CECROPE (Κέκροψ, Cecrops)
Primo re dell'Attica, eroe autoctono, detto geminus, biformis per la sua natura dal corpo di uomo terminante in coda di serpente. Sposa Agraulo ed è padre di Erysichthon, Aglauro, Herse e Pandroso. La sua tomba e il suo santuario erano all'angolo S-O dell'Eretteo sull'acropoli di Atene.
Nei monumenti figurati compare sotto questo aspetto biforme sia in scene con la nascita di Erittonio, sia nella contesa tra Atena e Posidone per il possesso dell'Attica. Alla prima serie appartiene un rilievo melio, del principio del V sec. (già considerato falso, ma che è solo restaurato), in cui C., barbato, ha il torso coperto di un chitonisco ionico e tiene nella sinistra un ramoscello di olivo; è stante sulla coda squamosa avvolta in triplice spirale. Illustrano invece il tipo connesso alla nascita di Erittonio: una kölix attica a figure rosse del Pittore di Kodros, da Tarquinia, oggi a Berlino, del 440 a. C. circa, in cui C. barbato, coronato di olivo, tiene nella destra uno scettro e veste il chitonisco cinto con rimbocco, ha un piccolo mantello sulle braccia, è stante sulla coda avvolta in spirali; un cratere a calice da Chiusi, oggi a Palermo, del Pittore di Talos, con C. vestito di un chitonisco decorato di palmette, coronato di olivo, che tiene lo scettro ed ha la coda serpentina. Alla seconda serie si riporta il gruppo di C. con le figlie e il figlio nell'ala sinistra del frontone O del Partenone, dove C. è raffigurato da Fidia con il torso nudo, barbato, seduto sulla coda serpentina acciambellata.
Ma accanto a questo aspetto biforme e mostruoso la tradizione figurata conosce anche l'aspetto umano di C., come un eroe barbato semiammantato. Pare che la tragedia conoscesse ugualmente una metamorfosi della sua primitiva natura umana, se sono da riferire a C. i versi di una perduta tragedia di Euripide: "ohimé sto diventando metà serpente, o figlio, abbraccia il restante padre" (Nauck, fr. 93), che il Wilamowitz vuol attribuire invece ad Eretteo. Comunque sotto l'aspetto umano regale C. appare già in vasi con la scena del ratto di Orizia a Würzburg (pelìke attribuita al Pittore dei Niobidi), a Monaco e a Berlino, del 470-460 a. C., e in una kölix della maniera del Pittore di Brygos a Francoforte attribuita al Pittore di Castelgiorgio, dove C. è seduto accanto al figlio nel palazzo verso cui fuggono le figlie inseguite dal serpente Erittonio, e forse nella metopa XIII S del Partenone, dove C. è in piedi accanto alla figlia Pandroso. Con Atena compare in un cratere a calice del Pittore di Kekrops (v.) nella Coll. del Principe d'Assia, e con Nike in un rhyton a sfinge, a Londra (E 788) da Capua, del Pittore di Sotades. Più tardi in una hydrìa di Kerč, C. appare seduto, con scettro, che assiste alla gara di Atena e Posidone per il possesso dell'Attica. Sotto questo aspetto eroico C. doveva essere stato rappresentato da Fidia nel donario bronzeo per Maratona a Delfi (Paus., x, 10, 1), quale eponimo di una delle tribù attiche, e come tale compariva anche ad Atene (Paus., 1, 5, 1 ss.).
Sotto l'aspetto umano C. compariva sul teatro anche in periodo romano e Luciano (Necyomant., 16) ricorda l'attore che impersona il grave personaggio di C. e di Eretteo.
Bibl.: Roscher, II, cc. 1014-1024, s. v. Kekrops (O. Jmmisch); G. Becatti, Problemi fidiaci, Firenze 1951; Furtwängler-Reichhold, Gr. Vasen., tav. 94-95; II, p. 186 ss., figg. 66 e 67; J. C. Hoppin, Handb. Red-figured, I, pp. 108-109; J. D. Beazley, Red-fig., pp. 258, 338, 421, 451, 739, 846, 853; P. Jacobsthal, Die Melischen Reliefs, Berlino 1931, pp. 96-98. tav. 75 a; F. Brommer, Vasenlisten zur griechischen Heldensagen, Marburg-Lahn 1956, p. 155; W. Züchner, in Jahrbuch, LXV-LXVI, 1950-51, p. 200 ss., figg. 34-35.