Vicuña, Cecilia. Poeta, artista visuale e attivista cilena (n. Santiago de Chile 1948). Voce tra le più interessanti della cultura latinoamericana contemporanea, la sua intera produzione è sostanziata dal concetto di precarietà, che ha indagato attraverso versi semplici e potenti e in opere scultoree di piccole dimensioni ottenute da detriti naturali e scarti antropici, destinate a disfarsi con il tempo. Fondatrice nel 1967 del gruppo di neoavanguardia Tribu NO per il quale nell’anno successivo ha redatto il Manifesto, militante politica e attivista per i diritti dei popoli nativi e contro le diseguaglianze di genere, attraverso media eterogenei ha elaborato un linguaggio artistico trasversale a generi quali la land art e l’arte concettuale, sostanziato da forti richiami ai codici comunicativi indigeni, recuperando forme quali i quipu Inca (strumenti mnemotecnici costituiti da nodi) che ripropone in lunghe corde annodate in colori materici, a connettere individui e luoghi in una rete umana di nessi, e realizzando installazioni e opere pittoriche a forte vocazione figurativa. Lontana per scelta dai circuiti commerciali dell’arte, nota al pubblico occidentale grazie alla partecipazione nel 2017 a Documenta 14 di Kassel, le sue opere sono presenti nelle collezioni museali di prestigiose istituzioni internazionali, quali tra le altre la Tate Gallery di Londra, il Museo de Arte Contemporáneo de Chile e il Berkeley Art Museum, California. Tra le mostre monografiche più recenti a lei dedicate si segnalano quelle tenutesi al Kunstinsituut Melly di Rotterdam (2019), al Museo Universitario de Arte Contemporaneo di Città del Messico (2020) e al Centro de Arte Dos de Mayo di Madrid (2021). Nel 2022 l’artista è stata insignita, insieme alla tedesca K. Fritsch, del Leone d’oro alla carriera della Biennale Arte di Venezia.