SAGREDO, Caterina
– Nacque il 14 luglio 1715 da Gerardo Sagredo di Nicolò fu di Stefano, e da Cecilia di Francesco Grimani del ramo Calergi, a Venezia, in piazza S. Marco, nelle Procuratie nuove, cuore del potere politico della Serenissima, dove l’avo paterno, procuratore di S. Marco de ultra, risiedeva. Fu tenuta a battesimo dal patrizio Fausto Giustinian fu Francesco Maria da S. Pantalon con i nomi di Caterina, Antonia, Bonaventura, Melchiorre, Gaspare, e Baldassarre (20 luglio 1715, Venezia, Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Geminiano, Battesimi, reg. 10, c. 137).
La famiglia era una delle più in vista della città: di antica nobiltà, in origine stanziata a S. Francesco della Vigna, tra gli antenati vantava un santo, Gerardo Sagredo, e, in tempi più recenti, un doge, Nicolò di Zaccaria, e un patriarca di Venezia, il fratello di questi, Alvise. Notevole la situazione patrimoniale, valutata dai deputati alla Provvisione del denaro, nel 1741, a ben 372.874 ducati, sostenuta da un’attenzione alla mercatura ancor viva (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Terra, f. 1944, alla data 30 dicembre 1741). Il padre, più che interessarsi alla carriera politica, per risparmiarsi gli affanni del cursus honorum il 7 agosto 1718 comprò, pagando 25.100 ducati, la procuratoria di S. Marco de citra. Si occupò della «mercantia di legnami» che aveva fatto le fortune del casato, nonché della Compagnia della nova instituzione, azienda di importazione e vendita di caffè da lui fondata nel 1720 (Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Provenienze Diverse, C, 2181/I). Forti i suoi legami con la parte più riformatrice del patriziato veneziano. Tenne a battesimo quell’Andrea Memmo di Pietro, destinato a esserne l’esponente più in vista (2 aprile 1729, Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Marcuola, Battesimi, reg. 22, c. 86v) e, grazie al matrimonio di una sorella della moglie, Chiara, si imparentò con Nicolò Tron di Andrea, abile politico e singolare personalità protoindustriale dai solidi legami con il mondo culturale ed economico inglese.
Cecilia Grimani, latrice di una dote di 29.000 ducati, ivi compresa una collana di perle stimata 6000 (Biblioteca del Museo Correr, Provenienze Diverse, C, 2195/X), diede alle due figlie – il 28 febbraio 1723 era nata Marina, alla quale Carlo Goldoni avrebbe dedicato la commedia La dama prudente – un’istruzione di alto livello (ibid.). Verosimilmente, Caterina fu ‘in educazione’, come lo fu la sorella (ibid., C, 2577/XIII), nel monastero di S. Caterina, non distante dal palazzo di S. Sofia, dove la famiglia andò ad abitare dopo la morte del procuratore Nicolò (30 marzo 1720). Non le mancarono una biblioteca vasta e aggiornata e precettori di alto profilo, peraltro non documentati, in quanto più fonti la accreditano di una conoscenza non comune delle lingue e di matematica, filosofia, disegno.
L’8 ottobre 1732 sposò il patrizio Antonio Pesaro di Leonardo, avendo come testimoni un procuratore di S. Marco de ultra, Girolamo Venier di Nicolò, e Andrea Memmo di Costantino, già bailo a Costantinopoli e più tardi noto come uno dei protettori di Goldoni, ricordato nella dedica dell’Uomo di mondo (Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Sofia, Matrimoni, reg. 7, c. 14). Ebbe una dote tra le più alte dell’epoca: 48.000 ducati, tutti in denaro contante e partite di Zecca facilmente liquidabili (Biblioteca del Museo Correr, Provenienze Diverse, C, 2189/I, 8 dicembre 1731). Rimase però presto vedova, con una figlia, Cornelia, morta infante, senza quel maschio che avrebbe potuto ereditare i beni della casa, vincolati a due fidecommessi. Deceduto il padre (25 marzo 1738), venne infatti a cessare il fidecommesso del patriarca di Venezia, Alvise Sagredo, il cui patrimonio passò al Senato con un accordo sottoscritto da Cecilia Grimani e dalle figlie (Archivio di Stato di Venezia, Senato, Terra, f. 1944, 30 dicembre 1741). A sua volta, Gerardo Sagredo aveva istituito un proprio fidecommesso (ibid., Notarile, Testamenti, b. 138/88), facendone beneficiari i discendenti maschi di Caterina e Marina – questa si era unita, l’8 aprile 1741, ad Almorò Alvise Pisani di Almorò II da S. Vidal, pure lei con 48.000 ducati di dote – in mancanza dei quali eredi, i beni vincolati sarebbero passati al più ricco degli altri rami Sagredo. Di qui la necessità del secondo matrimonio, con Gregorio Barbarigo di Giovanni Francesco, da S. Maria Zobenigo (28 giugno 1739, Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Sofia, Matrimoni, reg. 7, c. 22). Fu la stessa Caterina a dotarsi – le morti del primo marito e del padre avevano posto l’intera dote nelle sue disponibilità (Biblioteca del Museo Correr, Provenienze Diverse, C, 2189/I, 2 febbraio 1739) – facendosi in quei giorni ritrarre da Rosalba Carriera in un celebre pastello (Dresda, Gemäldegalerie Alte Meister - Staatliche Kunstsammlungen) dove ostenta la collana di perle materna, allusiva alla condizione di promessa sposa, e orecchini «in cinque socie» con 66 brillanti valutati 1600 ducati (Archivio di Stato di Venezia, Giudice del Proprio, Inventari, b. 51 (=80), 20 aprile 1763). Abitò in palazzo Barbarigo a S. Maria Zobenigo – il marito preferì invece vivere in un suo casino non distante, in corte Barozzi a S. Moisè (ibid., Notarile, Testamenti, b. 1134/102) – ristrutturandolo «con molte sue spese» e impiegando «non poco del proprio» pure in villa Barbarigo, a Valsanzibio, per «abbellirla» e «fornirla» (Biblioteca del Museo Correr, Provenienze Diverse, C, 2419/I). Dal secondo matrimonio ebbe quattro figli: Contarina Maria (9 maggio-11 giugno 1740) e Giovanni Francesco (14 marzo 1743-5 maggio 1744), morti poco dopo la nascita, Cecilia, nata il 17 settembre 1741, affetta da disturbi mentali sin dall’adolescenza e mai più ripresasi, e Contarina (18 giugno 1744-27 dicembre 1804). Educò lei stessa Cecilia e Contarina «nella musica, nel disegno, nella pittura e nelle lingue», ed evitò loro il convento, preferendo affidarle a un’istitutrice francese, Caroline Croiset (ibid., b. 2397/IV, c. 7r).
Al centro della vita sociale veneziana, fu ammirata dai più importanti personaggi stranieri, del mondo culturale, politico, mondano: Robert d’Arcy, lord Holderness, ambasciatore inglese a Venezia nel 1744, per lettera, si informava confidenzialmente sui suoi progressi nella lingua inglese (Sani, 1988, p. 322) e lady Mary Wortley Montagu scrisse a Francesco Algarotti: «J’aime beaucoup Madame de Barbarigo. Elle a une bonté de Cœur qui m’enchante» (19 febbraio 1757; Wortley Montagu, 1967, p. 122). Tenne aperto un suo casino vicino alle Procuratie nuove, a S. Basso, mentre un secondo, preso in affitto alla Giudecca (1° marzo 1747) e adattato a uso di ‘cavallerizza’, fu chiuso dagli inquisitori di Stato dopo tre mesi, più per evitare incontri politicamente non autorizzati che per ragioni comportamentali o di lusso (Archivio di Stato di Venezia, Inquisitori di Stato, b. 595, 4 maggio 1747). Viaggiò molto, di solito senza il marito (Biblioteca del Museo Correr, Gradenigo-Dolfin, 72 (=66), c. 50r). Maritò la figlia Contarina con Marino Zorzi I di Marino, per rafforzare i legami con Tron e Querini – fu Andrea Querini di Giovanni, zio dello sposo, a curare il contratto di nozze (30 aprile 1765; ibid., Notarile, Atti, reg. 11514, c. 1575v) – in un matrimonio (23 settembre 1765) concluso con il divorzio (4 agosto 1773).
Morì a Padova, nel palazzo affittatogli dai Pisani, agli Eremitani, l’11 febbraio 1772 (Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Maria Zobenigo, Necrologi, reg. 5, c. 191, alla data 14 febbraio 1772).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, Matrimoni, Libri d’Oro, reg. 94 (=VII), cc. 19v, 202r; Giudice del Proprio, Inventari, b. 51 (=80), alla data 20 apr. 1763; Inquisitori di Stato, bb. 534 (16 aprile 1747), 595 (1° marzo, 11 e 15 apr. 1747, 3 e 4 maggio 1747); Notarile, Atti, regg. 11514, cc. 1575v-1576v; 13349, cc. 3667r-3678v; Notarile, Testamenti, bb. 138/88; 1134/102; Senato, Terra, Deliberazioni, reg. 321, cc. 741v-742v, 769r-770v; filze 1938 (10 ag. 1741), 1940 (4 e 9 sett. 1741), 1944 (29 e 30 dic. 1741), 1945 (5 e 13 genn. 1742), 1957 (6 giugno, 5 luglio 1742); Venezia, Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Geminiano, Battesimi, reg. 10, c. 137; Chiesa S. Marcuola, Battesimi, reg. 22, c. 86v; Chiesa S. Maria Zobenigo, Battesimi, reg. 4, cc. 80, 85, 91, 95; Chiesa S. Maria Zobenigo, Necrologi, regg. 4, cc. 228, 259; 5, c. 191 (14 febbr. 1772); 6, c. 134; Chiesa S. Sofia, Matrimoni, reg. 7, c. 14, 22; Biblioteca del Museo Correr, Gradenigo-Dolfin, 72 (=66): Dame veneziane, c. 50r; Provenienze Diverse, C, 2181/I, VIII; 2189/I, II; 2191/XVI; 2195/X; 2284/VII; 2307/IV; 2308/XI; 2347/X, XIV, XVI; 2387/I; 2419/I; 2459/XV, XXII, XXX, XXXVI, XLIX; 2576/V-VIII; 2577/I, XIII; 2750 bis/III, IV, VI, VII, VIII; 2754; 2755/II; 2756/I; Biblioteca nazionale Marciana, Mss. It., cl. VII, 713 (=8404): Catalogo de’ libri... di C. S. Barbarigo.
La bellezza canti tre. A [...] C. S. Barbarigo, Venezia 1752; F. Memmo, Vita e macchine di Bartolommeo Ferracino..., Venezia 1754, pp. III s.; Le Metamorfosi di Ovidio [...] dedicate a [...] Catterina Sagredo-Barbarigo, I, Venezia 1757; D. Duranti, La grotta di Pietro d’Abano..., Venezia 1765, p. 34; L’orfano della Cina, tragedia del signor di Voltaire, traduzione in versi sciolti italiani, dedicata a S. E. la Sig. Catterina Sagredo Barbarigo, Padova 1766; C. Dolfin Tiepolo, Sonetti in morte di Gio: Antonio Dolfino..., Padova 1767, pp. III-VI; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni delle chiese veneziane..., II, Venezia 1827, p. 164; P. Molmenti, Storia di Venezia nella vita privata, III, Bergamo 1908, pp. 448 s., 452, 463; G.F. Torcellan, Barbarigo, Contarina, in Dizionario biografico degli Italiani, VI, Roma 1964, p. 61; M. Wortley Montagu, The complete letters..., III, a cura di R. Halsband, Oxford 1967, pp. 121 s., 123 s.; B. Sani, Rosalba Carriera, Torino 1988, pp. 25, 321, 322; P. Del Negro, “Amato da tutta la veneta nobiltà”..., in Pietro Longhi, a cura di A. Mariuz et al., Milano 1993, pp. 54, 104, 170-175, 228, 231, 232, 239; M. Pupillo, Contarina Barbarigo..., in Gentildonne artiste intellettuali..., Mirano 1998, pp. 92, 94, 95; M. Zorzi, La stampa, la circolazione del libro..., in Storia di Venezia, VIII, Roma 1998, pp. 838, 839, 858; La cappella Sagredo..., a cura di E. Zucchetta, Padova 2003, pp. 25, 28, 30, 33; C. Mazza, I Sagredo committenti..., Venezia 2004, ad ind.; F. Sorce, Longhi (Falca), Pietro, in Dizionario biografico degli Italiani, LXV, Roma 2005, pp. 662-668; E. Gabel, The Sisters Sagredo..., in Architecture, art and identity in Venice and its territories, 1450-1750, a cura di N. Avcioğlu - E. Jones, Burlington 2013.