CEE (App. III, 1, p. 338)
L'obbiettivo fondamentale proposto dal trattato istitutivo della CECA (Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio) del 18 aprile 1951 seguìto, benché in modo attenuato, dal trattato del 25 marzo 1957 con il quale veniva istituita la Comunità Economica Europea (CEE), è stato l'organizzazione "comunitaria" dei rapporti fra paesi membri: cioè la creazione di istituzioni comuni che perseguono obbiettivi comuni in base a norme comuni. Essa comporta un certo trasferimento di competenze e di poteri dalle autorità nazionali agli organi comunitari.
Dal 1958 in poi, la CEE è andata prevalendo sulla CECA, limitata ai due settori carbone e acciaio, e ancor più sull'Euratom, che ha dato scarsi risultati. Essa è divenuta così sinonimo del processo di integrazione economica fra i paesi membri. La fusione completa delle economie non è realizzabile senza l'unione politica, obbiettivo che va oltre il trattato del 1957, pur costituendone l'ideale ultimo. L'integrazione economica, o comunità economica, è un'unione economica limitata, nella misura in cui gli autori del trattato l'hanno ritenuta allora politicamente realizzabile. Essa si compone di un insieme di elementi reciprocamente connessi: in alcuni campi essa comporta l'eliminazione obbligatoria di ogni ostacolo all'interno della CEE; in altri l'adozione di regole comuni o di politiche comuni; in altri ancora, impegni più o meno vincolanti di coordinare o ravvicinare fra loro le politiche e le legislazioni nazionali; in altri, infine, i singoli paesi conservano la loro autonomia, temperata soltanto da impegni generici di consultazione reciproca.
L'organizzazione comunitaria è strutturata su quattro istituzioni: Commissione delle comunità europee, Consiglio, Parlamento europeo (già Assemblea) e Corte di giustizia (v. App. III, cit.); le ultime due sono fin dall'origine comuni alle tre comunità, mentre le prime due - Commissione e Consiglio - sono state unificate col trattato di Bruxelles dell'8 aprile 1965, a partire dal 10 luglio 1967. Tuttavia i tre trattati, CECA, CEE ed Euratom rimangono distinti: la fusione fra le tre comunità, per difficoltà politiche, è rinviata a tempo indeterminato.
La Commissione è l'organo motore della Comunità, indipendente dai governi dei paesi membri e responsabile unicamente di fronte al Parlamento europeo, al quale sottopone annualmente una relazione generale sull'attività delle comunità. Ad essa spetta sempre l'iniziativa dell'azione comunitaria: senonché, mentre in materia CECA essa ha anche i poteri di decisione, nella più vasta materia CEE deve quasi sempre sottoporre al Consiglio le proposte di decisione.
Il Consiglio è composto dei ministri designati dai governi dei paesi membri; agisce soltanto su proposte della Commissione; tuttavia, in materia CEE, possiede il potere di decisione. Ne consegue che le divergenze fra Commissione, portatrice delle iniziative comunitarie, e Consiglio, esponente delle posizioni dei singoli governi membri, possono paralizzare l'azione comunitaria: il secondo non ha poteri d'iniziativa, la prima non ha poteri di decisione.
Il Parlamento europeo è l'organo di controllo politico, che si pronuncia sulla relazione annuale della Commissione: mediante mozione di censura, esso può obbligare alle dimissioni la Commissione. Esercita poi altre funzioni in materia di bilancio - recentemente estese - oltreché mediante consultazioni e interpellanze. Secondo il trattato istitutivo, esso è composto di rappresentanti dei popoli dei paesi membri; di fatto, per difficoltà politiche, i suoi membri sono stati invece nominati mediante delega dei parlamenti nazionali fra i propri membri. Nel dicembre 1974 i paesi membri si sono impegnati a realizzare dal 1978 l'elezione dei membri del Parlamento europeo a suffragio universale diretto.
La Corte di giustizia assicura il rispetto del diritto nell'interpretazione e nell'applicazione dei trattati comunitari, rappresentando il potere giudiziario in prima e ultima istanza, nei confronti degli stati membri, delle istituzioni comunitarie e delle imprese.
I paesi membri della CEE erano in origine i sei paesi firmatari dei trattati istitutivi: Italia, Francia, Rep. Fed. di Germania, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo. L'Inghilterra, dopo una lunga e contrastata negoziazione, durata attraverso varie fasi oltre vent'anni, ha aderito alla Comunità con l'accordo di Bruxelles del 22 gennaio 1972, a partire dal 1973; e sono entrate come membrì anche la Danimarca e l'Irlanda, cosicché alla fine del 1974 la CEE contava nove paesi membri. In Inghilterra, dove larga parte della pubblica opinione è rimasta a lungo ostile al mercato comune, il governo ha ottenuto nel marzo 1975 la "rinegoziazione" di alcune clausole dell'adesione; e un referendum del giugno ha confermato a larga maggioranza la permanenza del paese nella Comunità europea.
L'azione della CEE, diretta all'obbiettivo generale dell'integrazione economica, si è svolta in molti campi diversi, sia in adempimento di norme del trattato istitutivo, sia mediante interpretazione estensiva del trattato stesso, in relazione a esigenze e problemi sorti successivamente.
a) Unione doganale. - Essa comprende due elementi: il libero scambio fra i paesi membri, ossia l'abolizione di dazi e altre limitazioni, e una tariffa doganale comune, ossia unica, verso i paesi terzi. L'abolizione dei contingenti fra i paesi membri originari è stata realizzata nei primi anni; l'abolizione dei dazi è stata attuata gradualmente, e completata per i prodotti industriali nel 1968 e per i prodotti agricoli, pur con alcune difficoltà, nel 1970. Rimangono tuttora, a sedici anni dal trattato, alcuni ostacoli agli scambi, per motivi di ordine fiscale, per le diverse legislazioni, ecc. Per i tre nuovi paesi membri della CEE, è in atto una riduzione progressiva dei dazi dal 1973.
La tariffa doganale comune nei confronti dei paesi terzi fu determinata originariamente come media dei dazi applicati per ciascuna voce dalle tariffe dei paesi membri; questi hanno proceduto a ridurre, o elevare, progressivamente i loro dazi fino al livello comune, e l'unificazione è stata completata nel 1968 per i prodotti industriali; per i prodotti agricoli, i dazi sono stati sostituiti dai "prelievi" di cui appresso. Analogo processo è stato adottato per i tre nuovi paesi membri.
b) Politica agraria comune (v. anche Agricoltura; Politica comunitaria, in questa App.). - Le situazioni estremamente differenziate dell'agricoltura nei paesi membri e i relativi problemi economici, sociali e politici hanno fatto sì che l'agricoltura fosse considerata come capitolo a parte dell'integrazione economica europea. La politica agraria comune si è svolta in due campi:
- politica dei mercati e dei prezzi, con l'emanazione di una dozzina di regolamenti che hanno istituito le organizzazioni comuni di mercato per ciascuna delle grandi categorie di prodotti, con prezzi garantiti ai produttori, fissati per ciascuna annata a un livello uniforme espresso in "unità di conto" (v. appresso, j), e protezione dalle importazioni dai paesi terzi mediante i "prelievi", sostitutivi dei dazi;
- politica delle strutture agrarie, iniziata col 1968, che mira a più lungo termine a elevare l'efficienza delle aziende agricole, mediante contributi finanziari alle necessarie trasformazioni strutturali.
Le spese per l'uno e per l'altro settore sono sostenute dal FEOGA, Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia Agricola, a sua volta finanziato in parte da contributi dei govermi membri e in parte dalle "risorse proprie" della CEE (v. appresso, j). La politica agraria comune, che ha fortemente impegnato gli organi comunitari, è stata vivamente contestata, sia per aver considerato soprattutto i problemi immediati di mercato, con soluzioni spesso criticate, sia per l'elevato onere finanziario, 3 mila miliardi di lire all'anno; mentre dal 1971 in poi le ripetute svalutazioni e rivalutazioni delle monete dei paesi membri hanno minato alla base il sistema dei prezzi uniformi in unità di conto. Alla fine del 1974 è stata avviata una riforma globale della politica agraria comune, intesa a dare maggior rilievo alla politica delle strutture.
c) Libera circolazione. - La libertà di circolazione delle merci, stabilita dall'unione doganale, è logicamente completata dal principio e dalle norme sulla libera circolazione dei fattori di produzione: delle persone, come lavoratori sia dipendenti che indipendenti, dei servizi, in particolare i trasporti, e dei capitali. Il trattamento dei lavoratori dipendenti, cittadini di altri paesi membri, è stato equiparato a quello dei lavoratori nazionali. Per la libertà d'insediamento, ossia il diritto delle imprese di aprire filiali in altri paesi membri, e per le libere professioni, le direttive comunitarie hanno incontrato vari ostacoli, e soltanto alla fine del 1974 si è avuto un inizio di applicazione. Uno statuto di società europea, abilitata ad agire uniformemente in tutto il mercato comune, è stato elaborato negli anni 1965-70, ma non è stato adottato dal Consiglio. Per l'organizzazione di un mercato comune dei trasporti si sono avuti scarsi risultati. Infine, in materia di movimenti internazionali di capitali fra paesi membri, si è avuta negli anni 1958-62 la liberalizzazione dei pagamenti correnti, principalmente per operazioni commerciali, ma per trasferimenti finanziari, investimenti, emissione di titoli, ecc., i governi oppongono molte difficoltà.
d) Concorrenza e fiscalità. - Il trattato stabilisce regole, ritenute essenziali per il mercato comune, miranti a istituire una "concorrenza non falsata". Esse riguardano da un lato i governi, dall'altro le imprese.
Quanto ai governi, sono incompatibili col mercato comune quegli aiuti concessi dagli stati che possono falsare la concorrenza, con alcune deroghe principalmente per gl'interventi di politica regionale. La Commissione procede a un esame sistematico di tali aiuti per giudicare se siano compatibili col trattato. Circa l'aspetto fiscale, che è quello praticamente rilevante, la CEE ha avviato dal 1957 un programma di unificazione fiscale, il quale comprende nel campo delle imposte indirette l'introduzione dell'IVA (imposta sul valore aggiunto) realizzata negli anni 1969-72, e nel campo delle imposte dirette alcune misure di armonizzazione.
Per le imprese, le norme di concorrenza del trattato vietano le intese (ossia gli accordi fra imprese che possano falsare la concorrenza) e vietano lo sfruttamento abusivo, da parte delle imprese, di una posizione dominante (monopolio) sul mercato comune. I problemi della concorrenza hanno dato luogo a un ampio volume di studi, ma le realizzazioni sono state molto lente: solo nel 1965 sono state ammesse a certe condizioni le intese "verticali" (accordi di esclusività di vendita e simili), mentre per le più importanti intese "orizzontali" (ripartizione dei mercati, ecc.), attraverso interventi saltuari e contrastati, la CEE sta ancora formandosi una dottrina. Circa i monopoli, col passare degli anni si è anzi rovesciato l'obbiettivo della CEE, per favorire le concentrazioni delle imprese alle dimensioni commisurate alla concorrenza internazionale.
e) Politica commerciale. - Quanto esposto finora concerne l'applicazione di norme del trattato; ma col passare degli anni, la CEE ha dedicato un'attenzione crescente alle politiche comuni, rispondenti a nuovi problemi. Nella politica commerciale con i paesi terzi, la CEE ha agito con rilievo preminente nelle negoziazioni del Kennedy round del GATT, concluse nel 1967; ha affrontato le relazioni commerciali con gli Stati Uniti, che permangono tuttora un grosso problema; ha assunto su di sé, dal 1970, la negoziazione e la firma degli accordi commerciali dei paesi membri coi paesi terzi; ha partecipato al nuovo round del GATT, aperto a Tokio nel 1974. La tariffa doganale della CEE, dopo le successive riduzioni, è fra le più basse dei paesi industrializzati.
f) Politica industriale, dell'energia e della ricerca. - La Commissione della CEE ha sottoposto ai governi membri, con memorandum del 1970, un complesso di principi di base per lo sviluppo industriale, e ha preso iniziative in materia di ricerca tecnica. In materia di approvvigionamenti di energia, fin dall'inizio ha cercato di promuovere un atteggiamento coerente dei paesi membri, specie per i due argomenti della crisi della produzione carboniera e del fabbisogno di petrolio d'importazione; ma con scarsi risultati. Alla fine del 1974 sono state approvate risoluzioni sugli obbiettivi della politica energetica e sull'utilizzazione razionale dell'energia.
g) Politica sociale. - Mira, secondo il trattato, alla piena occupazione e al miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita. Lo strumento di tale politica è il Fondo sociale europeo, che dispone di circa 40 miliardi di lire all'anno, impiegati per rimborsare alle amministrazioni pubbliche dei paesi membri la metà delle spese sostenute per i programmi di riqualificazione della mano d'opera. Le realizzazioni sono state modeste. Dopo alcuni anni di preparazione, nel 1974 è stato approvato un programma per rilanciare la politica sociale comunitaria su basi più larghe, e per ampliare correlativamente il Fondo sociale, specie nei confronti della disoccupazione crescente in tutti i paesi membri.
h) Politica regionale. - L'obbiettivo dell'attenuazione dei divari interregionali è menzionato nel preambolo al trattato; ma la CEE non dispone al riguardo che di mezzi limitati, di cui il principale è la BEI (v. appresso, k). La sua azione - che incontra anche limiti istituzionali per altre finalità, quali la concorrenza non falsata, l'armonizzazione fiscale, la libera circolazione, ecc. - si è svolta principalmente mediante studi e raccomandazioni. Dal 1969 in poi è stato impostato un intervento più largo e attivo di sviluppo regionale; essenzialmente mediante l'istituzione di un Fondo regionale, nel marzo 1975, con una dotazione annua iniziale di circa 200 miliardi di lire, da elevare successivamente.
i) Unificazione monetaria. - Con l'esperienza, la CEE si è resa conto che la realizzazione del mercato comune, oltre l'unione doganale e le altre misure di cui ai commi precedenti, richiedeva una cooperazione in materia di politica monetaria assai più stretta delle disposizioni piuttosto blande del trattato. Dopo una lunga preparazione, nel 1970-71 è stato predisposto un ambizioso piano di unificazione monetaria ed economica da realizzare in tre tappe entro dieci anni, ossia entro il 1980. Senonché, le crisi monetarie internazionalì degli anni 1971-74 hanno ritardato e ostacolato il piano, di cui sono stati realizzati soltanto alcuni elementi, quali certi meccanismi di aiuto reciproco fra banche centrali, che integrano quanto già esiste nella sede di altre organizzazioni internazionali, e un'assistenza finanziaria a medio termine fra i paesi membri.
j) Risorse proprie. - Nel primo dodicennio, 1958-69, le spese della CEE sono state coperte mediante contributi dei governi membri: la dipendenza finanziaria ha condizionato l'autonomia politica della CEE. Col 1971 è stato avviato un nuovo regime, col quale una quota crescente delle spese è coperta da "risorse proprie" della CEE medesima, costituite dai prelievi sulle importazioni agricole, da una parte dei dazi d'importazione e da 1 punto percentuale dell'IVA incassata dall'amministrazione finanziaria dei paesi membri. Queste risorse hanno coperto nel 1973 circa metà del bilancio complessivo, il quale ammonta a circa 5 miliardi di "unità di conto" (unità equivalente a grammi 0,88867 di oro fino, pari al dollaro ante-1971), ed è previsto arriveranno a coprirlo per intero dal 1978 in poi, riducendo a zero la quota coperta mediante contributi dei governi.
k) BEI (Banca Europea per gli Investimenti). - È un istituto per il finanziamento d'investimenti di sviluppo, costituito fra gli stati membri della CEE (v. App. III, 1, p. 339); istituzionalmente e finanziariamente autonomo, è di fatto uno strumento della CEE stessa. La BEI, pur non avendo fini di lucro, ha natura bancaria, simile sotto questo aspetto alla Banca mondiale. Essa finanzia, nell'interesse dell'integrazione europea, progetti d'investimento a favore delle regioni sottosviluppate, progetti di riconversione d'imprese e progetti d'interesse comune a più paesi membri. Le sue risorse finanziarie sono il capitale versato dai nove paesi membri, circa 400 milioni di unità di conto a fine 1973, e i prestiti emessi, circa 2.200 milioni, principalmente obbligazioni. I mutui in essere e versati alla stessa data ammontavano a circa 2.400 milioni, su 380 operazioni, soprattutto negli stessi paesi membri (l'Italia è il cliente principale, per poco meno di metà del totale), e per importi ancora modesti nei paesi associati.
l) Accordi di associazione. - Il principale di tali accordi di associazione è quello con i diciotto paesi d'Africa (principalmente ex colonie francesi) detti SAMA. L'associazione, istituita originariamente dal trattato per il quinquennio 1958-62 e poi rinnovata per il 1964-69 e per il 1971-75, comprendeva essenzialmente due capitoli: trattamento preferenziale alle importazioni da tali paesi, praticamente ammesse nell'unione doganale della CEE; un contributo finanziario della CEE, a fondo perduto, per progetti d'investimenti sociali ed economici, attraverso il FED o fondo di sviluppo, salito fino a 180 milioni di unità di conto all'anno. Questo accordo di associazione è stato conglobato in una più larga convenzione, firmata a Lomé (Togo) il 28 febbraio 1975, estesa a 46 paesi del terzo mondo, quasi tutti africani, i quali contano complessivamente 268 milioni di abitanti. La convenzione prevede l'ammissione in esenzione da dazi di quasi tutte le esportazioni di tali paesi nella CEE, una garanzia di stabilità degl'introiti provenienti da tali esportazioni, un aiuto finanziario gratuito o a tassi ridotti per 600 milioni di unità di conto all'anno.
Altri accordi di associazione sono in vigore dal 1962 con la Grecia e dal 1964 con la Turchia: anche in questi casi comprendono da un lato il trattamento preferenziale alle loro esportazioni nella CEE, dall'altro contributi finanziari allo sviluppo, attraverso la BEI. La CEE ha poi concluso accordi di associazione e accordi commerciali con molti altri paesi europei e del Mediterraneo.
Sui risultati e le prospettive della CEE, dopo il resoconto sommario fin qui compiuto, si può concludere come segue. Il successo più chiaro del mercato comune è stato lo sviluppo degli scambi commerciali fra i paesi membri, particolarmente intenso nel decennio Sessanta, ed elevato anche negli anni seguenti. Alla fine del 1973 il commercio estero dei nove paesi costituiva complessivamente il 40% del commercio estero mondiale, il triplo degli Stati Uniti; e per oltre metà rappresentava scambi intra-comunitari, dopo un incremento, nel corso del quindicennio, a ritmo assai più rapido del commercio mondiale. Il progresso è specialmente evidente nel mondo delle imprese, le cui decisioni sono sempre maggiormente condizionate dal mercato comune; mentre i salari e il tenor di vita si sono elevati rapidamente. La CEE non si è chiusa in sé stessa: ha ridotto i dazi e ha ampliato i rapporti di commercio col mondo esterno, gli Stati Uniti e altri paesi industrializzati, i paesi dell'Est europeo, il Terzo Mondo. All'ampliamento dei mercati si è unita una miglior concorrenza; l'espansione non ha generato di per sé forti tensioni e squilibri sociali, regionali e settoriali; anche il settore pubblico ha cominciato ad adeguarsi alle nuove tendenze.
Non sempre, tuttavia, le aspettative sono state realizzate, e talvolta i risultati sono stati deludenti. Grossi problemi, come si è visto, permangono in molti campi: dalla politica agraria comune a quella della concorrenza, dei rapporti commerciali, della politica sociale e regionale, di un efficace coordinamento delle politiche monetarie ed economiche dei paesi membri. Dal 1969 in poi, ogni nuovo passo nell'integrazione europea ha incontrato difficoltà crescenti; mentre, dal 1971 in poi, le crisi monetarie internazionali, l'aggravarsi dell'inflazione, le tensioni politiche internazionali e, da ultimo, il rincaro del petrolio d'importazione, hanno messo in luce la debolezza dei paesi membri nell'affrontare con unità d'intenti le nuove sfide della congiuntura mondiale.
Il processo dell'integrazione europea si è dimostrato di fatto un'impresa di gran lunga più complessa e difficile delle aspettative iniziali; le difficoltà di fondo sono di natura più istituzionale e politica al livello delle nazioni, che di contrasto d'interessi economici fra paesi, fra settori e fra classi sociali. L'integrazione europea è un'opera che impegna le generazioni future: essa appare storicamente un processo irreversibile, ma i modi e i tempi nei quali si potrà tradurre in realtà dipendono dall'evoluzione di un'idonea coscienza politica nei popoli stessi.
Bibl.: Comprende centinaia di opere principali; le indicazioni che seguono sono soltanto orientative e intendono costituire una guida alla ricerca.
La stessa CEE ha curato una vastissima serie di pubblicazioni: testi fondamentali, trattati, accordi, ecc.; Relazioni generali, annuali, dieci edizioni dal 1958 al 1967, n. s. dal 1968 in poi; decine di testi su singoli argomenti; Gazzetta Ufficiale, dal 1958; Publications juridiques, a cura della Corte di giustizia, Servizio documentazione, 1965, più aggiornamenti annuali; decine di pubblicazioni periodiche del Parlamento europeo; diverse serie annuali e mensili dell'Istituto statistico, della Banca europea per gli investimenti, opuscoli del Servizio stampa e informazione; un catalogo annuale delle pubblicazioni.
Per le opere giuridiche pubblicate posteriormente al 1958 sono da vedere: R. Quadri, R. Monaco, A. Trabucchi, Commentario al trattato istitutivo CEE, 4 voll., Milano 1965; G. L. Tosato, I regolamenti della CEE, ivi 1965; Gide, J. Loyrette, Ph. Nouel, Dictionnaire du marché commun, 4 voll. e aggiornamenti, Parigi 1968 segg.; Institut d'études européennes (Université libre de Bruxelles), Le droit de la CEE..., 6 voll., ivi 1970 segg.; H. P. Ipsen, Europäische Gemeinschaftsrecht, Tubinga 1972; H. von der Groeben, H. von Boeckh, R. Tiesing, Kommentar zum EWG-Vertrag, 2 voll., Baden-Baden 19742.
Per gli studi economici generali sull'integrazione europea, si rinvia alle opere di economia internazionale, per es. degli autori seguenti: B. Balassa, O. D'Alauro, J. G. Ingram, P. B. Kenen, C. P. Kindleberger, W. Krause, J. E. Meade, G. U. Papi, P. Streeten, J. Tinbergen.
Fra le opere generali sulla CEE, di natura economica: J. L'Huillier, La coopération économique internationale, Parigi 1961 segg.; International manual on the European economic community, a cura di H. K. Juncherstorff, Saint Louis 1963; F. Jensen, I. Walter, The common market, New York 1965; Centre européen de culture (Ginevra), Bibliographie européenne, Leida e Parigi 1966 (dizionario bibliografico che menziona parecchie migliaia di opere sull'integrazione europea, con breve riassunto); A. H. Robertson, European institutions: cooperation, integration, unification, Londra 19662; W. H. Clark, The politics of the common market, New York 1967; L. Walter, The European common market, growth and patterns of trade and production, ivi 1967; T. Scitovsky, Economic theory and western European integration, Stanford 1968; M. A. G. van Meerhaeghe, International economic institutions, Londra 19682, pp. 314-62; Political and economic planning, European unity: a survey of European organisations, ivi 1968; Economic integration in Europe, a cura di G. R. Denton, ivi 1969; D. H. Hene, Decision in Europe: an explanation of the common market, ivi 1970; J. & C. Nème, Économie européenne, Parigi 1970; M. Palmer, J. Lambert e altri, European unity, Londra 1970; The Readers' Digest Association, A survey of Europe today, ivi 1970; Swann, The economics of the common market, ivi 1970; A. Campolongo, Organizzazioni economiche internazionali, Padova 19722, pp. 197-428; The European community in the 1970's, a cura di S. J. Warnecke, New York, 1972.
Esistono varie riviste specializzate, fra cui la Revue du marché commun, Parigi; la bibliografia selettiva della Europäische Gemeinschaft, Bonn; il Journal of common market studies, Oxford; il periodico Dimensione europea, edito dal CISMEC di Milano; Les problèmes de l'Europe, Parigi e parecchie riviste giuridiche; oltre a notiziari di enti di studio, banche, ecc. Su singoli argomenti, migliaia di scritti su periodici e quotidiani economici (documentazione presso molti enti, per es. il Centro studi CEE di Milano); fra gli altri, di F. Riccardi in Mondo economico e altrove, specie dal 1966 in poi, e di Anna Bartolini Benati in 24 Ore, dal 1968 in poi. Larghissima documentazione nei bollettini d'informazione dell'"Agence Europe" di Bruxelles, dal 1958 in poi.