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cataratta

di Grazia Pertile - Dizionario di Medicina (2010)
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cataratta

Grazia Pertile

Trattamento chirurgico della cataratta

Attualmente non esiste una terapia medica efficace per la cataratta, perciò l’asportazione chirurgica del cristallino rimane l’unico trattamento utile. L’intervento consiste nella rimozione del cristallino opaco, che viene generalmente sostituito con una lente intraoculare artificiale; rappresenta oggi uno degli interventi chirurgici più diffusi al mondo. L’intervento è generalmente indicato nel paziente che lamenta un calo della capacità visiva, giustificato dalla cataratta, tale da limitarlo nell’esecuzione delle normali attività quotidiane.

Storia del trattamento

La correzione chirurgica della cataratta è una procedura già conosciuta dai popoli antichi (Celsio e Galeno ne parlano diffusamente, e la tecnica di intervento per la sua rimozione si è conservata per circa 1700 anni, fino all’estrazione intracapsulare). Il cristallino veniva dislocato dalla sua sede e spinto posteriormente in modo da lasciar libera la pupilla, utilizzando uno strumento appuntito inserito nel limbus (area di transizione tra cornea e sclera). Questo trattamento, seppur grossolano, permetteva comunque un certo recupero della vista nei casi in cui il cristallino fosse totalmente opaco. Tale tecnica è tuttora esercitata in alcune zone nei paesi del terzo mondo non raggiunte da strutture sanitarie moderne. Nel 1880 Smith introdusse la tecnica di estrazione intracapsulare di cataratta utilizzando un’ampia incisione nella metà inferiore del limbus, che permetteva di estrarre il cristallino intero afferrandone la capsula con una pinza. Nel 1961 Kravitz ideò la crioestrazione che ha rappresentato la tecnica standard fino agli anni Ottanta. Si tratta dell’estrazione del cristallino, utilizzando una sonda a freddo (criocoagulazione). Dopo aver eseguito un’apertura al limbus con una lama sottile, si applicava la sonda sulla capsula anteriore del cristallino; il tessuto congelato aderiva saldamente alla sonda permettendo, con accurati movimenti nelle varie direzioni, di rompere le fibre del sistema di sospensione del cristallino, che veniva estratto in toto. L’incisione veniva chiusa con l’apposizione di numerosi punti di sutura in nylon o seta. Tale tecnica è stata ormai abbandonata.

Preparazione preoperatoria e anestesia

Essendo attualmente possibile sostituire il cristallino, in previsione dell’intervento viene eseguita un’ecobiometria, esame che permette di calcolare il potere diottrico del cristallino artificiale da inserire, sulla base della lunghezza del bulbo oculare e della curvatura della cornea. L’intervento viene generalmente eseguito in anestesia locale. Si distinguono l’anestesia tipica, con la semplice somministrazione di un collirio anestetico, e l’anestesia peribulbare che prevede l’iniezione di una soluzione anestetica intorno al bulbo oculare. Quest’ultima blocca anche i movimenti dell’occhio. L’anestesia generale è utilizzata quasi esclusivamente in età pediatrica o per pazienti poco collaborativi.

Estrazione extracapsulare

Nel caso di estrazione extracapsulare viene effettuata un’incisione più piccola rispetto all’estrazione intracapsulare, attraverso la quale si esegue un’apertura della capsula anteriore del cristallino di dimensioni tali da permettere di espellerne il contenuto lasciando in sede la capsula posteriore. Quest’ultima fornisce il supporto per la lente intraoculare, la cui gradazione è stata calcolata precedentemente. Questa tecnica rappresenta il metodo più comune di estrazione di cataratta nei paesi in via di sviluppo. L’estrazione extracapsulare di cataratta richiede, infatti, strumenti semplici e poco costosi. Viene raramente utilizzata nei paesi industrializzati per cataratte particolarmente dure.

Facoemulsificazione

La facoemulsificazione rappresenta la tecnica più comune per rimuovere la cataratta. Viene utilizzata una sonda sulla quale è montato un ago che viene fatto vibrare a frequenze ultrasoniche (circa 40.000 cicli al secondo) in grado di emulsionare il cristallino. Le emulsioni vengono facilmente aspirate insieme al liquido di irrigazione che entra nell’occhio tramite un manicotto di plastica montato intorno all’ago. Il fatto di poter rimuovere il cristallino in minuti frammenti permette di lavorare attraverso un’apertura molto più piccola rispetto alla tecnica extracapsulare. Questo consente di ridurre sensibilmente le complicanze dell’intervento. L’intervento inizia con una piccola incisione di 2÷3 mm, conformata ‘a becco di flauto’ per consentire una sua spontanea chiusura senza necessità di applicare punti di sutura. Questa tecnica ha il grosso vantaggio di non deformare la cornea e permette un più rapido recupero della vista. Si procede poi con un’apertura circolare e continua della capsula anteriore del cristallino (capsuloressi) e alla mobilizzazione del cristallino all’interno del sacco capsulare. L’introduzione del facoemulsificatore permette di frantumare e rimuovere il cristallino. Il chirurgo aspira poi, con cannule più sottili e delicate, i residui aderenti alla capsula, lasciando in sede il ‘sacco’ composto dalla capsula posteriore e dalla porzione periferica della capsula anteriore. In tale sede è possibile posizionare una lente intraoculare in materiale sintetico. Vengono spesso utilizzate lenti pieghevoli, che possono essere inserite mediante un iniettore: ciò permette di rispettare la piccola incisione corneale senza bisogno di allargarla. La lente, distesa all’interno del sacco capsulare, garantisce un’ottima stabilità e centratura rispetto la pupilla.

Cataratta secondaria

La capsula posteriore del cristallino, mesi o anni dopo l’intervento di cataratta, può perdere la sua trasparenza. Si parla in questo caso di cataratta secondaria. In questi casi generalmente è sufficiente creare un’apertura nella capsula con il laser per ristabilire una buona visione.

Vedi anche
occhio anatomia e medicina Organo di senso per la ricezione degli stimoli luminosi, che vengono trasmessi ai centri nervosi dando origine alle sensazioni visive. 1. Anatomia comparata 1.1 Invertebrati. - Molti Invertebrati reagiscono agli stimoli luminosi grazie alla presenza di cellule sensoriali isolate ... chirurgia Ramo fondamentale della medicina che affronta il problema terapeutico con atti manuali o con operazioni strumentali; la sua distinzione nel vasto campo delle discipline mediche è essenzialmente d’indole pratica e non concerne gli aspetti dottrinari. I vari problemi, sia quelli teorici di patologia, sia ... glaucoma Malattia oftalmica dovuta ad aumento della tensione endoculare (10-21 mmHg) per ostacolo al deflusso dei liquidi endoculari con progressivo danneggiamento a carico delle fibre nervose del nervo ottico. È una delle cause più frequenti di cecità acquisita, che può essere prevenuta soltanto attraverso una ... oculistica (o oftalmologia) Ramo specialistico della medicina che studia la patologia dell’organo della vista e dei suoi annessi. ● Le origini dell’oculistica sono assai antiche e corrispondono alle prime osservazioni di anatomia dell’occhio: la descrizione della cavità orbitale, del globo oculare, della pupilla ...
Indice
  • 1 Storia del trattamento
  • 2 Preparazione preoperatoria e anestesia
  • 3 Estrazione extracapsulare
  • 4 Facoemulsificazione
  • 5 Cataratta secondaria
Tag
  • ANESTESIA GENERALE
  • POTERE DIOTTRICO
  • BULBO OCULARE
  • TERZO MONDO
  • ANESTETICO
Altri risultati per cataratta
  • cataratta
    Enciclopedia on line
    (o cateratta) In oculistica, patologia degenerativa a carico del cristallino oculare, caratteristica dell'età senile (c. primaria) oppure secondaria a patologie sistemiche (diabete ecc.). Attraverso un processo di progressiva opacizzazione del cristallino, la c. può portare alla cecità; la terapia, ...
Vocabolario
cheratotomìa
cheratotomia cheratotomìa s. f. [comp. di cherato- e -tomia]. – Incisione della cornea, praticata nel corso di varî interventi chirurgici (iridectomia, estrazione di cataratta, ecc.).
crioftalmologìa
crioftalmologia crioftalmologìa s. f. [comp. di crio- e oftalmologia]. – In oculistica, impiego sperimentale e terapeutico delle basse temperature (per es., crioterapia del distacco di retina, o della cataratta).
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