CATERINA d'Asburgo, duchessa di Savoia
Nacque a Madrid il 10 ott. 1567, secondogenita di Filippo II di Spagna e di Isabella di Francia. Fu piuttosto bella, colta e intelligente, ben conscia dell'alto rango e del nobilissimo lignaggio. È ovvio che appena fu in età da marito vari furono i pretendenti alla sua mano. Fra questi Carlo Emanuele I di Savoia, che era successo nel ducato al padre Emanuele Filiberto il 30 ag. 1580.
Sotto il regno del nuovo sovrano la politica sabauda si era fatta assai più azzardata e avventurosa. La situazione della Francia, dilaniata dalle guerre di religione, dava a Carlo Emanuele la sicurezza di non avere intralci da parte francese per quanto riguardava la conquista di Saluzzo, che rappresentava un cuneo all'interno dello Stato sabaudo. Inoltre le mire di Carlo Emanuele si estendevano al Monferrato, a Ginevra, al Vaud. Ma il duca sabaudo dovette anche temere per la sorte della parte settentrionale del suo Stato, che era occupata dal duca di Lesdiguières, capo degli ugonotti del Delfinato e fedele a Enrico di Navarra, il quale da parte sua rifiutava a Carlo Emanuele il riconoscimento del possesso di Saluzzo. Il giovane sovrano sabaudo ritenne che un suo matrimonio con una delle due figlie di Filippo II di Spagna, Isabella o C., avrebbe senz'altro rafforzato la sua posizione e il suo prestigio. La prescelta avrebbe dovuto portare in dote il Monferrato e lo scambio della provincia di Bresse, confinante con la Franca Contea, con l'isola di Sardegna.
Le trattative matrimoniali furono quanto mai laboriose e quando si giunse alla stipulazione del contratto le questioni territoriali furono accantonate: l'insuccesso dell'impresa contro Ginevra e l'isolamento diplomatico in cui Carlo Emanuele venne e trovarsi lo indussero a cercare l'appoggio spagnolo ad ogni costo. Il duca sabaudo rinunciò quindi ai vantaggi territoriali, purché Filippo II acconsentisse al matrimonio; la dote di C. sarebbe consistita in un'ingente somma che però in realtà non venne mai versata. Nessun vantaggio né territoriale né economico venne pertanto a Carlo Emanuele da tale parentado; per contro egli dovette sobbarcarsi ad ingenti spese per far fronte al fasto spagnolo delle cerimonie nuziali.
Alla fine di gennaio del 1585 Carlo Emanuele partì alla volta di Saragozza con la flotta del principe Doria. Il matrimonio ebbe luogo con gran pompa l'11 marzo.
Gli osservatori notarono frequenti colloqui segreti fra Filippo II e Carlo Emanuele, durante il soggiorno di quest'ultimo in Spagna; alcuni argomentarono che il re aveva promesso al duca il Milanese; altri la Sardegna col titolo di re e autorità suprema sui viceré e i governatori spagnoli in Italia. In realtà tali colloqui riguardavano Ginevra, il marchesato di Saluzzo, la Provenza e il Delfinato. Stanti le tragiche condizioni della Francia, forse Filippo Il si aprì col genero sul suo progetto di ricostruzione dell'antico regno di Borgogna dal Giura al Mediterraneo, in questo appoggiato dal duca di Savoia che avrebbe potuto trarre dalla realizzazione di tale progetto non pochi vantaggi.
Carlo Emanuele e C. tornarono a Torino il 10 ag. 1585; anche qui li attendeva una lunga serie di festeggiamenti di cui, come il solito, possediamo minuziosissime descrizioni da parte dei cronisti piemontesi. Ciò che ebbe maggior risonanza fu la rappresentazione del Pastor fido del Guarino. C. fu "principessa di altissimi sensi e che sapeva temprare l'alterigia spagnola col senno e con l'amore del pubblico" (Vayra, p. 458). Ella portò a Torino il fasto regale e cercò di introdurre in quella corte i costumi spagnoli. Il suo atteggiamento altero sulle prime le alienò l'animo dei sudditi, ma a mano a mano ella dette prova di grandi capacità di governo - quando Carlo Emanuele era al campo C. assumeva la reggenza - e di incontestabile abilità diplomatica, per cui ottenne il rispetto e l'ammirazione dei contemporanei. C. ebbe notevole influenza sul carattere di Carlo Emanuele: l'ambasciatore veneziano a Torino, Francesco Priuli, ebbe a scrivere che essendo il principe "figlio di una francese e marito di una spagnola, porta seco il vivace sangue della madre, e si è ammaestrato nelle accortezze della moglie" (Relaz. d. ambasciatori veneti, p. 15).
I rapporti di C. con la corte di Madrid si mantennero assai stretti, ma ella vi appare sempre e principalmente in qualità di duchessa di Savoia, sia difendendo l'indipendenza del ducato da una eccessiva ingerenza spagnola a Torino, come quando il governatore di Milano voleva introdurre delle milizie nella città col pretesto di fornire una guardia del corpo a C., sia chiedendo aiuti nei momenti particolarmente difficili del ducato, come nell'ottobre del 1594, quando Carlo Emanuele riuscì con notevoli sforzi a recuperare contro il Lesdiguières la piazza di Bricherasio e la rocca di Cavour, acquistando così degli importanti capisaldi per sbarrare la strada del Piemonte ai Francesi. Sempre nella stessa occasione C. seppe mantenere i contatti diplomatici tra Carlo Emanuele e gli aderenti d'Oltralpe guadagnati alla causa sabauda.
Fittissimo è il carteggio di C. col marito, con la corte di Madrid, con i residenti sabaudi. Soltanto nell'Archivio di Stato di Torino, secondo il Bollea che ha pubblicato quelle relative al 1594, esisterebbero 2.086 lettere. Nel 1594 il duca di Nemours, cugino di Carlo Emanuele, cercava con ogni mezzo di recuperare Lione, che era occupata dalle truppe di Enrico IV, e a questo scopo chiese aiuti alla Spagna e al Piemonte, minacciando in caso contrario di passare alpartito avversario. Due inviati del duca di Nemours giunsero alla corte di Torino; ma C. sapeva che, essendo Carlo Emanuele sul punto di attaccare Bricherasio, sarebbe stato assai utile per l'impresa sabauda trattenere le forze del re intorno a Lione, impedendo così che soccorressero le forze del duca di Lesdiguières e quindi Bricherasio. Bisognava temporeggiare. Promise agli inviati 1.500 fanti; ma li inviò presso il governatore di Milano, il connestabile di Castiglia, a chiedere "l'aggiunto di duemila fanti et di 300 cavalli di più et di qualche denaro". E intanto, finché "lui ritornerà colla risposta..., per non tenere questa gente inutile andaressimo a fare qualche forte azione, con serrar Bricheras" (Bollea, L'assedio..., p. 350).
Le lettere di C. a Carlo Emanuele e di questo a lei testimoniano di un'intesa perfetta sul piano umano e su quello dell'ambizione politica; C. e Carlo Emanuele si comunicano le vicende della guerra, i bisogni del campo, le necessità della cosa pubblica, notizie sulla disastrata situazione economica del ducato e sull'esasperazione dei sudditi spremuti da continue tassazioni. Per reperire danaro C. deve ricorrere a continue speculazioni, a prestiti, a esazioni anticipate, a richieste di aiuto alla corte di Madrid.
C. influenzò anche la vita, fino ad allora per la verità assai scarsa e povera, artistica e culturale del Piemonte: a Torino sorsero nuovi edifici - soprattutto chiese - e si posero le basi di una importante pinacoteca. Il Tasso, il Chiabrera, il Marini, il Tassoni furono accolti a corte e fu chiamato il Botero come precettore per i giovani principi.
C. ebbe ben dieci figli, tra cui Vittorio Amedeo che successe al padre, nato l'8 maggio 1587. Morì il 7 nov. 1597, si disse per un aborto procuratole dal dolore provato alla falsa notizia della morte del marito: "Né veramente è stata altra la causa del suo male che il male del signor Duca (Relaz. d. ambasciatori veneti, p. 76).
Fonti e Bibl.: Relazioni degli ambasciat. veneti, a cura di E. Alberi, s. 3, I, Venezia 1862, p. 15; Un anno di carteggio tra Carlo Emanuele I e l'infanta C. d'Austria, sua moglie (1594), a cura di L. C. Bollea, Torino 1905; E. Ricotti, Storia della monarchia piemontese, III, Firenze 1856, passim; D.Carutti, Storia della diplom. della corte di Savoia, I, Torino 1875, ad Indicem;A. Angelucci, Relazione dell'ingresso dell'Infanta C. d'Austria in Torino nel X giorno di agosto 1585, in Miscell. di storia ital., XV (1876), pp. 478-494; A. Cerruti, Le nozze di Carlo Emanuele I duca di Savoia con D. C. d'Austria in Saragozza, in Curiosità e ricerche di storia subalp.,II, Torino 1876, pp. 635-655; P. Vayra, Autografi dei principi di Casa Savoia, Torino 1883, pp. 458 s.; I. Raulich, Storia di Carlo Emanuele I, duca di Savoia, I-II,Milano 1896-1902, passim, specie pp. 228 s.; G. Giovannini, Le donne di Casa Savoia, Milano 1900, pp. 167-175; L. C. Bollea, L'assedio di Bricherasio...,in Miscell. di storia ital., s. 3, XII (1907), passim;R. Quazza, Vicende polit. e militari del Piemonte dal 1553 al 1773, in Storia del Piemonte, I, Torino 1960, pp. 199 ss.; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s. v. Savoia, tav. XV.