CENEDA (lat. Cenĕta)
Antica città della Venezia, posta ai piedi della chiusa (Serravalle) di un importante passo verso il Bellunese, il Cadore e l'oltralpe. Della sua esistenza nel primo periodo della penetrazione romana nella regione non si hanno documenti sicuri. Acquistò certamente importanza, data la sua posizione, al cadere dell'Impero, sotto la minaccia delle invasioni barbariche: la prima menzione sicura è in Venanzio Fortunato (Vita sancti Martini, IV, 668. ed. Leo). Venne data dall'imperatore Onorio a un Marcello col titolo di conte; devastata da Attila, fu fortificata da Teodorico, della cui opera si può forse rionoscere ancora qualche traccia nel castello di S. Martino. Sotto i Longobardi fu sede d'un ducato, e nei primi anni del regno di Liutprando diventò anche sede vescovile come erede del titolo vescovile di Oderzo. Sotto i Carolingi, a capo di una contea, dovette essere città abbastanza ragġuardevole, se ne è fatta menzione nel Capitolare di Olona dell'823. In seguito i vescovi di Ceneda ebbero la piena giurisdizione comitale, che conservarono anche di fronte al Comune. I secoli XII, XIII e parte del XIV furono i più agitati per la storia di Ceneda, in diuturni contrasti con i Caminesi, con i da Romano, con i patriarchi di Aquileia, ma specialmente con Treviso, che dal 1147 le impose replicatamente la sua supremazia. Nel 1328 la città cade in potere degli Scaligeri, e nel 1337 si accorda con Venezia, inizio d'un dominio che però non diviene completo e definitivo che nel 1388. Venezia sulle prime riconosce formalmente l'autorità comitale del vescovo. Ma, in seguito, essa coglie tutte le occasioni per limitarne i poteri, entrando anche, con l'assistenza di Paolo Sarpi, in lite con la Curia romana (1615); finché, nel 1768, un decreto del senato poneva fine del tutto alla giurisdizione episcopale. Nel marzo 1797 entrano a C. le milizie del Massena. Dal 1805 al 1814 appartiene al Regno d'Italia; dopo Leoben, passa sotto l'Austria, poi per decreto del 22 novembre 1866, viene fusa con Serravalle in un solo comune, col nome di Vittorio Veneto (v.).
Bibl.: L. Marson, Vittorio e suo distretto, Treviso 1889, p. 159 segg.; idem, Romanità e divisione dell'agro cenetense, Roma 1904; Botteon, Un documento prezioso riguardo alle origini del vescovo di Ceneda, Conegliano 1907; Andrich, Vescovi ed abbati, in Arch. ven., XXX (1908); C. Fassetta, Storia di Ceneda, Vittorio 1917; R. Cessi, La crisi ecclesiastica veneziana al tempo del duca Orso (cap. 3°), Venezia 1928.