CERTEZZA (fr. certitude; sp. certeza; ted. Gewissheit, ingl. certitude, certainty; da certus, metatesi di cretus, part. di cerno "vaglio, risolvo, discerno")
Certezza è lo stato di coscienza di chi ha vagliato, visto con discernimento, le ragioni delle sue affermazioni e non dubita perciò della loro validità oggettiva.
Certezza perciò è coscienza soggettiva dell'essere oggettivo. È quindi soggettività dell'essere: essere soggettivo della coscienza oggettiva. Quanti perciò i valori della coscienza oggettiva, tante le specie di certezza.
Valori della coscienza oggettiva sono il vero, il bello, il buono: di ciascuno di questi valori v'ha una certezza con un suo speciale carattere: conoscere è carattere della certezza del vero, sentire di quella del bello, volere di quella del buono.
La certezza è, adunque, conoscitiva, estetica, etica: ciascuna inconfondibile con l'altra, per quanto implicantisi tutte tra loro.
Per raggiungere questa concezione della certezza bisogna aver conquistato, con la riflessione, la coscienza dell'oggettività che è presente negli stessi soggetti.
Finora l'oggettività era concepita in recisa opposizione con l'essere dei soggetti. Il che da una parte rendeva insolubile il problema della certezza e dall'altra riduceva la certezza soltanto a certezza del vero, confondendosi spesso anche la certezza con la stessa verità. Si può così scoprire il processo storico del problema speculativo della certezza nelle sue grandi linee per la prima specie di certezza; quella della verità, alla quale essa era ridotta.
Che non possa esserci nel pensiero oggettiva verità senza soggettiva certezza, il pensiero greco non scopre. Si avverte soltanto il disagio in cui è la coscienza che affermi senz'altro la verità oggettiva. E perciò la soluzione idealistica del problema della verità è preceduta dal soggettivismo sofistico e seguita dalla negazione scettica.
Il pensiero cristiano, invece, nel suo valore speculativo d'intima coscienza del credente (a parte il principio dogmatico dell'estrinseca rivelazione) è assoluta certezza interiore. Ma la verità è sempre considerata come oggettiva in quanto esterna al soggetto; e quindi non è concepibile questa assoluta certezza interiore. La filosofia moderna perciò si ripropone il problema, e da Cartesio a Hegel intende a risolverlo, salendo dall'individuale singolare e molteplice del soggetto certo all'individualità universale e unica del soggetto assoluto. Donde il concetto dell'immanenza di Dio come Io assoluto nelle coscienze che l'affermano: concetto che rende possibile la spiegazione della certezza, ma venendo infine a confondere la certezza con la verità. Resta tuttavia da ricercare il fondamento della certezza, mantenendone ferma la distinzione dalla verità, e distinguendo la certezza conoscitiva dalle altre specie di certezza. Bisogna indagare la certezza non astrattamente, nel suo rapporto con la verità, ma nella concretezza del soggetto.
Bibl.: Non c'è forse opera filosofica, in cui, in modo implicito o esplicito, non ci sia un qualche riferimento al concetto e al problema della certezza. Ci limiteremo a indicare alcune poche opere recenti, specialmente italiane, che hanno valore o per i riferimenti storici o per una esplicita trattazione del problema: A. Garnier, Traité des facultés de l'âme, Parigi 1880 (III, cap. 2°, La certitude, pp. 10-101; I e II passim); G. Balmes, Filosofia fondamentale, trad. it., Napoli 1858 (I, i: Della certezza, pp. 1-228); P. Galluppi, Saggio filosofico sulla critica della conoscenza, Napoli 1851 (VI, tutto il cap. iv: Della realtà, della certezza e dei limiti delle nostre conoscenze, ma specialmente cap. ix, pp. 296-220: Della certezza delle nostre conoscenze); A. Rosmini, Il rinnovamento della filosofia in Italia, Milano 1836, Napoli 1843 (tutto, ma specialmente il cap. i, pp. 11-66;: Del nesso fra la quistione dell'origine delle idee e quella della certezza delle umane cognizioni, e il iii, pp. 143-401: Della certezza delle cognizioni umane); T. Mamiani, Sei lettere all'abate Rosmini, Parigi 1838 (lett. 1ª, pp. 3-25: si difende l'opinione la quale afferma che la ricerca della certezza dello scibile è indipendente da quella dell'origine delle idee; lett. 5ª e 6ª, pp. 97-131); B. Varisco, Linee di filosofia critica, Roma 1925 (cap. IX, pp. 109-115; Verità e certezza). Ma cfr. anche Tommaso, Comm. Poster. Analyt., I, 44.