CERVETERI
(IX, p. 858)
Si conosce ormai il nome etrusco della città, attestato in un titolo funerario del sec. 4° a.C. (Kaisra) e su ampolle del 2° sec. a.C. (Keisra): si conferma in tal modo la trascrizione latina Cisra tramandata da Servio (ad Aen. 10, 183). Documenti epigrafici di grande rilevanza per la storia di C. sono i testi incisi in etrusco e fenicio sulle lamine d'oro scoperte nel santuario di Pyrgi (v. in questa Appendice), dove è espressamente menzionato un magistrato di C. (mlk in fenicio, zilac in etrusco), Thefarie Velianas, il quale, agli inizi del 5° sec. a.C., dedica un sacello e una statua a Uni, divinità che nel testo fenicio viene identificata con Astarte. La dedica si inserisce nel periodo di alleanza politica etrusco-cartaginese che segue la battaglia del Mar Sardo (Erodoto, 1, 166-168) e viene esibita nel massimo santuario costruito nel porto militare di Cerveteri. Altro documento epigrafico di notevole importanza è l'iscrizione di fondazione incisa in un ambiente sotterraneo scoperto nell'area urbana, nella quale viene ricordato C. Genucio Clusino, personaggio corrispondente al console degli anni 276 e 270 a.C., C. Genucio Clepsina (trascrizione verosimilmente errata dell'etrusco Clevsina): dal titolo egli risulta pretore ed esercita verosimilmente le funzioni giusdicenti per conto di Roma nella città appena annessa allo stato romano.
Le ricerche archeologiche del dopoguerra hanno interessato fondamentalmente le necropoli della Banditaccia e di Monte Abatone, portando alla scoperta di centinaia di tombe. Nella prima i sepolcri si organizzano, fin dal 7° sec. a.C., lungo un percorso che attraversa il pianoro: la disposizione dei grandi tumuli dei secoli 7° e 6° a.C., circondati da altri satelliti, riflette un ordinamento di tipo gentilizio-clientelare, enfatizzato anche nella disposizione degli interni. In seguito gli spazi vengono regolamentati e i monumenti sepolcrali sono organizzati lungo strade rettilinee, assumendo un aspetto esterno omogeneo, differenziato solo dalla diversa struttura, ''a dado'', ''a palazzetto'', a prospetto unitario: nei titolari di questi sepolcri si ravvisa un ampio ceto urbanizzato. Eguale regolamentazione si ha nel 4° sec. a.C., quando cessano i prospetti costruiti e le tombe vengono scavate lungo le vie incassate nel tufo. Ai grandi ipogei gentilizi del 4° sec. a.C. già noti se ne sono aggiunti altri (Tomba dei Tamsnie), mentre sotto la ripa a est della città, in località Greppe Sant'Angelo, è stato rinvenuto un imponente complesso funerario rupestre, decorato da sculture funerarie, risalente sempre allo stesso periodo. Gli scavi nell'area urbana, al contrario, sono stati ripresi solo a partire dal 1983. Indagini di superficie condotte sul pianoro della città (150 ha circa) indicano che nell'età del Ferro l'occupazione era limitata ai due poli opposti del pianoro, ai quali corrispondevano, oltre il perimetro naturale dei costoni rocciosi, i relativi sepolcreti (Sorbo, Cava della Pozzolana). Solo fra il 7° e il 4° sec. a.C., nel periodo di massima fioritura di C., tutta l'area venne occupata (si suppone che la popolazione raggiungesse le 25.000 unità).
La dislocazione degli edifici di culto, che già R. Mengarelli individuava in otto zone diverse sulla base dei rinvenimenti di offerte votive in terracotta, sembra interessare punti marginali, situati presso alcuni ingressi alla città (uno extraurbano, con culto salutare legato alle acque, è stato individuato nelle pendici di Valle Zuccara). A parte il piccolo tempio scoperto da Mengarelli sulla rupe prospiciente la valle del Manganello, la ripresa recente degli scavi in una zona centrale del pianoro − dove furono scoperti nel 1846 il teatro romano e nel 1913 una fornace, una vasca, un sistema di fognature, pozzi e cisterne − ha portato alla luce una rilevante stratificazione archeologica: si sviluppa in questa zona, a partire dalla metà del 7° sec. a.C., un quartiere cittadino con case delimitate da muri di fondazione in pietra, provviste di fognature che sboccano in un monumentale ambiente di raccolta delle acque impure, precedentemente utilizzato come cava. Nella seconda metà del 6° sec. a.C. i tetti delle costruzioni vengono decorati con terrecotte architettoniche dipinte, con motivi derivati dalla contemporanea ceramografia ionizzante. Agli inizi del 5° sec. a.C. un'imponente ristrutturazione prevede la costruzione di un tempio a triplice cella e di un edificio a pianta ellittica, interpretato come rifacimento in pietra di un primitivo anaktoron già eseguito con materiale precario: provvisti dello stesso orientamento, gli edifici si organizzano, come altri monumenti adiacenti, secondo un piano urbanistico apparentemente regolare.
Le ricerche sulla cultura materiale testimoniano, d'altro canto, una notevole vivacità, fra 700 e 550 a.C., dell'artigianato locale nella produzione sia di beni suntuari che di ceramica di media finezza: frequente è l'assunzione di maestranze straniere, orientali prima, greche successivamente, in particolare focesi dopo la battaglia del Mar Sardo. C. risulta così un grande mercato per il commercio tirrenico, nel quale è inserita direttamente, come attesta d'altronde la dedica di un thesauròs a Delfi (Strabone, 5, 2, 3). Notevole, peraltro, è in età arcaica la costituzione di un ampio stato territoriale, che dovrebbe spingersi fino alla catena dei Monti della Tolfa e comprendere insediamenti disposti lungo la valle del Mignone, fino alla Selva Cimina. Privilegiato appare altresì il rapporto di C. con Roma a partire dagli inizi del 4° sec. a.C.: lo ius hospitii e lo ius commercii previsti dai patti di alleanza si traducono in un vicendevole rafforzamento di attività produttive e commerciali che cessano solo con il 273 a.C., quando metà del territorio di C. diviene ager publicus e nell'antico porto militare della città, Pyrgi, viene dedotta una colonia che distrugge il precedente insediamento etrusco. Vedi tav. f. t.
Bibl.: M. Cristofani, Cerveteri, in Bibliografia topografica della colonizzazione greca in Italia, v, Roma-Pisa 1987, pp. 251-66; M. Cristofani, G. L. Gregori, Di un ambiente sotterraneo scoperto nell'area urbana di Caere, in Prospettiva, 49 (1987), pp. 2 ss.; M. Cristofani, G. Nardi, Caere i. Il parco archeologico, Roma 1988; AA.VV., Miscellanea ceretana i, ivi 1989.