Caterina da Siena, santa
L'impegno per rinnovare la Chiesa
Caterina da Siena, santa patrona d'Italia, visse nella seconda metà del Trecento, dedicando la sua esistenza alle opere di carità, assistendo i poveri e gli ammalati e impegnandosi in una profonda riforma della Chiesa. Agli occhi di Caterina tutti gli esseri umani, di fronte all'infinita perfezione di Dio, appaiono imperfetti
Caterina nacque a Siena nel 1347, nel quartiere di Fontebranda, dominato dalla chiesa di S. Domenico. Era la ventitreesima figlia di un tintore, Iacopo Benincasa. Fin da piccola aveva deciso di non sposarsi e, malgrado l'opposizione della famiglia, a sedici anni fu accolta nel terzo ordine dei domenicani (il primo era quello dei frati, il secondo quello delle monache). Continuò però a vivere in famiglia, nella propria casa, dove si era ricavata una piccola cella, vestendo la tunica bianca e il nero mantello dei domenicani, come mantellata o suora della penitenza.
Caterina passò la vita dedicandosi attivamente alle opere di carità, curando i malati e i lebbrosi e assistendo i condannati a morte. A volte, per troppo zelo nel soccorrere i poveri, regalava loro i vestiti dei suoi familiari, provocandone l'indignazione.
Si imponeva anche durissime penitenze, flagellandosi e digiunando: si racconta che per cinquanta giorni si fosse nutrita soltanto dell'ostia che riceveva quando si comunicava. Ebbe molte estasi e visioni: in una di queste le apparve Cristo che le offrì in dono il suo cuore in cambio di quello della santa. In un'altra apparizione Cristo la sposò misticamente, donandole un meraviglioso anello di perle.
Caterina visse circondata da molti devoti che divennero la sua famiglia spirituale; la chiamavano mamma e la seguivano ovunque. A loro la santa dettava i suoi pensieri e le sue lettere. Molti religiosi e laici, spesso appartenenti a grandi famiglie toscane, si rivolgevano a lei per ricevere ammaestramenti e consigli.
Caterina svolse anche un'intensa attività pubblica. Andò nel 1376 in Francia, ad Avignone, e pregò con insistenza Gregorio XI di bandire una crociata in Terra Santa e di riportare la pace in Italia, trasferendo di nuovo la sede papale a Roma. Non fu la sola ad avanzare queste richieste, ma di fatto dopo il suo intervento il pontefice fece ritorno in Italia. Sembra anche che, mentre pregava a Pisa davanti a un crocifisso, avesse ricevuto delle stimmate invisibili. Questo miracolo è però considerato con sospetto e sembra piuttosto inventato dai domenicani che, in concorrenza con i francescani, erano invidiosi delle stimmate di san Francesco.
I domenicani chiedevano inoltre che i pittori rappresentassero le stimmate sul corpo della santa, mentre i francescani si opponevano. Da qui una lotta durata secoli, con molti interventi di pontefici che presero posizione a favore ora dell'uno, ora dell'altra. Sisto IV, per esempio, nel 1475 proibì la raffigurazione delle stimmate, mentre Urbano VIII, nel 1630, prescrisse che dovessero essere rappresentate luminose e non sanguinanti.
Secondo la tradizione Caterina morì a Roma nel 1380, sfinita dalle troppe penitenze, a trentatré anni, la stessa età di Cristo crocifisso. Questa data, però, potrebbe essere stata fissata per confermare il miracolo delle stimmate. Caterina fu canonizzata da un papa di Siena, Pio II, nel 1461. Da quel momento il suo culto conobbe un grande sviluppo. Il desiderio della città natale di conservarne le reliquie portò alla frammentazione del suo corpo (solo la testa è conservata a Siena): una pratica che a noi oggi sembra inaccettabile ma che nel Medioevo era assai comune.
Caterina è stata dichiarata dottore della Chiesa da Paolo VI nel 1970. Questa decisione dimostra il grande apprezzamento del pontefice per l'operato di Caterina da Siena ed è il segno di una rivalutazione del ruolo delle donne da parte della Chiesa, in contrasto con quanto sostenuto da san Paolo secondo il quale la donna deve rimanere subalterna all'uomo.
Solitamente Caterina viene presentata con in mano il giglio, simbolo della sua verginità, e il libro, simbolo della sua dottrina e dell'amore di Dio. Può essere rappresentata anche con una triplice corona che fa riferimento alla sua verginità, al suo martirio (per le penitenze che si inflisse) e alla sua dottrina.