Vedi CENTCELLES dell'anno: 1959 - 1973
CENTCELLES (v. vol. ii, p. 475)
A partire dal 1959 sono state fatte nuove campagne di scavi e ricerche, che hanno servito a chiarire l'aspetto e la storia della costruzione tardoantica, e al tempo stesso hanno anche rivelato parti delle fondazioni di un primitivo grande complesso di villa, nelle vicinanze immediate. Inoltre negli anni dal 1959 fino al 1963 con la collaborazione di E. W. Hawkins furono puliti e consolidati i mosaici della grande cupola. I lavori di restauro all'edificio e alla cupola, come pure il rilievo dei mosaici della cupola in precisi disegni non sono ancora (aprile 1968) terminati.
La storia della costruzione tardoantica, di cui si può dar soltanto notizia, è stata ulteriormente chiarita. Si tratta di un complesso di villa lungo più di 100 m, e largo circa m 14,60, che fu costruito in un tratto di campagna leggermente in pendio da E verso O, e dal quale, nella prima fase, si protendevano da O e da E verso S due sottili tratti di muro. Tra questi deve supporsi un portico, la cui esistenza è attestata dall'imposta per travi all'interno dell'edificio circolare a cupola, ma che sul terreno non può più essere confermata da scavi. Da questo portico alcuni ingressi portavano nei vani allineati uno accanto all'altro, soprattutto alla grande sala absidata, alla sala a cupola, che era collegata per mezzo di una porta con il vano a quadriconca, come anche in una grande sala rettangolare allungata, che si apriva verso E in tre vani a vòlta. Al di là del sottile muro occidentale in questo primo impianto erano previste terme. Mentre gli ipocausti e i riscaldamenti parietali di queste terme erano in costruzione nella prima fase, il restante progetto costruttivo rimase incompleto, cioè restò allo stato grezzo. In una seconda fase le terme, che avevano ricevuto pavimenti a mosaico, furono trasformate in vani di abitazione, e dinanzi alla lunga sala rettangolare che portava ai tre vani a vòlta, furono costruiti a S tre vani simili, ai quali fu aggiunto un nuovo piccolo complesso termale. Da tracce nel praefurnium si rileva che questo impianto termale fu anche usato, mentre invece i tre vani annessi come tutto il resto della costruzione rimasero incompleti. Dalla testimonianza di mattoni ritrovati in tutto il complesso deve ritenersi sicuro che la cripta nella costruzione centrale a cupola fu aggiunta in una terza fase, probabilmente poco dopo la costruzione del secondo impianto termale. La cripta è quasi al centro della costruzione ed era accessibile attraverso una stretta scala dall'interno del vano. Una seconda camera a vòlta, che si trova sotto, era inaccessibile e serviva soltanto per la raccolta dell'acqua freatica e per il mantenimento del drenaggio della cripta. Una cripta simile che fu costruita contemporaneamente al mausoleo e che era anche accessibile dall'interno del vano, si è potuta accertare nel 1967 a La Mina presso Pueblanueva (provincia di Toledo) in una costruzione di periodo teodosiano.
Forse la cupola del vano adoperato come mausoleo appartiene ugualmente alla terza fase. Fu costruita con filari radiali di mattoni, con alcuni filari di pietre e di tufo, e corrisponde come tecnica ad esempi orientali, come la cupola di S. Giorgio a Salonicco e le cupole del Palazzo di Diocleziano a Spalato. Con il cambiamento del progetto costruttivo, che portò all'erezione della cripta e alla decorazione della cupola con mosaici, tutte le altre parti costruttive dell'edificio della villa allo stato grezzo furono lasciate incompiute per isolare pienamente il vano centrale a cupola ormai destinato ad un mausoleo. Attraverso cambiamenti del vano, usato come chiesa già dal Medioevo, la cupola ricevette un rivestimento esterno ottagonale e il mosaico fu coperto di gesso e dipinto. I mosaici furono riscoperti per la prima volta nel 1877.
I mosaici della cupola sono suddivisi in tre zone, che sono separate con fasce ornamentali orizzontali. Nella zona inferiore si trova una rappresentazione di caccia, lunga più di m 34, suddivisa a sua volta in cinque (originariamente però sei) scene: di fronte a chi entrava è un gruppo centrale di cacciatori in posa tranquilla (A 4), con il signore della caccia come figura al centro del gruppo. La sua testa è sottolineata dalla posizione centrale e dall'impostazione frontale, dai grandi occhi rivolti verso l'alto e dall'esecuzione qualitativamente superiore con molte piccole tessere. A destra, cioè ad E, è l'inizio della caccia (A 5), ed anche una seconda scena in gran parte perduta con due cavalieri che si volgono indietro a salutare (A 6), a sinistra, cioè ad O, inservienti della caccia portano reti e oggetti per costruire una formido (A 3), ed una grande caccia a cavallo, nella quale due gruppi di tre cervi sono spinti in una grande rete (A 2). Sopra l'ingresso è la raffigurazione di una grande villa, verso cui da destra muovono due inservienti della caccia con un mulo su cui giace un capriolo ucciso; le figure che sono da ricostruire muoventi da sinistra sono perdute (A 1).
Sopra alla zona con la caccia si trovavano originariamente sedici scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, divise da colonne ioniche a tortiglione; sono conservati i resti di dodici scene e nove possono essere sicuramente identificate. Le scene che si trovano nell'asse NS, sopra e contro l'ingresso, erano messe in risalto per mezzo dei colori delle colonne e di una più ricca raffigurazione dei capitelli. Le scene hanno alternativamente fondo bianco-grigio e scuro, in cui si alternano i toni grigio scuro, rosso scuro e azzurro cupo. Soltanto l'immagine del Buon Pastore proprio sopra ai cacciatori in posizlone di riposo era inquadrata da due file di tessere dorate e aveva nella parte superiore un fondo dorato, in quella inferiore verde chiaro. Non vi può esser dubbio che la posizione del Buon Pastore sopra al signore della caccia caratterizza quest'ultimo come cristiano e come possessore della tomba. Nella successione delle scene secondo il loro ordinamento si possono fissare i resti delle seguenti: scena non spiegata (B 1); Adamo ed Eva (B 2); Daniele nella fossa dei leoni (B 3); scena non spiegata (B 4); scena non spiegata (B 5); Giona sotto la cucurbita (B 6); scena non spiegata, Giona? (B 7); Giona gettato in mare (B 8); il Buon Pastore (B 9); l'arca di Noè (B 10); rifiuto di adorazione dell'immagine dorata di Nebukadnezar (B 11); resurrezione di Lazzaro (B 12); i giovani nella fornace (B 13); scena distrutta (B 14 bis, B 16).
Nella terza zona, negli spazi diagonali si trovavano figure delle Quattro Stagioni, sotto forma di fanciulli stanti, nudi, con i rispettivi attributi. Si conservano parti dei corpi e delle teste, come pure un campo di gigli dell'immagine della Primavera (C 6); spighe e i piedi dell'Estate (C 4); la figura dell'Autunno che tiene grappoli di uva (C 2). La figura dell'Inverno si deve ricostruire nella serie. Fra le Stagioni si trovano scene purtroppo molto rovinate, nelle quali ogni volta si può riconoscere una figura seduta su un'alta cattedra rossa, che è circondata da altre persone. Queste scene, come quella del Buon Pastore erano inquadrate da tessere dorate e avevano nella metà superiore uno sfondo dorato. Il significato di queste immagini molto rovinate, che per ricchezza di colori e di costumi si distinguono nettamente da tutte le altre scene, potrà essere indagato quando il lavoro potrà fornire copie e ricostruzioni. Della scena allo zenith si hanno soltanto due teste, certamente di figure volanti con paneggi grigi. Queste figure si trovano sul lato sinistro della scena; anche qui il fondo era di tessere dorate.
Il terreno di C. ha servito fin dal secondo venticinquennio del XII sec. come luogo di abitazione ai nuovi abitanti dopo la riconquista di Tarragona; si possono riconoscere numerose piccole abitazioni costruite nelle rovine. La sala a cupola fu usata come chiesa (attestata nel 1151). I nuovi abitanti hanno naturalmente usato per calce tutti i frammenti di marmo recuperabili. Questo spiega perché negli scavi si son potuti trovare soltanti rari resti di elementi architettonici o decorativi appartenenti alle prime costruzioni. Per l'ordinamento dei mosaici conosciamo finora soltanto paralleli in oriente, da Bagawat, Capua e Ravenna, mentre in Roma la partizione verticale e il fondo azzurro definiscono l'immagine. L'ordine iconografico delle scene corrisponde pertanto sostanzialmente a quello più usato in Occidente. Per la scena di caccia possiamo indicare molti confronti sui mosaici pavimentali, che devono riportarsi a prototipi più antichi ora perduti. Nell'immagine del signore della caccia abbiamo certamente dinanzi a noi il ritratto del defunto, tuttavia i confronti con ritratti noti non indicano purtroppo finora alcun riferimento ad una particolare personalità. Le scene cristiane, alte m 1,8o, divise da colonne, stanno nella tradizione della monumentale decorazione musiva, poco conservata per noi; il cambiamento di colore del fondo e l'inquadramento per mezzo di colonne indicano una dipendenza da modelli conservati a Roma. L'inquadratura la conosciamo dai vetri dorati di Colonia (Collezione Herstatt, ora a Londra, British Museum), e di Abbéville (Louvre). Per le scene con i troni nella zona superiore non sono finora noti confronti. L'attribuzione dei mosaici alla funzione decorativa per un mausoleo e la loro datazione al periodo tardo costantiniano (circa 340-360) devono considerarsi sicure. L'ipotesi che l'edificio funerario appartenesse ad un imperatore romano (Costante, ucciso nel 340 ad Elne nei Pirenei) finora non ha potuto essere confermata dagli scavi. Si basa essenzialmente, se sarà possibile, sulle scene con figure in trono nella zona superiore da collegare con l'iconografia di immagini imperiali. Il comune di Costante, distante soltanto un chilometro da C., fu fondato nella prima metà del XII secolo. Il nome risale chiaramente ad un toponimo più antico.
L'esecuzione dei mosaici della cupola è dovuta sicuramente ad un'officina viaggiante. Si son potuti accertare i resti dell'officina in costruzioni vicine. Sotto i mosaici della cupola si trovavano scene in pittura, divise da un fregio, separate ugualmente con colonne, e delle quali si conservano scarsi avanzi (ritratto di una dama con corona di perle, raffigurazione di una città, scena di caccia con antilopi). I resti di decorazione musiva nella semicupola della nicchia sono largamente distrutti. Al di sotto di questa zona non si sono riscontrati resti ulteriori di pittura o di rivestimento parietale. Si deve peraltro considerare la possibilità che l'edificio non sia del tutto rifinito.
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