CEFALÙ (A. T., 27-28-29)
Città della Sicilia settentrionale nella provincia di Palermo, sede vescovile e già capoluogo di circondario, posta su di un'altura prospiciente la costa del Tirreno ai piedi d'una nuda e. ripida roccia. Nel 1861 il suo comune, vasto kmq. 67,48 di terreno fertilissimo, coltivato a vigna, uliveti e agrumi, contava 10.608 ab., saliti nel 1921 a 13.197 dei quali 10.799 per il solo centro. È stazione della ferrovia Palermo-Messina.
Monumenti. - Il monumento più antico di Cefalù, oltre la cinta di mura detta pelasgica (sec: V-lV) è il cosiddetto tempio di Diana, santuario preellenico (sec. IX o VIII a. C.), con cisterna dotata di polla perenne, cui s'aggiunse in epoca greca (sec. V-IV) un edificio composto d'un corridoio d'accesso e di due ambienti. Nel Medioevo fin dal periodo bizantino, l'edificio fu adattato a chiesa. Il duomo (1131-1148), sorto per volere di Ruggiero II, palesa sensibili influssi d'arte romanica settentrionale, che si temperano nell'elemento decorativo orientalizzante dell'Italia meridionale, specialmente della Puglia.
Il programma tracciato da re Ruggiero II fu grandioso, ma l'opera rimase incompleta e ridotta successivamente a più modeste proporzioni. Sebbene il presbiterio raggiunga considerevole altezza, pure manca la cornice terminale su di esso e sulle absidi, dove si notano le mensole che dovevano sostenere il coronamento ad archetti. Sotto l'arco d'ingresso cordonato del presbiterio, fu costruito un contro-arco per diminuire l'altezza della nave centrale, rimanendo il primo, come oggi si vede, sul coperto della nave stessa, i cui muri vennero assottigliati, rinunziando al prolungamento delle gallerie già costruite all'inizio delle fabbriche entro lo spessore di quelli del transetto. Anche la facciata è incompleta. All'interno, sui colonnati s'impostano archi ad alti piedritti, di sagoma arabeggiante, le cui colonne sostengono capitelli con figurazioni ed intagli, dovuti certamente ad artisti locali; mentre una delle due crociere che coprono il presbiterio, e i tratti di parete, che stanno sotto di essa, oltre a tutta la parte absidale del presbiterio medesimo, presentano una sontuosa decorazione di musaici, che vanno annoverati fra i più belli della Sicilia, e che precedono d'un trentennio circa quelli di Monreale (eseguiti attorno il 1150). Nel catino appare la grande immagine, in mezzo busto, del Pantocratore benedicente; e sotto questo, tra gli Arcangeli, la Vergine orante, e sotto ancora gli Apostoli. Attiguo al duomo è l'elegante chiostro con archi sostenuti da colonnine abbinate dai capitelli figurati.
Notevole, oltre all'Osterium Magnum, già creduto palazzo di Ruggiero II, mentre è un edificio dugentesco, il museo civico Mandralisca, ricco di preziose collezioni di vasi antichi, di monete rarissime, oltre che di dipinti, tra i quali eccelle il ritratto d'ignoto di Antonello da Messina. (V. tavv. CLXXXVII e CLXXXVIII).
Bibl.: Carandino, Descriptio Ecclesiae Cefalaeditanae, Mantova 1592; V. Auria, Di Cefalù, città piacentissima, Palermo 1656; R. Pirri, Sicilia sacra, Palermo 1753; I. Carini, Una pergamena sulla fondazione del Duomo di Cefalù, in Arch. storico siciliano, n. s., VII (1883), pp. 136-138; R. Pietraganzilli, Cefalù, Palermo 1888; E. Mauceri e S. Agati, Il Cicerone per la Sicilia, Palermo 1907; R. Rutelli, Dei restauri sul tetto del Duomo di Cefalù, Palermo 1922; oltre a pubblicazioni di carattere generale delle quali, fra le numerosissime, citiamo: I. I. Hittorf e L. Zanth, Architecture moderne de la Sicile, Parigi 1835; G. Di Marzo, Delle belle arti in Sicilia, ecc., Palermo 1858; A. Springer, Bilder aus der neueren Kunstgesch., Bonn 1886; A. Dehli, Norman Monuments of Palermo, Boston 1886; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, Milano 1900 segg., passim; G. U. Arata, L'architettura arabo-normanna, Milano 1914; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927.
Storia. - L'antica Cefaledio (Κεϕαλοίδιον, Κεϕαλοιδίς, Cephalaedium, Cephalaedis) sorgeva sul promontorio della costa settentrionale siciliana ai cui piedi si stende la città odierna. L'abitato primitivo non è forse d'origine greca e non ci sono prove che i Fenici abbiano impiantato a Cefaledio una loro colonia; è certo invece che da Tucidide non è ricordata tra gli stanziamenti greci nella costa settentrionale dell'isola, sebbene essa appaia con un nome di carattere prettamente greco e conveniente alla qualità di promontorio su cui sorgeva. Essa è primamente ricordata nel 396 a proposito della sua alleanża con Imilcone; più tardi Dionisio se ne impadronì e nel 307 la conquistò Agatocle. Dev'essere caduta poi in mano dei Cartaginesi, poiché ad essi la tolsero i Romani nel 254. Sotto i Romani fu civitas decumana. Le monete attestano il culto che ivi ebbe Eracle.
Variamente i popoli che nell'alto Medioevo dominarono questa fortezza ne trascrissero il nome. Nell'età bizantina fu sede vescovile, dipendente dall'eparchia di Siracusa; e par sicuro che il paese occupasse la parte più alta della rocca. Dopo due lunghi assedî (838 e 858) s'arrese agli Arabi. Audacemente il gran conte Ruggiero la conquistò e la saccheggiò nel 1063; venti anni dopo, egli stesso, istituito il vescovato di Traina, assegnò Cefalù alla nuova diocesi, finché Ruggiero II riedificò la città, rinnovò l'antica sede vescovile e fondò il duomo (v. sopra). Nel 1131 i cives di Cefalù ebbero privilegi da re Ruggiero; nel 1157 (?), i burgenses ottennero franchigie dal vescovo Boso. Crebbero in quei tempi la prosperità economica e gli abitanti, che nel 1244 ammontavano a 3808, oltre agli ecclesiastici. Durante le guerre civili del '300, fu facile preda dei Ventimiglia, marchesi di Geraci. Decadde tanto, nella prima metà del sec. XV, da essere quasi spopolata. Ma tornata al demanio regio, nel 1451, ebbe un periodo di relativo benessere; sembra anzi che lo studio del diritto fosse sì fiorente da spingere l'università di Catania a chiederne e ottenerne la chiusura nel 1533.
Bibl.: M. Amari, Storia dei Musulmani in Sicilia, Firenze 1854, I, p. 327 seg.; id., La guerra del Vespro Siciliano, Milano 1886, II, p. 187 seg.; E. Caspar, Roger II (1101-1154) un die Gründung der norm.-sicilischen Monarchie, Innsbruck 1904, pp. 508, 509, 625 seg.; C. A. Garufi, I documenti inediti dell'epoca Normanna in Sicilia, Palermo 1899, p. 59 seg.; id., Censimento e catasto della popolazione servile, in Arch. stor. sic., n. s., Palermo 1928, pp. 67 seg., 93, 101 seg.; G. Giambruno e L. Genuardi, I capitoli delle città demaniali di Sicilia, Palermo 1918, p. 237 seg.; A. Salinas, Di alcune iscrizioni cefalutane del sec. XIII, in Arch. stor. sic., n. s., IV (1879), pp. 328-337.