Cecco Angelier, tu mi pari un musardo
. È questo il sonetto (Rime CIX) col quale messer Guelfo Taviani, giudice pistoiese che fu in corrispondenza poetica anche con Cino, rispose per le rime all'insolente sonetto di Cecco Angiolieri contro D. (Dante .Alighieri, s'i' son bon begolardo), prendendone le difese. Il tempo di composizione sarà di poco posteriore al sonetto di Cecco, certamente del tempo dell'esilio di D., ma non dovrebbe andare oltre il 1307-1308, secondo la collocazione che gli diede il Barbi nell'edizione del 1921 (prima della canzone Amor, da che convien). Può darsi che il Taviani lo componesse durante il suo soggiorno a Siena, che era, come si sa, patria di Cecco, nel 1307 e nel 1308.
Il Taviani rimprovera Cecco, dandogli dello sventato e del matto, di essersi messo a motteggiare trivialmente con un uomo come D., dedito agli studi filosofici e perciò alieno da interessi materiali. Pensi bene con chi mettersi a rampognare, poiché " chi follemente salta tosto rue ". Dal contenuto del sonetto non risulta che il Taviani conoscesse un sonetto di D. contro Cecco, che avesse dato motivo alla risposta di quest'ultimo.
Bibl. - G. Zaccagnini, Rimatori pistoiesi, in " Bull. stor. pistoiese " XII (1910) 43; cfr. inoltre in " Giorn. stor. " LII (1908) 372.