CELACANTIDI (lat. scient. Coelacanthidae)
Pesci della sottoclasse Crossopterigii, superordine Actinistii, costituenti l'unica famiglia dell'ordine Celacantiformi. Tale famiglia è quasi interamente costituita da forme fossili, distribuite dal Carbonifero fino al Cretacico, eccettuata una sola specie vivente, la Latimeria chalumnae, scoperta nel 1938 dalla curatrice del museo di East London nel Sudafrica, M. Courtenay Latimer. L'esemplare, trovato alla foce del piccolo fiume Chalumna, fu studiato da J. L. B. Smith di Grahamstown.
Caratteristiche dei Celacantidi, cui si riferiscono varî generi fossili, quali Coelacanthus, Whiteia, Wimania, Axelia, Laugia, Diplurus, Undina e Macropoma, sono: la singolare forma peduncolata a "paletta" delle pinne pari, sorrette da uno scarso numero di elementi scheletrici assili (che le hanno fatte avvicinare agli "arti" dei Vertebrati Tetrapodi); la riduzione delle pinne impari (2 dorsali ed una anale), anch'esse sorrette da pochi raggi; il grande sviluppo di una pinna caudale simmetrica (coda gefirocerca), poco distinta dal tronco e, in genere, provvista di un peculiare lobo impari, assile, sporgente. Il cranio primordiale dei Celacantidi è più o meno completamente sviluppato: il rivestimento della volta cranica consta di ossa rostrali e post-rostrali pari; di due grandi frontali, anteriore e posteriore, lateralmente ai quali trovansi numerosi sopraorbitali e, posteriormente, di due temporali fusi insieme cui fanno seguito due sopratemporali. Nello splancnocranio, che è assai ridotto, mancano i mascellari; i denti, piccoli e di forma conica, sono impiantati sulle ossa rostro-premascellari, sul vomere, sui palatini e sugli ectopterigoidei. La mandibola, costituita di più pezzi scheletrici, ha un dentale molto ridotto. La notocorda dei C. è persistente (nella Latimeria costituita da un tessuto fibroso omogeneo, denso ed elastico), con i soli arcuali ossificati; il cinto pettorale, completamente indipendente, consta di elementi cleitrali e sopracleitrali e di un clavicolare; la vescica natatoria è voluminosa e talora, come in certe forme giurassiche, ossificata. Il corpo, relativamente corto, è rivestito di grandi scaglie di tipo cosmoide, ora più o meno rotonde, ora ovalari ornate di tubercoli e di dentelli di cosmina.
Dell'unico genere vivente dei Celacantiformi, la Latimeria, la cui scoperta è stata considerata come uno degli avvenimenti sensazionali di questo secolo nel campo naturalistico, attraverso l'accurato studio di una dozzina di esemplari catturati nelle acque delle Isole Comore a nord del Canale di Mozambico, sono ormai note la morfologia esterna, nonché l'anatomia; assai più scarsamente la biologia. Nei riguardi della distribuzione ed habitat della Latimeria, si può dire che (a differenza degli altri generi di C., tutti fossili dell'Epoca Primaria in cui ebbero una vasta diffusione, dal Brasile fino alle Spitsbergen, dalla Gran Bretagna a Madagascar) questo superstite di un'antichissima fauna che risale a 300 milioni di anni fa, vive oggi localizzato in quantità limitata (come dimostrano le catture assai rare) nelle acque del piccolo Arcipelago delle Comore, a media profondità. Si tratta di animali di organizzazione altamente specializzata, i quali - apparsi nel Devonico superiore - toccarono l'apogeo del loro sviluppo nel Triassico. Si riteneva che si fossero estinti nel Cretacico superiore; invece, come si è detto, sono sopravvissuti fino all'epoca attuale, veri "fossili viventi", con l'unico genere Latimeria, praticamente immutati sfuggendo, per così dire, ai processi evolutivi. E ciò nonostante il cambiamento di ambiente: infatti i primi Celacanti del Devonico erano marini, quelli del Carbonifero in massima parte d'acqua dolce, quellì del Trias marini di acque basse, laddove la Latimena odierna è di acque di media profondità.
Bibl.: J. L. B. Smith, Old fourlegs: the story of the Coelacanth, Londra 1956; J. Millot e J. Anthony, Anatomie de Latimeria chalumnae, t. I: Squelette, Muscles et formations de soutien, Parigi 1958.