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CERIMONIA

di Egidio Caspani - Enciclopedia Italiana (1931)
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CERIMONIA

Egidio Caspani

. In liturgia, si dicono cerimonie tutte le azioni (atteggiamenti, movimenti, gesti) fissate dalla chiesa nelle funzioni religiose. Talora si distinguono dai riti; in tal caso cerimonia indica le parti accidentali d'una funzione, oppure le azioni in quanto distinte dalle parole che le accompagnano, ovvero in quanto sono considerate singolarmente, mentre rito è il loro insieme. Occasionarono l'istituzione delle cerimonie ragioni pratiche di decenza e di comodità, es. la palla per copricalice; ragioni estetiche o psicologiche, es. vesti speciali, ornamenti; ragioni simboliche o mistiche, es. incenso quale simbolo della riverenza e della preghiera; ragioni pratico-simboliche, es. i ceri utili a illuminare e insieme simbolo di Cristo luce del mondo.

Il significato delle cerimonie può essere dato: dalla natura loro (significato intrinseco), es. prostrazioni; dall'intenzione di chi le istituisce (significato convenzionale), di solito fondata su qualche analogia ed espressa dalla formula che accompagna la cerimonia, es. sale in bocca al battezzando; dalla storia della cerimonia (significato storico), es. flabelli; dalla pietà cristiana diretta dalla chiesa (significato mistico), es. i richiami della passione di Cristo nelle vesti della stessa. La storia del cristianesimo primitivo assicura un senso simbolico alle cerimonie, quantunque non sia sempre facile rintracciarlo; certo, specialmente nel Medioevo si fu troppo sottili, mentre col sec. XVII si osteggiò per sistema il simbolismo. Più equilibrati furono molti Padri e sono i moderni studiosi. In base a principî teologici, la chiesa annette alle cerimonie non solo un simbolismo e un'efficacia educativa indiretta, ma anche una diretta, di due tipi: quella che chiama ex opere operato per le cerimonie essenziali dei sacramenti, e quella che si suol dire ex opere operantis ecclesiae per le cerimonie da essa istituite a scopo di benedizione, esorcismi, ecc. Donde è evidente il senso della divisione delle cerìmonie, quanto alla loro origine, in divine, apostoliche, ecclesiastiche.

Il libro cerimoniale. - Le cerimonie prescritte nelle funzioni ecclesiastiche sono indicate, nei più minuti particolari nel Libro cerimoniale llat. liber caeremoniarum o caeremoniale, gr. ἀρχιερατικόν). Per le particolarita a cui scende, e perché non contiene il testo liturgico, il cerimoniale si distingue dai libri propriamente liturgici che contengono col testo le regole generali o "rubriche"; è chiaro però che queste gli fanno da fondamento.

Poiché la liturgia cristiana, pur avendo dalle origini molti elementi fissi, fu regolata in elementi accidentali dall'autorità dei singoli vescovi, sorsero varî usi cerimoniali; fino al sec. XI-XII ogni chiesa aveva il proprio "costumario" o "ordinario"; in Occidente godeva e gode però grande autorità dal sec. VI-VII quello di Roma, di S. Pietro in specie. Precursori del Cerimoniale Romano furono gli Ordines Romani, ossia. gli Ordinamenti delle funzioni liturgiche a Roma. Quindici ne pubblicò il Mabillon nel Musaeum Italicum (Parigi 687-89). Il primo o vulgatus è del sec. VIII (Stefano III) ma ha per base della prima parte (messa papale) un documento che risale a Gregorio Magno (590-604); il 2° è del sec. IX, il 3° e il 6° del sec. X, il 4° e il 5° dell'XI, il 7° forse del secolo VII-VIII, l'8° del VI, il 9° dell'VIII, il 10° del XII-XIII, l'11° del sec. XII e dovuto a Benedetto canonico di S. Pietro, il 12° è della fine del sec. XII e dovuto a Cencio Camerario (Savelli, poi Onorio III), il 13° che ha il nome di Caeremoniale Romanum è posteriore al 1274 e fu edito da Gregorio X, il 14° col nome di Ordinarium Sanctae Romanae Ecclesiae è di Gaetano Stefaneschi (1311 circa), il 15° col titolo De Caeremoniis Sanctae Romanae Ecclesiae è dell'agostiniano Pietro Amelio vescovo di Senigallia (m. 1401). Mons. Duchesne (Origines du culte chrét., 5ª ed., Parigi 1925) ne pubblicò un altro dell'800 circa, trovato in un codice (Paris. 974) del sec. IX, per la chiesa di Saint-Amand-en-Puelle; nel 1916 L. Fischer pubblicò l'Ordo officiorum ecclesiae Lateranensis, forse del priore Bernardo poi cardinale, antecedente al 1145.

Nel 1488 Agostino Patrizi detto dei Piccolomini, dedicata a Innocenzo VIII il suo Caeremoniale Romanum (ed. Roma-Venezia 1516). Dopo l'edizione del 1516, se ne fecero molte ristampe, di cui la più nota fu quella curata nel 1750 da Giuseppe Catalani. Non divenne però il cerimoniale ufficiale. Fu tale invece il Caeremioniale Episcoporum, pubblicato da Clemente VIII nel 1690, rivisto poi da Innocenzo X (1650), Benedetto XIII (1727), Benedetto XIV (1741, ed. Catalani); la sua edizione "tipica" ultima è del 1886. Dà le cerimonie per le funzioni vescovili e per le chiese metropolitane, cattedrali e collegiate; le sue leggi generali (es. sull'apparato dell'altare, il suono dell'organo, ecc.) devono essere seguite da chiunque segue il rito romano. Ad uso delle chiese parrocchiali povere di clero in Roma Benedetto XIII faceva pubblicare nel 1725 un Cerimoniale ridotto; Pio VII nel 1821 lo permise in tutta la chiesa; non è imposto, ma solo consigliato: l'ultima edizione "tipica" è del 1920.

Molti ordini religiosi hanno ciascuno un proprio cerimoniale.

Bibl.: P. Guéranger, Institutions liturgiques, 2ª ed., Parigi 1880-75; L. Barin, Catechismo liturgico, Rovigo 1921; Zaccaria, Bibliotheca ritualis, Roma 1776; C. Bernard, Cours de liturgie romaine, Parigi 1902; I. F. Van der Stappen, Sacra liturgia, Malines 1904; G. B. Menghini, Elementa iuris liturgici, Roma 1906; C. Callevaert, Liturgicae institutiones, I, 2ª ed., 1925. Per la chiesa ambrosiana v.: Beroldus sive Ecclesiae ambrosianae mediolanensis kalendarium et ordines saec. VII, Milano 1894.

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