catarsi
Nella religione greca, originariamente, il rito magico della purificazione, inteso a mondare il corpo da una contaminazione visibile o invisibile, come il sangue o una colpa. Il termine aveva anche il significato medico di purificazione o purga. Sotto l’influsso dell’orfismo, il concetto di c. assunse un significato più profondamente religioso, designando particolari metodi o periodi di purgazione spirituale. Il pitagorismo fece della c. il nucleo del suo ritualismo ascetico, e la intese sia come purificazione del corpo (attraverso particolari regimi dietetici) sia come pratica ascetica per la liberazione dell’anima dall’irrazionale (anche attraverso l’uso della musica). Di chiara ispirazione pitagorica sono i passi delle opere platoniche in cui il filosofo accenna alla c.: nel Fedone (➔) c. è la liberazione dai piaceri e dalle paure del corpo (67 a, 69 b-c), ma c. è anche la morte come purificazione e separazione definitiva dell’anima dal corpo (67 c-d). Nel Sofista (➔) c. è la purificazione o liberazione dell’anima dai vizi o mali interiori, così come con i bagni e la medicina si detergono i corpi (226 d-228 e). Ma il concetto di c. è di grande importanza soprattutto per la connessione in cui Aristotele lo pose con il problema dell’arte. Aristotele osserva come la partecipazione passionale che si realizza nello spettatore rispetto alle vicende del dramma non è semplicemente passiva e negativa (come l’aveva considerata, e perciò respinta, Platone), ma rappresenta anzi quasi uno sfogo, una liberazione da ciò che nell’anima corrisponde a tale pathos, e dunque porta a una forma di rasserenamento e calma interiore. Inoltre, a proposito della musica, nella Politica (VIII, 7, 1342 a) Aristotele osserva anche che quando coloro che sono fortemente scossi da sentimenti quali pietà, paura, entusiasmo, ascoltano melodie sacre che impressionano l’anima, ne vengono purificati o risanati. Definendo la tragedia come «mimesi di un’azione seria e compiuta in sé stessa la quale, mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per effetto di sollevare e purificare l’animo da siffatte passioni» (Poetica, 6, 1449 b 25-30), Aristotele identifica per la prima volta, sia pure in una formulazione ancora assai compenetrata di fisiologismo, quel concetto dell’arte come liberazione dalla passione, che è poi rimasto un tema fondamentale nella storia dell’estetica. In tale ambito, un particolare sviluppo del concetto di c. si manifestò successivamente nelle trattazioni di Goethe e di Lessing.