CAVAGNA, Francesco, detto il Cavagnolo
Bergamasco, figlio del pittore Gian Paolo e di Margherita Canubina. Sconosciuta è la data di nascita. Nel 1597 figura per la prima volta come collaboratore del padre in un’opera pubblica, i dipinti della chiesa parrocchiale di Treviglio, collaborazione che non si esaurì in questi lavori, ma continuò anche negli anni successivi. Risale al Tassi la supposizione che il C. abbia potuto servirsi dei disegni del padre, ciò che sembra confermato dagli affreschi con le Storie del Rosario, in S. Grata a Bergamo, riferiti ad ambedue. Nel 1614 dipingeva, sempre per la chiesa di Treviglio, tre formelle della cantoria con le Storie di David, nelle quali si dimostra un modesto seguace di Gian Paolo: le figure, collocate in un paesaggio in cui sono avvertibili influenze nordiche, sono rese con un fare minuto e descrittivo, ben lontano dalla grandiosità icastica che contraddistingue le opere del padre. Il cromatismo, che il Tassi definisce “sfacciato e crudo”, è privo di valori “luministici” e ricerca effetti di cangiantismo simili a quelli del Maganza o del Montemazzano.
L’affresco con la Visitazione nel santuario dello Zuccarello a Nembro, nonché due pale rappresentanti la Madonna e santi (Bergamo, S. Alessandro della Croce) e la Madonna del Rosario (Zanica, chiesa parrocchiale) sono le sole opere che ancora si conservino firmate: “Franciscus Cavaneus filius”. In esse si nota, in consonanza con gli orientamenti di Gian Paolo nel secondo decennio del Seicento, un accentuarsi del classicismo normalizzante espresso con cadenze ritmiche ed eleganze formali che escludono qualsiasi interesse per i “valori” luministici e per la rappresentazione realistica. Una tonalità chiara e argentata avvolge le figure a grandezza quasi naturale e prive di chiaroscuro, e sottolinea, nella composizione bilanciata e simmetrica, animata dal dilatarsi dei panneggi e dall’eloquenza dei gesti, il processo astraente operato sulle matrici paterne. Ad eccezione dei dipinti di Treviglio non abbiamo nessun riferimento cronologico per datare le sue opere.
Il C. morì nel 1630 probabilmente di peste.
Fonti e Bibl.: Bergamo, Biblioteca civica, G. Moratti, Raccolta di pitt. che dipinsero a Bergamo (ms. 1900), cc. 260-261v; Ibid., Curia vescovile, E. Fornoni, Pittori bergamaschi (ms. s.d. [ma circa 1915-20]), II, pp. 127, 157-159; E. Lodi, St. di Treviglio, Milano 1647, p. 17; A. Pasta, Le pitt. notabili di Bergamo, Bergamo 1775, pp. 45 s., F. M. Tassi, Le Vite de’ pittori, scultori ed architetti bergamaschi (1793), a cura di F. Mazzini, I, Milano 1969, pp. 209-211; G. Maironi da Ponte, Dizionario odeporico, I, Bergamo 1819, pp. 235 s.; P. Locatelli, Illustri bergamaschi, II, Bergamo 1879, pp. 360 s.; G. Scotti, Bergamo nel Seicento Bergamo 1897, p. 150; V. E. Gasdia, S. Alessandro della Croce, Bergamo 1924, p. 110; Inv. degli oggetti d’arte d’Italia, A. Pinetti, La Provincia di Bergamo, Roma 1931, pp. 28 s. (vedi Suppl. dello stesso, in Bergomum, XXVII [1933], pp. 149 s.); P. Pesenti, La prepositurale di S. Alessandro della Croce, in Rivista di Bergamo, X (1931), p. 254; A. Venturi, St. d’arte ital., IX, 7, Milano 1934, p. 374; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, Bergamo 1959, III, p. 354; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 210 s.; Diz. Encicl. Bolaffi, III, 1972, p. 194.