CEREMISSI (nome ciuvassico čaremyš "il combattente" [contro gl'invasori], il nome nazionale è Mari "uomini")
Popolazione di tipo finnico, con statura al di sotto della media (m. 1,63), testa allungata, corporatura poco sviluppata, colorito scuro, naso schiacciato, zigomi sporgenti, occhi piccoli obliqui, barba rada. È però assai frequente anche un tipo a colorito chiaro, capelli castani chiari, spesso biondi e talvolta rossastri. Erano 375.439 nel 1897, 482.000 nel 1926. Si dividono in "montanari") (agricoltori) e "prataioli" o pianigiani (cacciatori, boscaioli, apicoltori). L'abbigliamento differisce poco dal russo. Abitano in capanne costruite con travi sovrapposte e coperte con tetti di paglia, distinte in "invernali" (pört) ed "estive" (kúdě), da 10 a 50 per villaggio o borgata.
Importante la loro mitologia, di cui si ha la prima notizia nel Viaggio di Adam Olearius (1633), specie per il culto dei defunti; tracce del culto della natura si hanno nei nomi dei mesi (febbraio = mese dei nevischi, aprile = mese delle pozzanghere, maggio = mese dell'aratro, ecc.). La maggioranza dei Ceremissi è battezzata ma professa un cristianesimo molto vago; credenze e riti pagani rispuntano spesso. Ricca la poesia popolare.
Lingua. - La lingua ceremissa appartiene alla famiglia degli idiomi ugrofinnici; i suoi più prossimi parenti sono le lingue permiche da una parte e il mordvino dall'altra.
Nel ceremisso si distinguono due principali dialetti: il dialetto occidentale che comprende le varietà di Koz′modemjansk e Jaransk e l'orientale che comprende le varietà di Uržum, Ioškar-Ola (Carevokokšaisk), Malmyž, ecc. La declinazione ceremissa è fra le più semplici delle lingue ugrofinniche, avendo solo tredici casi; anche la coniugazione non è eccessivamente difficile. La prima grammatica ceremissa risale al 1775.
Il territorio autonomo dei Ceremissi (A. T., 66-67). - È chiamato ufficialmente Territorio autonomo dei Mari (Marijskaja Oblast′) e fu costituito il 4 novembre 1920 con alcuni distretti tolti ai governi di Kazan′ e di Nižnij Novgorod. Misura una superficie di 23.525 kmq. e ha la forma d'un rettangolo irregolare fra i corsi del Vetluga, del Volga e del Vjatka. Il corso del Volga divide il territorio in due parti disuguali: la prima è una vasta pianura, con poche ondulazioni, leggermente rialzata verso il N., sparsa di laghi e paludi e coperta da dense foreste; la seconda zona, a S. del Volga, è poco vasta, più elevata e solcata da vallate e burroni assai profondi con scarsa vegetazione arborea. Il terreno è quasi dappertutto argilloso o sabbioso; s'incontrano marne, calcari compatti, argille del Permico e del Triassico, oltre a terreni terziarî e ad alluvioni recenti; esistono inoltre depositi di minerale di ferro e di rame, e sorgenti sulfuree e iodo-ferruginose. Il clima è rigido continentale; la media temperatura annua è di 3°; nel gennaio scende a −13° e spesso il mercurio gela; nel luglio sale a 18°. La vegetazione arborea è assai sviluppaba ed è costituita da pini e abeti, che formano foreste estese, compatte e continue. La fauna è molto ricca, specie di orsi, lupi, lepri e scoiattoli. Le condizioni economiche del territorio sono miserrime. Si sfruttano le foreste, preparando legnami da costruzione, esportati a Leningrado, Arcangelo e Astrachan per opere navali, raccogliendo ed estraendo resina, gomme, catrami, potassa, fabbricando utensili domestici, arnesi agricoli, slitte, vetture, ecc. La caccia procura un attivo commercio di pellicce; la pesca è esercitata soltanto per soddisfare al fabbisogno locale. Vi è un poco di coltivazione di segala, d'orzo, di lino. Le industrie hanno carattere domestico e consistono nella confezione di vasellami, calzature, tessuti grossolani. Le vie di comunicazione sono costituite da poche strade ordinarie, assai malagevoli, e dalla navigazione fluviale. Il capoluogo è Ioškar-Ola (Krasnokokčaisk, prima Carevokokšaisk).
Bibl.: E. Lewy, Tscheremissische Grammatik, Berlino 1924; Y. Wichmann, Tscheremissische Texte mit Wörterverzeichnis und grammatikalischem Abriss, Helsingfors 1923; G. J. Ramsted, Bergtscheremissische Sprachstudien, in Mém. Soc. Finn. Ougr., XVII; E. Lewy, Tscheremissische Texte, Berlino 1923; U. Holmberg, Die Religion der Tscheremissen, in Folklore Fellows Communications, XVIII, 2, n. 61, 1926; e numerosi studî in Journ. de la Société Finno-Ougrienne.