Vedi CERVETERI dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
CERVETERI (v. vol. ii, p. 518-521)
Negli ultimi anni gli scavi, i restauri e le ricerche magnetometriche sono procedute con particolare intensità.
Nella necropoli della Banditaccia è stata scavata e ripristinata un'intera via sepolcrale con un lungo e omogeneo prospetto di tombe, in parte scavate nel tufo e in parte costruite con blocchi di tufo e di "macco": le tombe, tutte uguali sia all'interno che all'esterno, imitano facciate di case, con interessante motivo decorativo di terminazione costituito da un toro e un cavetto. Sono stati liberati anche piccoli tumuli (si segnala un tumulo costruito a filari alterni di tufo e di "macco" dal singolare effetto di policromia), rivelando anche la presenza, già indiziata per i grandi tumuli, di altari funerarî quadrangolari uniti al tamburo mediante un ponticello. Notevole, infine, la presenza di tombe "a dado" dalle pesanti sagome inferiori costituite da un cuscino e da un toro. Tuttavia, il risultato più interessante dei lavori di questa zona di necropoli è stata la definitiva conferma dell'esistenza, almeno a partire dal VI sec. a. C., di principi regolatori di tipo urbanistico, con tendenza ad allineare le tombe - che ricevono piante e prospetti omogenei - lungo strade rettilinee e incrociantisi per lo più ad angolo retto con le altre vie sepolcrali.
Oltre il recinto della Banditaccia, in località Bufolareccia e Laghetto, sono state rilevate magnetometricamente altre vaste zone della stessa necropoli con analoghe disposizioni di strade e di piazze: alcune tombe (zone Laghetto I e Laghetto II) sono state scavate e hanno rivelato materiali tra la fine dell'VIII e il V sec. a. C. In località Cava della Pozzolana, dove già negli scavi tra il 1934 e il 1940 erano venute alla luce tombe tardo-villanoviane, sono state esplorate altre sepolture di età orientalizzante e arcaica, chiarendo che nella zona va situato il nucleo originario di tutta la necropoli della Banditaccia. Sempre nella stessa necropoli è stata scoperta un'importante tomba a camera del IV sec. a. C. appartenente ai Clavtie, un ramo ceretano dei Claudii, che nella città etrusca appaiono imparentati con l'aristocratica famiglia degli Ursus: la tomba è del tipo a loculi separati da pilastri rozzamente intagliati nel tufo, con pesante pilastro centrale, dietro il quale è situata una profonda fossetta quadrangolare per le offerte funebri.
Studî recenti (Cristofani) hanno permesso di datare alla prima parte del III sec. a. C. la Tomba delle Iscrizioni, appartenente ai Tarcna-Tarquitii, famiglia che alla fine del II sec. a. C. sembra fare il suo ingresso nel senato di Roma. Questi studî hanno anche riproposto una più serrata e persuasiva datazione degli ipogei "ellenistici" di C., da collocare in gran parte nel corso del IV sec. a. C. (Tombe dei Sarcofagi, dell'Alcova, del Triclinio, Torlonia). Anche per il periodo arcaico sono state proposte (Colonna) nuove datazioni per alcuni dei più importanti tumuli orientalizzanti: in particolare, ancora nella prima metà del VII sec. a. C. dovrebbe collocarsi la Tomba della Capanna, mentre attorno alla metà del secolo o poco dopo andrebbe situato il grosso delle altre grandi sepolture orientalizzanti (Tombe Regolini-Galassi, degli Animali Dipinti, dei Leoni Dipinti, della Nave, del Colonnello, di Montetosto).
Nuove scoperte sono state fatte nella necropoli del Sorbo, sorta attorno a un nucleo villanoviano e resa illustre dalla celebre Tomba Regolini-Galassi: è stata rinvenuta una porzione di necropoli - abbandonata, sembra, nel V sec. a. C. e poi livellata - con un colossale tumulo e la consueta serie di strade e di piazze. Sono anche venute alla luce nuove tombe villanoviane.
Al pari delle altre, la necropoli di Monte Abbatone è stata intensamente esplorata; non si è tuttavia proceduto all'isolamento delle singole tombe e quindi al riconoscimento della struttura urbanistica. Lo scavo è stato comunque accompagnato da una serie di sondaggi elettrici e magnetometrici e da numerose perforazioni. I materiali raccolti vanno dal VII al III sec. a. C.: fra questi va ricordato l'importantissimo complesso di ceramiche attiche a figure nere e rosse (vasi di Oltos e del Pittore di Priamo) raccolte nella Tomba Martini-Marescotti, del tipo a tre camere con cornice a rilievo.
Nell'interno della città sono state a più riprese esplorate porzioni dell'abitato, mettendo in luce scarsi resti di abitazioni private e di opere per l'approvvigionamento idrico; tra i materiali scoperti va ricordata una bella serie di lastre dipinte con scene mitologiche.
Nei pressi di C., lungo la via per Pyrgi, là dove sorge il tumulo orientalizzante di Montetosto, è iniziata l'esplorazione di un colossale tempio, del quale sono rimaste le sole poderose fondazioni a blocchi di tufo. Per l'identificazione è stata avanzata la suggestiva ipotesi che possa trattarsi del tempio eretto dai Ceretani su consiglio dell'oracolo delfico, per espiare il massacro dei prigionieri focesi dopo la battaglia di Alalia. Ancora non si conosce tutta la pianta del tempio: sembra però che si tratti di un edificio di tipo canonico a triplice cella, di proporzioni simili al tempio di Giove Capitolino di Roma. Numeroso e vario il materiale architettonico che comprende antefisse, lastre di rivestimento e tegole di gronda dipinte, appartenenti a varie fasi databili tra il VI e il III sec. a. C.
Bibl.: In generale: C. M. Lerici, Nuove testimonianze dell'arte e della civiltà etrusca, Milano 1960, p. 18 ss.; id., Una grande avventura dell'archeologia moderna, Milano 1965 (pagine non numerate). Necropoli della Banditaccia: Boll. d'Arte, 1965, p. 107; Ministero della Pubblica Istruzione, Materiali di antichità varie, V, Roma 1966. Necropoli di Monte Abbatone: St. Etr., XXVI, 1958, p. 297 ss.; ibid., XXVIII, 1960, p. 442; ibid., XXXII, 1964, p. 161; M. Moretti, La tomba Martini-Marescotti, Roma 1966. Abitato: M. Moretti, in Arch. Cl., IX, 1957, p. 18 ss.; Fasti Arch., 1957, p. 160, n. 2518. Tempio di Montetosto: G. Colonna, in St. Etr., XXXI, 1963, p. 135 ss.; Boll. d'Arte, 1965, p. 107. Nuove cronologie delle tombe: M. Cristofani, La tomba delle Iscrizioni, Firenze 1964; G. Colonna, in St. Etr., XXXV, 1967, p. 3 ss. (con bibl. prec.).
(M. Torelli)
Museo Nazionale Cerite. - Ha sede nel vecchio castello (Rocca) donato recentemente allo Stato dai Principi Ruspoli. La progettazione è stata curata dall'arch. Minissi.
Le raccolte sono contenute in due vasti ambienti (piano terra e 1° piano) e documentano con una chiara sequenza cronologica le varie fasi culturali di tutto il territorio cerite. In particolar modo sono presenti i corredi funerarî del Sorbo e della Cava della Pozzolana per la fase più antica (IX-inizî VII sec. a. C.); di Monte Abatone e della Banditaccia per il periodo che va dal VII al II-I sec. a. C. Non mancano testimonianze di necropoli più periferiche, quali quelle dei Casaletti, di Casalone di Ceri e di Montetosto.
Stante la coerenza topografica delle raccolte si è seguito nel criterio espositivo un andamento cronologico che ha permesso d'altra parte di collocare le raccolte stesse in due archi di tempo: il primo, indubbiamente più interessante, dal IX alla metà del VI sec. a. C. e l'altro dalla metà del IV al I sec. a. C.
L'esposizione ha inizio a partire dalle vetrine che si incontrano subito a destra dell'ingresso con numerosi ossuari biconici provenienti dalla necropoli villanoviana del Sorbo. Il tipo di custodia, di sepoltura e l'aspetto generale di questa necropoli sono documentati in un pannello esposto nel III settore della vetrina. Fra i cinerarî il più antico è quello della tomba 151 a pozzo degli inizî del IX sec. a. C. (inv. 32240): si tratta di un'olla sferoidale d'impasto con quattro protuberanze a mo' di anse sulle spalle e larga e goffa ciotola per coperchio. Fra quelli più recenti (VIII sec. a. C.) di particolare interesse la tomba a pozzo 321, con ossuario biconico decorato sul corpo a denti di lupo incisi ed avente per coperchio una grossa ciotola monoansata. Altro cinerario notevole per forma è quello della tomba 264, con coperchio a forma di profonda ciotola decorata con costolature a rilievo (inv. n. 32494).
Dei corredi provenienti dalle tombe a fossa particolarmente interessanti quelli della tomba 296 e 233 (VIII-VII sec. a. C.); la tomba 20 infine può essere considerata la più ricca di corredo fra quelle recuperate e la più vicina cronologicamente alla nuova fase che ha il più antico documento nella tomba 1 dei Casaletti (inizio VII sec. a. C.), con interessanti oggetti d'impasto fra i quali fa spicco un'anfora di tipo laziale ad ingubbiatura rossastra.
Documenti estremamente interessanti per la cultura del VII sec. a. C. sono i corredi della tomba 2 dei Casaletti e della tomba 4 di Monte Abatone: della prima fanno parte numerosi oggetti di impasto, di bucchero e di terracotta; fra i buccheri, riccamente incisi, un'anforetta di tipo laziale ed alcuni attingitoi; fra le terrecotte serie di skỳphoi protocorinzî fra i quali uno di notevoli proporzioni, anfore e piatti a decorazione geometrica. Gli oggetti più notevoli sono da considerarsi infine una grande anfora d'impasto a decorazione geometrica ed una grande olla su sostegno d'impasto ad imitazione di prototipi bronzei. La tomba 4 di Monte Abatone, straordinariamente ricca per numero di pezzi e per i materiali, ci offre il quadro più completo della cultura cerite di questo periodo: notevoli alcuni pezzi di importazione fra i quali due coppe rodie con uccelli (650-630 a. C.), un arỳballos, uno skỳphos ed una oinochòe del periodo protocorinzio medio (650-640 a. C.); fra questi il pezzo indubbiamente più appariscente è quello decorato sul corpo con una fascia a motivi zoomorfi; fra gli oggetti di impasto notevoli i frammenti di un'anfora di tipo laziale ed una serie di 9 grossi anforoni, alcuni con decorazione geometrica a vernice bianca. Il bucchero, di eccellente qualità e a pareti sottili, è presente con una serie di sei skỳphoi, tre tazze, due attingitoi e una kỳlix tutti riccamente decorati con incisioni; una barchetta di impasto contenente gusci di conchiglie ed una grande olla con 4 anse a testa di grifo su sostegno anch'esso imitante prototipi bronzei sono infine i pezzi più caratteristici dell'intero complesso.
Sempre da Monte Abatone nella tomba 279 è un interessante vaso di terracotta con il corpo piriforme decorato a vernice rosso-bruna con motivi geometrici e figure umane; dalla tomba 426 proviene invece un'urna d'impasto a forma di casa con gli elementi strutturali e decorativi del tetto posti in massima evidenza; l'urna fa parte di un corredo molto ricco, databile intorno alla metà del VII sec. a. C.
Una stupenda olpe protocorinzia di transizione (630-615 a. C.), alcune dozzine di buccheri, un'urna di impasto a forma di casa, molto simile a quella precedentemente descritta, sono i pezzi che caratterizzano il ricco corredo della tomba 86 della Necropoli della Bufolareccia (Banditaccia).
La fortunata scoperta di una tomba intatta (necropoli della Bufolareccia, tomba 170) della prima metà del VI sec. a. C., ci consente di poter offrire una documentazione più completa della originaria composizione di un corredo di questo periodo; infatti fortunatamente conservati sono giunti a noi alcuni oggetti lignei quali un recipiente a due comparti per contenere liquidi e abbondanti resti di uno sgabello pieghevole in legno e stoffa; ornamento del manto che avvolgeva la defunta erano le piccole e graziose fibule d'oro, mentre sottili spirali sempre in oro dovevano ornare i capelli: resti di sandali snodati in ferro, dadi da gioco, bottoni e balsamari sono forse l'aspetto più umano del corredo; mentre un'anfora attica a figure nere e una grossa kelèbe laconica sono indubbiamente i pezzi più significativi del complesso.
Sulla parete sinistra dell'ingresso due corredi occupano quasi tutta la grande vetrina: la tomba 365 dal Laghetto (Banditaccia) e la 999 dalla Bufolareccia, sempre Banditaccia. Straordinariamente interessanti sono i pezzi di quest'ultima e tra di essi una kỳlix laconica decorata all'interno con mostro marino (555 e 550 a. C.), un grande cratere corinzio con decorazione su due fasce, una zoomorfa e l'altra di guerrieri a cavallo (580-560 a. C.) e una coppia di anfore corinzie di tipo B a decorazione metopale. Dalla 365 provengono tre deliziosi balsamari in pasta vitrea, due a forma di piccola oinochòe e l'altra lenticolare.
Provenienti dai vecchi scavi della Banditaccia e dal corredo del Tumulo I sono: un grande cratere etrusco cosiddetto "dei gobbi" (570-560 a. C.), un balsamario rodio a forma di gamba (56o-550 a. C.), ed infine la parte superiore di una oinochòe rodia (660-650 a. C.).
Al piano superiore nella i e ii vetrina a destra sono esposti alcuni corredi databili intorno al VI sec. a. C. e provenienti da varie località. Nella tomba 429 da Monte Abatone è un'interessante anfora attica a figure nere con scena di combattimento e un cratere, in cattivo stato di conservazione, sempre a figure nere, con scena simile. Dalla tomba 15 dell'Autostrada (Banditaccia) due anfore etrusco-corinzie a decorazione metopale con sfingi affrontate e cavalieri. Da Monte Abatone, tomba 536, proviene invece una deliziosa kỳlix laconica decorata all'interno con scena di combattimento e leoni affrontati nell'esergo. Interessante serie di vasi attici da Casalone di Ceri e da recuperi varî.
Nella vetrina 1 e 2 a sinistra è esposto il materiale della tomba 546 da Monte Abatone. Il corredo, databile intorno al 550-520 a. C., esprime con chiarezza il livello culturale di questo periodo: una stupenda hydrìa cerite, una kỳlix laconica, un grande cratere corinzio dal colore purtroppo evanido, coppe attiche di stile miniaturistico e ad occhioni ne sono i pezzi fondamentali.
La vetrina 3 a sinistra raccoglie i corredi di due tombe della necropoli della Banditaccia, la 434 e la tomba i dopo la via diroccata; da quest'ultima provengono due anfore firmate da Nikostenes, purtroppo in cattivo stato di conservazione per la loro lunga permanenza nell'acqua; ambedue sono decorate sul corpo con scene dionisiache. Della tomba 434 fanno parte vasi attici a figure nere e a figure rosse: a figure nere è una grande anfora (inv. 48329) con scene di combattimento e un cratere con Ercole e il Minotauro; a figure rosse due kỳlikes ed un cratere.
Nella vetrina 4 a sinistra dalla tomba 207 di Monte Abatone un'anfora di bucchero di tipo nicostenico con tracce di colore particolarmente evidenti sulla decorarazione impressa delle anse e due anfore attiche (tirreniche), una con A) lotta di Ercole ed Apollo per la conquista della cerva e B) orgia di Sileni; l'altra con A) amazzonomachia con Ercole e Telamone e B) corsa di cavalli.
Nella vetrina 5 a sinistra ricca serie di vasi attici a figure nere e figure rosse di provenienza varia, fra i quali si possono ricordare: un'anfora attica a figure nere con Aiace e Cassandra (550 a. C.); un cratere attico a campana a figure rosse che ha sulla faccia Ercole e Busiride (A) e una scena di conversazione (B) (55o ?); altra anfora attica sempre a figure rosse attribuita al Pittore di Providence, con Satiro (A) e Menade (B) (470 a. C.); una oinochòe a figure rosse attribuita al Pittore Terpaulos; notevoli alcune kỳlikes di stile miniaturistico ad occhioni, ed infine una piccola coppa laconica su alto piede.
Nella vetrina iii a destra ancora corredi provenienti da Monte Abatone (tomba 561) e dalla Banditaccia (tomba 426): la tomba 561 (VI sec. a. C.) presenta un ricco complesso di vasi corinzî ed attici a figure nere tra cui una grande kỳlix ad occhioni; la tomba 426 (seconda metà del VI sec. a. C.), che occupa anche buona parte della vetrina iv, si distingue per una notevole quantità di materiale con numerosi vasi attici a figure nere fra i quali fanno spicco una hydrìa con scene di donne alla fonte e un'anforetta di tipo nicostenico con scena di Ercole e le amazzoni.
Nella vetrina 6 centrale a sinistra grande kỳlix a figure rosse (500 a. C.) decorata nel medaglione con lotta tra Peleo e Teti; all'esterno satiri e menadi; frammento statuetta etrusca (500 a. C.) e, dal santuario cosiddetto di Hera, numerosi frammenti di lastre dipinte (II metà del VI sec. a. C.).
Nella vetrina 7, sempre dal santuario di Hera (II metà del VI sec. a. C.) tegola dipinta con parte inferiore di due guerrieri; dalla Banditaccia - settore della tegola dipinta, tumulo X - tre lastre dipinte molto lacunose: la più completa mostra figure gradienti verso sinistra.
Nella vetrina 8 centrale, ancora dal cosiddetto santuario di Hera, parti di antefisse con testa femminile ed altri frammenti di scultura sempre in terracotta; dal Santuario di Valle Zuccaro altre tre antefisse (II metà del VI sec. a. C.).
Nella vetrina 9 a sinistra ancora altri frammenti dal tempio cosiddetto di Hera fra i quali una ciotola recante dipinto il nome della dea; dal mercato antiquario provengono numerosi frammenti di acroteri, con amazzoni (520-500 a. C.).
Nell'ultimo settore della vetrina iv e nel primo della v a destra altro ricco corredo proveniente dalla tomba 264 di Monte Abatone (IV-III sec. a. C.); fa spicco una oinochòe falisca con bocca a cartoccio, decorata sul corpo con disegni di eccellente fattura con scene dionisiache.
Nella vetrina v e vi a destra è un ricco corredo proveniente dalla Tomba 54 (III-II sec. a. C.) dalla Bufolareccia con una serie interessante di vasi falisci, fra cui due stàmnoi decorati con teste femminili, e numerosi piattelli.
Nelle vetrine vii e viii a destra è esposto il corredo della tomba 432 della Banditaccia (Laghetto) che documenta in forma eloquente il rapido declino della cultura cerite nel III-II sec. a. C.
Nella vetrina 10 a sinistra, centrale, numerose terrecotte votive dal tempio del Manganello (IV-II sec. a. C.) fra le quali notevole una grande testa maschile dai tratti sommariamente abbozzati.
Nella vetrina 11 ancora altre terrecotte del Santuario del Manganello con teste di antefisse, arule e terrecotte votive. Dall'area dell'antica città, località Casaccia: serie di frammenti di lastre del tipo Campana fra i quali un torso di amazzone combattente, profili di altre amazzoni e parte di una scena di vendemmia; la serie di cippi a cassetta e a colonnina, nella vetrina e all'esterno, alcuni dei quali con iscrizioni in etrusco e in latino.
L'ambiente è arricchito anche da una serie di sculture fra le quali, verso la scala, una fronte di sarcofago con corteo funebre, due sculture probabilmente mensoloni in marmo terminanti a testa caprina, un leone, elemento decorativo di ingresso di sepolcro ed infine tre sarcofagi, provenienti dalla Banditaccia, Tomba dei Sarcofagi, dei quali due in calcare bianco con figura del defunto distesa sul coperchio, ed uno, in alabastro, con coperchio a tetto displuviato.
(M. Moretti)