CENACOLO
. I locali al primo piano della casa romana (v.) si dicevano generalmente cenacŭla, secondo Varrone (De lingua lat., V, 162), "dopo che vi si cominciò a cenare". Nella casa antica, non occupavano mai l'intera area del fabbricato, ed erano spesso muniti d'ingresso separato e dati in affitto, mentre la famiglia del padrone viveva normalmente al pianterreno. Pompei ci dà parecchie tracce di cenacula, con facciatine a loggiato, soprattutto nei nuovi scavi di via dell'Abbondanza. Alcuni di essi pare che servissero effettivamente da sala da pranzo. La costruzione d'un piano superiore nelle case non era ignota né ai Minoici, né agli antichi Egizî; fu ripresa negli ultimi secoli a. C., ma forse l'Etruria aveva preceduto l'Oriente, giacché, in urne cinerarie del sec. IV-III imitanti la casa, troviamo riprodotto il loggiato a colonnette o pilastrini sotto il tetto. A Pompei il nome di cenacolo venne da Roma, dove, secondo l'espressione di Varrone, stanze superiori preesistevano all'uso di cenarvi: tale uso può sembrare escogitato in grazia dell'etimologia: per lo meno si può dubitare che fosse tanto comune da dare il nome a stanze d'ogni destinazione, mentre comune doveva essere la cessione, dietro compenso, delle soffitte, adattate a stanzette di abitazione.
Bibl.: M. Camaggio, in Historia, II, pag. 596 segg.; A. Maiuri, in Atti del I Congresso Nazionale di studi romani, Roma 1928.
Il Cenacolo di Gerusalemme. - La stanza nella quale Gesù trascorse l'ultima cena in Gerusalemme (Matteo, XXVI, 17-19 e paralleli) dovette essere un cenaculum del tipo illustrato sopra. All'epoca di Costantino sul luogo indicato come quello dell'ultima cena fu eretta una chiesa, la prima di Gerusalemme (mater ecclesiarum). Nel sec. VI fu costruita sul luogo una basilica più volte distrutta e riedificata. Nel 1333 Roberto d'Angiò e la regina Sancia di Napoli, riuscirono ad acquistare per sé e successori il Cenacolo, dal sultano d'Egitto ed essi affidarono quel santuario alla custodia francescana. Dopo due secoli di pacifico culto, avendo il crollo di un muro sotto il Cenacolo svelato l'esistenza di un sepolcro, si diffuse la diceria - smentita dagli storici - che si trattasse della tomba di David, venerato anche dai musulmani. Le autorità ottomane distrussero perciò parte della basilica, parte ne trasformarono in moschea e ne scacciarono i francescani. Ciò nonostante è stato sino ad oggi sempre permesso ai francescani di recarsi ogni anno, il Giovedì santo, al Cenacolo per pregarvi. Una famiglia musulmana, i Daudi, ebbe la concessione del guardianato del Cenacolo, ed essa si divide il provento delle mance dei visitatori cristiani. Caduto colà il dominio turco, il governo italiano, nell'interesse del re d'Italia quale avente causa dai reali di Napoli, ne rivendicò subito il ius patronatus, ma tale rivendicazione non ha avuto alcun riconoscimento pratico per la perplessità delle autorità britanniche che temono malumori nell'elemento musulmano di Gerusalemme. Esse sembrerebbero propense a rinviare la questione alla Commissione dei Luoghi Santi (prevista dal trattato di Sèvres e fino ad oggi non convocata), mentre la questione non rientra nella competenza di quest'ultima non trattandosi di santuarî in contesa con chiese cristiane, ma di una reintegrazione al re d'Italia d'un diritto conculcato dal governo ottomano e rivendicato tostoché questo colà decadde. A questo punto è oggi la cosiddetta Questione del Cenacolo. Quest'ultimo consta ora di quattro ambienti squallidi e trascurati, due inferiori e due superiori: il più grande posteriore è il Cenacola propriamente detto e il sottostante a questo, la moschea.
Le Suore del Cenacolo. - La Società di Nostra Signora del Cenacolo, sorta nel 1826 a La Louvesc nel Vivarese, ebbe per fondatori il padre Stefano Terme, prete missionario (1791-1834) e Maria Vittoria Couderc, in religione Madre Teresa (1805-1885). I due misteri compiuti nel Cenacolo di Gerusalemme, vale a dire l'istituzione dell'Eucaristia e la discesa dello Spirito Santo, mossero i fondatori a erigere un sodalizio di pie vergini di vita mista, cioè contemplativa e attiva. La prima è professata con gli esercizî ascetici, con l'adorazione del Ss. Sacramento e con la recita dell'uffizio. La seconda con molteplici esercizî di apostolato, quali l'insegnamento del catechismo, l'istruzione d'israeliti ed eretici, che domandino di entrare nella Chiesa cattolica, gli esercizî spirituali adattati alle varie classi femminili, ecc. La società si è diffusa in Italia, in Inghilterra, nella Svizzera, nel Belgio, in Olanda e nelle due Americhe. Conta oggi 35 case e circa un migliaio di religiose.
Bibl.: J. Félix, Notre-Dame du Cénacle, Parigi 1885; G. Longhaye, La Société de N.-D. du Cénacle. Origines et fondateurs, Parigi 1898; G. Bovenzi, La M. Teresa Couderc, Napoli 1924.
Cenacolo di artisti. - Il cenacolo, come vera e propria convivenza o almeno consuetudine di artisti, uniti temporaneamente da identità di pensiero e di scopo, si ha solo nell'Ottocento. Il cenacolo nacque specialmente dalla reazione alle teorie neoclassiche; e fu in un certo senso anti-accademico, anti-ufficiale. I Weimarer Kunstfreunde, di cui fu animatore il Goethe e che ebbero nei Propyläen il loro foglio di battaglia, se pur propugnarono il classicismo, furono anti-accademici. Ma reazione vera e propria si ebbe a Roma, nel secondo e terzo decennio del sec. XIX, con la congrega dei Nazzareni, conviventi nell'ex-convento di Sant'Isidoro al Pincio, e capeggiati da F. Overbeck; mentre a Londra, verso la metà del secolo, aveva breve (1848-1853) ma rigogliosa vita The Prae-Raphaelite Brotherhood, sorta dalla identità d'intenti di W.H. Hunt e di J.H. Millais, ma subito dominata da D.G. Rossetti; cenacolo artistico e letterario ad un tempo, che ebbe nel Germ (1850) un effimero strumento di propaganda. Oltre queste congreghe, carattere di cenacolo possono anche offrire quei gruppi di paesisti che durante l'ottocento si fissarono in questo o quel luogo, e che, per una certa identità di gusti e di scopi, sono chiamati impropriamente scuole; gruppo di Barbizon (nella foresta di Fontainebleau), che dal 1830 contò, tra gli altri, C. Corot, T. Rousseau, N- V- Diaz; di Posillipo, diretto verso il 1850 da G. Gigante; di Rivara (Val di Lanzo), di cui dopo il 1860 fu anima C. Pittara; e quelli ancora di Kronberg (Taunus, dopo il '50) con F.O. Dielmann, di Dachau (Baviera circa il '70) con L. Dill, e di Worpwede (Brema, sulla fine del secolo) con E. Vogeler. Forse anche quello della Scholle (Zolla) di Monaco, che ebbe vita nell'ultimo decennio dell'Ottocento e quello de "Gli XI di Berlino", riunitisi nel 1891, possono essere considerati - almeno in un certo senso - cenacoli.
Ma veri e proprî cenacoli non possono essere considerate né le radunanze del fiorentino caffè Michelangelo (1848-1853), anche se vi preponderarono i macchiaioli; né le riunioni degl'impressionisti parigini al Café des Batignolles, anche se si parlò umoristicamente di una Ècole des Batignolles. Né sono cenacoli i raggruppamenti che portarono in Francia alla costituzione dei nuovi Salons (Champ de Mars, Aittomne), e in Germania alle varie secessioni, a cominciare da quella dì Monaco (1893); né quelli sorti nel secolo XX, primo fra tutti il gruppo dei Futuristi.