cavalleria
Milizia a cavallo comparsa fra i popoli asiatici (assiri e soprattutto persiani) nel corso del 1° millennio a.C. Nel mondo greco e romano non ebbe molta rilevanza (l’arma fondamentale di un esercito era infatti la fanteria), mentre fu assai diffusa tra le popolazioni germaniche. Lo sviluppo della c. nell’Occidente medievale è legato alla dissoluzione dello Stato carolingio e alla localizzazione del potere nei secoli centrali del Medioevo. Le funzioni di proteggere i deboli e la Chiesa, nonché i valori connessi a tali ruoli, sino a quel momento esercitate dai re e dall’imperatore, furono assunte dai combattenti a cavallo al servizio dei poteri locali (vescovi, abati, marchesi, conti, castellani, città). A lungo la nuova milizia (dal termine miles, cavaliere) fu aperta a tutti coloro che disponessero di armi e cavallo e del tempo per imparare a usarli, in pratica agli uomini che riuscirono a restare liberi sfuggendo all’asservimento della popolazione contadina praticato dai signori. L’ingresso nella c. era accompagnato da rituali solenni, come l’addobbamento, durante il quale il signore consegnava al cavaliere le armi, che si fecero nel corso dei secoli sempre più complessi mentre la c. tendeva a trasformarsi da gruppo sociale aperto a ceto chiuso e giuridicamente separato dal resto della società.