CERIGNOLA (A. T., 27-28-29)
Grosso comune della provincia di Foggia sulle propaggini più orientali delle alture che chiudono a NO., a O. e a S. la pianura del Tavoliere; perciò, dalla ferrovia Foggia-Barletta, tracciata lungo il Tavoliere vero e proprio, si stacca, a Cerignola-Campagna, un tronco che sale a Cerignola Città (124 m.). La popolazione del comune era, nel 1911, di 40.026 ab. e nel 1921 era scesa a 38.591 a causa della forte emigrazione transoceanica: di questi 2574 vivevano nelle campagne. Il territorio comunale, vastissimo (618,89 kmq.), è attraversato in ogni senso da strade rotabili, che divergono dal centro abitato dando luogo a una raggiera di vie che è forse la più ampia della regione. Le campagne, specie nelle vscinanze del centro abitato, sono fittamente coltivate a viti, ulivi, mandorli; nelle aree periferiche prevalgono i seminativi (grano, avena) e i pascoli. Cerignola è cittadina di aspetto del tutto moderno, con vie larghe e diritte che s'incrociano ad angolo retto. Come in altri comuni della Capitanata - e al primo posto Foggia - anche a Cerignola gran parte del grano raccolto nel territorio viene conservato in capaci buche scavate nel sottosuolo di una piazza vastissima, che è detta "il piano delle fosse". Cerignola è sede del vescovado, d'una scuola complementare, d'un ginnasio e d'una scuola agraria.
Storia. - La storia di Cerignola, per molti secoli del Medioevo, si confonde con quella della sua regione. Nella lunga disputa fra Goti, Ostrogoti e Bizantini, fra Longobardi e Bizantini, fu tra le città più travagliate; e non poté evitare i danni delle invasioni saracene. Infeudata sotto i Normanni ai De Parisiis, prosperò allora e sotto gli Svevi. Tornò con gli Angioini in proprietà della R. Corte, dalla quale fu subito venduta e rivenduta. Guastata e saccheggiata nelle lotte fra Giovanna e Luigi d'Ungheria; assegnata più tardi a Giovanni Pipino, signore di Minervino; angariata dalla grave pressione tributaria e dalle spese per liti giudiziarie; multata da Ladislao a causa della sua fedeltà agli Angioini di Francia, e poi data in signoria a Benedetto Acciaiuoli per non aver pagato la multa; Cerignola fu ridotta in grave miseria, nonostante i provvedimenti di Giovanna I e di Giovanna II. Nel 1418, città e castello furono venduti a Sergianni Caracciolo, con la terra d'Orta.
Con la seconda metà del '400, v'è una ripresa nell'economia agricola e commerciale. Scoppiata nel 1502 la guerra tra Spagna e Francia, a Cerignola, ch'era in potere del generale francese (il Nemours), avvenne la grande battaglia del 28 aprile 1503, che vide trionfare gli Spagnoli e decise di tutta la guerra. Da allora la vita della città è tutta nel ricordo dei mutamenti di signoria: dai Caracciolo ai Pignatelli di Monteleone, nel 1611; da questi ai Pignatelli duchi di Bisaccia, nel 1633. Grave depressione attraversa Cerignola nel '600: indice la diminuita popolazione, la quale, gia salita da 377 fuochi nel 1532 a 699 nel 1595, scese ad appena 288 nel 1672. Ma col secolo XVIII, i fuochi salgono a 523 (1723); le terre a cereali attorno alla città, che nel 1671 ascendevano ad appena 300 versure, erano cresciute a 1004 nel 1750; l'area coltivata a viti e olivi, trascurabile nel sec. XVII, ascendeva, verso la metà del '700, a 67 "vigne" (una vigna è uguale a 1600 viti). Cresciuto con la popolazione il bisogno della terra da coltivare, si inasprì la lotta contro le locazioni di terreni saldi del territorio della città, che erano concessi per il pascolo delle pecore dei Locati della R. Dogana di Foggia: bisogno, che l'abolizione della feudalità del 1806 e la conseguente quotizzazione demaniale, la liquidazione dell'asse ecclesiastico, la sistemazione della questione dei tratturi appagarono in gran parte.
Bibl.: T. Kiriatti, Memorie storiche di C. (1785), Faenza 1883; D. Conte, Sulla antichità della chiesa di C., Cerignola 1857; S. La Sorsa, La città di C. dai tempi più antichi fino ai primi anni del sec. XIX, Molfetta 1915.