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. Opera di Aristotele, inclusa dagli editori nella raccolta di scritti logici denominata Organon, di cui costituisce il primo libro. La sua autenticità, già oggetto di controversie, è oggi quasi unanimemente ammessa.
Le C. furono tradotte in latino da Mario Vittorino, la cui versione andò perduta, e, intorno al 510, da Boezio, il quale ne fece pure un commento. Nel sec. IX la versione boeziana fu contaminata con un'altra, più rozza, fatta probabilmente in precedenza dallo stesso Boezio, e in questa redazione composita ebbe la massima diffusione, specialmente a partire dal sec. XI. Essa costituì, insieme con la traduzione boeziana dell'Isagoge di Porfirio e del De Interpretatione di Aristotele, la cosiddetta Logica vetus, che fu il testo base per lo studio della logica sino al sec. XII. Le C. furono commentate, tra gli altri, da Gerberto d'Aurillac, Abelardo e Alberto Magno. Guglielmo di Luna ne tradusse il Commento medio di Averroè. Una nuova versione latina dell'opera fu fatta nel 1266 da Guglielmo di Moerbeke: essa però non circolò mai isolata, ma sempre col commento di Simplicio, ugualmente tradotto da Guglielmo, ed ebbe scarsa diffusione.
D. cita le C. due volte, cioè in Mn III XIV 9 e in Quaestio 4, col titolo di Praedicamenta (v.), e una volta, cioè in Quaestio 25, col titolo di Antepraedicamenta (v.), probabilmente perché si riferisce, in quest'ultimo caso, alla parte introduttiva dell'opera, che tratta di nozioni (equivocità, univocità, predicazione, inerenza) preliminari all'esposizione vera e propria delle categorie. Pure ricordata da D. è la distinzione tra. Logica vetus e nova (Cv II XIII 12). La citazione di Mn III XIV 9 verum et falsum ab esse rei vel non esse in oratione causatur, riassume Cat. 12, 14 b 18-22, in una versione che potrebbe essere tanto la boeziana composita (ed. L. Minio-Paluello, p. 76), quanto quella di Guglielmo di Moerbeke (ibid., pp. 114-115), piuttosto che la boeziana pura (ibid., p. 38), la quale reca " sermo " al posto di " oratio ". La seconda citazione (Quaestio 4 voco hic ‛ formam ' illam quam Phylosophus ponit in quarta specie qualitatis) corrisponde a Cat. 8, 10 a 11-12, nella versione boeziana pura e composita (ed. L. Minio-Paluello, pp. 27 e 66), che in questo punto coincidono, piuttosto che in quella di Guglielmo (ibid., p. 104), la quale parla di " figura " prima che di " forma ". Ma il termine species non si trova in nessuna versione (tutte hanno genus), mentre è presente nel commento di Boezio, In Cat. III 250 d. La terza citazione cum diversitas rationis cum identitate nominis aequivocationem faciat (Quaestio 25) è una parafrasi di Cat. 1, 1 a 1-2, nelle versioni boeziane pura e composita (ed. L. Minio-Paluello, pp. 5 e 47 " aequivoca dicuntur quorum nomen solum commune est, secundum nomen vero substantiae ratio diversa "), piuttosto che in quella di Guglielmo (ibid., p. 82), la quale ha " altera " al posto di " diversa ". Il passo di D. tuttavia trova riscontro, molto più che nel testo di Aristotele, nel commento di Tommaso d'Aquino (In Peri herm. 116 " identitas nominis cum diversitate rei... facit aequivocationem"). In conclusione si può dire che D. usò con tutta probabilità la versione boeziana composita, che è la più conforme alle tre citazioni, e forse si servì anche del commento di Boezio alle C. e di quello di Tommaso al De Interpretatione. Allusioni alle C. sembrano essere contenute anche in Pd VI 20-21 come tu vedi / ogne contradizione e falsa e vera, che riecheggia Cat. 10, 13 b 33-35, ed. Minio-Paluello, p. 76; e in Mn I XV 1 secundum quintum modum dicendi ‛ prius ', che richiama Cat. 12, 14 b 13, ed. cit., pp. 75-76. I riferimenti hanno tutti un carattere nettamente marginale.
Bibl. - G. Lacombe, Aristoteles Latinus, Codices, I, Roma 1939, 43-44; II, Cambridge 1955, 787; Supplementa altera, Bruges-Parigi 1961, 19; L. Minio-Paluello, The genuine Text of Boethius's Translation of Aristotle's Categories, in " Mediaeval and Renaissance Studies " I (1943), 151-177; Id., The Text of the Categories: the Latin Tradition, in " Classical Quarterly " XXXIX (1945) 63-74; Id., Les traductions et les commentaires aristotéliciens de Boèce, in Studia Patristica, II, Berlino 1957, 358-365; Id., Aristoteles Latinus, I, 1-5, Categoriae vel Praedicamenta, Bruges-Parigi 1961; Id., Note sull'Aristotele latino medievale, in " Rivista di filosofia neoscolastica " LIV (1962) 137-147; E. Moore, Studies in D., Oxford 1896.