CERCHI
Famiglia fiorentina, che primeggia nella storia della Città ai tempi di Dante. Originaria del "Pivier d'Acone" in Val di Sieve, s'inurbò. Nelle sovvenzioni a papa Clemente IV per la chiamata di Carlo d'Angiò figurano i Cerchi, che nel medesimo tempo cominciano ad occupare cariche pubbliche, trovandosi un C. nel collegio dei Trentasei, quando il reggimento della città si volse da parte ghibellina a parte guelfa. Se a quei tempi il nome di C. aveva già larga risonanza, si doveva alle virtù ascetiche di una donna, Umiliana la beata (1219-1246), la prima che vestisse in Firenze l'abito del Terz'ordine francescano, dopo la morte del marito Buonaguisi. Col nipote della beata, Vieri di Consiglio, la consorteria dei C. era salita all'apice della potenza, provocando ai motteggi e all'offesa Corso Donati, reduce anch'esso da Campaldino e che mal sopportava il vicino. I C. avevano comprato i palazzi dei conti Guidi: nelle proprie case in S. Procolo ospitavano la signoria stessa, ma il vecchio ceto magnatizio non perdonava l'origine campagnola, e "salvatichi" li chiamava il Villani, come Dante dice "selvaggia" la loro parte, dove egli è gregario. I nomi dei Bianchi e dei Neri, in cui si tramutarono i Cerchieschi e i Donateschi, erano già due distintivi nella famiglia, dei C. - i Bianchi di S. Procolo e i Neri di porta San Piero -, ma furono poi i C. Neri che capeggiarono la parte dei Bianchi, dopo l'appoggio dato in Pistoia all'omonima fazione dei Cancellieri Bianchi. Contro Ricoverino dei C., sfregiato nel naso, si sfogarono le prime violenze nel calendimaggio del 1300: contro Niccolò, ucciso in Piazza Santa Croce, inferocì il figlio di Corso Donati; sull'intera consorteria si abbatté l'uragano che mutava Ie sorti della città; tutti furono proscritti e cospirarono. Soltanto per i C. Bianchi intervenne nel 1303 la mediazione di Bonifazio VIII, che li fece tornare in Firenze. La storia dei C. è dipoi quella d'ogni altra famiglia patrizia, nella Firenze repubblicana e medicea. Un Bindaccio, gonfaloniere di compagnia ai primi del sec. XVI, salvò dalla dispersione e riunì, col titolo di Cronichetta, brani d'una cronaca famigliare, dettata dai suoi maggiori, parteggianti per i Bianchi. Col patrimonio passò nei Canigiani l'archivio famigliare, oggi conservato nell'Archivio di Stato di Firenze. Stemma: d'azzurro a tre cerchi d'oro posti 2 e 1.
Bibl.: G. Capponi, Storia di Firenze, Firenze 1875; P. Villari, I primi due secoli della storia di Firenze, Firenze 1893; I. Del Lungo, Dino Compagni e la sua cronica, Firenze 1879-87; R. Davidsohn, Firenze ai tempi di Dante, Firenze 1929; Cionacci, Storia della B. Umiliana dei C., Firenze 1682; Acta Sanctorum, 19 maggio, IV, p. 390.