CENTAURO (Κένταυροος, ‛Ιννοκένταυρος)
Essere mostruoso e fantastico della mitologia greca, in figura di quadrupede, partecipe insieme della natura dell'uomo e del cavallo. Dei centauri conosciuti dalla leggenda, i più illustri sono Chirone e Folo; il primo, figlio di Crono, detto perciò Cronide, e di Filira, nata dall'Oceano, celebrato dalla poesia e dalla tradizione, a differenza dagli altri centauri, per la sua umanità e giustizia; il secondo, figlio di Sileno e di una ninfa di Melos. Tutti gli altri numerosi centauri della leggenda hanno una genealogia alquanto più modesta, essendo considerati discendenti di un tale di nome Centauro, figlio a sua volta di Issione e della Nuvola (Nefele); donde il nome dato ai centauri di Issionidi e Nubigeni. Essendosi poi questo Centauro unito alle giumente che pascolavano nei piani di Magnesia (Ionia), da tale ibrida unione nacque la stirpe dei centauri, detti anche Ippocentauri. Una certa parentela con i centauri presentano i Sileni a piedi equini, noti pure nella mitologia greca. Un'antica interpretazione razionalistica (evemeristica) del mito considera i centauri semplicemente come un popolo particolarmente dedito all'arte dell'equitazione e convertito quindi dalla fantasia dei poeti in mostri bimembri. Delle varie e colorite leggende nelle quali entrano i centauri, la più antica e la più popolare nello stesso mondo greco era quella della lotta tra i centaurì e i Lapiti, abitanti questi della Tessaglia, donde erano originarî gli stessi centauri. Dì cotesta leggenda è espressa menzione nell'Iliade (I, 262 segg.), come nell'Odissea (XXI, 295 segg.). È qui distesamente narrato come per il -troppo vino bevuto a banchetto, in occasione delle nozze di Piritoo con Ippodamia, il centauro Euritione ebbe ad abbandonarsi ad eccessi che svegliarono l'ira dell'ospitale Piritoo e di tutti i Lapiti. Di qui ebbe origine la lotta micidiale tra Lapiti e centauri (centauromachia), terminata disastrosamente per questi ultimi; il centauro Ceneo sarebbe stato sepolto sotto il peso delle pietre seagliate contro di lui (cfr. 'Ασπὶς ‛Ηρακλέους, attribuito ad Esiodo, v. 178 segg.). Secondo una versione, relativamente tarda, del mito, durante il banchetto i centauri avrebbero tentato di fare violenza alle donne lapite. La leggenda parla anche d'una sanguinosa rivincita dei centauri. La pittura greca arcaica (testimonio il celebre vaso François, del Museo Archeologico di Firenze, sec. VI) conosce già il mito nei suoi particolari, e lo stesso mito della centauromachia è trattato di regola nella decorazione scutoria dei maggiori templi greci del secolo V (tempio di Zeus a Olimpia, Partenone, Theseion, tempio di Apollo a Figalia). Un'altra leggenda popolare greca introduce i centauri nelle avventure di Eracle. All'eroe accadde un giorno di essere ospite del centauro Folo, e di tracannare del vino attinto da un apposito pithos. Attratti dalle esalazioni del vino, si avvicinarono gli altri centauri, e da tale incontro si generò la lotta che costò la vita a parecchi di essi e allo stesso Folo. Il soggetto era stato trattato da Epicarmo nella commedia ‛Ερακλῆ παρὰ Φόλω. L'ostilità dei rapporti tra Eracle e i centauri emerge specialmente nella gelosia di Eracle per la propria sposa Deianira. Perciò appunto il centauro Euritione sarebbe stato ucciso da Eracle. Ma un maggiore sviluppo ha questo elemento della gelosia nella leggenda del centauro Nesso. Anche Peleo risulta essersi trovato in lotta con i centauri, per le male arti di Acasto, che voleva disfarsi di lui (Esiodo, fr. 78-79). Presso Virgilio (Eneide, VI, 286 segg.) centauri sono introdotti tra i mostri messi a guardia dell'entrata dell'Ade, insieme con la Chimera, la Gorgone, le Arpie e Gerione. Tale fusione dei centauri con le credenze dell'oltretomba (quale si ritroverà poi anche in Dante) è però certamente assai più antica e risale probabilmente a credenze d'origine etrusca. (V. tavv: CCI-CCIV).
Pari alla varietà delle etimologie del nome centauro, è la varietà delle interpretazioni naturalistiche della figura mitica offerte dalla mitologia comparata. Esclusa l'ipotesi di una connessione etimologica col sanscrito Gandharva, secondo un'interpretazione recente del Tümpel, centauri sarebbero personificazioni degl'impetuosi torrenti montani. Le imprese dei Lapiti e di Eracle contro i centauri significherebbero la lotta dell'uomo contro l'infido elemento, scialmente temuto nella montuosa Tessaglia e in altre regioni montuose della Grecia (Etolia, Elide, Arcadia), dove il mito appunto è più diffuso.
Bibl.: Bethe, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XI, coll. 172-78; Sauer-Tümpel, in Roscher, Lexikon d. gr. u. röm. Myth., II, i, coll. 1032-88; L. De Ronchaud, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiq. gr. et rom., I, ii, pp. 1010-12; Preller-Robert, Griech. Mythologie, 4ª ed., Berlino 1920, II, p. 4 segg.; H. Meyer, Gandharven-Kentauren, Berlino 1883; O. Gruppe, Griech. Mythologie und Religionsgeschichte, Monaco 1906, I, pp. 116, 317 e passim; P. V. Baur, Centaurs in ancient art, Berlino 1912; G. Dumézil, Le probl. des centaures, Parigi 1930.