CATTANEO, Santo, detto Santino
Figlio di Giovanni Battista e di Angela Tommasi, nacque a Salò l’8 ag. 1739. Passò l’infanzia presso uno zio intagliatore in legno dimostrando fin dai primi anni una grande passione per il disegno. A quattordici anni, mortogli il padre, si trasferì con la madre a Brescia dove ben presto fu avviato allo studio della pittura da A. Dusi. Dopo qualche anno, passò presso Francesco Monti, pittore bolognese che aveva una scuola a Brescia, sotto la guida del quale dipinse tra l’altro una Maddalena penitente per la parrocchiale di Cadimarco.
Nel 1760 il C. fu colto da una crisi di sconforto e di dubbi sulle proprie capacità, ritornò a Salò e abbandonò per qualche tempo la pittura, dedicandosi agli intagli in legno. Riprese poi ad eseguire qualche piccola opera (Santi nella chiesa del Crocefisso ad Agrino di Bogliaco, Via Crucis nella parrocchiale di Goglione) e, cedendo all’insistenza degli amici ed in particolare di G. B. Carboni, tornò verso il 1773 a Brescia con la madre, per rimanervi tutta la vita con l’eccezione di due viaggi fatti l’uno a Roma (attestato da una scritta su un disegno conservato presso la Pinacoteca di Brescia), ed uno di qualche mese a Bologna nel 1776 per perfezionarsi presso l’Accademia Clementina.
A Brescia il C. si sposò nell’anno 1778 con Orsola Zoni dalla quale ebbe nove figli, ed aprì in casa propria una accademia di pittura tanto frequentata che nel 1780 dovette chiedere ai Pubblici Deputati della città un locale più ampio che gli fu concesso presso il liceo di Brescia, dove rimase fino alla morte, avvenuta il 4 giugno 1819, poco dopo aver rifiutato un posto d’insegnante presso l’Accademia Carrara di Bergamo.
Fra i suoi numerosi allievi si ricordano Domenico Vantini, Luigi Basiletti, Giovanni Ceni e Romualdo Turrini. Quest’ultimo, poco dopo la morte del maestro, forniva a G. I. Gussago, che provvide a pubblicarle, notizie dettagliate sulla sua vita. Pittore attivissimo sia di tele sia di affreschi, il C. ha lasciato opere quasi esclusivamente a Brescia e nei dintorni, e tutte di soggetto religioso, a eccezione probabilmente solo del ritratto di G. B. Carboni del 1791 (Brescia, Ateneo) e di un affresco allegorico nella sala della Deputazione di Salò.
Di temperamento mite, modesto, religiosissimo, il C. fu spesso tormentato da crisi spirituali e da squilibri che si riflettono anche nei suoi dipinti di valore assai disuguale. Tra le sue opere principali si possono citare a Brescia: la Deposizione nella chiesa di S. Faustino Maggiore, le medaglie a fresco sulla volta e sulle pareti del presbiterio della chiesa di S. Eufemia, il bozzetto della Pietà della Pinacoteca Tosio Martinengo e parecchi altri bozzetti in raccolte private. E ancora: parecchie tele nella parrocchiale di Verolavecchia (tutte del 1775), affreschi nella parrocchiale di Borno (del 1780-81), affreschi nella chiesa parrocchiale di Pisogne (dell’anno 1798).
Il C. fu sempre stilisticamente oscillante fra diverse tendenze: in un primo periodo, anteriore al soggiorno bolognese, attratto nella scia del Monti, rimase strettamente legato allo stile del maestro da cui derivò certi accenti neocorreggeschi che non abbandonò mai completamente. Il soggiorno a Bologna rafforzò le sue tendenze verso la morbidità e delicatezza di modellato e di contorni. Ma egli attinse la sua ispirazione anche da molteplici altre fonti come da Rubens e dal Barocci, e soprattutto dalle opere più recenti dei veneti e dei lombardi che poteva studiare a Brescia, come il Tiepolo e specialmente G. B. Pittoni e C. Carloni. Ne risultò uno stile spesso caricato e affettato, una eccessiva tendenza ad accentuare la devozione delle espressioni e degli atteggiamenti, un colorito delicato ricco di sfumature pure avendo buone qualità artistiche, il C. non seppe uscire da un tono dimesso e da un clima provinciale e ritardatario, rimanendo legato, anche nei suoi dipinti più tardi, a schemi settecenteschi ormai da tempo superati.
Fonti e Bibl.: Brescia, Civ. Bibl. Querin., I successi di Brescia, ms.; Ibid., Mem. intorno alla vita e ai costumi di S. C.; G. B. Carboni, Not. istor. delli pittori, scultori, architetti bresciani, a cura di C. Boselli, Brescia 1962, pp. 17, 84; G. I. Gussago, Mem. intorno alla vita, ai costumi... di S. C., Venezia 1819; S. Fenaroli, Diz. degli artisti bresciani, Brescia 1877, p. 96; E. Calabi, S. C. detto il Santino, in Brescia, 1934, p. 11; Mostra della pittura bresciana dell’Ottocento (catal.), Brescia 1934, p. 11; E. Calabi, La pittura a Brescia nel Seicento e Settec. (catal.), Brescia 1935, pp. 18 s.; Cat. delle cose d’arte e di antich. d’Italia, A. Morassi, Brescia, Roma 1939, ad Indicem; G. Panazza, Pitture in Brescia dal Duecento all’Ottocento (catalogo), Brescia 1946; S. Murachelli, I supplem. a “La Pittura a Brescia nel ’600 e ’700”, in Commentari dell’Ateneo di Brescia, 1959, p. 123; Id., II supplemento..., ibid., 1960, p. 333; B. Passamani, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, pp. 646-49 (con elenco completo delle opere); S. Murachelli, III supplemento…, in Commentari dell’Ateneo di Brescia, 1969, p. 317; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 19.