CÈCHI
. Popolo di stirpe slava, trae la sua origine dalla patria comune degli Slavi in Transcarpazia, dalla quale immigrò probabilmente nel sec. VI d. C. nelle sue sedi odierne, non ancora come popolo unito, ma in tribù di diversi nomi (Zličané, Dudlebi, Crouati, Lučané, ecc.). Il nome Cèchi era portato allora soltanto da una tribù che si stabilì nel centro della Boemia nei dintorni dell'odierna Praga. Non prima del sec. X queste tribù si unirono sotto il dominio dei duchi dalla dinastia dei Přemyslidi in un solo popolo, il quale si denominò popolo cèco. Questa denominazione si estese più tardi anche ai ceppi stabilitisi in Moravia. Nelle lingue non slave questo popolo fu però nominato con l'appellativo di Boemo (ted. Böhmen, fr. Bohèmes), presi dai primi abitanti della Boemia storicamente attestati, i Boi. Il nome Boemo fu usato pure in Boemia ufficialmente dai Cèchi nei documenti latini e non slavi fino al sec. XIX e soltanto in tempi recenti il nome di Cèchi (ted. Tschechen, fr. Tchèques, ingl. Czechs) è stato assunto anche nelle lingue non slave.
La storia dei Cèchi si confonde in sostanza con la storia della Boemia (v.). Soltanto poche notizie nelle cronache tedesche spargono un po' di luce nella storia del ceppo cèco originario. Le lacune della storia furono colmate poi dai miti nazionali, molti dei quali furono registrati dal primo cronista cèco, Cosma di Praga (v.), che ne scrisse al principio del sec. XII. Secondo questi miti, i Cèchi immigrarono in Boemia sotto la guida del capostipite Čech, dopo il quale regnò Krok, avente soltanto tre figlie, Kazi, Teta e Libuše. Quest'ultima fu, dopo la morte del padre, eletta principessa dei Cèchi, e fondò la città di Praga. Libuše elesse per marito il contadino Přemysl di Stadice, dal quale trae origine la prima dinastia che regnò in Boemia fino al 1306, i Přemyslidi. Proveniente dal vicino regno dei Franchi, il cristianesimo cominciò ben presto a penetrare nelle singole tribù cèche, ma la vittoria del cristianesimo fu decisa soltanto verso la fine del sec. IX con la missione degli apostoli slavi Cirillo e Metodio. La circostanza che il cristianesimo fu accettato dai Cèchi soprattutto dall'Oriente spiega perché agli inizî della civilizzazione cèca fossero forti gl'influssi bizantini. Un cambiamento radicale in questa evoluzione che attrasse i Cèchi nella sfera della cultura bizantino-orientale avvenne in seguito alla distruzione del regno Moravo già nel primo decennio del sec. X. Dopo la caduta della Grande Moravia l'importanza del popolo Cèco cresce ed i Cèchi diventano gli organizzatori e iniziatori di tutta l'evoluzione nazionale e politica delle tribù slave non soltanto in Boemia, ma anche in Moravia e in Slesia. Contemporaneamente una nuova orientazione culturale avvicinava sempre più i Cèchi all'Occidente. Per merito del principe Venceslao (921-929), il primo santo cèco, il rito latino fu accettato invece di quello orientale (paleoslavo). Poco dopo, per opera dei successori di Venceslao, i duchi Boleslao I e II, si compì l'unificazione delle varie tribù e fu creato uno stato potente. In quest'epoca i Cèchi raggiunsero anche un considevole grado di civilizzazione nella letteratura, nelle arti e nella tecnica, e si procurarono dei meriti speciali con la cristianizzazione dei popoli ancora barbari del vicino oriente, Polacchi e Magiari (la missione di S. Adalberto e dei suoi discepoli).
Per molti secoli i Cèchi accettarono la lingua latina come la lingua letteraria, ecclesiastica e ufliciale. Mediatori degl'influssi occidentali sono stati per i Cèchi, fino al sec. XIV, principalmente i Tedeschi, i quali esercitarono inoltre una forte influenza diretta sulla cultura cèca. Contro questa influenza, che per la durata di due secoli fu fortissima, i Cèchi cominciarono a reagire durante il regno di Carlo IV, quando, per effetto anche dello splendore dello stato boemo e della capitale, la coscienza nazionale dei Cèchi ebbe un forte risveglio. L'università di Praga, fondata da Carlo IV, nel 1348, contribuì allo sviluppo della cultura cèca.
Nell'epoca ussita i Cèchi raggíunsero l'apogeo della loro evoluzione medievale. Il movimento ussita non aveva per i Cèchi soltanto un significato religioso. Esso apportò anche un profondo mutamento in tutta la struttura della vita nazionale e sociale. Ma il movimento apportò ai Cèchi anche non lievi danni; lo sfacelo sociale ed economico, e l'isolamento del popolo considerato eretico.
La situazione cambiò con la riforma di Lutero e con l'assunzione della dinastia degli Asburgo sul trono boemo. I Cèchi cominciano allora una nuova evoluzione politica, ma la questione religiosa perdura ancora e finisce per paralizzare la vita nazionale e civile in Boemia. La cultura cèca perdette di nuovo il carattere indigeno, cedendo agl'influssi stranieri; la parte cattolica a quelli italiani e spagnoli, la protestante e l'ussita ai tedeschi. La sconfitta della grande rivolta dei Cèchi contro gli Asburgo sulla Montagna Bianca (1620) si trasforma in una vera catastrofe del popolo cèco.
Conseguenza di questi fatti per la nazione cèca fu una decadenza di cui non si ha esempio presso altri popoli. Soltanto negli ultimi due decennî del sec. XVIII i Cèchi cominciano a risollevarsi da questa decadenza sotto l'influenza del movimento illuministico e umanistico, trapiantato in Boemia dalla Francia e dalla Germania. Durante la seconda metà del sec. XIX il risorgimento cèco compie progressi inaspettati in tutti i campi della vita nazionale e la popolazione cèca aumenta rapidamente.
Con la guerra mondiale i Cèchi riacquistarono la propria indipendenza, ma le gravi peripezie subite dal popolo cèco nel passato lasciano ancora delle tracce nelle condizioni odierne. Dal lato etnografico i Cèchi appaiono un popolo assai mescolato, avendo un notevole miscuglio di sangue tedesco. Ma ciò nonostante il carattere fondamentale dei Cèchi è rimasto slavo. La lotta millenaria coi Tedeschi e il continuo flusso e riflusso dell'elemento tedesco ebbero per conseguenza le attuali, complicatissime condizioni linguistiche ed etnografiche del territorio cèco.
Bibl.: Per il nome vedi B. Chiurlo, Čech, český, čestina, ecc., in Riv. ital., Praga 1927, pp. 59-71. Per le condizioni storiche e culturali vedi la bibliografia delle voci boemia e cecoslovacchia.