ZENO, Caterino
Diplomatico e viaggiatore veneziano del sec. XV. S'ignora in che anno precisamente nascesse; forse un po' prima del 1450. Suo padre, Dragone, che apparteneva all'aristocrazia mercantile e aveva lungamente viaggiato per ragioni di commercio in Oriente, gli diede un'educazione adeguata e lo condusse seco ancor giovane, a Damasco, dove egli doveva trovare la morte. Caterino condusse in moglie Violante di Crispo di Niccolò, duca di Andria, la cui cognata Teodora era andata sposa ad Uzūn Ḥasan, sovrano della Persia.
Questa parentela e la pratica che lo Zeno aveva ormai acquistato dei negozî d'Oriente indussero la Repubblica di Venezia a spedirlo nel 1471 a Tabrīz per confortare quel monarca nella lotta contro i Turchi e assumere de visu informazioni concrete sulle possibilità di un'alleanza militare veneto-persiana. Partitosi pertanto lo Z. da Venezia sulla fine del 1471, si condusse a Rodi e, attraverso l'Armenia, a Tabrīz, dove giunse nell'aprile del 1472, accolto con grande onore dalla regina, che contribuì validamente al buon successo della sua missione. Le premure dello Z. non furono vane, ma le operazioni intraprese da Uzūn Ḥasan contro l'esercito turco non diedero il risultato che si sperava, anzi, nel luglio del 1473, i Persiani subirono una rotta decisiva, che li costrinse a sottoscrivere una pace poco vantaggiosa. Lo Z. che aveva seguito da vicino e preso parte diretta alle operazioni di guerra, e avrebbe dovuto essere sostituito da un altro ambasciatore veneto, venne da Uzūn inviato alle corti europee con l'incarico di domandar loro aiuti contro i Turchi per riprendere le ostilità. Dopo oltre un anno di permanenza in Persia, lo Z. volse al ritorno in patria per la via della Tartaria e del Mar Nero. Attraverso dure peripezie (corse pericolo di cader nelle mani dei Turchi e fu salvato a stento da un suo servo che si fece schiavo per consentirgli il danaro necessario a continuare il viaggio) giunse finalmente in Polonia, dove convinse il re Casimiro a entrare nella lega contro i Turchi, e di lì passò in Ungheria, riuscendo a trarre dalla sua anche Mattia Corvino. Rientrato a Venezia nel 1474, fu mandato nell'agosto di quello stesso anno ambasciatore al pontefice e al re di Napoli, sempre per perorare l'alleanza contro gli Ottomani.
Degli ultimi anni della vita dello Z. poco conosciamo; si sa che venne chiamato per le sue benemerenze a fare parte del Consiglio dei Dieci. Ignoriamo anche l'anno della sua morte.
Ci rimangono, di lui, varî scritti, di cui alcuni inediti, e soprattutto i Commentarii del viaggio in Persia (Venezia 1558), poi inseriti nella raccolta Delle navigationi et viaggi di G. B. Ramusio - dall'edizione del 1606 - nei quali lo Z. rivela il suo acume di osservatore, dà ragguagli sulla vita persiana del tempo suo e descrive gl'itinerarî percorsi.
Bibl.: P. Donazzolo, I viaggiatori veneti minori, Roma 1930.