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GAGLIARDI, Cecilia

di Roberto Staccioli - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 51 (1998)
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GAGLIARDI, Cecilia

Roberto Staccioli

Nacque a Roma nel 1881: non se ne hanno ulteriori dati anagrafici. Dotata d'una bella voce di soprano studiò al conservatorio di S. Cecilia di Roma con Zaira Cortini Falchi.

Sebbene frammentarie, le notizie riguardanti la sua carriera permettono ugualmente di collocarla tra le più illustri cantanti del suo tempo; secondo quanto afferma C. Schmidl aveva una voce superba, dagli acuti portentosi e dolcissima nel registro medio; fu proprio grazie al volume della sua voce e all'autorevolezza della sua presenza scenica che poté esordire a Milano al teatro alla Scala il 10 dic. 1903 nella prima rappresentazione italiana de L'oro del Reno di R. Wagner nel ruolo di Freia sotto la direzione di C. Campanini con una compagnia di canto di cui facevano parte G. Borgatti (Loge), Ninì Frascani (Fricka) e G. De Luca (Alberico). Nei sei anni che seguirono la G. si produsse prevalentemente in teatri di provincia; di questo periodo si ricorda una sua ammirata esibizione del 1906 nell'opera Siberia di U. Giordano al teatro Verdi di Padova. La sua definitiva affermazione avvenne il 27 febbr. 1909 al teatro Costanzi di Roma ove subentrò alla celebre Celestina Boninsegna nel ruolo titolare dell'Aida di G. Verdi, ottenendo ampi consensi dalla critica.

Riconfermata al Costanzi, nella stessa stagione vi cantò ne La dannazione di Faust di H. Berlioz (Margherita) con E. Giraldoni (Mefistofele), nella prima rappresentazione de Il principe Zilah di F. Alfano (Marza Laszlo) e, pochi giorni dopo, nel ruolo titolare della Loreley di A. Catalani, opera in cui fu particolarmente ammirata.

Altro successo la G. riscosse l'11 marzo 1911 nel Macbeth di Verdi rappresentato al teatro Costanzi in occasione dell'Esposizione musicale per il cinquantenario della proclamazione del Regno d'Italia. L'interpretazione che la G. diede di lady Macbeth, a fianco di M. Battistini, suscitò grande impressione: la cantante ebbe modo di spiegare la sua voce squillante, dagli acuti formidabili, che nei concertati dominava le masse corali e orchestrali. Sempre al Costanzi, nel maggio seguente, si alternò a Salomea Krusceniski in Paolo e Francesca di L. Mancinelli e partecipò alla Messa da Requiem di Verdi diretta da A. Toscanini con Virginia Guerrini e G. Martinelli.

Alla fine del 1913 tornò alla Scala dove, tra l'ottobre e il novembre, prese parte con N. De Angelis, C. Galeffi e la Guerrini a una speciale stagione autunnale nel centenario della nascita di Verdi. In tale occasione cantò in Aida, diretta da T. Serafin, nella Messa da Requiem, diretta da Toscanini, e in Nabucco nel ruolo di Abigaille.

Quest'ultimo fu un vero cavallo di battaglia della G. che lo cantò in tutto il mondo; in particolare si ricordano le recite al teatro Carlo Felice di Genova (febbraio 1915) e al Costanzi di Roma (giugno 1916) giudicate esemplari, oltre che per la prorompente vocalità, per il carisma della sua figura imponente e regale.

Cantò ripetutamente su tutte le scene italiane, unica eccezione il teatro S. Carlo di Napoli che la vide una sola volta in Un ballo in maschera di Verdi (marzo 1914) con A. Bonci e R. Stracciari, diretta da L. Mugnone.

Tra il 1915 e il 1920 fece varie tournées in Europa e in America e partecipò a sei stagioni in Sudamerica esibendosi al Politeama, al Coliseum e al teatro Colón di Buenos Aires, quindi negli Stati Uniti con la Chicago Opera Company, diretta da C. Campanini, oltre a numerose stagioni al teatro Real di Madrid, al Liceo di Barcellona e al S. Carlos di Lisbona.

La G. ebbe un repertorio vastissimo: oltre alle opere ricordate cantò in Tristano e Isotta, I maestri cantori di Norimberga (Eva), Lohengrin (Elsa) e Parsifal (Kundry) di Wagner; Il trovatore, La forza del destino, Ernani e Don Carlos di Verdi; La Gioconda di A. Ponchielli; La Wally di A. Catalani; Mefistofele di A. Boito; Germania di A. Franchetti; Tosca di G. Puccini; Isabeau di P. Mascagni; Andrea Chénier di U. Giordano; Lorenza di E. Mascheroni; I barbari di Ch.-C. Saint-Saëns; la cantata biblica Gallia di Ch. Gounod. Non le mancarono ruoli più squisitamente belcantisti come Maria di Rohan di G. Donizetti, Norma di V. Bellini, Gli ugonotti di G. Meyerbeer (Valentina) e Don Giovanni di W.A. Mozart (Donna Anna), opera questa che cantò al teatro Regio di Torino nel gennaio 1921 diretta da T. Serafin, con P. Ludikar (Don Giovanni), A. De Paolis (Don Ottavio) e Maria Zamboni (Donna Elvira), la cui ripresa diede un contributo significativo al suo mantenimento sulle scene italiane per tutto il Novecento.

La vastità del repertorio unita alla visceralità interpretativa imposta dall'affermarsi dello stile di canto "verista" provocò alla G. una grande stanchezza fisica, ancor prima che vocale, tanto che nel 1921 durante la rappresentazione di Un ballo in maschera di Verdi al teatro Real di Madrid ebbe un collasso dopo l'aria "Ma dall'arido stelo divulsa" e svenne in palcoscenico.

Da questo momento, abbandonata la carriera, si perdono le sue tracce. Si ignorano il luogo e l'anno della morte.

Giacomo Lauri Volpi, che la conobbe, così la descrisse: "Voce romana, compatta come roccia e audace come un pino della sua terra, solida come la sua alta statura…, dizione scandita, voce verdiana per eccellenza… ugola da generosità di vibrazione" - e la annoverò fra le altre grandi cantanti d'inizio secolo quali Lina Pasini-Vitale, Tina Poli-Randacio e Eugenia Burzio. Lauri Volpi, che fu anche presente all'ultima drammatica serata della G., individuò le cause di quell'incidente in un metodo di respirazione non del tutto corretto, tale da non poterle permettere, a lungo andare, le fatiche di ruoli e tessiture così pesanti come quelli ricordati.

La sua memoria è oggi offuscata dalle contemporanee Ester Mazzoleni e Giannina Russ, probabilmente perché capaci di maggiori raffinatezze, o forse solo perché ebbero la fortuna di lasciare numerose registrazioni. Tuttavia fu proprio la G. che contribuì, soprattutto con le sue interpretazioni di Ernani, Nabucco, Macbeth e Norma, a mantenere viva la tradizione del soprano drammatico d'agilità ottocentesco in piena epoca "verista".

Fonti e Bibl.: Recensioni in Il Messaggero, 1-6 marzo 1909, 8 ott. 1911, 2 giugno 1916; La Tribuna, 13 marzo e 7 luglio 1911; G. Lauri Volpi, Voci parallele, s.l. 1960, pp. 78, 80, 82; C. Gatti, Il teatro alla Scala, Milano 1964, pp. 222, 253, 258; Id., Idem.Cronologia, ibid. 1964, pp. 67, 72 s.; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, Roma 1978, IV, pp. 101 s., 107, 109, 124; P. Caputo, Cotogni, Lauri Volpi e…, Bologna 1980, pp. 43 s.; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, II, Genova 1980, p. 111; C. Marinelli Roscioni, Il teatro di San Carlo, II, Napoli 1987, p. 483; M.Th. Bouquet - V. Gualerzi - A. Testa, Storia del teatro Regio di Torino, IV, Torino 1988, p. 163; A. De Angelis, Diz. dei musicisti, Roma 1928, p. 228; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 329.

Vedi anche
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