CAUNO (Καῦνος)
Città principale di quella zona della Caria che giace fra i golfi di Marmaris (ant. Physcos) e di Macri (ant. Telmessos), solcata dai due grandi fiumi Calbis (Dalian Ciai) e Indos (Dalaman Ciai). È uno dei più fertili territorî della regione, benché oggi, come in antico, devastato dalla malaria. Cauno, di origine caria, soggiacque presto all'influenza e al dominio della vicina Rodi. Distrutta da Ciro, risorse e partecipò all'insurrezione ionica. Fece poi parte dell'Impero ateniese. Tornata sotto il dominio persiano, servì di base a Conone quando apparecchiò la guerra contro Sparta (396/5). Cadde poi in potere di Alessandro Magno. Posseduta da Eumene e Antigono e poi dal 309 al 189 dai Tolomei, passò quindi ai Rodî. Da essi liberata e ad essi restituita forse più d'una volta per opera dei Romani, fu poi oppidum liberum della provincia d'Asia. Le sue rovine giacciono sul fiume Dalian. Sono ancora visibili le imponenti fortificazioni di belle mura poligonali, merlate, con torri e postierle e, nell'interno, il teatro, poggiato al pendio orientale dell'Acropoli, con due ordini di 15 e 18 gradinate a dieci cunei. Nei dintorni, al di là del fiume, esiste una vasta necropoli rupestre, con ampie camere sepolcrali e prospetti architettonici a tempietto. Cauno aveva un porto cui si accedeva dal braccio navigabile del Calbis, e fu operoso cantiere. Decaduta già in età antica, oggi presso le rovine esiste un piccolo villaggio di Turchi emigrati da Rodi, intenti alla pesca, ricca ed abbondante, compiuta con reti e palizzate dal cui nome turco (dalian) hanno preso nome il villaggio e il fiume.
Bibl.: Van Gelder, Geschichte d. alten Rhodier, L'Aia 1900, p. 193 segg.; Collignon, Ville de Kaune, in Bull. de Corr. Hellén., I (1877), p. 338 segg.; A. Maiuri, Escursione nella Caria, in Annuario della R. Scuola arch. ital., III, p. 263 segg.; B. Pace, Dalla pianura di Adalia alla valle del Meandro, Milano 1927; J. B. Head, Historia numorum, 2ª ed., Oxford 1911, p. 612.