catalanata
s. f. (scherz. iron.) Battuta ovvia, tipica di Massimo Catalano (1936-2013), musicista e personaggio televisivo.
• [tit.] Ma le «catalanate» sono dure a morire [testo] […] Catalano sarà però soprattutto ricordato per l’ironia delle surreali banalità che lanciava a tardissima serata dagli schermi tv […] Un mondo che non c’è più da tempo e che ci lascia in eredità il Catalano delle «catalanate»: è meglio innamorarsi di una donna bella e intelligente che di una brutta e stupida; meglio essere ricchi e sani che poveri e malati. Non sembra, ma era davvero tv intelligente. (Giuseppe Farkas, Sicilia, 3 maggio 2013, p. 1, Prima pagina) • A Catalano toccò il ruolo del dandy col foularino, che snocciolava frasi fatte come le avesse inventate lui. Effetto esilarante che ancora dura nella memoria, con l’invenzione lessicale delle «catalanate» che ognuno può coniare per sé. E l’esempio ce lo ha fornito ieri il «Messaggero», aprendo una sorta di concorso tra i lettori, al quale alcuni hanno partecipato con intelligente emulazione. (Maria Novella Oppo, Unità, 4 maggio 2013, p. 20, Speciali).
- Derivato dal nome proprio (Massimo) Catalano con l’aggiunta del suffisso -ata1.
- Già attestato nell’Unità del 17 giugno 1986, p. 1, Prima pagina (Tullio De Mauro).