CENTAURI (Κένταυροι, ῾Ιπποκένταυροι; Centauri)
Esseri fantastici della mitologia greca, in forma di quadrupedi partecipi della natura dell'uomo e del cavallo.
Secondo la tradizione più corrente i c. sono figli di Centauro, figlio di Issione e Nefele (la nube) e delle cavalle che pascolavano sul Pelio. Hanno un' origine diversa solo i c. Folo e Chirone, che si differenziano dagli altri per il loro carattere affabile; Folo è figlio di Seleno e di una ninfa, Chirone di Crono o Posidone e dell'Oceanide Filira.
I c. hanno, sin dall'inizio, legami con la Tessaglia, l'Arcadia, l'Elide, il Capo Malea e l'Etolia. Nella Tessaglia è localizzata la loro lotta con i Lapiti che, a partire dal V sec. a. C., risulta generalmente provocata da uno scontro avvenuto in occasione delle nozze di Piritoo. In questa occasione l'invulnerabile lapita Ceneo fu seppellito dai c. sotto un cumulo di grosse pietre e di rami. In Etolia fu ucciso da Eracle il centauro Nesso che cercava di violentare Deianira. Nella montagna di Fobe (Arcadia) Eracle era ospite di Folo e lo indusse ad aprire la botte di vino che apparteneva in comune ai c.; questi accorsi tutti irritati, furono vinti da Eracle. Eracle uccise il centauro Eurytion, perché questi voleva con la forza avere in sposa la figlia di Dexamenos (in Elide o ad Oleno). Il centauro Chirone salvò Peleo dai c. sul Pelio e lo aiutò a conquistare Tetide. Educò suo figlio Achille. Molti altri eroi furono istruiti da Chirone nella medicina, nella caccia e in altre arti. Chirone fu venerato da Tera fino a Pesto.
I c. furono rappresentati come esseri misti di cavallo e uomo. Tipologicamente possono essere divisi in tre tipi: a) uomo al quale è aggiunto il corpo di un cavallo; b) corpo di un cavallo con la parte superiore di un corpo umano; c) come a, ma l'uomo ha piedi di cavallo. Il tipo a era frequente soprattutto nel periodo primitivo e fu adoperato a lungo per Chirone e Folo. Il tipo c è limitato ai territori marginali della cultura greca (Kjellberg). Di quando in quando s'incontrano due tipi contemporaneamente, cosi a e b su un dìnos laconico e sul vaso François; a e c su un'anfora pontica a New York. Inizialmente vi furono creazioni di motivi affini ai centauri-cavalli, come i centauri-tori che si trovano in opere cipriote e i centauri-leoni su lamine d'oro geometriche. Il tipo del centauro a cui Perseo taglia la testa come a una Gorgone fu adoperato su un pìthos a rilievo beota, dell' inizio dell'VIII sec. a. C. Rari sono i c. itifallici come pure quelli cornuti. Nell'arte geometrica isolatamente si trovano c. alati. I centauri marini sono di creazione ellenistico-romana.
La figurazione del c., la cui origine, come quella di analoghi esseri mostruosi va ricercata in Oriente, ci appare la prima volta espressa schematicamente su di un sigillo babilonese riferibile alla seconda metà del III millennio a. C. Un millennio dopo è già fissata in ambiente mesopotamico l'iconografia del c. saettante, alato o non, in funzione prevalentemente di segno zodiacale - il sagittario che domina nell'arte orientale fino alle sue manifestazioni più tarde. La prima documentazione in Grecia è offerta da una gemma tardo-micenea; poi seguono monumenti tardo-geometrici e protocorinzî. È stata proposta la tesi che attorno al 675 a. C. il tipo non fosse stato ancora fissato definitivamente per i c. ma usato anche per altri esseri mostruosi. Così si dovrebbe pensare a causa delle raffigurazioni su pìthoi a rilievo di Rodi e dell'Asia Minore, e per quelle di una lèkythos protocorinzia e di un gruppo bronzeo di New York con una scena di lotta. Potrebbe però trattarsi di una lotta di Zeus con i c., non menzionata dalla letteratura.
Nel periodo arcaico i c. furono spesso riprodotti allineati in fregi, oppure singolarmente, senza rapporti con la mitologia. Conosciamo per la prima volta il mito dell'uccisione di Ceneo da un rilievo, della fine del VII sec. a. C., in bronzo da Olimpia. All'incirca nello stesso tempo comparve la rappresentazione di Nesso. Nel VI e V sec. a. C. furono spesso rappresentate la centauromachia tessalica e le avventure di Nesso e di Folo. Si trovano inoltre, in quel periodo, la consegna di Achille a Chirone, nonché il centauro che rientra dalla caccia. Uno sköphos a figure rosse di Gela raffigura Chirone coperto di un mantello, in atto di sacrificare, rappresentato ancora secondo il tipo b ormai raro nel V sec. a. C. Assai spesso si notano centauromachie nella plastica architettonica: le conosciamo dal fregio del tempio di Assos, dal tempio di Zeus ad Olimpia, dal cosiddetto Theseion e dal Partenone; dai templi al Capo Sunio e a Figalia, nonché dallo Heroon di Trysa. Anche le suole dei calzarî dell'Atena Parthènos e l'interno dello scudo dell'Atena Pròmachos erano ornati con centauromachie. La creazione delle teste dei c., con i loro lineamenti realistici, fu importante presso i Greci anche per la formazione del ritratto fisionomico (Schweitzer); così che si poté ritenere un autoritratto di Fidia la grandiosa testa della 1a metopa S del Partenone (Langlotz).
A partire dal VI sec. a. C. si trovano traini di c., dapprima per Eracle e, nell'arte romana soprattutto per Dioniso. Già nella tarda epoca arcaica i c. furono ammessi nel thìasos dionisiaco. Il pittore Zeusi introdusse nell'arte la famiglia di centauri. Prima dell'epoca imperiale sono invece rare raffigurazioni di centauresse. Nel IV sec. a. C. i c. divengono rari nell'arte della Grecia. Si conoscono invece circa 50 vasi dell'Italia meridionale con c., appartenenti a tale epoca. I c. compaiono inoltre su monumenti falisci ed etruschi. Un frammento di vaso dell'Italia meridionale nella Collezione latta a Ruvo mostra per la prima volta Eros a cavallo di un centauro. A partire da questo tempo si trovano isolatamente i c. senza barba.
Nel II sec. a. C. fu creato un celebre gruppo di cui una copia porta l'iscrizione degli artisti Papias e Aristeas (v.). Nei Saepta Iulia, a Roma, esisteva un gruppo di Chirone e Achille, che esercitò anch'esso una forte influenza. Del periodo romano imperiale si possono menzionare soprattutto sarcofagi con c., in particolare quelli dionisiaci. Discusso è il significato sepolcrale dei c. (Bethe), che è certamente dimostrato per l'Italia meridionale da statuette fittili tarantine raffiguranti c. che portano dei morti. Per le raffigurazioni di c. con donne bisogna sempre riferirsi alla leggenda dei Lapiti o di Nesso, o si può pensare anche ai c. che rapiscono le ninfe raffigurati su monete arcaiche. La raffigurazione del centauro servì anche per la rappresentazione della costellazione omonima e di quella del Sagittario; in ciò influirono modelli orientali. L'arte cristiana seguì l'iconografia antica, la figura del centauro sopravvive, dopo l'età antica, in raffigurazioni di miniature o di rilievi durante il Medio Evo.
Monumenti considerati. - Dìnos laconico: C. V. A.; Louvre i, iii Dc., tav. 7. Vaso François: Furtwängler-Reichhold, tav. 1 s. Anfora pontica: Bul. Metr. Mus., xiv, 1956, p. 127 ss., fig. 1 e ss. C. toro: B. Schweitzer, Charites, Bad Godesberg 1957, p. 181. Lamine d'oro geometriche: D. Ohly, Griech. Goldbleche, Berlino 1953, p. 80. Pìthos beotico: R. Hampe, Frühe griech. Sagenbilder, Atene 1936, tav. 38. Centauri itifallici: F. Dümmler, Kleine Schriften, iii, Lipsia 1901, 165, fig. 129. Centauri cornuti: Stephani, Vasensammlung Ermitage, Pietroburgo 1869, n. 916. Centauri alati: Ath. Mitt., xviii, 1893, p. 113, fig. 10, tazza geometrica; A. Furtwängler, Vasensammlung Berlin, Berlino 1885, n. 1556, bicchiere etrusco di bucchero. Centauri marini: A. Rumpf, Sarkophagreliefs, v, p. 27 ss., p. 144 ss. Gemma micenea: M. Nilsson, Die griech. Rel., 12, p. 526, tav. 26, 2; Schweitzer, op. cit. Vasi protocorinzî e tardo-geometrici: H. Payne, Necrocorinthia, Oxford 1931, p. 129; P. Demargne, in Bull. Corr. Hell., liii, 1929, p. 117 s.; R.. Hampe, op. cit., e tav. 20; H. Kraiker, Aigina, Berlino 1951, tav. 43; R. Dawkins, Artemis Orthia, Londra 1929, tav. 101; Journ. Hell. Stud., lxxii, 1952, tav. 2, 4; Ancient Art in American Priv. Coll., Cambridge Mass. 1954, tav. 57, 194; R. Lullies, Eine Sammlung antiker Kleinkunst, Monaco 1955, p. 27, alla tav. 10, 30; Am. Journ. Arch., lx, 1956, tav. 69, 9; D. Ohly, op. cit., p. 8o. Pithoi a rilievo, lèkythos protocorinzia, gruppo bronzeo di New York: Buschor, in Am. Journ. Arch., xxxviii, 1934, p. 128 ss., fig. 1 ss.; interpretano diversamente dal Buschor: Fr. Poulsen, in Acta arch., viii, 1937, p. 129; Hofkes-Brukker, in Bull. Ant. Besch., xv, 1940, p. 4, nota 27 ss.; D. Levi, in Am. Journ. Arch., xlix, 1945, p. 311; M. Nilsson, op. cit. Terracotta da Pazarlì: E. Akurgal, Phrygische Kunst, Ankara 1955, tav. 49 b. Rilievo bronzeo di Olimpia: Jahrbuch, lii, 1937, Ol. Ber., tav. 4, p. 28. Episodio di Nesso: Münch. Jahrbuch, ii, 1951, p. 21, fig. 21. Centauromachia tessalica: Baur, op. cit., tav. 4, p. 121. Episodio di Nesso: anfora a Kassel: J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 105; coppa londinese: J. D. Beazley, Red-fig., p. 72. Cfr. gli elenchi in Brommer, Vasenlisten, Marburg 1956, p. 90 ss. Episodio di Folo: Brommer, op. cit., p. 104 ss., cfr. 48 ss. Achille e Chirone: Johansen, in Dragma Nilsson, Lund 1939, p. 181 ss. Centauro che rientra dalla caccia: C. V. A., Heidelberg i, alla tav. 37,6. Skyphos di Gela: Mon. Ant., xvii, 1906, p. 83 ss., con ill. Fregio di Assos: G. Lippold, Handb., iii, 1, 64 ss.; in questo caso è rappresentata l'avventura di Folo, sui monumenti successivi la centauromachia tessalica. Frontone di Olimpia: Buschor-Hamann, Die Skulpturen des Zeustempels in Olympia, Marburg 1924, tav. 40 ss. Cosiddetto Theseion: H. Koch, Studien zum Theseustempel, Berlino 1955, fig. 105 ss. Partenone: G. Rodenwaldt, in Abhandlungen Preuss. Akad., Berlino 1945-46, n. 7. Sunio: R. Herbig, in Ath. Mitt., lxvi, 1941, p. 96 ss. Figalia: H. Kenner, Der Fries des Tempels von Bassae-Phigalia, Vienna 1946, tav. 1 ss. Heroon di Trysa: F. Eichler, Die Reliefs des Heroons von Gjòbaschi-Trysa, Vienna 1950, tav. 4 ss. Mausoleo di Alicarnasso: Ant. Denkm., ii, tav. 18. Affreschi nel Theseion: E. Loewy, Polygnot, Vienna 1929, 21 ss. Atena Parthénos: G. Becatti, Problemi fidiaci, Milano 1951, pp. 122 ss., tav. 69. Metope del Partenone: E. Langlotz, Phidiasprobleme, Francoforte 1948, p. 24 ss. Traini di centauri: K. Schauenburg, in Gymnasium, lxiv, 1957, p. 217 ss. Tiaso dionisiaco: Coll. Lambros, Parigi 1922, tav. vi, 33; lèkythos a figure nere: J. D. Beazley, Etr. Vase-paint., p. 100, inoltre altri vasi dell'Italia meridionale e cratere del castello di Erbach. Per Zeusi: H. Kraiker, 106. Berliner Winckelmannsprogramm. Centauresse: K. Schauenburg, op. cit., p. 217, nota 38; Berliner Winckelmannsprogramm, fig. 5, secchia di bronzo di Berlino; Garcia y Bellido, Esculturas Romanas, Madrid 1949, fig. 492, piatto d'argento. Cfr. A. Levi, Le terrecotte figurate del Museo Naz. di Napoli, Napoli 1926, p. 126 ss., fig. 102. Cratere di Tubinga: A. D. Trendall, Paestan Pottery, Londra 1936, p. 19. Frammento nella Coll. Jatta: Mon. Ant., xvi, 1906, c. 528 e ss., fig. 10. Centauri sbarbati: cfr. K. Neugebauer, Führer durch das Antiquarium, ii, Berlino 1932, tav. 82. Ausonia, 1, 1906, p. 36 ss., fig. 1 ss., lèkythos attica berlinese. Aristeas e Papias: M. Bieber, The Scuipture of the Hellenistic Age, New York 1955, p. 140 Ss., fig. 581 ss. Gruppo dei Saepta: H. Jucker, Vom Verhältnis der Römer zur bildenden Kunst d. Griech., Francoforte 1950, pp. 8 e 31. Ceramica aretina: Dragendorff Watzinger, Arretinische Relief-keramik, Reutlingen 1948, p. 27 ss.; Mitt. d. Inst., ii, 1949, tav. 22, scatola d'argento del periodo tardo. Statuette fittili tarantine: Röm. Mitt., xii, 1897, tav. 7; G; M. A. Richter, Handbook of the Greek Coll., Cambridge Mass. 1953, p. 98, tav. 79. Centauri che rapiscono donne: E. Langlotz, in R. Boehringer, Eine Freundesgabe, Tubinga 1957, p. 403. Centauri che rapiscono ninfe: monete, British Museum Catal. Macedonia, 147. Costellazione: Boll-Gundel, in Roscher, vi, s. v. Stembilder, c. 967 ss., c. 1012. Per l'arte cristiana: J. Seznec, The Survivai of the Pagan Gods, New York 1953, passim; K. Weitzmann, Greek Mythology in Bizantine Art, Princeton 1951, passim; J. Bayet, in Rev. Arch., xliv, 1954, p. 21 ss.
Bibl.: Roscher e Sauer, in Roscher, II, cc. 1032-1088, s. v. Kentauren; H. Oelschig, De centauromachiae in arte Greca figuris, Halle 1911; P. Baur, Centaurs in Ancient Art, Berlino 1912; Bethe, in Pauly-Wissowa, XI, s. v. Kentauren, cc. 172-78; C. Robert, Die griechischen Heldensage, II4, Berlino 1920, 4-26; Dugas, in Rev. Ét. Gr., XC, 1943, p. 18 e ss.; Jeanmarie, in Mél. Grégoire, 1949, p. 154 e ss.; F. Brommer, Vasenlisten zur griechischen Heldensegen, Marburg-Lahn 1956, pp. 48 ss.; 132. Per l'etimologia e il significato originario: Kretschmer, in Glotta, X, 1920, p. 211 ss.; Sturtevant, in Class. Phil., XXI, 1926, p. 235 ss.; G. Dumézil, Le problème des centaures, Parigi 1930; Krappe, in Am. Journ. Phil., LIV, 1933, p. 267 ss.; Carnoy, in Le Muséon, XLIX, 1936, p. 99 s.; B. Schweitzer, Studien zur Entstehung des Porträts bei den Griechen, Lipsia 1940, p. 36; Kjellberg, Larisa am Hermos, II, Berlino 1940, p. 58 ss.; p. 150 ss.; E. Langlotz, Phidiasprobleme, Francoforte 1948, p. 24 ss.; Yamulides, in Polemon, V, 1955, p. 178 ss. Sull'origine orientale: R. Hampe, Frühe griechische Sagenbilder, Atene 1936, p. 67; K. Bittel, in Arch. Anz., 1939, c. 139; Wiesner, in Neue Jahrbücher, 117, 1942, p. 167 ss.; F. Schachermeyer, Poseidon, Berna 1951, pp. 85, 156; B. Schweitzer, in Gnomon, XXIV, 1953, p. 393. Sul significato sepolcrale in Etruria: J. Bayer, in Mélanges Écol. Franc., XL, 1923, p. 19 ss.