Vedi VOLSINIESE, Ceramica dell'anno: 1966 - 1997
VOLSINIESE, Ceramica
Produzione attribuita alla città di Bolsena, la Volsinii Novi, databile alla fine del III - II sec. a. C. I vasi sono ornati da rilievi ed argentati con sottili lamine d'argento; tuttavia non tutti hanno l'argentatura e quelli argentati non sempre hanno conservato intatta la lamina, che il tempo ha consunto.
I vasi hanno forme diverse: anfore con fregio di amazzonomachia, con testine decorative agli attacchi inferiori dell'ansa, con anse ornate da figure di divinità, senza decorazione; crateri a calice con la rappresentazione figurata su tutta la superficie del vaso o con un tralcio di vite; crateri scannellati con anse a volute; oinochòai; patere ombelicate, con rosone, con testa silenica o di Eracle, con Nereide su pistrice, con emblemata costituiti da Eracle ed il leone Nemeo, da Eracle fra due eroi, da Eracle con Afrodite e Lasa; patere con quadrighe; colini con rilievo sotto l'ansa; askòi aventi come ansa un genio; situle a campana con rilievo raffigurante probabilmente Socrate, Eros e Diotima; situle a stàmnos, con beccuccio; kàntharoi; dìnoi con motivo naturalistico.
Si possono distinguere due qualità di argilla: in alcuni vasi è di colore rossiccio; in altri di colore giallognolo. I rilievi sono eseguiti a stampo. La prima operazione era quella del coroplasta che plasmava il modello per la matrice. Per i vasi volsiniesi sono state usate placche matrici circolari, ovoidali, rettangolari. Il fregio amazzonico delle anfore, per il quale sono state usate tre diverse matrici, corrispondenti ai tre gruppi amazzonici del fregio, è a rilievo più alto; gli altri vasi volsiniesi hanno un rilievo più piatto. Per i crateri a calice le matrici sono state sei; corrispondenti a sei figure che il vasaio adoperava ora isolate, ora raggruppate. Sulle patere, Eracle seduto di fronte ad Afrodite, sembrerebbe rappresentare un episodio mitologico, ma su qualche cratere le due figure sono state disposte isolatamente; Socrate, con l'aspetto di Sileno, rappresentato sulle situle di fronte a Diotima, sui crateri a calice è stato raggruppato con altre figure che non costituiscono un episodio. Il vasaio dunque si è servito delle matrici a sua disposizione, non per rappresentare sempre episodî mitologici, ma anche solo per scopo decorativo. La lavorazione dei vasi volsiniesi è, in genere, trascurata; un gruppo più accurato si trova nella Collezione Castellani, oggi nel Museo di Villa Giulia a Roma. La trascuratezza della lavorazione si nota particolarmente nelle anfore con fregio amazzonico. Il Klügmann ritiene che i vasi volsiniesi abbiano avuto un carattere decorativo; il Pagenstecher e la Richter affermano che siano serviti come corredo funebre in sostituzione dei vasi metallici.
Questa ceramica è stata spesso chiamata "ceramica orvietana" perché il Klügmann, che per primo illustrò alcuni vasi di questa serie, ritenne che ad Orvieto si potesse fissarne il centro di produzione (v. orvieto per la questione della denominazione dei centri volsiniesi). Tale opinione è stata erroneamente seguita da molti studiosi che ritennero Orvieto centro di produzione o luogo di ritrovamento di alcuni di questi esemplari ceramici.
Il Beazley, nel catalogare 112 vasi volsiniesi, è stato il primo a riunirli come Gruppo di Bolsena. I luoghi di ritrovamento, infatti, dei vasi catalogati dal Beazley e di quelli aggiunti in un secondo momento alla sua lista, sono nelle vicinanze di Bolsena ed un notevole numero di vasi è stato rinvenuto in tombe a camera delle necropoli di Poggio Pesce, di Gazzetta, di Poggio Sala, in una tomba dell'Altopiano Alfina a N di Bolsena; un numero limitato di vasi è stato rinvenuto a Castelgiorgio, a sette km da Bolsena, nella località Celle presso Falerii Veteres e due patere nella necropoli di Succosa. I luoghi di ritrovamento convalidano l'affermazione del Beazley, che cioè questi vasi siano una produzione di Bolsena.
La ceramica volsiniese non deve avere avuto una lunga durata, la sua datazione (fine del III-inizio del II sec. a. C.) si basa sul confronto con le situle metalliche del medesimo tipo e con la ceramica campana con cui ha strette affinità, sia per la forma dei vasi sia per i motivi decorativi.
Bibl.: A. Klügmann, in Ann. Inst., XLIII, 1871, p. 5 ss.; R. Pagenstecher, Die Calenische Reliefkeramik, in Jahrbuch, VIII, Ergänzungsheft, Berlino 1909, p. 20; G. M. A. Richter, Handbook of the Etruscan Collection in the Metropolitan Museum, New York 1940, p. 53; J. D. Beazley, Etr. Vase-Paint., p. 284 ss.; I. De Chiara, La ceramica volsiniese, in St. Etr., XXVIII, 1960.
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