CENTAUROMACHIA DI BERLINO, Pittore della
Ceramografo corinzio al quale il Benson attribuisce due famosi aröballoi: Berlino F 336, con la centauromachia di Eracle; Louvre CA 931, con collo a testa femminile e, sul corpo, lotta fra guerrieri e scena di caccia. Ambedue gli ary'balloi sono databili circa la metà del VII sec. a. C. Essi sono fra i più antichi esempi dello stile policromo protocorinzio. La complessa composizione, le figure che si tagliano e si sovrappongono, l'uso della linea di contorno, la delicata policromia, han fatto pensare all'influsso della pittura su tavola o della pittura murale.
I due vasi appartengono al piccolo gruppo di opere che gravita intorno a pochi, ottimi pittori del periodo 660-635 a. C., i quali usarono spesso la policromia, ma si mostrano ugualmente esperti nella tecnica a figure nere e nella linea di contorno. Essi mostrano vera abilità nell'adattare alle esigenze del fregio miniaturistico scene narrative complesse (v. boston 397; sacrificio; olpe chigi, pittori di).
Gli studiosi non si accordano sulla attribuzione dei due aröballoi. Il Dunbabin e il Robertson danno l'aröballos del Louvre al Pittore di Boston 397. Quello di Berlino, fu attribuito genericamente dal Dunbabin ad un pittore del gruppo dello stile policromo, ma successivamente, insieme al Robertson e seguendo lo Johansen, egli ha attribuito il vaso al Pittore dell'Olpe Chigi. Dati gli stretti rapporti fra i pittori corinzi dello stile policromo, è difficile giudicare se quelli sottolineati dagli studiosi indichino una stessa mano, o unicamente l'influsso della bottega in cui i pittori lavoravano e che è verosimilmente la stessa; ciò è tanto più difficile a stabilirsi in quanto abbiamo solo una piccolissima parte della produzione.
Quando si confrontino i due aröballoi, si notano, è vero, evidenti somiglianze nell'incisione e nel disegno di alcuni particolari. Tuttavia la centauromachia di Berlino ha un movimento, un desiderio di rompere l'uniformità dei tipi e della composizione, di rendere la drammaticità della lotta (si veda il sangue che scorre dalle ferite), che sembrerebbero indicare un pittore diverso da quello che ha dipinto la simmetrica e un poco monotona lotta di guerrieri dell'aröballos del Louvre. Per attribuire i due aröballoi ad uno stesso pittore bisognerà avere altre opere che formino il passaggio stilistico da un vaso all'altro.
Bibl.: Fr. Matz, Geschichte d. griech. Kunst, Francoforte s. M. 1949, I, pp. 227, 229 s.; Journ. Hell. Stud., LXXI, 1951, p. 65 s.; Annual Brit. Sch. Athens, XLII, 1947, p. 94 ss.; XLVIII, 1953, p. 178 s. (Boston Painter, n. 7; Macmillan Painter, n. 1).