censimento
La fotografia della popolazione e dell'economia di una nazione
Effettuati periodicamente, i censimenti 'fotografano' lo stato della popolazione attraverso la raccolta di dati demografici e socioeconomici. Il censimento dell'industria e dei servizi offre invece una mappa delle imprese in tutti i settori dell'economia. I dati raccolti forniscono importanti informazioni che i governi possono utilizzare per mettere a punto adeguate politiche economiche e sociali
Quasi tutti gli Stati moderni effettuano periodicamente ‒ in Italia, per esempio, ogni dieci anni ‒ un censimento generale della popolazione, che ha innanzitutto lo scopo di accertare quanti siamo, cioè il numero di persone residenti nel territorio nazionale. Per questo vengono distribuiti questionari ‒ chiamati 'fogli di famiglia' poiché raccolgono informazioni su tutti i componenti di un nucleo familiare ‒ che devono essere restituiti debitamente compilati. Le informazioni richieste sono sia di tipo demografico ‒ cioè l'età, il sesso, la nazionalità, lo stato civile, la residenza ‒ sia di tipo socioeconomico ‒ per esempio la professione, il livello di istruzione, il reddito, le abitudini di consumo, e così via.
Attualmente in Italia il censimento della popolazione è associato a quello delle abitazioni e a quello dell'industria e dei servizi. Quest'ultimo ha lo scopo di fornire un quadro delle dimensioni e delle caratteristiche del sistema economico nazionale.
I dati raccolti vengono elaborati dall'ISTAT, l'Istituto centrale di statistica. I censimenti sono molto utili in quanto consentono di conoscere le caratteristiche e l'evoluzione della popolazione e dell'economia di una nazione: per esempio, ci dicono se gli anziani sono più dei giovani, se la povertà è in aumento, qual è il peso del settore terziario, e via dicendo. Queste informazioni sono un prezioso punto di partenza per l'elaborazione di opportune politiche sociali ed economiche da parte dei governi.
Il censimento periodico della popolazione è una pratica antichissima. Sembra che a Babilonia sin dalla fine del 4° millennio a.C. esistessero liste degli abitanti. In Egitto e in Cina all'inizio del 2° millennio a.C. si effettuavano periodicamente rilevazioni dei componenti delle famiglie e dei loro beni, finalizzate alla riscossione delle imposte e agli obblighi militari.
Nell'antica Roma fu il re Servio Tullio, nel 6° secolo a.C., a introdurre il censimento periodico di tutti i cittadini. La rilevazione, prevista ogni cinque anni, era affidata a una magistratura apposita, i censori. I censimenti continuarono anche in età imperiale. L'imperatore Augusto ne condusse tre (nel 28 e 8 a.C., e nel 14 d.C.).
Nel Medioevo le indagini sul numero degli abitanti furono saltuarie e spesso limitate a una sola città. Il conteggio, inoltre, era effettuato in base ai 'fuochi' ‒ cioè i nuclei familiari ‒, anziché registrando i singoli individui. Per tutta l'età moderna furono i parroci a compilare i registri con il conteggio delle 'anime'.
Il primo censimento periodico effettuato da uno Stato si ebbe in Svezia nel 1749, ma il primo censimento fondato su criteri moderni fu quello condotto negli Stati Uniti nel 1790. Nell'Ottocento l'uso del censimento periodico della popolazione si diffuse anche in Europa. Nel 1846 in Belgio fu effettuato sotto la guida di Lambert-Adolphe-Jacques Quételet, uno dei padri della statistica, il primo censimento attraverso il 'foglio di famiglia'. Dopo l'unificazione, a partire dal 1861, in Italia furono eseguiti censimenti ogni dieci anni. L'ultimo censimento della popolazione, associato a un censimento delle abitazioni, è stato eseguito nel 2001.
Per quanto riguarda i censimenti economici, la prima indagine sistematica di questo tipo fu il censimento ordinato dal governo napoleonico nel 1812 su tutte le manifatture dell'Impero. In Italia il primo censimento delle industrie si ebbe nel 1911. Il secondo, del 1927, fu esteso anche all'artigianato, al commercio e alle imprese pubbliche.