CECCANO (A. T., 27-28-29)
Paese del Lazio, oggi incluso nella provincia di Frosinone, situato su una collina (215 m.) che si leva bruscamente sulla destra del fiume Sacco (Liri), circa 2 km. a valle della confluenza del Cosa, in un punto dove la vallata si restringe notevolmente; l'altura su cui siede il paese sormonta di circa 100 m. il fondovalle. La parte più vecchia dell'abitato è tuttora cinta di mura, edificate da papa Silverio, nelle quali si aprono cinque porte; ma il paese si è esteso in epoca recente anche in basso, lungo il fiume, e oggi vi è un sobborgo in pieno sviluppo anche sulla sinistra, presso la stazione ferroviaria (linea Roma-Cassino-Napoli).
A Ceccano si attribuiscono 1279 ab. nel 1656, 1727 nel 1701 e 2503 nel 1742. Un rapido aumento si è verificato a partire dalla seconda metà del sec. XVIII (4461 ab. nel 1782, 4456 nel 1811 e 6999 nel 1871). Il censimento del 1901 registra 9942 ab., dei quali 4547 nel centro e 500 nei sobborghi; quello del 1921 dà 12.310 ab., dei quali 4736 nel centro. Il territorio, coltivato a viti, cereali, ulivi, è di kmq. 61,5.
Monumenti. - La parrocchiale (S. Nicola) fu ricostruita nella fine del sec. XIII a tre navate con piloni ed archi acuti. L'edificio più importante fuori dell'abitato è la chiesa di S. Maria al fiume, consacrata nel 1196, ma restaurata circa il 1300 dal cardinale Giordano da Ceccano: a tre navate con vòlte a crociera, con arcate acute salvo dove la vòlta è stata ricostruita più tardi. Nel restauro del 1300 furono aggiunte due campate a guisa di braccia di transetto con grandi bifore trilobate. Il portale è di tipo borgognone della fine del sec. XII; l'ambone, su quattro colonnette, appartiene con tutto l'edificio alla scuola di Fossanova.
Storia. - Posta probabilmente sul luogo dell'antica città volsca di Fabrateria (vetus), ebbe il nome di Ceccano nel Medioevo. Nel castello, ricordato per la prima volta nel sec. VIII, troviamo stanziati, nel sec. XII, i conti di Ceccano, la cui prima menzione risale al 1104 e la cui origine è molto discussa. Dapprima, pare, contrarî alla fazione imperiale, essi non furono però sempre fedeli alla Chiesa; già sullo scorcio della lotta delle investiture, sono apertamente ribelli ai papi Calisto II e Onorio III. Sulla fine del sec. XII si ha il periodo di maggior fiore della dinastia ceccanese con Giovanni, che morendo nel 1224 lasciava ai figli Landolfo III e Berardo il dominio di 14 castelli, oltre feudi e possessi minori, piccolo stato cioè che si estendeva attraverso tutta la valle del Sacco, e attraverso i Lepini fino alla Marittima. I da Ceccano sono allora imparentati con le più potenti stirpi baronali di Roma. Nel corso del sec. XIII però la famiglia decadde. Nel 1286 la contea passò agli Annibaldi, imparentati con i da Ceccano. Dopo un breve dominio dei Caetani nel sec. XV e di Rodrigo Borgia, figlio di Lucrezia, la contea di Ceccano passò nel 1504 ai Colonna, che nel 1523 ne ottennero regolare investitura. Sotto i Colonna la contea di Ceccano continuava a dominare - pur entro confini più modesti - i passi tra la val di Sacco e le paludi Pontine.