CELSA
Città della Spagna romana sorta sugli «Orti» di Velilla de Ebro (Saragozza), in un terreno stratificato di arenaria, marne calcaree e gessi, confinante a Ν con l'area di Monegros, in una zona di marcato contrasto tra il terreno alluvionale coltivabile e le terre aride monegrine.
La fondazione della colonia, al limite meridionale della regione abitata dagli Ilergeti, costituì uno dei punti di forza della riorganizzazione del territorio promossa da Cesare in seguito alla vittoria del 49 a.C. contro i pompeiani, con lo scopo di controllare la risalita verso l'Ebro da Tarragona. C. è poco citata dalle fonti: è menzionata da Strabone (III, 4, 10) che ricorda il ponte di pietra (di cui era notevole, evidentemente, l'importanza strategica); è classificata come colonia da Plinio (Nat. hist., III, 24); è collocata a una latitudine errata da Tolemeo (Geog., II, 6, 68). La documentazione epigrafica fissa l'estensione del suo territorio fino a 12 km a O dell'Ebro (trifinium di Fuentes de Ebro).
C. batté moneta fin dalla sua fondazione nel 44 a.C., durante il secondo triumvirato, grazie all'intervento decisivo di M. Emilio Lepido, governatore della Hispania Citerior. Da questa data e fino al 36 a.C. ebbe il nome di Colonia Victrix Iulia Lepida, con chiari riferimenti, nei suoi tipi monetali, alla figura di Cesare e allo spirito del triumvirato. Con la caduta in disgrazia di Lepido la città cambiò nome, annullando quello del fondatore e sostituendolo con la denominazione del precedente centro indigeno: Celsa. Da questo momento sono emesse monete con la testa di Ottaviano fino a epoca tiberiana, quando la città cessa di battere moneta.
La colonia visse all'incirca un secolo, essendo stata successivamente abbandonata nel processo di riorganizzazione che si attua in Spagna con la dinastia dei Flavi. Resta a tutt'oggi confermata l'assenza di una cinta muraria, anche se è stato definito un impianto urbano di forma tendente al quadrato, misurante 310 x 265 m c.a, con un insediamento extraurbano distribuito fino all'Ebro e, lungo la sponda destra del fiume, fino al ponte a una distanza di 5 km.
La fase augustea è quella che conferisce alla città il suo aspetto definitivo: la sua posizione presso il fiume ne determina l'accrescimento e lo sviluppo. Meglio nota è l'architettura domestica, con i suoi procedimenti costruttivi (paramenti in opus quadratum, opus vittatum, opus reticulatum; mattoni crudi, laterizio, muri grezzi). Per quanto riguarda i pavimenti, pur essendo impiegato soprattutto l'opus signinum, si utilizzano anche la malta bianca, inizialmente l'opus tessellatum, l'opus sedile, lo scu- tulatum e altre tecniche. Per la pittura sono attestati il secondo e il terzo stile, ed è assente, fino a questo momento, il quarto.
Gli edifici di abitazione identificati rientrano tipologicamente nelle forme ad atrio testudinato (Insula I, Casa A; Insula II, Case B, D e H; Insula VII, Case della Tartaruga e dell'Emblema in bianco e nero), a cortile (Insula I, Case Β e C) e ad atrio tuscanico o cortile porticato (Insula VII, Casa di Ercole); ma vi sono anche soluzioni particolari che si aggiungono ai vani canonici (vestibulum, tablinum, articula, triclinium): si sono rinvenute, p.es., triplici unità abitative con al centro il tablinum o l'exedra. Si riscontra inoltre l'assenza generalizzata di aloe, né mancano altre peculiarità.
Passando a considerare altri tipi architettonici, si sono identificati nell'Insula II diversi stabilimenti adibiti a servizi, come una panetteria, una popina (osteria) e un piccolo macellum, assieme a un certo numero di magazzini e tabernae. Il mercato fu costituito attorno a uno spazio centrale rettangolare sul quale si aprivano nove tabernae. Le strade e i marciapiedi erano tutti lastricati; mancavano però i canali per lo scolo delle acque, le quali scorrevano sulla superficie stradale (la via I aveva una larghezza da 6 a 10 m, le altre tra i 4 e i 5 m). In alcune strade i bordi e gli accessi erano protetti da metae infisse nel suolo. Le arterie hanno un orientamento NE e SO, alcune parallele al corso del fiume, altre perpendicolari, e delimitano insulae di forma tendente al rettangolo.
L'approvvigionamento idrico venne realizzato mediante depositi pubblici o cisterne private, delle quali si conservano diversi esempi.
Bibl.: M. Beiträn Lloris, Celsa, la primera colonia romana en el valle medio del río Ebro, Saragozza 1983; A. Mostalâc, La pintura murai romana de Celsa (Vetilla de Ebro, Zaragoza), procedente de las excavaciones realizadas por la R. A. NN. y BB. AA. de S. Luis, in BMusZaragoza, II, 1983, pp. 109-148; M. Beltrán Lloris, A. Mostalâc, J. A. Lasheras Corruchaga, Colonia Victrix Iutia Lepida-Celsa (Vetilla de Ebro, Zaragoza), I, La arquitectura de la casa de los Delfines, Saragozza 1984; M. Beltrán Lloris, Celsa (Guias Arqueológicas de Aragón, 1), Saragozza 1985; M. Morales, La cerámica romana de paredes finas en el valle medio del Ebro: la Colonia Lepida/Celsa, Saragozza 1988, pp. 387-393; J. A. Lasheras Corruchaga, Pavimentos y mosaicos de la colonia Victrix Iutia Lepida/Celsa, in Mosaicos romanos. In memoriam M. Fernández Galiano, Madrid 1989, pp. 85-109; M. Beltrán Lloris, El valle del Ebro y su monumentalización en época republicana y augustea. Antecedentes, Lepida-de Celsa y Caesaraugusta, in W. Trillmich (ed.), Stadtbild und Ideologie. Die Monumentalisierung hispanischer Städte zwischen Republik und Kaiserzeit, Monaco 1990, pp. 179-204; id., La Colonia Celsa, in La casa urbana hispanorromana, Congreso Zaragoza 1988, Saragozza 1991.