BIANCHI, Celestino
Nacque a Marradi (Firenze) il 10 luglio 1817da Giuseppe, scrivano, e da Susanna Ciliegioli, filatora. I genitori vollero avviarlo agli studi e infatti, ricevuti i primi insegnamenti a Marradi, venne mandato nel 1833a Firenze, presso gli scolopi, dai quali apprese lettere e scienze, sotto la guida del celebre padre Inghirami. Uscito da quelle scuole, privo di mezzi, dette prima lezioni private, ed ebbe poi l'incarico di storia e geografia nell'Istituto femminile della SS. Annunziata di Firenze.
Gli avvenimenti del 1847-49 cominciarono a portarlo sulla scena politica. Collaborò al giornale La Patria (del gruppo moderato ricasoliano) e ne fu segretario di redazione, poi responsabile; fondò più tardi Il Nazionale (1848-50), con indirizzo filo-piemontese. In questa attività rivelò le tendenze migliori, a lui congeniali, per il giornalismo politico. Ma la reazione gli tarpò le ali: soppresso Il Nazionale, perse anche il posto di insegnante e rimase sospetto alla polizia toscana, che, però, tutto sommato, non gli diede gran noia. Frattanto aveva cominciato a dirigere, col fratello, una tipografia finanziata da F. A. Gualterio, ma nell'impresa non pose, a quanto pare, troppo entusiasmo e neppure molta perizia, tanto che Gaspero Barbèra la rilevò, e, pur lasciandolo socio per alcuni anni, ne assunse la effettiva direzione. Le predilezioni del B. per il giornalismo, pur rimanendo insoddisfatte, trovarono però modo di estrinsecarsi in parte con la collaborazione ai giornali letterari del tempo: Il Genio (1852-54), la Polimazia di famiglia (1853-55)e altri ancora, fino a quando egli poté fondare Lo Spettatore, che diresse fino al 1858e che divenne uno dei migliori giornali letterari della Toscana, valendosi della collaborazione di nomi come quello del Bonghi.
Il B. era legato al gruppo dei moderati, ma sembra che, pur riconoscendo la funzione preminente del Piemonte, rimanesse ancorato al concetto dell'autonomia toscana. Da buon giornalista era portato, più che alla discussione teorica, alla ricerca di una soluzione concreta dei problemi, ad una azione più energica di quella auspicata dai suoi amici, il che indusse il ministro sardo Boncompagni a classificarlo fra i moderati di sinistra. Segretario del Comitato della "Biblioteca Civile dell'Italiano" nel 1857, si adoperò per la fusione del non troppo omogeneo gruppo dei moderati toscani.
Al B. si dovette la prima stesura (rimaneggiata poi da altri del Comitato) del famoso opuscolo Toscana ed Austria, pubblicato dalla tipografia Barbèra, che, sequestrato dalla polizia toscana, costituì l'unica manifestazione "rivoluzionaria" del gruppo moderato, sollevò gran rumore e provocò anche un incidente diplomatico.
Fuggito nel 1859 il granduca, il B. fu nominato segretario del governo provvisorio toscano e da questo momento cominciò la stretta collaborazione - non limitata alla semplice esecuzione degli ordini - col Ricasoli, al quale rimase sempre legato da un'affettuosa, devota ammirazione. Deputato all'Assemblea dei Rappresentanti della Toscana, dopo la unione al Piemonte fu deputato alla Camera, dal 1860al 1880, per i collegi di Firenzuola, Volterra e Orvieto. Segretario generale del ministero dell'Interno durante i ministeri Ricasoli del 1861e del 1866, subì aspri attacchi diffamatori fra il 1864e il 1869, dovuti in parte al suo carattere non molto facile, ma soprattutto alla lotta contro il Ricasoli.
Il B. rimase sempre fedele alla Destra toscana e nel 1876(questa volta in contrasto col Ricasoli) votò col gruppo Peruzzi contro il ministero Minghetti. Ma non era portato all'attività parlamentare e continuava a sentirsi attratto dal giornalismo politico: fin dal 1860aveva collaborato assiduamente a La Nazione, seguendo le direttive che gli impartiva il Ricasoli; nel 1872fu chiamato alla direzione del quotidiano e vi rimase fino alla morte, dedicando al giornale tutte le sue energie, anche se declinanti, aumentandone i servizi e accrescendone notevolmente il prestigio.
Se da giovane il B. si era impegnato anche in lavori scientifici (fu collaboratore all'edizione Le Monnier delle opere di Galileo), presto abbandonò questo terreno di studi per dedicarsi alla letteratura e, nella sua attività giornalistica, anche alla critica teatrale. Pubblicò numerose opere storiche, alcune a carattere politico (come la Storia della questione romana, uscita nel 1870 nella Nuova Antologia con l'intento di difendere la politica del Ricasoli), altre con chiara tendenza patriottica come i volumi su Ciro Menotti (Milano 1863) e su Venezia e i suoi difensori (Milano 1863). Sono da ricordare l'apprezzato studio sulla Compagnia della Misericordia a Firenze (1855) e certi testi di storia per le scuole, che ebbero in quel tempo un'ottima accoglienza.
Il B. morì a Firenze il 29giugno 1885.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze,Prefettura segreta, 1852-54, aff. 352; 1857, aff. 14. Lettere del B. sono nel fondo Bianchi-Ricasoli (che costituisce quanto rimane dell'attività del B. come segretario del governo provvisorio toscano e segretario del ministero dell'Interno dei due ministeri Ricasoli; è diviso in due parti: quella relativa agli anni 1859-60, salvo poche altre carte, all'Arch. di Stato di Firenze, l'altra relativa ai ministeri del 1861 e 1866 all'Arch. Centrale dello Stato di Roma), nell'Arch. Tabarrini dell'Arch. di Stato di Firenze e praticamente in tutti i fondi di uomini politici dell'Ottocento che si conservano alla Bibl. Naz. di Firenze. Moltissime lettere sono pubblicate in Lettere edite ed ined. di B. Ricasoli, a c. di M. Tabarrini e A. Gotti, Firenze 1887-95, e nella nuova ediz. in corso,Carteggi di B. Ricasoli, a cura, fino al vol. 14, di M. Nobili e S. Camerani, poi di S. Camerani e G. Arfè.
Una breve autobiografia del B. è la lettera che egli diresse agli elettori, pubblicata nella Nazione del 5 ott. 1865. Nello stesso periodico si vedano le necrol. apparse il 30 giugno e il 1º e 2 luglio 1885, e quella più ampia di Jarro (G. Piccini) pubblicata il 3 e 4 luglio. Sul B., inoltre, si trovano riferimenti continui in tutte le opere che trattano dell'azione politica del Ricasoli, ma in particolare citiamo: G. Barbèra,Mem. di un editore, Firenze 1893,passim, ma specie alle pp. 152-164; G. e T. Campana,Breve cenno biografico dell'ill. marradese C. B., Marradi 1897; M. Galli,Lo "Spettatore" di Firenze, Cosenza 1919,passim, ma specie cap. II; T. Gaudioso,Il giorn. letter. in Toscana, Firenze 1922, pp. 29, 37; C. Cannarozzi,La rivoluz. toscana e l'azione del Comit. della "Biblioteca Civile dell'Italiano", Pistoia 1936,ad Indicem; E. Morelli,Spigolature nella corrisp. di G. Massari, in Bullett. senese di storia patria, LVIII-LIX (1951-52), p. 170; C. Rotondi,Bibl. dei periodici toscani, Firenze 1952-60, I e II,ad Indicem; La "Nazione" nei suoi cento anni, Firenze 1959,passim, ma soprattutto alle pp. 40-44; E. Sestan,La Destra toscana, in Rass. stor. toscana, VII(1961), pp. 222-24, 227 s.; A. Salvestrini,I moderati toscani e la classe dirigente italiana, Firenze 1965,ad Indicem; G. Spadolini,Firenze capitale, Firenze 1966,ad Indicem.