centro-periferia
céntro-periferìa locuz. sost. m. – Modello esplicativo di una relazione gerarchica tra due spazi basato su relazioni asimmetriche. Questa concetto doppio viene usato soprattutto per spiegare un sistema spaziale fondato sulla diseguaglianza, contrapponendo coloro i quali dominano il sistema traendone benefici, il centro, a quelli che lo subiscono, essendo localizzati in posizione periferica. Dal punto di vista geografico la coppia c.-p. può essere analizzata a diverse scale, da quella globale a quella regionale e locale, fino a interessare singole realtà urbane. Il modello c.-p. ha avuto maggior successo nello spiegare, a scala globale, il crescente divario delle singole nazioni nel mondo attraverso le dinamiche del capitalismo. Tale nozione è infatti associata al lavoro di una serie di economisti dello sviluppo ineguale tra cui si ricordano Arghiri Emmanuel, André Gunder Frank e Samir Amin. Per tutti questi autori, di ispirazione marxista, i processi di decolonizzazione che hanno interessato il Terzo mondo hanno acuito la contrapposizione tra le società dominanti (un tempo colonizzatori) e quelle dominate della periferia del mondo, opponendosi alle visioni evoluzionistiche che diagnosticavano un ritardo nello sviluppo per certi paesi. Nel corso degli anni Settanta del 20° secolo, Immanuel Wallerstein con la world systems analysis assicurava maggiore vigore al modello attraverso una prospettiva geostorica, identificando anche stati in una condizione intermedia (semiperiferia) che indica una relazione tra le economie mondo e la periferia. Da quest’opera trae ispirazione il geografo francese Alain Reynaud che descrive il centro come il luogo di concentrazione di ricchezza, mezzi, informazioni e capacità di innovazione, mentre la periferia viene descritta al negativo rispetto a questi caratteri. Secondo questo modello, che ricorda la coppia esplicativa Nord/Sud, è la distanza dal centro che costituisce il principio fondamentale della differenziazione e dell’organizzazione spaziale. Con la crisi del sistema fordista, nella nuova divisione internazionale del lavoro, la periferia diventa il luogo per la delocalizzazione delle attività produttive più pesanti e inquinanti. L’accelerazione del processo di globalizzazione e di compressione dello spazio e del tempo hanno ridotto la rilevanza del fattore distanza enfatizzando la dimensione reticolare delle relazioni, rendendo pertanto più problematica la gerarchizzazione degli stati secondo la logica centro-periferia. Tale modello negli ultimi decenni ha subito un indebolimento della sua capacità esplicativa, risultando difficile considerare come un attore singolo dei macro-oggetti geografici, un insieme di realtà eterogenee e articolate anche all’interno dei singoli Stati. Bisogna ricordare che però all’interno dei singoli paesi in via di sviluppo resta leggibile attraverso questo modello il ruolo centrale che le città primate assumono, rispetto al resto del territorio, nella capacità di connessione con il sistema globale. Nondimeno lo schema binario c.-p., in anni recenti, ha avuto una sua rilevanza nell’approccio postmoderno riguardo alla descrizione dell’organizzazione delle esperienze sociali, delle formazioni culturali, degli interessi politici a scala locale, in una logica di accesso alla conoscenza e al potere.