CATERINA Fieschi Adorno (Caterina da Genova), santa
Discendente da famiglia aristocratica - tra i suoi antenati vi furono due pontefici, Innocenzo IV e Adriano V - C. nacque a Genova nei primi del giugno del 1447 da Giacomo e da Francesca de' Negri. Ultima di cinque fratelli, ricevette un'istruzione confacente al suo rango sociale: docile di carattere e con buone predisposizioni intellettuali, acquisì sufficienti rudimenti di lingua latina e una discreta cultura letteraria completando poi, come era del resto costume delle fanciulle nobili del tempo, tale educazione con l'apprendimento del disegno e del ricamo. In tal modo giunse in possesso di conoscenze abbastanza ampie anche se per nulla sorrette da profondi interessi culturali.
Le sue tendenze erano d'altra parte rivolte altrove. Appena tredicenne C. manifestò già una spiccata inclinazione per la vita religiosa, che la spinse al tentativo di farsi accogliere nel convento delle canonichesse del Laterano presso S. Maria delle Grazie dove si trovava già la sorella Limbiana. La sua richiesta fu respinta a causa della giovane età; in realtà i suoi genitori, per motivi di politica municipale, avevano diversamente deciso del suo futuro destinandola in sposa a Giuliano Adorno, un nobile di carattere violento e di costumi immorali, ma membro di una ricca e potente famiglia ghilbellina. Il matrimonio ebbe luogo il 13 genn. 1463 e C. dopo alcuni anni trascorsi, come tramanda la tradizione agiografica, "in grande tristezza",fu coinvolta nella vita allegra e spensierata a cui era assuefatto il marito, tra feste, ricevimenti e spettacoli - questo periodo lo chiamerà più tardi di "dissipazione" - fino a quando non precipitò nel 1473 in una profonda crisi religiosa, che la condurrà a un radicale cambiamento, da una duplice visione che ella affermò di avere avuto: una ferita d'amore, mentre si stava confessando e in virtù della quale le si rivelarono i segni evidenti dei suoi peccati, della sua miseria morale e della bontà di Dio; e l'apparizione del Cristo crocifisso nella sua stanza inondatasi di sangue.
Da quel momento C. si sottopose a una dura disciplina ascetica, a penitenze rigorose, a digiuni prolungati, al cilicio, al silenzio e ad astinenze, mentre dava inizio alla sua opera di assistenza degli ammalati, che sarebbe poi durata per tutta la sua vita, nell'ospedale di Pammatone che proprio nel 1471 si era ingrandito, essendo confluiti in esso, per disposizione del governo cittadino, tutti gli altri ospedali della città. Il suo esempio determinò la ferma risoluzione del marito, che abbandonò anche lui il genere di vita condotto fino ad allora, di associarsi al lavoro della moglie insieme alla quale prenderà anche la decisione (1476) di osservare nel futuro una perfetta castità matrimoniale. Ma C. abbandonò anche la casa in cui viveva con il marito trasferendosi in una piccola abitazione contigua all'ospedale di Pammatone, di cui nel 1489 assunse la direzione della sezione riservata alle donne con specifici compiti di sorveglianza del personale e di cura dei bambini abbandonati.
A causa di questa sua vasta attività sociale, che la portava tra l'altro a intrecciare relazioni con vari ambienti anche religiosi della città e con altri luoghi di cura - visitò così l'ospedale di S. Lazzaro per i lebbrosi e l'ospedale degli Incurabili - C. divenne un necessario punto di riferimento per quanti operavano ugualmente a favore dell'assistenza e della carità pubbliche. Presso di lei si venne perciò formando come un piccolo cenacolo spirituale i cui componenti furono i sacerdoti Giacomo Carenzio e Tommaso Doria, entrambi rettori di Pammatone; suora Tommasina Fieschi, Bernardino da Feltre, Cattaneo Marabotto che diventerà direttore spirituale di C., e, tra i più significativi, Ettore Vernazza che direttamente ispirato da C. fonderà insieme ai suoi compagni la Compagnia del Divino Amore (1497) e la Compagnia del Mandiletto i cui aderenti erano impegnati, conservando l'anonimato, a portare aiuti alle famiglie che versavano nell'indigenza; e, infine, Angelo da Chivasso. Costui, avendo preso dimora a Genova nel convento dell'Annunziata di Portoria attiguo all'ospedale di Pammatone, ebbe modo di frequentare a lungo C., delle cui idee ed esperienze finì col diventare un devotissimo ammiratore. Su questi discepoli C. ebbe quindi una profonda influenza e, non avendo l'abitudine di scrivere - quasi certamente non redasse nessuna delle opere che vanno sotto il titolo di Opus Catharinianum (Libro de la Vita mirabile et Dottrina santa de la Beata Caterinetta da Genova. Nel quale si contiene una utile et catholica dimostratione et dichiaratione del Purgatorio, Genova 1551, composto da Vita et Dottrina, dal Dialogo tra anima, corpo, amor propri o, spirito, umanità e Dio e dal Trattato del Purgatorio) -comunicava di volta in volta ad essi le proprie esperienze mistiche e la dottrina spirituale che ella veniva elaborando. Tale dottrina si inserisce nel filone del misticismo italiano, che da s. Angela da Foligno discende attraverso s. Caterina da Siena, s. Bernardino da Siena, s. Lorenzo Giustiniani, s. Caterina da Bologna, ed è fondamentalmente incentrata sul principio del puro amore di Dio, che comincia ad operare dal momento in cui l'anima, caduta in potere del corpo e dell'amor proprio alleatisi insieme a suo danno, gioisce a causa degli allettamenti mondani e si volge ai beni caduchi e transitori. Il primo atto di illuminazione dell'amor divino ha allora l'immediato effetto di farle scoprire la realtà del peccato di cui è nello stesso tempo vittima e preda, e a provocare un suo radicale mutamento. Allora essa ripudia i propri peccati e insieme il mondo e i suoi beni, mentre il suo corpo e il suo amor proprio diventano i principali nemici da domare e da assoggettare a sé. La sua decisione, ora che ha conosciuto i pericoli del peccato e la realtà divina che le è stata rivelata, è quella di non volersi mai più allontanare dalla strada intrapresa verso la perfezione.
Il primo momento di questo nuovo cammino è rappresentato dalla lotta ascetica contro la resistenza, le intemperanze, gli assalti dell'orgoglio, della vanagloria, della seduzione dei sensi, della volontà che cerca di resistere al suo completo annullamento. Ma l'anima riesce alla fine a conseguire la sua completa vittoria, e a trionfare su se stessa, pronta a più ardue esperienze spirituali.
Questo primo stadio della dottrina di C., descritto nel libro primo del Dialogo è chiamato "purgativo"; ad esso segue un secondo, detto "illuminativo",in cui l'anima, invasa progressivamente dall'amore divino e perciò struggendosi per le miserie morali e per le macchie che ancora avverte in sé, è governata dalla sola ispirazione interiore. Le penitenze a cui è sottoposta, e in virtù delle quali si viene purificando, non derivano quindi dall'osservanza di norme e precetti esterni imposti dalla dottrina della Chiesa - C. si sottrasse per i primi 21 anni della sua vita mistica ad ogni direzione sacerdotale - ma sono di carattere spirituale. Ed è al termine di questo nuovo travaglio - che coincide con la fine del secondo periodo delle sue esperienze - che l'anima si sente purificata e rivestita di virtù. Ma le prove dolorose non sono ancora terminate perché lo Spirito, che è la parte superiore dell'anima, la sottopone ad altri crudeli tormenti fino a quando essa, passata attraverso lo stadio supremo delle sofferenze, e avvertita in sé la presenza stessa dell'umanità del Cristo, suo modello, non giunge ad essere completamente purificata per trasformarsi e annullarsi in Dio, termine conclusivo di ogni mistica in generale.
Questa terza fase del processo di perfezione spirituale di C. viene indicata come l'epoca del Purgatorio spirituale e corrisponde, sul piano biografico che abbraccia gli anni 1499-1510, a due avvenimenti di rilievo: la decisione di C. di cessare dai digiuni a causa delle sue pessime condizioni fisiche, e la scelta di un direttore spirituale nella persona di Cattaneo Marabotto. L'elaborazione dottrinaria corrispondente alle sue nuove esperienze è riflessa nel Trattato del Purgatorio, luogo che viene considerato non tanto il regno della sofferenza quanto quello dell'amore. In esso le anime, dovendo soddisfare le proprie colpe, accolgono infatti le pene corrispondenti con la certezza di essere guidate sulla via della purificazione dalla sapienza di Dio. E poiché la pena più grave, il peggior supplizio che provano ma che non comprendono, è proprio la privazione di Dio, le sofferenze del Purgatorio hanno allora per C. il preciso significato di annullare progressivamente quei peccati che impediscono tale visione. Grazie a questo processo, si ha il confluire di due volontà, quella divina e quella umana cooperanti insieme ai fini della salvezza eterna.
Gli ultimi anni di C. trascorsero in continue e crescenti sofferenze fisiche di inaudita violenza. Pochi anni dopo la morte del marito, avvenuta nel 1497, C. cominciò ad avvertire i segni di una grave malattia che la tormentò per circa un decennio. Gli agiografi la considereranno di carattere soprannaturale e perciò impossibile a curare; in realtà si trattò di un cancro allo stomaco o al duodeno che provocava reazioni fisiche dolorose, l'impossibilità di bere e di mangiare, continue emorragie. Le conseguenze più immediate comportavano comunque anche stati di delirio e visioni (ad es. la scala di fuoco, il mondo che brucia, la tenaglia che lacera la carne, un cuneo rovente nel cuore) che C. riferiva e che sono descritte nella sua Vita.
C. morì a Genova il 15 sett. 1510.
Fu sepolta nella chiesa dell'Annunziata di Portoria e sulla sua tomba sorse subito un culto popolare. Clemente X la beatificò il 6 apr. 1675; fu proclamata patrona di Genova nel 1684 e canonizzata da Clemente XII nel 1737; infine papa Pio XII, nel 1944, la proclamò compatrona degli ospedali italiani.
Sull'origine, redazione e formazione dell'Opus Catharinianum esiste una complessa questione critica che F. von Hügel ha per primo riassunta nel suo volume The Mystical Element of Religion as studied in Saint Catherine of Genua and her Friends, I-II,London 1908. Egli giunge qui alla conclusione che la composizione delle opere attribuite a C. sarebbe il risultato di una lunga elaborazione avvenuta tra il 1495 e il 1551 ad opera dei suoi discepoli; a costoro sì dovrebbe la redazione materiale di tali scritti composti sulla base di ricordi orali, di testimonianze scritte e della conoscenza diretta delle idee e fatti avvenuti. Ad Ettore Vernazza si dovrebbe pertanto la composizione della Vita e del Trattato del Purgatorio mentre Battistina Vernazza avrebbe scritto il Dialogo e approntata l'edizione del 1551 sistemando gli scritti anche con interpolazioni di carattere teologico. Tali ipotesi si trovano però ampiamente confutate in un saggio di Umile da Genova, L'Opus Catharinianum et ses auteurs: étude critique sur la biographie et les écrits de s. C. de G., in Revue d'ascét. et de myst., XVI (1935), pp. 351-70,in cui sono contenute le nuove conclusioni su cui gli studiosi sostanzialmente concordano e a cui ancora si attengono. E cioè che l'autore della Vita non sarebbe il Vernazza bensì Cattaneo Marabotto il quale avrebbe composto anche il Trattato del Purgatorio ampliando con testimonianze scritte e orali un originario capitolo della stessa Vita. Il Dialogo sarebbe invece il risultato di una giustapposizione di due distinti scritti, il primo composto materialmente da C., il secondo di autore anonimo ma che, escludendo i Vernazza, potrebbero essere Tommaso Doria o Angelo da Chivasso. L'editore dell'edizione del 1551, infine, non sarebbe Battistina Vernazza ma un altro discepolo di C., forse un sacerdote.
Fonti e Bibl.: In alcune biblioteche di Genova si trovano fonti mss. riguardanti la bibl. di C. e testim. sulla sua opera; nella Bibl. Urbana di Genova, ms. E 30-8-14.: A. L. Giovio, Elenco delle scritture da esibirsi nella causa della b. C. e,specialmente, un Compendium chronol. historiae b. Catherinae Genuensis ab ipsius ortu usque ad hodiernum diem (1675); Ibid., ms. 32.7.16: G. Giscardi, Diario dei beati, venerabili e servi di Dio della città e dominio di Genova (1739), ff. 593-600; Ibid., ms. 31.7.18: Origine delle chiese e dei luoghi pii di Genova, ff. 391 s.; Biblioteca Brignole, ms. A. 1.12.: A. Schiaffino, Annali eccles. della Liguria, III, 1510, ff. 957-962; Arch. della Curia arciepisc., Atti del processo di beatificaz. di s. C. da Genova;Bibl. dell'Università, ms. B. VIII. 31: Carte e docum. concernenti s. C.;G. Parpera, Vita mirabile ossia varietà de successi spirituali osservati nella vita della b. C. da Genova, Genova 1682; Id., B. C. da Genova Fieschi negli Adorni illustr.,Genova 1682; Acta sanctorum, 15 sept., Venetiis 1770, pp. 123-95; [l'abbé P...], Vie de s. Catherine de Gênes et Traité du Purgatoire, Clermont 1840; F. Ratte, Die heilige Katerine von Genua und ihre wunderbaren Kenntnisse von den arme Seelen in Fegfeuer, Dulmen 1880; P. Fliche, S. Catherine de Gênes, sa vie et son esprit, Paris 1881; Th. de Bussière, Les oeuvres et la vie de s. Catherine de Gênes, Paris 1883; F. M. Paradi, La compagnia del Mandiletto in Genova, La Spezia 1901; L. de Grandmaison, L'élément mystique dans la religion, in Recherches de sciences religieuses, I (1910), pp. 180-208; G. A. Cervetto, S. C. F. A. e i Genovesi, Genova 1910; Gabriele da Pantasina, S. C. da Genova: album storico-artistico, Genova 1915; P. Paschini, La beneficenza in Italia e le Compagnie del Divino Amore nei primi decenni del Cinquecento, Roma 1915, pp. 14 s.; H. Getton, Sainte Catherine de Gênes et l'élément mystique de la religion, in Rev. de phil.,XXI(1921), pp. 461-479, 632-665; V.Hostachy, Le Purgat. de s. Catherine de Gênes, in Rev. des jeunes, XXXVIII(1924), pp. 230 ss.; P. Pourrat, La spiritualité chrétienne, II, Paris 1924, pp. 441-447; J. Baruzi, Saint Jean de la Croix et l'experience mystique, Paris 1924, pp. 142 s.; H. Michel, S. C. von Genua, Mainz 1925; Vita Cateriniana, Genova 1928-1943; Cassiano da Languasco, Gli Ospedali degli Incurabili, Genova 1929, pp. 61-65, 135 s., 175, 187, 190; Gabriele da Pantasina, Vita di C. F. A., Genova 1929; Teodosio da Voltri. S. C. da Genova...,Genova 1929; Valeriano da Finale, Trattato del Purgat. di s. C. da Genova, Genova 1929; Teodosio da Voltri, S. C. da Genova e il mov. dell'amor divino, in Vita Caterin.,IV(1931), pp. 10-19; V (1932), pp. 92-103; VI(1933), pp. 131-142; Valeriano da Finale, La cronist. del processo di beatificaz. e di canonizz., ibid., IV(1931), pp. 5864; F. Steno, La santa di Genova, ibid., pp. 3-9; Tino da Ottone, Il principio della mistica di s. C., ibid.,VI(1933), pp. 173-183; N. M. Lugaro, La dottoressa del Purgatorio, ibid., pp. 143-147; M. Viller-G. Joppin, Les sources ital. de l'Abrégé de la Perfection. La vie de s. Catherine de Gênes, in Rev. d'ascét. …,XV(1934), pp. 381-402; Tino da Ottone, La dottrina della catarsi, in Vita Cater., VII (1934), pp. 208-229; P. Paschini, Amour (Compagnie du divin), in Dict. de Spirit.,I, Paris 1937, pp. 531 ss.; P. Debongnie, Le Purgatoire de s. Catherine de Gênes, in Etud. carmelit.,XXIII (1938), pp. 92 ss.; L. Sertorius, Katharina von Genua: Lebensbild und geistige Gestalten ihrer Werke, München 1939; L. de Lapérouse, La vie de s. Catherine de Gênes, Tournai-Paris 1948; P. Debongnie, Catherine de Gênes, in Dict. d'Hist. et de Geogr. Eccl., XI, Paris 1949, coll. 1506-15; Umile da Genova, Catherine de Gênes, in Dict. de Spirit.,II, Paris 1953, coll. 290-325; P. Debongnie, La grande dame du pur amour s. Catherine de Gênes, Bruges 1960; Umile da Genova, S. C. F. A., Genova 1960-62; G. D. Gordini, C. da Genova, in Bibl. Sanct.,III, coll. 984-989.