È possibile che la sua primitiva funzione fosse quella di cava, anche se fu successivamente usata come cisterna, come suggeriscono i complessi sistemi per la raccolta delle acque messi in luce. Tra i materiali rinvenuti nel riempimento della cisterna si segnalano una nutrita serie di terrecotte architettoniche, in particolare lastre con decorazione dipinta con motivi fitomorfi (530/500 a.C.), frammenti di lastre con scene di animali, centauri, e di caccia, del tipo «Copenaghen», una testa virile barbata pertinente a un altorilievo, prodotta da un'officina di coroplasti attiva anche a Roma e a Pyrgi, intorno al 500 a.C. Fra le ceramiche, rimescolate nello scarico, è da notare la presenza di produzioni greco-orientali (coppe «ioniche», lucerne, lýdia), oltre naturalmente a materiali corinzi, attici a figure nere e figure rosse e locali (tra cui un frammento di hydrìa ceretana).
Intorno al 490/480 a.C. l'ambiente a L fu riempito e il terreno fu livellato per edificarvi, oltre che l'edificio ellittico sopra ricordato, una grandiosa struttura, di cui sono stati messi in luce quattro settori di muri paralleli. Essa aveva probabilmente carattere cultuale, come sembrano attestare i numerosi frammenti architettonici (lastre di rivestimento, cortine pendule del tipo attestato anche nel tempio A di Pyrgi nonché un frammento di statua, a grandezza naturale, rappresentante Eracle nell'iconografia cipriota). Nel corso degli scavi più recenti (1986-87), al di sotto dell'edificio monumentale è stata messa in luce una serie di abitazioni (ambienti con battuti, sistemi di canalizzazione delle acque, focolari, pozzi) in uso dalla fine del VII almeno a tutto il VI sec. a.C.
In un'area quasi di fronte al teatro è stata scavata nel 1983 parte di un edificio sotterraneo, collegato con la rete idrica della città, costituito da varie stanze comunicanti, di cui la maggiore presenta inciso, nell'intonaco ancora fresco, il nome di Caios Cenucìos Clousinos, praitor, da riconoscere nel personaggio che fu console a Roma nel 276 e nel 270 a.C. Entro una nicchia rettangolare, ricavata nella sala maggiore dell'edificio, resta la decorazione dipinta, costituita da due palme contrapposte, con al centro dei flabelli. La funzione dell'edificio, che nel II sec. d.C. fu trasformato in mitreo, come testimoniano altre iscrizioni latine presenti sulle pareti, potrà essere chiarita solo da future indagini.
Necropoli. - Interrotti gli scavi sistematici nelle necropoli ceretane, varí interventi d'urgenza hanno interessato numerose tombe di cui vengono qui segnalate solo le più significative.
In località Sorbo, scavi eseguiti tra il 1969 e il 1970 hanno riportato in luce una serie di tombe a dado, allineate su una strada che scendeva dalla città verso valle, e parte di un enorme tumulo, di c.a m 62,50 di diametro, la cui pianta fa ipotizzare un adattamento della nuova costruzione a situazioni precedenti. Sul lato NE del tumulo è stato individuato un ampio dròmos che conduce a una tomba quadrangolare (con un ambiente posteriore), le cui pareti sono in alto decorate con una fascia rilevata e dipinta con lingue rosse e nere, con due camere laterali (secondo quarto del VI sec. a.C.). È stata anche individuata una tomba più antica con volta a schiena d'asino e decorazione dipinta nei due spioventi della volta (coppie di felini affrontati e file di animali), databile nel terzo quarto del VII sec. a.C., di fondamentale importanza per la conoscenza della pittura orientalizzante ceretana, quasi completamente scomparsa.
Numerose sono le tombe venute in luce nell'area della necropoli della Banditacela. In località Laghetto è stata scavata nel 1976 una tomba del tipo a camera, cui si accede attraverso un dròmos con gradinata in discesa; essa ha restituito un corredo pertinente a due deposizioni: quella più antica, del terzo quarto del VII sec., comprende un'urnetta cineraria a forma di casa e un calice chiota a decorazione lineare, che si colloca tra le più antiche importazioni chiote in Occidente. Tra il recinto e le c.d. Tombe del Comune, nel 1972, è stata scavata una tomba della fine del III sec. a.C. con decorazione dipinta e con scudi ai lati delle porte. Nell'area delle c.d. Tombe del Comune, occupata in gran parte dai grandi ipogei gentilizi di IV-III sec. a.C., è stato scavato un altro ipogeo monumentale, quello dei Tamsnie, databile nel terzo quarto del IV sec. a.C. Alla tomba si accede attraverso un dròmos di venti gradini intercalati da tre pianerottoli; il dròmos ha le pareti rivestite da blocchi parallelepipedi squadrati. La tomba, a camera, è del tipo a pianta rettangolare, con due pilastri centrali, soffitto displuviato e columen centrale. Nella nicchia centrale della parete di fondo era posto un sarcofago in marmo pario, di tipo «architettonico», a cassa liscia, con coperchio a doppio spiovente, quattro acroteri angolari a forma di leone, e due grifi affrontati dipinti nel frontoncino. Nella nicchia di destra c'era un altro sarcofago in pietra calcarea, che su uno dei lati lunghi del coperchio reca dipinta un'iscrizione riguardante il titolare del sepolcro Venel Tamsnie, iscrizione di fondamentale importanza perché per la prima volta viene attestato il nome etrusco di Cerveteri (Caisri). Sempre nell'area delle Tombe del Comune è stata individuata, accanto a quella dei Macie, una tomba gemella, ricca di iscrizioni, appartenente alla stessa famiglia, e databile intorno alla metà del IV sec. a.C. La nuova tomba conferma l'importanza della famiglia dei Macie che certamente godette di notevole prestigio nell'aristocrazia ceretana a partire dal IV sec. a.C., fino a età romana. A c.a 100 m dall'ingresso agli scavi in direzione NO è stata riportata in luce una vasta tomba ipogea, a pianta quadrata, con columen centrale e soffitto displuviato, con al centro due pilastri sormontati da capitelli figurati (volti femminili di prospetto tra volute d'angolo). La tomba è tipologicamente assai vicina a quella dei Rilievi, soprattutto per le decorazioni architettoniche, anche se l'adozione di capitelli figurati richiama un gusto proprio dell'area vulcente.
In località Greppe S. Angelo, a mezza costa sul pendio che a oriente della città scende verso il fosso della Mola, è stato scavato in più riprese negli anni 1972-1984 un grandioso complesso rupestre, disposto su più livelli, con l'alzato in grandi blocchi tufacei, databile negli ultimi decenni del IV sec. a.C. Esso è costituito da una corte a pianta trapezoidale compresa entro i muri in opera quadrata; la fronte occidentale della corte è articolata in due registri: quello più alto è costituito da blocchi di tufo e presenta al centro una scala, ai lati della quale sono due finte porte monolitiche con battenti scolpiti a pannelli e maniglie circolari; quello inferiore presenta una superficie liscia tagliata nel tufo, in cui si aprono gli ingressi di due tombe a caditoia, entrambe a pianta trapezoidale e con banchine correnti lungo le pareti. La tomba di sinistra ha una copertura con volta a botte, conservata solo in parte e costituita da una doppia ghiera di blocchi parallelepipedi con sezioni a cuneo: si tratta senz'altro di una delle più antiche strutture portanti a conci radiali conosciute in Italia. Il complesso era inoltre arricchito da una ricca decorazione scultorea; oltre a numerosi blocchi in macco e tufo si segnalano la famosa statua in nenfro di Charun, due sfingi in travertino e tre leoni sdraiati, attualmente al museo di Cerveteri.
In località Monte dell'Oro, alla congiunzione tra il XXIII miglio della Via Cornelia e la direttrice interna verso la Clodia è venuta alla luce, in seguito a lavori stradali, una tomba costituita da una camera principale, con soffitto ogivale privo di columen, e due laterali aperte sul dròmos di accesso. Una seconda piccola cella aperta sul lato destro del dròmos ha restituito intatto il suo corredo, tra cui spiccano, oltre a finissimi buccheri incisi, materiali corinzi e greco-orientali (un balsamarlo a testa elmata e un grande alàbastron in faïence). Il complesso sembra databile tra la fine dell'Orientalizzante Medio e l'inizio dell'Orientalizzante Recente.
Nei dintorni di Ceri, in località Le Fornaci, è stata scoperta nel 1971 una tomba a due camere assiali. Nelle pareti della prima stanza, priva di letti o banchine, e quindi con funzione di vestibolo, sono scolpite due figure ammantate, acefale, alte c.a 1 m, sedute su troni a schienale curvo con i piedi su suppedaneo. La tomba, databile nell'Orientalizzante Antico, è una preziosa testimonianza sull'attività a C. degli artisti orientali, cui sembra riportarsi la tipologia della statua seduta, di chiara tradizione siro-ittita.
Poco lontano è venuta alla luce la c.d. Tomba Straminea, con tetto a sesto rialzato, columen a disco e costolature trasversali, databile, anche in base al materiale rinvenuto, nell'Orientalizzante Medio.
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Architettura: F. Prayon, Frühetruskische Grab- und Hausarchitektur, Heidelberg 1975; M. Cristofani, G. Nardi, M. A. Rizzo, Caere, I. Il parco archeologico, Roma 1988; M. Fuchs, P. Liverani, P. Santoro, Caere, II. Il teatro e il ciclo statuario giulio-claudio, Roma 1989.
Area urbana: M. Cristofani, in Atlante, I, 1984, pp. 72-77; id., Nuovi dati per la storia urbana di Caere, in BdA, s. III, XXXV-XXXVI, 1986, p. 3 ss.; AA.VV., Ricerche nell'area urbana di Caere, in Archeologia nella Tuscia, cit., p. 3 ss.; F. Gilotta, Ceramica attica dall'area urbana di Caere, in Prospettiva, 46, 1986, pp. 42-49.
Sull'edificio di C. C. Clousinos: M. Cristofani, C. Genucius Clevsina pretore a Caere, in Archeologia nella Tuscia, cit., pp. 24-26.
Necropoli: Necropoli del Sorbo: G. Colonna, in StEtr, XLI, 1973, pp. 539- 540. - Necropoli di Monte Abatone, Banditaccia-Laghetto (Scavi Lerici 1957- 1965): R. E. Linington, Lo scavo nella zona Laghetto della necropoli della Banditaccia a Cerveteri, in NotMilano, XXV-XXVI, 1980, pp. 1-80; AA.VV., Gli Etruschi di Cerveteri (cat.), Modena 1986. - Necropoli della Banditacela: G. Colonna, in StEtr, XLI, 1973, pp. 329-337; G. Proietti, ibid., pp. 442-443; id., ibid., XLVIII, 1980, p. 523; id., L'ipogeo monumentale dei Tamsnie: considerazioni sul nome etrusco di Caere e sulla magistratura cerite del IV secolo, ibid., LI, 1983, pp. 557-571; AA.VV., La tomba dei Rilievi a Cerveteri, Roma 1986. - Necropoli di Greppe S. Angelo: G. Colonna, in StEtr, XLI, 1973, p. 540; G. Proietti, ibid., XLV, 1977, pp. 443-444 e XLVIII, 1980, pp. 522-523; id., Osservazioni preliminari su un monumento sepolcrale in loc. S. Angelo a Cerveteri, in Archeologia nella Tuscia. Atti del I incontro di studio, Viterbo 1980, Roma 1982, pp. 104-108.
Documentazione epigrafica: v. la rassegna epigrafica etrusca in StEtr, XL, 1972, pp. 421-439, nn. 30-48; XLI, 1973, pp. 329-337, nn. 120-125; XLII, 1974, pp. 259-261, nn. 209-215; XLIV, 1976, pp. 248-250, nn. 61-63; XLV, 1977) pp. 294-296, nn. 25-26; XLVI, 1978, pp. 348-353, nn. 101-107; XLVII, 1979; p. 341, n· 55; L 1982, pp. 295-296, nn. 49-50, p. 334, n. 85; LI, 1983, pp. 233-236, nn. 41-45, pp. 270-272, nn. 175-176; LIV, 1988, pp. 227-228, n. 18; LV, 1989, pp. 321-326, nn. 91-94, pp. 338-341, nn. 117-118. - V. inoltre: C. De Simone, Ancora sul nome di Caere, in StEtr, XLIV, 1976, pp. 163-184; G. Proietti, L'ipogeo monumentale, ibid., LI, 1983, pp. 563-571; M. Cristofani, M. A. Rizzo, Iscrizioni vascolari dal tumulo III di Cerveteri, ibid., LIII, 1985, pp. 151-159.