MARZUCCHI, Celso
Nato a Siena il 3 settembre 1800, morto a Firenze il 25 agosto 1877. Compiuti gli studî giuridici a Siena, ebbe la cattedra d'istituzioni civili nella stessa università, ma, per essere stato trovato il suo nome in una lista di affiliati alla Giovine Italia e per aver tenuto una lezione non troppo ortodossa sull'Evangelio, il governo toscano nel 1833 lo destituì. Passò allora a Firenze, e si dedicò all'avvocatura. Lo attrasse di nuovo la politica nel 1848: fu eletto deputato nell'assemblea toscana e tenne il Dicastero dell'istruzione sotto il ministero Capponi. Ma con la restaurazione del granduca dopo la caduta del governo democratico, abbandonò di nuovo la politica e tornò alla magistratura, nella quale era entrato nel 1847, al tempo delle riforme, coprendo l'ufficio di avvocato generale presso la Corte di cassazione. Il governo provvisorio della Toscana del 1859 lo nominò primo presidente della Corte di appello di Firenze e lo chiamò a far parte della Consulta di stato. Il 23 marzo 1860 fu nominato senatore del regno: nel 1866 presiedé l'Alta corte di giustizia durante il processo Persano.
Nei non molti scritti lasciati si dimostrò seguace delle dottrine economiche di A. Smith e, nel campo del diritto, delle dottrine del Vico e del Romagnosi del quale era stato discepolo. Del Romagnosi il M. aveva curato nel 1839 la quinta edizione della Filosofia del diritto.
Bibl.: T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Terni 1890, p. 634; F. Nicolini, Nicola Nicolini e gli studi giuridici nella prima metà del sec. XIX, Napoli 1907, p. 114, 125.