Vedi CATACOMBE dell'anno: 1959 - 1994
CATACOMBE
1. L'espressione ad catacumbas, in catacumbas indicava una zona tra la seconda e la terza colonna miliare sulla via Appia, comprendente anche la chiesa di San Sebastiano in cui, secondo la tradizione, furono traslate nel 258 le spoglie degli Apostoli Pietro e Paolo. Quella espressione, la cui ortografia è attestata da alcune iscrizioni, fu usata per denominare il luogo di sepoltura degli Apostoli, e da qui poi passò a significare qualsiasi cimitero sotterraneo; tale accezione è documentata fin dal sec. IX, ma risale a un'epoca molto anteriore. L'etimologia della parola è dubbia: come origini possibili di tale denominazione sono stati proposti i vocaboli: cubare, cioè giacere, o uno dei suoi composti, oppure κύμβη fossa, buca e, infine, tumba (katà kymbe, opp. katà tumbas) il quale ultimo però oggi è stato escluso.
Poiché i Cristiani, secondo gli insegnamenti dei Padri della Chiesa, associavano l'idea della morte a quella d'un lungo sonno in attesa della resurrezione della carne, sembrò giusto seppellire i cadaveri invece che cremarli. Il luogo della sepoltura doveva essere al di fuori delle mura di Roma (e delle città in genere), conformemente all'antica legge romana. Gli Etruschi, gli Ebrei, i Romani, avevano spesso deposto i loro morti in celle sotterranee in diverse parti d'Italia, sia a Roma che altrove; ma se nelle tombe singole ogni cella veniva chiusa dopo la sepoltura del defunto, e da quel momento la tomba non era più accessibile, le grandi tombe a camera, con sarcofagi per l'inumazione, di età etrusca o romana, e poi i colombari dove erano riunite le ceneri degli associati a un collegium funeraticium, restavano accessibili, sia per le ulteriori deposizioni che per cerimonie commemorative. Sebbene il culto dei morti non fosse loro esclusiva particolarità, i Cristiani iniziarono con i loro morti una specie di colloquio; essi vollero fare in modo che il frequentarli fosse facile e sicuro (ma la sicurezza, a tale proposito, ebbe un'importanza - contrariamente a quanto in genere si crede - del tutto secondaria, dato che gli antichi rispettavano tutti i morti, di qualsiasi religione fossero); fu per questo che i Cristiani dovettero scavare corridoi lungo le tombe, così da potervi passare accanto. Nacquero quindi le c., che sono infinitamente più estese delle necropoli pagane, sotterranee, e in genere collettive, invece che a carattere familiare, come quelle.
Una piccola c., qual'è quella di Sant'Agnese, misura i6oo m di lunghezza, e comprende ben 5763 tombe. Si stima a più di 1000 km la lunghezza totale delle gallerie di Roma, e, dal momento che se ne scoprono continuamente di nuove, si può tenere per certo che molte sono ancora quelle ignote. Le c. sono situate lungo le strade che escono da Roma, la maggior parte tra il I e il III miglio. La loro estensione è limitata ai giacimenti di tufo vulcanico e alle zone non paludose. In alcuni casi, come hanno confermato anche recentemente gli scavi sotto la Basilica di San Pietro a Roma e l'ipogeo della via Latina, tombe pagane e cristiane si trovavano le une presso le altre, vicine, se non addirittura confuse; i Cecilî, padroni del soprasuolo del cimitero detto di Callisto, hanno continuato ad inumare i loro morti nell'area soprastante sino al IV sec., come dimostrano pezzi di sarcofagi iscritti caduti più tardi nelle gallerie sottostanti. Infine un cimitero pagano poteva a poco a poco trasformarsi in una c. cristiana, sebbene inizialmente i Cristiani non seppellissero i loro defunti nelle necropoli pagane. Le c. si presentano come una rete sotterranea di corridoi di larghezza varia e di tracciato irregolare, disposti su uno o più piani (fino a cinque); lungo questi corridoi sono scavati, nel tufo piuttosto tenero, i loculi, o buche rettangolari, racchiusi da una lastra di pietra, in ognuno dei quali veniva deposto un defunto. Talvolta le salme venivano sistemate sotto un arcosolium, cioè una specie di arco intagliato nel soffitto, che serve a isolare la tomba posta sotto di esso. Lo spazio disponibile è sfruttato al massimo: le tombe sono sovrapposte e molto ravvicinate. In casi molto rari la disposizione dei corridoi e delle tombe è regolare e forma un ipogeo di tipo pagano, come avviene nel "Nuovo Ipogeo" scoperto nel 1956 alla via Latina, con pitture di soggetto insolito. In altri casi sono state utilizzate antiche cave di pietra o grotte naturali. Generalmente, però, sembra che la maggior parte delle gallerie sotterranee siano da attribuirsi all'opera dei Cristiani.
La legge romana dichiarava sacri e inviolabili i luoghi di sepoltura. D'altra parte, la proprietà della superficie implicava quella del sottosuolo, e i confini dell'area esterna limitavano l'estensione delle gallerie sotterranee. Per evitare che per ragioni di eredità la proprietà individuale delle sepolture cristiane passasse in mani pagane, le prime c. furono create sotto l'egida di grandi famiglie patrizie proprietarie di beni fondiari e fedeli al Cristianesimo. Ben presto però, sia a Roma che nell'Impero, si formarono alcune associazioni di Cristiani - riunioni, cioè, di piccoli gruppi di individui - che avevano come oggetto la gestione dei cimiteri e che resero possibile l'allacciamento di c. situate in aree vicine. Nel III sec. tale organizzazione si perfezionò e le associazioni funerarie finirono per entrare in possesso, a titolo corporativo, delle catacombe. L'iniziativa di questa riforma viene riferita a papa Callisto.
Le autorità tolleravano meglio tali associazioni funerarie che non le chiese e pare che la proprietà di questi fondi fosse acquisita per vie del tutto legali. Solo nel III sec. infatti, le persecuzioni incominciarono a interessarsi alle pratiche funerarie (editto di Valeriano, del 257 con cui si proibiva ogni visita alle tombe cristiane; in base a tale editto papa Sisto II, che l'aveva violato tenendo una riunione nel cimitero di Pretestato, fu arrestato e condannnato a morte). Fino ad allora, invece, grazie agli espedienti descritti, sia nell'epoca apostolica che durante i primi due secoli, i cimiteri cristiani avevano usufruito della protezione legale e la loro gestione era avvenuta nel modo più pacifico. Alcune c. appartenevano a personaggi molto illustri; il cimitero di Domitilla sulla via Ardeatina, per esempio, prende nome da un membro della gente Flavia, Flavia Domitilla. Molto spesso una c. si sviluppava in relazione e intorno alla tomba di un martire; il luogo riservato all'illustre defunto veniva contrassegnato da una costruzione, detta memoria, come è indicato nel Liber Pontificalis e dalla iscrizione relativa alla deposizione di San Pietro ad catacumbas.
All'inizio del III sec. tutte le catacombe erano sotto la direzione di papa Callisto, ma ben presto, data l'importanza sempre crescente dei cimiteri, si dovette ricorrere a una vera e propria amministrazione. L'incarico venne affidato a sette diaconi, le cui mansioni vennero definite in base a una ripartizione territoriale. Queste misure si erano rese tanto più necessarie in quanto le c. erano diventate luogo di culto e di convegno; in diversi punti erano stati eretti piccoli santuari, ed è molto probabile che queste cappelle non siano servite solo durante le persecuzioni. Senza dubbio, però, in tempi normali, vi venivano celebrati solo uffici in onore dei defunti; non bisogna infatti dimenticare che la funzione funeraria è sempre stata la prima ragione d'essere delle c. (per quanto si sia spesso scritto il contrario). Ciò nondimeno è probabile che, a partire dalla persecuzione di Valeriano dell'anno 257, molti Cristiani vi si nascondessero, trovandovi un rifugio più o meno duraturo.
Al momento della pace della Chiesa, le c. erano divise in tituli o parrocchie; fu allora che i papi cessarono di farsi seppellire in esse. Le c. tuttavia, non furono abbandonate, sebbene sia certo che nel corso del sec. IV si sia avuto un rapido incremento delle sepolture nei cimiteri all'aria aperta. Continuò però l'opera di scavo di nuove gallerie. Nel frattempo, in seguito alla costruzione di basiliche sui luoghi di sepoltura dei principali martiri, ebbe inizio il saccheggio e la parziale distruzione delle catacombe. Il grande papa Damaso, che salì al soglio pontificio nel 366, si preoccupò della conservazione dei cimiteri, fece sgombrare alcune gallerie che erano state riempite di sabbia per proteggerle contro le perquisizioni, ne fece consolidare altre, sistemò gli accessi, le aperture per l'aereazione e onorò i luoghi più venerati con grandi iscrizioni metriche incise in caratteri dalle forme facilmente riconoscibili, disegnate dal calligrafo Filocalus (v.). Egli promosse inoltre la decorazione delle c., rivelandosi in questo campo, come in altri, un papa "archeologo" e artista. Queste iniziative però riportarono tanto in auge le c., che i Cristiani, ora liberi nei loro movimenti, si fecero ivi costruire tombe sontuose e vi introdussero pesanti sarcofagi, tutto a detrimento delle sepolture più antiche.
Sono le scritte graffite sulle pareti, spesso datate, che ci informano sulle fluttuazioni del favore del pubblico nei confronti delle catacombe. A partire dal 400, e soprattutto dal sacco di Roma del 410, le c. persero il loro carattere di cimiteri e divennero solo luoghi di venerazione dei martiri. Nel VI sec. furono saccheggiate dai Goti; nei secoli VII e VIII, diventando sempre meno sicura la campagna romana, le reliquie dei martiri vennero progressivamente trasportate nelle chiese della città. Nell'817 papa Pasquale I fece eseguire anche il trasloco di oltre 2300 salme. Avvenne quindi che anche il culto dei martiri, ultima ragione per la quale erano ancora frequentate le necropoli sotterranee, venne a mancare, e nel sec. IX le c. caddero in uno stato di completo abbandono. Ne svanì persino il ricordo; nel sec. XV c'era solo un cimitero sotterraneo che veniva ancora frequentato, quello situato ad catacumbas, sotto la chiesa di San Sebastiano. A partire precisamente da questa stessa epoca, si hanno graffiti datati di pellegrini e di esploratori che andavano alla riscoperta delle catacombe. Dal 1593 al 1629, Antonio Bosio (v.), primo archeologo delle c., vi condusse una ricerca accanita, che diede origine a una grande opera postuma, pubblicata nel 1634, Roma sotterranea. Dopo ricerche e opere di vario interesse, in cui aveva grande parte la polemica religiosa e archeologica e nel corso delle quali le opere d'arte furono spesso, come avvenne in altri casi, distrutte, si aprì l'era delle ricerche scientifiche, inaugurate brillantemente da Giovan Battista De Rossi che, a sua volta, pubblicò, tra il 1864 e il 1877, una Roma sotterranea e numerosi articoli. Dopo di allora gli archeologi non cessarono più di interessarsi alle c., tanto che le scoperte e gli studi in questo campo si susseguono senza interruzione (v. archeologia).
2. L'arte delle catacombe. - Oltreché venerabili perché centri essenziali per la vita - e la morte - dei Cristiani dei primi secoli, le c. sono anche fonti di prim'ordine per la conoscenza dell'arte cristiana. L'arte delle c. è rappresentata soprattutto da affreschi ma, a iniziare dalla seconda metà del III sec., si trovano anche sarcofagi scolpiti. Inoltre, vi sono stati talvolta ritrovati piccoli oggetti, quali ampolle o medaglioni di vetro dorato. Salvo eccezioni, la decorazione era circoscritta a spazi limitati, all'infuori dei quali le pareti si presentavano spoglie. Come c'era da aspettarsi, per tutto un primo periodo, a iniziare dal secondo trentennio del III sec. (non si accetta più la cronologia alta del Wilpert, che poneva questo punto di partenza al I sec.) questa arte è tutta impregnata di tradizioni ellenistiche; un che della delicatezza e del manierismo "pompeiani" si fa sentire negli affreschi e, in molti casi, si potrebbe credere di trovarsi di fronte a soggetti pagani. Gli autori sono senza alcun dubbio poveri artigiani cristiani, la cui abilità è meno esperta di quella degli artisti che lavorano al servizio di patrizî e imperatori. I soggetti trattati (viti, Orfeo, amorini, animali, uccelli, paesaggi rustici) sono ambigui: c'è chi li ha considerati semplici echi dell'arte ellenistica, chi simboli che nascondono un significato eucaristico, escatologico o messianico e, comunque, cristiano. Sono in genere inquadrati in pannelli o incorniciature di carattere classico; alcuni soggetti hanno però senz'altro un significato cristiano, anche se non così evidente da non lasciare dubbio sull'interpretazione che si deve loro attribuire: pesci, àncore, il Buon Pastore, banchetti. I dipinti più antichi si trovano nelle c. di Callisto, di Domitilla e di Priscilla. Dello stesso periodo sono raffigurazioni più elaborate, derivate dall'Antico o Nuovo Testamento (e pare che quest'ultime fossero le prime in ordine di tempo): profezia di Isaia, Daniele tra i leoni, storia di Giona, adorazione dei Magi, battesimo di Cristo, ecc. Tutte queste scene appaiono presentate isolate, nel loro valore simbolico, non come narrazioni di carattere continuativo e di intento storico. Si notano anche ritratti (a dir il vero, però, molto poco realistici e assai generici) dei defunti, rappresentati in atto di preghiera. La figura dell'Orante può essere ricollegata alla tradizione allegorica alessandrina, tradizione che si rivela a più riprese nella pittura delle c. romane. Le decorazioni animali e vegetali tendono a diventare più ricche e complicate. Le scene rustiche e i simboli delle stagioni diventano più circostanziati, pur conservando uno stile che le apparenta sempre al repertorio classico "alessandrino" o pompeiano, ma lo stile è generalmente quello della corrente dell'"arte popolare" romana. Si sente, cionondimeno, manifestarsi un'evoluzione che condurrà, senza dubbio, verso la fine del III sec., a quella figurazione più abbondante che si trova negli affreschi dell'epoca, certo vicino ai nuovi modelli classici. Il repertorio antico non scompare, ma si arricchisce di scene nuove: il passaggio del Mar Rosso, Giobbe, Tobia, parabole delle Vergini, Cristo e gli Evangelisti, Cristo che insegna, San Pietro, ecc. Nell'insieme, i mutamenti sono poco sensibili fino al IV sec.; da allora, essi diventeranno sempre più evidenti. Il repertorio si arricchirà di nuovi elementi, come dimostra la scoperta (1956) dell'ipogeo di via Latina (seconda metà del IV sec.), dove appaiono molte scene nuove (i pozzi di Giacobbe, Cleopatra (?), Giacobbe ed Esaù, il passaggio del Mar Rosso, una "lezione di anatomia" (?), ecc.). Più numerose diventano le figure di Oranti. Ma quello che, soprattutto, subisce una trasformazione è lo stile; il tratto diventa più pesante, ma più efficace; lo stile elegante, un po' lezioso delle decorazioni precedenti, tende a cedere il passo a un grafismo più accentuato, a una maggiore ieraticità; scompaiono le ombre e le prospettive, si possono riconoscere influenze orientali, o dirette partecipazioni di artisti non romani. D'altra parte la pittura migliora di qualità, perché gli artisti che ora lavorano nelle c., data la grande diffusione del Cristianesimo, possono provenire dalle migliori botteghe d'arte. Infatti taluni volti di Oranti o di Apostoli sono veri e propri capolavori di espressione e di realismo. Infine, nonostante le scene siano ancora divise le une dalle altre, la composizione tende a diventare più serrata. Non si può tuttavia negare che l'assegnazione cronologica è difficile e addirittura arrischiata, che molte sono le incertezze, e si verifica spesso la coesistenza di stili diversi in un medesimo periodo, mentre molte volte mancano totalmente punti di riferimento cronologico precisi. Nella seconda metà del sec. IV si potrebbe quasi vedere, in alcune figure maestose e ieratiche, un riflesso della rinascenza teodosiana (per esempio il Cristo delle c. dei SS. Pietro e Marcellino). Si può quindi ritenere che ora la pittura delle c., non solo non è più in ritardo rispetto all'arte ufficiale, ma rappresenta, attraverso le vestigia a noi pervenute, una delle prove migliori per i sostenitori della parte avuta da Roma nella formazione del nuovo stile. Dopo il IV sec., i dipinti delle c. sono rari e del tutto eccezionali dopo il V secolo. La pittura delle c. ha rappresentato una manifestazione importante della prima arte cristiana, che grazie ad essa si ricollega più chiaramente alla tradizione ellenistica passata a Roma e nella Campania. È pertanto definitivamente superata, con la avvenuta revisione cronologica, la concezione che con il Cristianesimo si diffonde in Roma una arte peculiare, nuova e in parte almeno in contrasto con i principi artistici della coeva arte della Roma pagana. Di nuovo vi è solo una parte del repertorio, sul cui modo di formazione e sulla cui origine la discussione è ancora aperta (v. paleocristiana, arte; romana, arte).
Il simbolismo dell'arte delle c. si riferisce in genere all'idea della salvezza dell'anima e alle più antiche preghiere della commendatio animae. Oltre agli affreschi, abbiamo altre testimonianze dell'arte delle c.: l'arte dei vetri dipinti e dorati ci è stata in gran parte rivelata appunto dai ritrovamenti delle c. romane; appartengono in genere al III-IV sec. Se per un verso questa arte è apparentata alla pittura se ne distingue, d'altro canto, sia per il suo carattere monocromatico che per altre caratteristiche; frequenti sono in essa i ritratti, le scene bibliche, i santi. Il Vaticano ne possiede la collezione più importante, della quale si attende il catalogo, iniziato da Ch. R. Morey. Oltre ai ritrovamenti minori, non specifici delle c., quali le ampolle in terracotta con eulogie (v. ampolla), vi si incontrano manifestazioni artistiche importanti come bassorilievi e talvolta alcune statuette.
All'inizio la scultura è rappresentata soprattutto dalle lastre che servivano a chiudere i cubicoli e sulle quali venivano scolpiti, oltre talora al nome del defunto, simboli, come i pesci, l'àncora, il Buon Pastore, analoghi a quelli degli affreschi (numerosi esempi sono al Museo Naz. Romano e al Laterano). La scultura vera e propria fa la sua apparizione solo nella seconda metà del III sec., cioè un poco dopo la pittura che, a quanto pare, le servirà spesso come fonte di ispirazione. Ben presto compaiono i grandi sarcofagi a tinozza ovale (per es., Sarcofago del Buon Pastore, al Louvre) e i sarcofagi rettangolari, completi o costituiti solo da una facciata (per es., Sarcofago di Giulia Vittorina, al Louvre, anche questo col Buon Pastore, ma inciso, non scolpito). Si hanno diversi tipi di sarcofagi col Buon Pastore che si possono considerare in gruppi (il Gerke ne conta sette), mentre altri sarcofagi hanno scene che presentano figure col tipo del filosofo (Sarcofago della via Salaria, della Gayolle). Il tipo del filosofo, quale homo spiritualis, era diffuso nel simbolismo dei sarcofagi pagani dell'età di Gallieno. Cristo e gli Apostoli sono adesso simboleggiati nel tipo del filosofo docente (v. filosofi). La maggior parte dei temi e dei caratteri sono presi dalla pittura, ma trattati in diversi modi: il tipo del Buon Pastore (v.) in scultura sembra infatti derivare direttamente dall'arte pagana, non dalla pittura cemeteriale (il che si verifica anche nelle statuette del Buon Pastore, alcune delle quali provengono dalle c., come quella trovata sulla via Appia). I temi biblici più antichi espressi sui sarcofagi (III sec.) sono la storia di Giona e il battesimo di Cristo. Spesso i temi iconografici sono disposti su due registri, e ben presto si troveranno sarcofagi con decorazioni architettoniche che inquadrano i personaggi, o fanno loro da sfondo, oppure con decorazioni di fogliame; tutti questi modelli saranno molto diffusi nel IV sec. Anche sui sarcofagi le scene dell'Antico e del Nuovo Testamento sono espresse generalmente con carattere simbolico, edificante e non narrativo, storico. Il più celebre tra tutti i sarcofagi cristiani è senza dubbio quello del praefectus urbi Giunio Basso (v.) (metà del IV sec.), rinvenuto vicino alla Confessione di San Pietro, con scene dell'Antico e del Nuovo Testamento, il quale non si ricollega direttamente all'arte delle c., della quale si potrebbe piuttosto dire che è il punto di arrivo, primo esempio di un'arte cristiana non più popolareggiante, ma aristocratica e classicheggiante.
La scultura delle c., essenzialmente rappresentata da sarcofagi e da qualche rara statuetta, segue, nella sua sfera, un'evoluzione più lenta che non la pittura, alla cui iconografia si ispira, però, con una certa fedeltà. Principale, ma non unico centro di produzione, fu Roma. La produzione degli altri centri, il cui rapporto con le c. è molto meno evidente che a Roma, non rientra in questa trattazione.
L'incredibile quantità di c. in Roma, non ci deve trarre in inganno: moltissime altre parrocchie cristiane sparse in tutto il bacino del Mediterraneo ne furono dotate, e senza dubbio fu l'Oriente che per primo praticò l'uso di scavare gallerie a scopo funerario; ma ben poco ci è rimasto di queste prime opere sotterranee.
(E. Coche de La Ferté)
Catacombe ebraiche. - La prima c. ebraica fu scoperta a Roma da A. Bosio (1602), ma altre c. e altri ipogei hanno rivelato scavi successivi, anche recentemente, sia a Roma, sia in altre località della diaspora, sia nella stessa Palestina.
Originari di una regione dove si usava seppellire i morti in ambienti scavati nelle coste rocciose, gli Ebrei conservarono nell'antichità il loro sistema di seppellimento ovunque le condizioni del suolo e altri fattori lo consentirono. La tradizione rabbinica raccoglie diverse prescrizioni circa le forme e i tipi delle sepolture, specificando tra l'altro l'ampiezza delle camere sepolcrali e la disposizione dei cadaveri nei loculi (qoqīm). Raramente, tuttavia, le necropoli ebraiche venute alla luce in seguito agli scavi archeologici corrispondono fedelmente agli schemi prescritti - la cui antichità, del resto, non è del tutto accertata -, benché, più o meno, tutti gli ipogei ebraici presentino caratteristiche comuni. In generale, rispetto alle c. cristiane vi si nota infatti una maggiore ampiezza delle gallerie, spesso voltate ad arco; lo sviluppo dei loculi non già lungo la parete e parallelamente a questa, ma in profondità, normalmente alla parete, da cui deriva alla pianta un caratteristico disegno a pettine; infine le lastre che chiudono i loculi sono solitamente ricoperte di intonaco bianco (con l'iscrizione dipinta) e l'intonaco bianco è la nota prevalente degli interni di questi sepolcri (si ricordi il confronto stabilito da Gesù degli Scribi e dei Farisei con i "sepolcri imbiancati"). Il corredo comprende sarcofagi (non usati estensivamente tranne che a Bet She῾arīm, v.), talora figurati addirittura con miti pagani, allegorie delle stagioni ecc., lucerne, vetri dorati con figure (alcuni vetri dorati di supposta origine cristiana possono essere ebraici); le decorazioni pittoriche non sono così rare come ci si aspetterebbe e in una c. romana una iscrizione ricorda addirittura il nome di un pittore che vi è sepolto (v. eudoxios).
Il cimitero non era una parte così essenziale dell'organizzazione delle comunità ebraiche, di conseguenza non sempre ove è attestata la presenza di una comunità israelitica se ne ritrova anche la necropoli; in Palestina era consuetudine seppellire i morti entro i confini di terreni di proprietà privata, costume che fu più tardi proprio dei cristiani e che, in grandi città come Roma, doveva anche richiedere una certa regolamentazione di tipo parrocchiale (gli Ebrei di Roma erano divisi in diversi gruppi territoriali). Era soprattutto tra gli Ebrei della diaspora, infatti, che doveva farsi sentire vivo il desiderio di separare i propri defunti da quelli di altre religioni e di raccoglierli in cimiteri particolari, tanto è vero che in taluni casi addirittura i corpi di cristiani di origine ebraica furono seppelliti in c. ebraiche. In taluni casi sembra di aver potuto individuare luoghi di culto annessi alle necropoli. La legge romana proteggeva i cimiteri degli Ebrei, in quanto peregrini.
Tuttavia l'aspirazione di ogni Ebreo veramente devoto era di essere sepolto nella terra dei padri, cosicché in Palestina si formarono vaste necropoli che raccolsero i corpi di Ebrei di diversa provenienza; se ne ha un esempio a Giaffa e se ne ha una testimonianza a Bēt She῾arīm, importante centro di cultura ebraica tra il II e il IV sec. d. C., dove gli scavi hanno rivelato estesissime c. in cui sono sepolti numerosi Ebrei extra palestinesi o provenienti da altre regioni dello stesso paese.
Le c. di Bēt She῾arīm (v.), la cui prima scoperta risale al 1955, sono le più importanti della Palestina. Si differenziano notevolmente dalle altre palestinesi: per la netta prevalenza di iscrizioni ebraiche - altrove si nota una maggioranza di iscrizioni greche -, per l'impiego quasi esclusivo di sarcofagi, di marmo o di pietra (se ne sono rinvenuti sinora 130), mentre nelle altre c. i corpi erano di regola tumulati in loculi o in casse di legno (di cui restano per lo più soltanto i chiodi). La c. aveva una facciata monumentale (III sec. d. C.) in gran parte conservata; non è scolpita nella roccia viva, come tante tombe orientali, ma è composta di grossi conci squadrati, che compongono tre grandi archi su pilastri racchiudenti ciascuno una porta che ha anche l'uscio di pietra (cfr. la pietra del sepolcro ricordata a proposito di Lazzaro e di Gesù). All'interno si svolgono ampie sale voltate, che talora superano i 50 m di lunghezza. Particolare interesse hanno i sarcofagi, cui già si è accennato: numerosi i frammenti di sarcofagi marmorei con rappresentazioni di miti greci (Leda, amazzonomachia) e specialmente abbondanti i sarcofagi di arenaria con decorazioni di stile locale, significativi anche per il repertorio, che comprende immagini di divinità pagane (?), simboli ebraici (il tabernacolo della Tòràh?) ecc. In tal modo anche i ritrovamenti di Bēt She῾arīim contribuiscono a darci un quadro del relativà allentarsi, nei primissimi secoli della nostra era, dell'osservanza del divieto di eseguire "qualsiasi figura avente le sembianze di maschio o di femmina" (Deut., iv, 16). Si ricordi a questo proposito anche il sarcofago attico del II-III sec. d. C. rinvenuto nella necropoli di Tell Barak, presso Cesarea.
Nel 1897-98 veniva in luce un'antica necropoli ebraica a Gerusalemme: un vestibolo profondo circa 6o cm e largo m 2,40, scavato in un fianco roccioso, dà accesso a un gruppo di quattro altre sale ipogee, due delle quali, insieme a un secondo piano appena iniziato, testimoniano di un ulteriore sviluppo della catacomba. Ma nell'am bito ebraico mancarono quasi sempre, come si è visto, le premesse per estesi cimiteri sul tipo delle c. cristiane, per cui si ebbe una prevalenza di piccoli ipogei tra loro indipendenti. Anche la necropoli di Gerusalemme aveva una facciata con decorazioni architettoniche e all'interno ha rivelato sarcofagi di arte locale decorati quasi sempre a rosette. Per la datazione, si pensa al periodo erodiano.
Fuori della Palestina è particolarmente notevole il gruppo di circa 200 ipogei di Gamart (Kamart o Kelmart), sul monte detto Gebel Khawi ("montagna scavata", appunto per le numerose sepolture), presso Cartagine. Ogni ipogeo, a circa 2 m di profondità, consta di un ambiente da cui si dipartono i qoqīm, scavati, come al solito, normalmente alla parete; l'accesso all'ipogeo non ha alcuna decorazione; all'interno le pareti sono ricoperte di intonaco bianchissimo; soltanto la maggiore o minore ricchezza delle decorazioni interne distingue questi ipogei tra loro, poiché per il resto essi sono assolutamente simili, evidentemente secondo i dettami di un piano uniforme. Frequenti, naturalmente all'interno, le decorazioni di stucco dipinto e le pitture murali. Il repertorio comprende soprattutto motivi di racemi di vite e foglie d'alloro, ma non mancano raffigurazioni complesse, come quelle dell'ipogeo di Gebel Saniat Senira, importante documento della pittura funeraria ebraica, benché non sicuramente interpretabile. A proposito di questo tipo di pittura, per quelle che ne sono le implicazioni religiose e iconografiche, si è molto discusso delle sue eventuali relazioni con quella cristiana (v. bibbia). Particolare peso ha avuto in questa direzione la documentazione offerta dalle c. romane.
La c. Randanini, devastata, conserva ancora pitture che comprendono, oltre ai simboli del culto, vere e proprie raffigurazioni (una Vittoria alata che incorona un giovane in "nudità eroica", una personificazione con una cornucopia; colombe, pavoni, ippocampi, ecc.). Specialmente ricco è il repertorio offerto dalla c. Torlonia, quella scoperta più di recente e meno devastata: varî strumenti del culto, come la mènòrāh (il candelabro), lo shüfār, (il corno), l'arca, il vaso per l'olio e poi: la mandragora, delfini con il tridente, volatili, leoni, il sole e la luna e, in fine, paesaggi particolarmente sviluppati. La c. della via Latina detta "Nuovo Ipogeo", di cui si parla nella sezione dedicata alle c. cristiane, ha rivelato numerose pitture derivate sicuramente da fonti ebraiche (cfr. anche bibbia).
Le c. ebraiche romane assomigliano molto a quelle cristiane della stessa città, e anzi è stata spesso discussa l'ipotesi di un vicendevole influsso. Tuttavia se ne distinguono per alcuni caratteri proprì. Così una parte della c. Randanini, sub divo, e in cui è scavato un pozzo, è stata identificata dal Garrucci con una sinagoga; in questa c., come in quella Torlonia, i loculi sono scavati secondo il sistema dei qoqīm. Ma in taluni casi, come in una c. sulla via Labicana e in quella di Porto, soltanto indizi epigrafici e altre prove documentarie ci consentono di distinguere queste necropoli da quelle cristiane. Circa il problema cronologico, risulta (J. B. Frey, in Rendiconti Pont. Accad. Rom. di Archeologia, 1937, p. 185 ss.) che le c. ebraiche incominciarono a Roma al più tardi nel I sec. d. C. e quindi si datano circa un secolo prima di quelle cristiane.
(Red.)
ELENCO DEI PRINCIPALI CIMITERI E CATACOMBE CON LA RELATIVA BIBLIOGRAFIA.
Roma (elenco topografico nel senso: N-E-S-O-N):
Via Flaminia: c. detta di S. Valentino (O. Marucchi, La cripta sepolcrale di S. V. sulla via Flaminia rinvenuta e descritta, Roma 1878; id., Il cimitero e la basilica di S. V., Roma 1890; B. M. Apollonj Ghetti, Nuove indagini sulla basilica di S. V., in Riv. Arch. Crist., XXV, 1949, pp. 171-189); c. "passata Prima Porta" (O. Boldetti, Osservaz., p. 577; A. Maj, Script. vet. nova collectio, Roma 1831, V, p. 458, n. 2; M. Armellini, Gli antichi cimiteri, pagina 542).
Via Salaria Vetus: c. dei SS. Ermete e Bassilla (sita sulla attuale via Bertoloni: R. Krautheimer, S. Ermete, in Corpus Basilicarum Christianarum Romae, I, Città del Vaticano 1938, pp. 200-208, con tutta la bibl. precedente; E. Josi, Scoperta di un altare e di pitture nella basilica di S. Ermete, in Riv. Arch. Crist., XVII, 1940, pp. 195-208; A. Ferrua, Epigrammata Damasiana, Città del Vaticano 1942, pp. 190, 193, 195); c. di S. Panfilo (sita sulla attuale via Paisiello: E. Josi, La scoperta del cimitero di Panfilo sulla via Salaria Vetere, in Nuovo Bull. Arch. Crist., XXVI, 1920, pp. 63-64; C. Respighi, Coemeterium Pamphyli, in Riv. Arch. Crist., I, 1924, pp. 10-14; E. Josi, ibidem, pp. 15-119; III, 1926, pp. 51-211; G. P. Kirsch, Le c. romane, Roma 1933, pp. 64-73; P. Styger Die röm. Katakomben, Berlino 1933, pp. 228-244; C. Serafini, in Scritti in onore di B. Nogara, Roma 1937, pp. 421-43; E. Josi, in Enc. Catt., IX, 1952, c. 677 s.; Fasti Arch., VIII, 1955, 5082); c. ad Septem palumbas in clivum cucumeris (O. Marucchi, Élém. arch. chrét., II, p. 383 s.; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1865, p. 2; 1878, p. 46 s.; 1883, p. 156 s.; 1894, pp. 10-13; H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., III, 2, cc. 1951-1854, discute la incerta ubicazione di questa c.); c. in vigna Galli "presso al Leoncino" (identificazione dubbia: O. Boldetti, Osserv., p. 575; O. Marucchi, Élém. arch. chrét., II, p. 369; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1891, pp. 58-59).
Via Salaria Nova: c. di Massimo, detta poi di S. Felicita (ingresso attuale in via Simeto: G. B. De Rossi, Il cimitero di M. sulla via Salaria, in Bull. Arch. Crist., I s., I, 1863, pp. 21 e 41-46; id., Polemica sul cimitero di M., ibidem, p. 56; O. Marucchi, Le c. romane, pp. 427-39; P. Styger, Römische Märtyrergrüfte, Berlino 1935, pp. 245-246); c. di Trasone o di villa Massimo (G. B. De Rossi, Scavi nel cimitero di Trasone, in Bull. Arch. Crist., II s., III, 1872, p. 159; IV, 1873, pp. 5-21, 43-76; J. Wilpert, Pitture delle c. romane, Roma 1903; O. Marucchi, Le c. romane, p. 453 ss.; J. De With, Spätröm. Bildnismalerei, Berlino 1938, p. 50 ss.); c. dei Giordani (E. Josi, Note di topografia cimiteriale romana, I, Il coemeterium Iordanorum sulla via Salaria Nova, in Studî Romani, III, 1922, pp. 45-70; id., Le pitture rinvenute nel cimitero dei Giordani, in Riv. d'Arch. Crist., V, 1928, pp. 167-226; Le iscrizioin rinvenute nel cimitero dei Giordani, ibid., VIII, 1931, pp. 183-284); c. di Priscilla (ingresso in via Salaria 430: A. Bosio, Roma sotterranea, Roma 1632, pp. 531-557; G. B. De Rossi ha pubblicato i risultati dei proprî scavi nei seguenti nn. del Bull. Arch. Crist.: III s., V, 1880, pp. 5-54; IV s., III, 1884-85, pp. 59-85; IV s., IV, 1886, pp. 34-165; IV s., V, 1887, pp. 7-35; IV s., V, 1888-1889, pp. 7-66 e pp. 103-33; V s., I, 1890, pp. 72-80 e pp. 97-146; V s., III, 1892, pp. 57-69 e pp. 97-129. Inoltre: J. Wilpert, Fractio panis. La plus ancienne représentation du sacrifice eucharestique, Parigi 1896; id., Beiträge zur christl. Archäol., in Röm. Quartalschr., 1906, pp. 91-102; id., Pitture delle c. romane, pp. 517-18; id., Sarcofagi cristiani, III, Città del Vaticano 1934, p. 68 [indice]; P. Styger, L'origine del cimitero di Priscilla sulla via Salaria, Leopoli 1931; id., Die röm. Katakomben, pp. 100-145; id., Die röm. Märtyrergrüfte, I, pp. 247-48; J. De With, Spätrömische Bildnismal.; O. Marucchi, Le c. romane, pp. 461-558, con a pp. 467-468 bibl. degli articoli di O. M. sulla c. di Priscilla dal 1901 al 1920; G. P. Kirsch, Le c. romane, pp. 93-110; E. Josi, in Enc. Catt., 1953, c. 36 ss., s. v.).
Via Nomentana: c. detta di S. Nicomede (G. B. De Rossi, varî articoli in Bull. Arch. Crist., II, 1864, p. 95; III, 1865, pp. 24, pp. 49-53 e pp. 53-54; O. Marucchi, in Not. Scavi, 1901, pp. 488-89; id., in Nuovo Bull. Arch. Crist., VII, 1901, p. 165; R. Lanciani, Delle scoperte di antichità avvenute nelle fondazioni degli edifici per le Ferrovie dello Stato nella già Villa Patrizi in Via Nomentana, in Rivist tecnica delle Ferrovie Ital., VII, 1918, pp. 67-79, 101-121; G. Mancini, in Not. Scavi, 1929, p. 221; E. Josi, Resoconti delle conferenze dei cultori di arch. cristiana, in Nuovo Bull. Arch. Crist., XXVI, 1920, pp. 44-45); c. detta di S. Agnese (M. Armellini, Il cimitero di S. Agnese sulla via Nomentana, Roma 1880. V. inoltre: Roma-S. Costanza, chiesa di); Cimitero Maggiore o Coemeterium Maius (ingresso su via Asmara: G. Marchi, I monum. delle arti primitive cristiane, Roma 1884; G. B. De Rossi, Roma sotterr., I, Roma 1864, pp. 189-94; id., in Bull. comunale, II, 1883, pp. 244-258; M. Armellini, Scoperte della cripta di S. Emerenziana ... nel cimitero Ostriano, Roma 1887; J. Wilpert, Pitture, etc., pp. 513-551; J. De Wit, Spätröm. Bildnismal., p. 48 s.; E. Josi, in Riv. Arch. Crist. X, 1933, pp. 7-16); Cimitero Ostriano (in un primo tempo identificato con il cimitero Maggiore: A. Profumo, in Röm. Quartalschr., 21. Suppl., 1916; O. Marucchi, in N. Bull. Arch. Crist., VII, 1901, pp. 71 ss., 277 ss.; IX, 1903, pp. 199 ss., 321 ss.; XII, 1906, p. 5 ss.; XIII, 1907, p. 169 ss.; XVI, 1910, pp. 69 ss., XIX, 1913, p. 77 ss.; XX, 1914, p. 95 ss.; XXII, 1916, p. 159 ss.; G. Bonavenia, La Silloge di Verdun e il papiro di Monza, Roma 1903; L. Duchesne, in Mélanges d'arch. et d'hist., XXX, 1910, pp. 279 ss.; U. M. Fasola, in Enc. Catt., VII, 1951, cc. 1876-77, s. v. Maius Coemeterium); c. di Alessandro (al VII miglio: M. Armellini, Gli antichi cimiteri, pp. 554-556; H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., I, i, cc. 1092-1097; G. Belvederi, in Riv. Arch. Crist., XIV, 1937, pp. 7-40; 199-224; H. Leclercq, op. cit., XIV, c. 2804); c. di Ilaria o delle Sette Vergini (ricordata negli Itineria di Salisburgo e di W. di Malmesbury: G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1873, pp. 10-12; Röm. Quartalschr., 1900, p. 304); c. di Novella (contigua alla c. di Priscilla: A. Bosio, Roma sott., p. 531; Aringhi, Roma subt., II, p. 285; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1873, p. 7; 1877, p. 67 s.; 1880, p. 8; L. Duchesne, Étude sur le Lib. Pontif., pp. 77, 223; J. Wilpert, Die Katakomb. u. ihre alten Copien, p. 21 ss.); c. pubblicata in Nuovo Bull. Arch. Crist., 1902, p. 258 s.; 1905, p. 285.
Via Tiburtina: c. anonima all'imbocco del viale Regina Margherita, detta talora di Novaziano per il rinvenimento della tomba di un martire di tale nome, ignoto alle fonti antiche ma da taluno identificato per il presbitero romano del III sec. fondatore dello scisma dei Novaziani (F. Fornari, in Riv. Arch. Crist., IV, 1927, p. 39 ss.; id., ibid., VI, 1929, p. 179 ss.; A. Ferrua, in Civiltà Catt., 1933; E. Josi, ibid., X, 1933, p. 179 ss.; XI, pp. 7 ss., 203 ss.; H. Lietzmann, ibid., pp. 359-62; G. P. Kirsch, Le c. romane, pp. 132-135; P. Styger, Die römischen Katakomben, pp. 189-95; id., Römische Märtyrergrüfte, pp. 195-89; E. Josi, in Riv. Arch. Crist., XII, 1935, p. 173; H. Delehaye, in Analecta Bollandiana, LIV, 1936, pp. 265-268; L. C. Molberg, in Ephemerides Liturg., LI, 1937, pp. 242-49; id., in Rend. Pont. Acc. Rom. Arch., XIII, 1937, p. 70; XV, 1939, p. 16; D. van den Eynde, in Revue d'hist. eccl., XXXIII, 1937, pp. 792-94; C. Cecchelli, Monumenti cristiano-eretici di Roma, Roma 1944, p. 157 ss.; IV, pp. 232-239; A. P. Frutaz, in Encicl. Cattol., 1952, cc. 1974-1976, s. v. Novaziano, cimitero detto di; Fasti Arch., VI, 1953, 6690); c. detta di S. Ippolito (ingresso già nella via dei Canneti: A. Bosio, Roma sott., pp. 14-17; M. Boldetti, Osservaz. sopra i cimiteri, Roma 1720, p. 568; F. Gori, Della porta... di S. Lorenzo ... e della c. di S. Ippolito, Roma 1862; G. B. De Rossi, Roma sott., I, p. 61; III, pp. 641-642; id., in Bull. Arch. Crist., IV s., I, 1882, pp. 9-76; Gio. De Angelis d'Ossat, in Riv. Arch. Crist., XXV, 1949, p. 115 ss.; E. Josi, in Encicl. Catt., VII, 1951, c. 178 ss., s. v. Ippolito, cimitero di); c. di San Lorenzo o di Ciriaca (G. B. De Rossi, varî articoli in Bull. Arch. Crist., I s., 1863, p. 68 ss.; p. 73 ss.; 1864, p. 63 ss.; III s. I, 1876, p. 16 ss.; pp. 145-149; II, 1877, pp. 61-62; E. Stevenson, in Nuovo Bull. Arch. Crist., I, 1895, p. 74 ss.; O. Marucchi, in Röm. Quartalschr., II, 1896, p. 85 ss.; id., Le c. romane, pp. 338-354; H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., III, 2, cc. 3227-3256, s. v. Cyriaque, catacombe de; G. P. Kirsch, Le c. romane, p. 130 ss.; G. Wilpert, Sarcofagi, III, suppl., p. 67; E. Josi, in Riv. Arch. Crist., XXII, 1946, p. 264; Gio. De Angelis d'Ossat, in Riv. Arch. Crist., XXV, 1949, p. 115 ss.); c. Nova Verana (Piazzale Verano: Gio. De Angelis d'Ossat, in Riv. Arch. Crist., XXV, 1945, pp. 115-128).
Via Prenestina: c. "passata l'Acqua Bulicante" (O. Boldetti, Osservazioni, p. 567); M. Armellini, Antichi cimiteri, p. 535).
Via Labicana: c. detta di S. Castulo (G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., III, 1864, p. 80, IV, 1865, p. 9 ss., con riferimento alla bibl. precedente; M. Armellini, Gli antichi cimiteri cristiani di Roma e d'Italia, Roma 1893, pp. 323-327; O. Jozzi, Il cimitero di Castulo M. sulla Via Labicana, Roma 1904; O. Marucchi, Le c. romane, pp. 310-311; A. Bartoli, Frammenti di sarcofago cristiano rinvenuti a S. Castulo, in Nuovo Bull. Arch. Crist., XIV, 1908, pp. 127-130; A. Amore, in Enc. Cattolica, III, 1949, cc. 1057-1058, s. v. Castulo, santo); c. ad o inter duas lauros, detta anche dei SS. Pietro e Marcellino (altri nomi: ad S. Helenam; sub Augusta in comitatu: A. Bosio, Roma sott., p. 3231 ss. e p. 591; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., IV s., I, 1882, p. 111 ss.; J. Wilpert, Ein Cyclus christologischer Gemälde aus den Katak. der heil. Petrus u. Marcellinus, Friburgo in Br. 1891; id., in Studi e doc. di storia è diritto, XIII, 1892, p. 5 ss.; O. Marucchi, in Nuovo Bull. Arch. Crist., IV, 1898, pp. 137-193; J. Wilpert, ibid., IV, 1898, pagina 117 ss.; id., ibid., VI, 1900, p. 85 ss.; id., Pitture, p. 508 ss.; R. Kanzler, in Studi Romani, I, 1913, p. 189 ss.; id., in Nuovo Bull. Arch. Crist.,XX, 1914, p. 65 ss.; O. Marucchi, ibid., XX, 1915, pp. 5-11; E. Josi, ibid., XXVI, 1920, pp. 77-89; H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., XIV, cc. 981-1018; F. Fornari, in Riv. Arch. Crist., III, 1926, p. 31 ss.; J. P. Kirsch, in Ehrengabed. deutsch. Wissenschaft, Friburgo in Br. 1920; id., in Riv. Arch. Crist., VII, 1930, pp. 31, 46; id., ibid., pp. 203-234; id., ibid., IX, 1932, pp. 17-36; id., ibid., X, 1933, pp. 263-285; F. Wirth, Römische Wandmalereien, p. 223; C. Cecchelli, E. Persico, SS. Marcellino e Pietro, Roma 1938; J. De Wit, Spätröm. Bildnismal.; H. Leclercq, in Dict. archéol. chrét., XIV, cc. 981-1018, s. v. Catacombe des Sts. Pierre et Marcellin; A. Ferrua, Epigrammata Damasiana, pp. 160-63; E. Josi, in Enc. Catt., VII, 1951, cc. 81-84, s. v. Inter duas lauros, cimitero di; N. Gray, The Filocalian Lett., in Papers Br. School Rome, 1957); c. in vigna del Grande detta anche in Comitatu e Quattuor Coronatorum (di fronte a quella ad duas lauros, di cui non fa parte, contrariamente all'opinione di G. Marchi, I monumenti, 1844, pp. 45-55; O. Marucchi, Élém. d'arch. chrét., II, p. 222; id., in Nuovo Bull. Arch. Crist., 1892, p. 142 s.).
Via Latina: c. dei SS. Simplicio e Serviliano (O. Boldetti, Osservaz., p. 561; O. Marucchi, Élém. d'arch. chrét., II, p. 201); c. di Aproniano o di S. Eugenia (T. Marucchi, Il cim. d'Apron. sulla v. Latina, Roma 1840; O. Marucchi, Élém. d'arch. chrét., II, pp. 202-203; id., in Nuovo Bull. Arch. Crist., 1902, pp. 125-126; 1903, pp. 17, 175; Dict. d'arch. chrét., I, cc. 2636-2643; A. Ferrua, Una nuova c. su la v. Lat., in Civ. Catt., 1938, II, pp. 151-163; E. Josi, Cimit. crist. sulla v. Lat., in Riv. Arch. Crist., XVII, 1940, pp. 7-39; A. Ferrua, in Encicl. Cattol., I, c. 1716, s. v.); c. detta dei SS. Gordiano ed Epimaco (O. Boldetti, Osservaz., p. 561; O. Marucchi, Élém. d'arch. chrét., II, p. 201; M. Armellini, I cimit. cr. sulla v. Lat., Roma 1874; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1876, p. 153 s.; 1878, p. 46 s.; E. Josi, Nuovo cim. sulla v. Lat., in Riv. Arch. Crist., XX, 1943, pp. 9-45; cfr. ibid., XVII, 1940, p. 31); c. detta di Tertullino (il nome del martire è noto solo dalla Passio e da due Itineraria; la c. non è stata identificata. V.: E. Josi, Cimiteri cristiani sulla via Latina, in Riv. Arch. Crist., XVI, 1939, pp. 12-15 e cfr. O. Marucchi, Élém. arch. chrét., II, p. 201); "Ipogeo di Trebio Giusto" (forse parte della c. di Aproniano: O. Marucchi, Le c. romane, p. 308; E. Josi, op. cit.); c. di Quarto e Quinto (O. Boldetti, Osservaz., p. 561; M. Armellini, Gli antichi cimiteri; O. Marucchi, Élém. d'arch. chrét., II, p. 201); "Nuovo Ipogeo" presso le vie D. Compagni e C. Baronio, scoperto nel 1955 c. (cfr. s. v. bibbia; una prima comunicazione, da parte di A. Ferrua, in La Civiltà Cattolica, CVII, 1956, vol. II, p. 118 ss.; è in corso di pubblicazione, nel 1958, una monografia dello stesso autore su questo ipogeo). V. inoltre notizia di un cimitero non identificato in Nuovo Bull. Arch. Crist., 1903, pp. 23, 173-186, 282, 301-344.
Via Appia: ipogeo presso il sepoclro degli Scipioni, anteriore alle mura d'Aureliano (272); ipogeo anonimo tra le vie Appiae Latina entro la stessa cinta, con pitture e iscrizioni (O. Marucchi, Le c. romane, p. 672); ipogeo detto dei Cacciatori (P. Styger, Die römischen Katakomben, p. 307); Cimitero di S. Sotere (G. B. De Rossi, Roma sotter., III, Roma 1877, p. 5 ss.; J. Wilpert, N. Studien zur Katakombe des hl. Kallistus, in Röm. Quartalschr., V, 1901, p. 50 ss.; J. Wittig, S. Soteris u. ihre Grabstätte, ibid., XIX, 1905, pagina 50 ss.; J. Wittig, S. Soteris u. ihre Grabstätte, ibid., XIX, 1905, pagina 50 ss., p. 105 ss.; O. Marucchi, in N. Bull. Arch. Crist., XIV, 1908, pp. 157-195; H. Delehaye, in Analecta Bollandiana, XLVI, 1928, pp. 59-66. L'ubicazione del cimitero è discussa: secondo il Wittig esso si estenderebbe di fronte a S. Cornelio. V. un riassunto della questione in Enc. Catt., XI, cc. 1000-1001, s. v. Sotere di E. Josi; cfr. anche Dict. arch. chrét., II, c. 2899. Sulla cella tricora spesso identificata come parte del cimitero di S., v. A. Grabar, Martyrium, Parigi 1940, pp. 102, 108, tav. I. 1) c. di Callisto (G. B. De Rossi, La Roma sott. crist., I; II; III; P. Allard, Rome souteraine, Parigi 1874; J. Spencer Northcote-W. R. Brownlow, Roma sott., I, Londra 1879, pp. 264-462; F. X. Kraus, Roma sott., Friburgo in Br. 1879, pp. 135-215; M. Armellini, Le c. romane, Roma 1881, pp. 221-362; G. B. De Rossi, Paralipomeni del cimit. di C., in Bull. Arch. Crist., III serie, VI, 1881, pp. 154-162; J. Wilpert, Neue Studien zur Katak. des heil. Kallistus, in Röm. Quartalschr., 1901, pp. 50-71; id., La cripta dei papi e la capp. di S. Cecilia, Roma 1940; S. Scaglia, Les catacombes de St. Caliste, Roma 1909; P. Styger, L'origine della cripta di Lucina, in Rend. Pont. Acc. Rom. Archeol., III, 1924-25, pp. 269-287; id., L'origine del cimitero di C., ibid., IV, 1925-26, p. 91 ss.; id., Die römischen Katakomben, pp. 131-165; O. Marucchi, Le c. romane, pp. 179-237; E. Josi, Il cimitero di C., Roma 1933; P. Styger, Die römische Märtyrergrüfte, pp. 77-126; A. Ferrua, in Rend. Pont. Acc. Rom. Arch., XX, 1943-44, pp. 109-115; E. Josi, in Riv. Arch. Crist., XXII, 1946, pp. 260-261; id., in Enc. Catt., III, 1949, c. 389 ss., s. v. Callisto I, il cimitero di Callisto. Sulle pitture v. inoltre: J. Wilpert, Die Malereien der Sakramentskapellen in der Katk. des heil. Callistus, Friburgo in Br. 1897; id., Pitture cat., pp. 504-507; F. Wirth, Röm. Wandmal., pp. 116, 166-169, 183, 215, 225. Sui sarcofagi: id., Sarcofagi cr., v. indice. Su Callisto e la sua c., v. C. Cecchelli, S. Maria in Trastevere, 2, Roma s. d., introduzione; id., in Enc. Catt., c. 386 ss., s. v. Callisto I, papa); c. di Pretestato (Il miglio, sulla sinistra della via Appia. Ingresso via Appia Pignatelli 1: G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., II s., III, 1872, p. 45 ss.; M. Armellini, Scoperta di un graffito ... nel cimit. di Pretestato, Roma 1874; R. Kanzler, in Nuovo Bull. Arch. Crist., I, 1845, p. 172 ss.; J. Wilpert, Pitture cat., p. 502 s.; id., Sarcofagi, III, p. 68 [e v. indice]; R. Kanzler, in Nuovo Bull. Arch. Crist., XV, 1909, pp. 121 ss., 207 ss.; E. Josi, in Riv. Arch. Crist., IV, 1927, p. 191 ss., p. 218 ss.; ibid., XII, 1935, pp. 7 ss., 19 ss., 227 ss.; ibid., XIII, 1936, pp. 7 ss., p. 218 ss.; O. Marucchi, Le c. romane, p. 282 ss.; J. P. Kirsch, Le c. romane, p. 168; P. Styger, Röm. Katak., p. 146 ss.; id., Röm. Märtyrergr., I, p. 129 ss.; II, tavv. 57-60; F. Wirth, Röm. Wandmal., p. 223; E. Romagnoli, in Riv. Arch. Crist., XXII, 1946, p. 261; A. Ferrua, in Atti I Congr. Naz. Archeol. Crist., Roma 1952, p. 149 ss.; M. P. Nilsson, À propos du tombeau de Vincentius, in Mélanges Picard, II [Revue Arch., XXXI-XXXII, 1948, p. 764 ss.]; A. Ferrua, in Fasti Arch., VII, 1954, 5509).
Coemeterium in catacumbas, o c. di S. Sebastiano (G. Mancini, S. Sebastiano fuori le mura, Roma, s. d. [ma 1928], con ampia bibl.; G. P. Kirsch, Le c. romane, p. 244 ss., con la bibl. precedente più importante; O. Marucchi, Le c. romane, pp. 251-281; F. Fornari, S. Sebastiano extra moenia, Roma 1934; P. Styger, Röm. Märtyrergr., pp. 15-43, 139-160; A. Prandi, La Memoria Apostolorum in catacumbas, Città del Vaticano 1936; G. Celi, La memoria apostolica sull'Appia, in Civiltà Cattolica, 1936, 2, pp. 483-490; 1937, 3, pp. 387-98; A. Ferrua, Epigrammata Damasiana, pp. 139-148; R. Valentini-G. Zucchetti, Codice topografico della città di Roma, II, Roma 1942, pp. 17, 44, 62, 85; F. Tolotti, Ricerche intorno alla Memoria Apostolorum, in Riv. Arch. Crist., XXII, 1946, pp. 7-62; XXIII-XXIV, 1947-1948, pp. 13-116; F. Wirth, Römische Wandmal., p. 89 s., 165, tav. 19 ss. e fig. 81; G. Belvederi, Le Tombe Apostoliche nell'età paleocristiana, Città del Vaticano 1948; Fasti Arch., III, 1950, 29; A. Ferrua, in Riv. Arch. Crist., XXVI, 1950, p. 236 ss.; Fasti Arch., IV, 1951, 285; A. Ferrua, in Riv. Arch. Crist., XXVII, 1951, p. 7 ss.; L. De Bruyne, ibid., pp. 91-143; G. Pacini, La basilica degli Apostoli sulla via Appia, Roma 1951; A. M. Schneider, in Nachrichten der Akad. d. Wissenschaften in Göttingen, 1951, 3; A. Ferrua, in Atti I Congr. Naz. Arch. Crist., Roma 1952, p. 145 ss.; id., in Riv. Arch. Crist., XXVIII, 1-2, 1952, pp. 13-41; id., in Fasti Arch., VI, 1953, 6690; R. Maréchal, in Comptes rendus de l'Académie des Inscript. et Belles Lettres, 1953, pp. 60-68; H. Torp, The Vatican Excavations a. the Cult of St. Peter, in Acta Archaeol., XXIV, 1953; A. Ferrua, in Fasti Arch., VII, 1954, 5493, 5509; J. M. C. Toynbee-J. W. Perkins, The Shrine of St. Peter a. the Vatican Excavations, Londra 1955, pp. 168 ss., 267 ss. Cfr. anche la bibl. relativa agli scavi sotto la basil. di S. Pietro); c. della ex-vigna Chiaroviglio. È talvolta così chiamata una zona cemeteriale, notevole per le pitture, che in realtà fa parte dell'area della c. di S. Sebastiano (v. la bibl. preced. e in particolare F. Fornari, Regione cimiter. nella ex vigna Chiaroviglio, in Riv. Arch. Crist., VII, 1930, pp. 167-200 e cfr. bibl. in Dict. arch. chrét., XIV, 2, cc. 2792-93; infine Fasti Arch., VI, 1953, 6690).
Via Ardeatina: c. di Balbina (A. Bosio, Roma sott., p. 191; G. B. De Rossi, Roma sott., I, pp. 221, 265, 269; id., Ritrovam. del cimit. di B. contiguo a quello di Callisto, in Bull. Arch. Crist., 1867, pp. 1-5; 30-32; 1872, p. 45; O. Marucchi, Élém. arch. chrét., II, p. 164; G. Wilpert, in Röm. Quartalschr., XV, 1901, pp. 32-49; Nuovo Bull. Arch. Crist., 1903, p. 14; R. Krautheimer, S. Balbina, in Corpus Basilicarum Christ. Romae, I, pp. 84-93 [sulla basilica che sorge sull'Aventino, ma con accenni alle fonti, ecc.]; E. Josi, in Enc. Catt., II, 1949, c. 726 s., s. v. Balbina, Santa); c. detta di S. Basileo (?) o dei SS. Marco, Marcelliano e Damaso (G. Wilpert, La scoperta delle basiliche cimiteriali dei SS. Marco e Marcelliano, in Nuovo Bull. Arch. Crist., IX, 1903, pp. 43-58; O. Marucchi, Discussione critica sul luogo recentemente attribuito ai sepolcri dei martiri Marco e Marcelliano, ibidem, II, 1905, pp. 191-230; Martyr. Hieronymianum, p. 324; R. Valentini-G. Zucchetti, Codice topografico della città di Roma, II, Roma 1942, p. 62; L. De Bruyne, in Riv. Arch. Crist., XXVI, 1950, p. 195 ss.); c. detta di Domitilla (A. Bosio, Roma sotterranea, Roma 1632, pp. 195-273; G. Wilpert, Pitture cat., pagine 495-500; id., Sarcofagi cristiani, I-II, v. indice; O. Marucchi, Roma sotterranea cristiana. Nuova serie. Monumenti del cimitero di D. sull'Ardeatina, I, Roma 1909; II, Roma 1914; P. Styger, in Att. Pont. Accad. Rom. di Arch., V serie, Rendiconti, V, 1928, pp. 89-144; id., Röm. Katak., pp. 63-97; G. P. Kirsch, Le c. romane, p. 203 ss.; O. Marucchi, Le c. romane; F. Wirth, Röm. Wandmal.,pp. 93, 170 ss., 189, 199, 211, 223; A. Guerrieri, La chiesa dei SS. Nereo ed Achilleo, Roma 1951; A. Testini, in Riv. Arch. Crist., XXVIII, 1-2, 1952, pp. 77-117; A. Ferrua, in Atti del Congr. di Arch. cristiana, Aix en Provence, 1957).
Via Ostiense: c. detta di Commodilla (M. Boldetti, Osservazioni, pagine 541-547; H. Delahaye, in Analecta Bollandiana, XVI, 1897, pp. 17-43; O. Marucchi, Il cimitero di Commodilla e la bsilica cimiteriale dei SS. Felice e Adautto, in Nuovo Bull. Arch. Crist., X, 1904, pp. 41-160; Ulteriori osservazioni, ecc., ibid., XI, 1905, pp. 5-66; G. Bonavenia, ibid., pp. 171-184; G. Wilpert, Di tre pitture recentemente scoperte nella basilica dei SS. Felice e Adautto nel cimitero di Commodilla, ibid., pp. 161-170; P. Franchi de' Cavalieri, Dei SS. Felice e Adautto, in Note Agiografiche [Studî e testi, XXI], Roma 1912; H. Leclercq, Dict. arch. chrét., III, 2, cc. 2394-2425, s. v. Commodilla, catacombe de; B. Bagatti, Il cimitero di Commodilla e dei martiri Felice e Adautto, presso la via Ostiense, Città del Vaticano 1936, con tutta la bibl. precedente); Sepolcro di S. Paolo in praedio Lucinae (G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1872, pp. 159-160; E. Stevenson, Osservazioni sul cim. ove fu sepolto l'ap. Paolo, in Nuovo Bull. Arch. Crist., 1879, pp. 283-321; id., ibid., 1898, pp. 60-76; O. Marucchi, Relaz. del cim. di Commodilla col prossimo sepolcro di ... S. Paolo, ibid., 1904, pp. 152-155; Borsari, in Not. scavi, 1898, p. 150 ss.; C. Celi, in Civiltà Catt., 1936, I, pp. 129-138); ipogeo detto di Timoteo (dal nome del martire ricordato nella Depositio martyrum il 22 di agosto), presso la rupe a N della basilica di S. Paolo f. l. m. (H. Delehaye, Les origines du culte des Martyrs, Bruxelles 1933, p. 284; R. Valentini-G. Zucchetti, Cod. topogr. della città di Roma, II, Roma 1942, pp. 24-108); c. detta di S. Tecla (M. Armellini, in Röm. Quartalschr., III, 1885, pp. 343-353; O. Marucchi, Le c. romane, pp. 128-131; E. Kirschbaum, in Riv. Arch. Crist., XXII, 1946, p. 260; A. Ferrua, in Atti del I Congr. Naz. di Arch. Crist., Roma 1952, pp. 149-151); c. di S. Zenone ad Aquas Salvias (A. Bosio, Roma sott., III, VIII; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1869, p. 88; 1871, pp. 72-78; 1887, pp. 79, 82, 153; O. Marucchi, Élém. d'arch. chrét. II, pp. 99-100); Cabrol-Leclercq, Dict. arch. chrét., XIV, 2, c. 2798, 5, s. v. Rome); c. di S. Ciriaco (al VII miglio, O. Marucchi, in Nuovo Bull. Arch. Crist., XXII, 1916, pp. 233-238; R. Kanzler, in Nuovo Bull. Arch. Crist.., XXII, 1916, p. 102; O. Marucchi, ibid., XXIII, 1917, p. 120; id., ibid., XXIV-XXV, 1920, pp. 99-101; F. Fornari, in Not. Scavi, 1916, pp. 123-137; id., in Mél. arch. et hist., XXXVI, 1916-1917, pp. 57-62; L. Duchesne, ibid., XXXVI, 1916-1917, p. 27 s.); c. "al ponticello di S. Paolo" (G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1863, p. 83; cfr. E. Stevenson, in Nuovo Bull. Arch. Crist., 1897, pp. 283-321; H. leclercq, Diet. d'arch. chret., XIV, 2, c. 2798, 7, s. v. Rome); c. di S. Ciriaco, al VII miglio (R. Kanzler, in Nuovo Bull. Arch. Christ., XXII, 1916, p. 102; O. Marucchi, ibid., XXII, 1916, pp. 233-238; XXIII, 1917, p. 120; XXIV-XXV, 1920, pp. 99-101; F. Fornari, in Not. Scavi, 1916, pp. 123-137; id., in Mél. arch. hist., XXXVI, 1916-1917, pp. 57-62; L. Duchesne, ibid., XXXVI, 1916-1917, p. 27 s.).
Via Portuense: c. di Ponziano ad ursum pileatum (ingresso in via A. Poerio, n. 57: A. Bosio, Roma sotterranea, pp. 114, 119-139; G. Wilpert, Pitture delle cat., pp. 452-54, 489, 528, tavv. 173; 225, 2; 255; 257-58; id., Sarcofagi cr., I, p. 81, tav. 64, 9; p. 98, tav. 130, 7; II, p. 299, tav. 232, 13; p. 354 ss., p. 81, tav. 255, 6; B. Manna, Contributi allo studio del cimitero di Ponziano sulla via Portuense, in Bull. Comm. Arch., LI, 1923, pp. 163-224; A. Silvagni, Inscript. Christ., nuova serie II, Roma 1935, nn. 4500-4744); c. detta di S. Felice (la basilica è indicata come esistente al III miglio dal Catalogo detto Liberiano: E. Josi, in Enc. Catt., III, 1949, c. 1632; ma la c. e la basilica non sono state sinora identificate; si confronti: A. Bosio, Roma sotterr., II, c. XVI; O. Boldetti, Osserv., p. 540; G. B. De Rossi, Roma sott., I, p. 131; Bull. Arch. Crist., 1878, p. 46, 1884-85, pp. 155, 167; Tomassetti, in Nuovo Bull. Arch. Crist., 1899, pp. 77-79; O. Marucchi, Élém. d'arch. chrét., II, p. 67; H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., V, i, c. 1298 s.).
Trastevere: S. Onofrio al Gianicolo (P. Crostarosa, Cimitero anonimo a S. Onofrio al Gianicolo, in Nuovo Bull. Arch. Crist., IV, 1898, p. 231; O. Marucchi, Scoperta di altre gallerie cimiteriali cristiane sotto il Gianicolo, ibid., VIII, 1902, pp. 854-58).
Via Aurelia Vetus: in generale: A. Silvagni, La topogr. cimiteriale della v. Aurelia ed un'inedita epigrafe storica framm. del cimitero dei SS. Processo e Martiniano, in Riv. Arch. Crist., IX, 1932, pp. 103-118; c. di San Pancrazio o di Ottavilla (G. B. De Rossi, Inscr. Christ., I, p. 527; II, Roma 1888, pp. 24, 156; idem, Roma sotterr., I, pp. 140-141, 183; S. Pesarini, in Nuovo Bull. Arch. Crist., XXVIII, 1922, pp. 271-281; G. P. Kirsch, Le memorie dei martiri sulle vie Aurelia e Cornelia, in Studi e testi, XXXVIII, Roma 1924, pp. 65-68; A. Ferrua, in Riv. Arch. Crist., XXI, 1944-1945, pp. 165-221); c. detta dei SS. Processo e Martiniano o anche di S. Agata ad Girulum (P. Franchi de' Cavalieri, in Studi e testi, XIX, Roma 1908, p. 98 ss.; id., ibid., XXII, Roma 1909, pp. 35-39; J. P. Kirsch, in Miscellanea F. Ehrle, Studi e testi, XXXVIII, Roma 1924, pp. 71-74; A. Silvagni, in Misc. G. P. Kirsch, Roma 1932, pp. 233-48; id., in Riv. Arch. Crist., loc. cit.; Dict. arch. chrét., XIV, c. 1890); c. detta dei Due Felici (O. Marucchi, Élém. d'arch. chrét., II, pp. 52-54; Th. Mommsen, Die röm. Bischöfe Liberius u. Felix, in Deutsch. Zeitschr. f. Geschichtswiss., 1896, p. 167; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1883, pp. 5-60; 1890, pp. 123-140; Dict. arch chrét., V, c. 1299); c. detta di S. Calepodio (nel Medioevo detta anche di Callisto e confusa con quella di S. Pancrazio: G. B. De Rossi, Roma sotterranea cristiana, I, p. 164 s.; idem, in Bull. Arch. Crist., III s., 1866, p. 93 ss.; 1878, p. 46; 1881, p. 104-106; M. Armellini, Gli antichi cimiteri, pp. 524-26; O. Marucchi, Élém. d'arch. chrét., II, pp. 56-57; J. P. Kirsch, in Miscellanea F. Ehrle, II, pp. 82-86; O. Marucchi, Le c. romane, p. 75; P. Styger, Römische Märtyrgr., p. 273 s.; E. Josi, Il sepolcro del papa Giulio I e il cim. di S. Callisto sulla via Aurelia, in Miscell. G. Belvederi, Città del Vaticano 1955).
Via Aurelia Nuova o Cornelia: sepolcreto sotto S. Pietro in Vaticano (non si tratta di una c., ma di un sepolcreto dapprima pagano e in seguito sviluppatosi come cristiano intorno a un centro di culto di S. Pietro; A. Ferrua, in Bull. Comm. Arch., LXX, 1942, pp. 96-106; E. Josi, Gli scavi nelle Sacre Grotte Vaticane, in Il Vaticano nel 1944, Città del Vaticano 1944; Esplorazioni sotto la confessione di S. Pietro in Vaticano eseguite negli anni 1940-1949, rel. a cura di B. M. Apollonj Ghetti, A. Ferrua, E. Kirschbaum, Città del Vaticano 1951; L. De Bruyne, in Riv. Arch. Crist., XXVII, 1951, pp. 218-224; R. Paribeni, in Vita e Pensiero, XXXV, 1952, 12, p. 676 ss.; J. Carcopino, in La Revue des Deux Mondes, 1952, 20, pp. 588-610; 21, pp. 11-53; 22, pp. 213-245; 23, pp. 412-428; E. Peterson, in Schweizer Rundschau, sett. 1952, pp. 302-331 [trad. in Le Flambeau, XXV, 1952, p. 486 ss.]; J. Ruysschaert, in L'Antiquité Classique, XXI, 1952, p. 384 ss.; A. W. Byvanck, in Bull. van de vereeniging tot bevordering der Kennis van de ant. Beschaving, XXVII, 1952, pp. 19-24; F. Vacchini, in Ecclesia, XI, 1952, p. 6 ss.; E. Calvari, in Atti e Mem. della Soc. Tiburt. di Storia ed Arte, XXV, 1953, pp. 103-156; J. Carcopino, Études d'histoire chrétienne. Les fouilles de Saint Pierre et la tradition, Parigi 1953; S. J. de Laet, in Latomus, XII, 1953, pp. 245-251; R. Paribeni, in Paideia, VIII, 1953, pp. 228-229; R. T. O'Callaghan, in Biblical Archaeologist, XVI, 1953, pp. 70-88; W. Derouan, in Les Études Classiques, XXI, 1953, pp. 145-166; A. v. Gerkan, in Trierer Zeitschr., XXII, 1953, p. 26 ss.; M. Guarducci, Cristo e San Pietro in un documento precostantiniano della necropoli vaticana, Città del Vaticano 1953; O. Perler, Die Moseiken der Juliergruft im Vatikan, Friburgo 1953; J. Ruysschaert, in Revue d'histoire ecclésiastique, XLVIII, 1953, pp. 573-631; XLIX, 1954, pp. 5-58 [recens. di Ch. Delvoye, in Latomus, XIII, 1954, pp. 524-526; di F. De Ruyt, in L'Ant. Classique, XXIV, 1955, pp. 279 s.]; Hj. Torp, The Vatican Excavations and the Cult of St. Peter, in Acta Archaeologica, XXIV, 1953, pp. 27-66; J. M. C. Toynbee, in Journ. Rom. Stud., XLIII, 1953, pp. 1-26; Fasti Arch., VI, 1954, 6696; A. Balil, in Zephirus, V, 1954, p. 223 ss.; Ch. Delvoye, in Latomus, XIII, 1954, p. 528 [recens. a O. Perler, cit.]; H. V. Filson, in Biblical Archaeologist, XVII, 1954, p. 23 s.; E. Kirschbaum, E. Yunient, J. Vives, La Tumba de San Pedro y las Catacumbas Romanas, Madrid 1954; H. Last, in Proceedings of the Classical Association, LI, 1954, p. 50 s.; id., in Journ. Rom. Stud., XLIV, 1954, pp. 114-116; Chr. Mohrmann, in Vigiliae Christianae, VIII, 1954, pp. 154-173; J. Ruysschaert, in Revue d'histoire ecclésistique, LXIX, 1954, pp. 7-58; A. Tovar, in Zephirus, V, 1954, p. 95 [recens. a O. Perler]; Fasti Arch., VII, 1955, 5501-5506; J. M. C. Toynbee-J. W. Perkins, The Shrine of St. Peter and the Vatican Excavations, Londra-New York-Toronto 1956. Altri scavi sono stati iniziati nel 1956 più a N, nei pressi dell'edificio delle poste vaticane; M. Cagiano de Azevedo, L'orig. della necropoli vatic. secondo Tacito, in Aevum, XXIX, 1955, pp. 575-577); coemeterium ad Nymphas Catabassi (O. Boldetti, Osserv., p. 538; M. Armellini, Cimiteri, p. 616; F. X. Kraus, in Realencyklopädie, II, p. 112, n. 24; J. P. Kirsch, Le memorie dei Martiri sulle vie Aurelia e Cornelia, in Misc. Ehrle, II, Roma 1924, pp. 63-100).
Cimiteri eretici di Roma. - Nei seguenti cimiteri, alcuni dei quali già citati sopra, varî studiosi hanno ravvisato elementi di culto cristiano non ortodosso. Opera generale sull'argomento è: C. Cecchelli, Monumenti cristiano-eretici di Roma, Roma 1944.
Ipogeo degli Aurelî in via G. Luzzatti (G. Bendinelli, Il monumento sepolcrale degli Aurelî al viale Manzoni in Roma, in Monum. Lincei, XXVIII, 1922; G. Wilpert, in Memorie della Pont. Accad. Romana di Arch., III, s., I, 1924, pp. 1-43, tavv. I-XXIV; C. Cecchelli, Monumenti crist.-eretici, pp. 3-119).
Via Appia: Cubiculum, o ipogeo, di Vibia, detto anche "dei sincretisti", "delle monachelle" e "c. sincretista", forse parte della stessa c. cui appartiene l'ipogeo detto "dei cacciatori" (G. C. Bottari, Roma sotterranea, III, Roma 1754; R. Garrucci, Tre sepolcri pagani in un ipogeo della via Appia, Napoli 1852; id., Les mystères du syncrètisme phrygien, Parigi 1856; id., Storia dell'arte cristiana, VI, Prato 1881, p. 171, tav. 493 s.; F. Cumont, Les mystères de Sabatius et le judaïsme, in Comptes rendus de l'Acad. des inscr. et belles lettres, 1906, pp. 63-79; G. Wilpert, Pitture cat., PP. 134 s., 362 s., tav. 132; K. Wumbrandt Stupt, Die Jagerkatakombe an der via Appia, in Belvedere, 1926, pp. 289-94; M. P. Nilsson, À propos du tombeau de Vincentius, in Mélanges Ch. Picard, II, 1949, pp. 746-69).
Via Prenestina: ipogeo c. di una famiglia cipriota; c. "passata l'acqua Bulicante", c. arenarie.
Catacombe ebraiche di Roma. - Porta Portuensis (Monte Verde). Scoperta dal Bosio nel 1602, esplorata successivamente nel 1740-45 e nel 1904 (Nuovo Bull. Arch. Crist., 1904, p. 271; Seymour de Ricci, in Comptes rendus Acad. inscr., 1905, pp. 140:-142, 245-247; N. Müller, Die jüdische katakombe am Monteverde, in Schriften hsggb. v. d. Gesellschaft z. Förderung d. Wiss. des Judenthums, Lipsia 1919; Bull. Com., 1918, pp. 206-210; N. Müller, Die Inschriften d. jüdisch. Katak. am Monteverde, hsggb. v. N. A. Bees, in Gesellschaft für Forderung ecc., Lipsia 1919; Nuovo Bull. Arch. Crist., 1920, pp. 55-57; Clermont-Ganneau, La nécropole juive de Monte Verde, in Revue Archéol., 1920, p. 365 s.; 376 s.; in Revue des études juives, 1920, pp. 113-126; in Syria, 1921, p. 145 ss.; in Revue Arch., 1922, p. 407 ss.; Dict. d'archéol. chrét., s. v. Monte Verde; Gio. De Angelis d'Ossat, La C. Ebraica a Monteverde in Roma, in Riv. Arch. Crist., XIII, 1935, pp. 361-365); c. di Vigna Randanini (sulla via Appia, scoperta nel 1857: G. Garrucci, Cimitero degli antichi Ebrei scoperto recentemente in Vigna Randanini, Roma 1862; O. Wulff, Altchristl. u. byzant. Kunst, Berlino 1922, I, p. 17; F. Wirth, Röm. Wandmal., p. 189); c. di Vigna Cimarra (sulla via Appia. G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1876, pp. 3, 6; A. Berliner, Gesch. d. Juden in Rom, I, Friburgo 1893, pp. 90-92); c. di Vigna Pignatelli (via Appia. Piccolo ipogeo scoperto nel 1885. Th. Gomperz, in Archäolog. epigraph. Mitteil. aus Oesterreich, X, 1886, p. 231 ss.; N. Müller, in Röm. Mitt., 1, 1886, p. 49 ss.; id., in Bull. dell'Instit., I, 1886, p. 49 ss.; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1886, p. 139 ss.); c. di Vigna Apolloni (sulla via Labicana, scoperta nel 1882. O. Marucchi, Di un nuovo cimitero giudaico scoperto sulla via Labicana, Roma 1887; id., in Diss. Pont. Accad. Romana Arch., 1884, 2a serie, p. 497 ss.; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1884, pp. 42, 140); c. di Villa Torlonia (sulla via Nomentana, scoperta nel 1929. H. Wolfgang Beyer-H. Lietzmann, Jüdische Denkmäler. I. Die jüd. Katak. d. Villa Torlonia in Rom, Berlino-Lipsia 1930).
Cimiteri suburbicarî. - Via Flaminia: a 8 km da Morlupo in territorio di Leprignano: c. in Lucoferonia (G. B. De Rossi, Roma sott., III, p. 865 ss., in Bull. Arch. Crist., 1878, p. 87; H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., IX, 2, cc. 2663-2671, O. Marucchi, Catac. p. 665); Rignano Flaminio: c. detta di S. Eusebio e successivamente di S. Teodora (M. A. Boldetti, Osservazioni, p. 577; G. B. De Rossi, Inscript. Christ., I, Roma 1857-61, nn. 55-58, 75, 76, 77, 81, 86, 90, 145, 165, 166; id., I monumenti antichi crist., e loro distribuzione geograf. nel territorio dei Capenati, in Bull. Arch. Crist., IV, s., II, 1883, 115-159; C. I. L., XI, 1651, 4012, 4028-32, 4036, 4038-39, 4042-47, 4076; E. Josi, in Enc. Catt., X, 1953, c. 913 ss., s. v. Rignano Flaminio); Monteleone (F. Palmegiani, Rieti e la regione Sabina, Roma 1932, pp. 616-17); Nazzano (M. Armellini, Gli antichi cimiteri, p. 625; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1874, p. 113, 159; 1883, pp. 124-127).
Via Salaria: presso l'antica Fidene: c. anonima (O. Marucchi, Catac. rom., p. 664): al XX miglio: c. detta di S. Antimo (M. Armellini, Gli antichi cimiteri, p. 543; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1880, p. 107; Nuovo Bull. Arch. Crist., 1845, p. 160 s.; O. Marucchi, Catac. rom., p. 664); al XXX miglio: c. detta di Getulio (Galetti, Gabio scoperto ove ora è Terri, Roma 1757; E. Stevenson, Il cim. di Zotico, p. 47; M. Armellini, Gli antichi cimiteri, p. 543; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1880, p. 108).
Via Nomentana: al XV miglio: c. detta dei SS. Primo e Feliciano, ad arcus Nomentanos (O. Boldetti, Osservaz., p. 569; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1880, p. 106; M. Armellini, Gli antichi cimiteri, p. 557; O. Marucchi, Élém. arch. chrét., II, p. 408; id., Le c. romane, p. 664); al XVI miglio: c. di Restituto (O. Boldetti, Osservaz., p. 570; M. Armellini, Gli antichi cimiteri, p. 557; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1880, p. 166 s.).
Via Tiburtina: la pubblicazione complessiva più recente è: Gio. De Angelis d'Ossat, Antichi cimit. della via Tiburtina, in Riv. Arch. Crist., XXV, 1949, pp. 115-128; al IX miglio (E. Stevenson, La basilica doppia di S. Sinfarosa, e dei sette suoi figlioli scoperta al nono miglio della via Tiburtina, Bull. Arch. Crist., III s., III, 1878, pp. 75-81; Gio. De Angelis d'Ossat, op. cit.); al XVIII miglio; basilica cimiteriale di S. Vincenzo, ricordato al 23 luglio nel Martirologio Geronimiano (C. Piccolini-G. Mancini, Gli scavi della basilica di S. Vincenzo in Territorio di Montecelio, Tivoli 1926); Acquoria, presso Tivoli (Gio. De Angelis d'Ossat, in L'Urbe, XI, 1948, n. 3, p. 3, 7); al XXXVI miglio, presso Paliano: c. di Colle S. Quirico (Gio. De Angelis d'Ossat, in Riv. Arch. Crist., XXII, 1946, pp. 85-99).
Via Prenestina: presso Gabî; c. detta di S. Primitivo (O. Marucchi, Le c. romane, p. 661); Palestrina (A. Sconamiglio, Della primitiva basilica del martire S. Agapito, Roma 1865; O. Marucchi, Memorie storiche della città di Palestrina, Roma 1918; id., Guida archeologica della città di Preneste, Roma 1932); presso Paliano: cimitero cristiano con iscrizioni graffite dall'a. 341 al 420 (O. Marucchi, Scoperta di un antico cim. cristiano al miglio XXXVI della via Prenestina, in Nuovo Bull. Arch. Crist., XX, 1914, pp. 131-43).
Via Labicana: al VII miglio fu scoperto il sarcofago di Prosenes, liberto di Caracalla, del 217 (G. B. De Rossi, Inscriptiones Christianae, I, Roma 1857-61, n. 5); al X miglio: c. detta di Zotico (M. A. Boldetti, Osservazioni sopra gli antichi cimiteri, p. 564 ss.; G. B. De Rossi, Inscr. chr. urbis Romae, I, Roma 1861, p. 530; id., in Bull. Arch. Crist, II s., III, 1872, pp. 173-175; E. Stevenson, Il cimitero di S. Zotico al X miglio della via Labicana, Modena 1876; M. Armellini, Gli antichi cimiteri, pp. 568-74).
Via Latina: al V miglio (G. B. De Rossi, Ipogeo cristiano al V miglio della via Latina, in Bull. Arch. Crist., III s., I, 1876, pp. 32-153); località Tavolato (R. Kanzler, Di un nuovo cimitero anonimo sulla via Latina, in Nuovo Bull. Arch. Crist., IX, 1903, pp. 173-86; O. Marucchi, ibid., pp. 23-282, 301); al X miglio, presso la villa Senni (O. Marucchi, La scoperta di un antico cim. cristiano, ibid., XIX, 1913, pp. 230-37; F. Grossi Gondi, Conclusione degli scavi al decimum della via Latina presso Grottaferrata, ibid., XXIV, 1918-19; pp. 87-94; id., C. tuscolane, scoperta di un'importante iscrizione greca, Grottaferrata 1914; G. Wilpert, Mosaiken u. Malereien, Friburgo in Br. 1917); al XXX miglio, c. detta di S. Ilario ad bivium (devastata; iscrizione nel palazzo Doria a Valmontone); c. al Tusculanus Ager (G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1872, pp. 85-91, 145 s.; 1873, pp. 109, 153-155; Cozo Luzzi, Raccolta di Grottaferrata, p. 7); sui cimiteri cristiani nella zona tuscolana, v. inoltre M. Borda, in Capitolium, XXX, 1955, pp. 225-232 e in Miscellanea Belvederi, Città del Vaticano 1955, pp. 209-244.
Via Appia: Boville (M. Armellini, Gli antichi cimiteri, p. 582; Ricci, Memorie storiche ... di Albano, p. 173; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1869, p. 79 s.; 1873, p. 101); Castrimoenium (G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1873, p. 100); Ariccia (M. Armellini, Gli antichi cimiteri, p. 589; E. Lucidi, Mem. Stor., Roma 1796, p. 405; G. B. De Rossi, Inscr. Christ. urb. Rom., I, p. 566, n. 1351; id., in Bull. Arch. Crist., 1869, p. 80; 1873, p. 104 s.); Albano (M. A. Boldetti, Osservazioin, p. 558 ss.; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., I s., VII, 1869, p. 65 ss.; II s., IV, 1873, p. 893 ss.; J. Franconi, I cimiteri e la basilica costantiniana di Albano Laziale, Roma 1877; O. Marucchi, in Nuovo Bull. Arch. Crist., VIII, 1902, p. 89 ss.; H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., I, c. 1053 ss., s. v. Albano; A. Galieti, Contributi alla storia della diocesi suburbicaria di Albano Laziale, Città del Vaticano 1948; v. anche la voce albano); Nemi (M. Armellini, Gli antichi cimiteri, p. 590); Velletri (G. Wilpert, Sarcofagi cr., tav. 4, 5; pp. 3, 59, 131; Notizie di arch., storia ed arte di Velletri, 1942, pp. 37; 41-43; A. Galieti, in Enc. Catt., XII, 1954, c. 1172 ss., s. v. Velletri; v. inoltre Bollettino della Associazione veliterna di archeol., storia ed arte. Cfr. anche la voce velletri); Decima, al XV km, località Malpasso: cella sepolcrale con sarcofagi (A. L. Pietrogrande, Ruderi e sarcofagi scoperti sulla via di Decima, in Not. Scavi, 1934, pp. 155-68).
Via Ardeatina: al IV miglio, località Nunziatella: ipogeo sotterraneo (G. B. De Rossi, Scoperta di un piccolo cimitero cristiano adorno di pitture assai antiche presso la chiesa della Nunziatella al IV miglio sulla via Ardeatina, in Bull. Arch. Crist., III s., II, 1877, p. 136; III, 1892, p. 28; J. Wilpert, Pitture cat., p. 503, al VII miglio: Felicola, ricordata nel Martirologio geronimiano al 13 giugno e nella Passio dei SS. Nereo e Achilleo); Biblioth. Hagiograph. Lat., Bruxelles 1898-1901, 6061; cfr. M. Armellini, I cimiteri cristiani, p. 596).
Via Portuense: c. di Generosa ad Sextum Philippi (A. Nibby, Dintorni di Roma, II, Roma 1848, pp. 607-608; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., I s., VII, 1869, p. 155; id., Roma sotterranea, III, pp. 647-97; Chr. Huelsen, in Nuovo Bull. Arch. Crist., VI, 1900, pp. 121-126; O. Marucchi, Le c. romane, p. 230 ss., 247, n. 27; E. Josi, Cimitero di Generosa, in Riv. Arch. Crist., XVI, 1939, pp. 323-30; G. Wilpert, Pittura delle c. romane, Roma 1903, pp. 221, 520; H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., VI, i, cc. 866-903, s. v. e XIV, 2, c. 2798, s. v. Rome; R. Valentini-G. Zucchetti, Codice topografico della città di Roma, II, Roma 1942, p. 108).
Cimiteri cristiani di Porto: (G. Calza, La necropoli del Porto di Roma, Roma 1938; J. B. Frey, in Riv. Arch. Crist., VII, 1930, pp. 244-50; VIII, 1931, pp. 83-97; R. Calza, in Enc. Catt., IX, 1952, c. 1814, s. v. Porto e Santa Rufina).
Via Aurelia: al IX miglio: sepolcro della SS. Rufina e Seconda; al XII miglio: tombe dei SS. Mario, Marta, Audiface e Abacuc (J. P. Kirsch, Le memorie dei martiri sulle vie Aurelia e Cornelia, in Miscellanea F. Ehrle, II, pp. 63-100); al XII miglio: c. di Basilio (R. Valentini-G. Zucchetti, Codice topografico della città di Roma, II, Roma 1942, pp. 152 [itiner. Malmesbur.], 306 [Lib. Pontif.]; J. P. Kirsch, Le memorie dei martiri sulle vie Aurelia e Cornelia, in Miscell. F. Ehrle, II, pp. 86-91; Chr. Huelsen, Le chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, p. 208).
Via Trionfale: c. a. Monte Mario (G. B. De Rossi, Cimitero sotterraneo di ignoto nome sul Monte Mario, in Bull. Arch. Crist., V s., IV, 1894, p. 133).
Via Cassia: Sutri, c. detta di S. Giovenale (M. A. Boldetti, Osservazioni, p. 581; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., I, 1865, p. 27; C. I. L., XI, i, nn. 3278-80). Nepi: cosiddetta "c. di Salvinilla" (M. A. Boldetti, Osservazioni, p. 549; B. Pesci, in Enc. Catt., VIII, cc. 1761-1762); Baccano, c. di S. Alessandro (G. B. De Rossi, Scoperta del cimitero di S. A. con parte del suo antico altare, in Bull. Arch. Crist., 1875, pp. 142-152, tav. IX).
Italia:
Agrigento: (C. Mercurelli, in Riv. Arch. Crist., XXI, 1944-45, pp. 5-104; id., M. Scaduto, in Enc. Catt., I, 1948, c. 577 ss., s. v.; P. Griffo, Topografia storica di A. antica, in Atti dell'Acc. di Scienze ... Agrigento, II, 1948-52, pp. 38-47; id., in Nuovo Didaskaleion, IV, 1950-51, pp. 74-75); grotta Fragapane (C. Mercurelli, Agrigento paleocrist., in Mem. Pont. Acc., s. 8, III, 1948; P. Griffo, in Fasti Arch., X, 1955, 6937).
Albenga: (N. Lamboglia, Scoperte di un sarcofago paleocristiano, in Riv. Ingauna e Intemelia, III, 1937-38, pp. 58-61).
Anagni: (A. Ferrua, Fasti Arch., IV, 1951, p. 232; Riv. Arch. Crist., 1950).
Amiterno: (M. Armellini, Gli antichi cimiteri crist. di Roma e d'Italia, pp. 687-91; A. Bevignani, in Nuovo Bull. Arch. Crist., IX, 1903, pp. 185-193).
Anzio: (G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., VII, 1869, p. 25; A. Harnack, Die Mission u. Ausbreit. des Cristent. in d. ersten drei Jahrh., II, Lipsia 1915, p. 261; A. Galieti, Contributi alla storia della diocesi suburbicaria di Albano Laziale, Città del Vaticano 1948, pp. 43-477.
Avellino: vi sono due cimiteri cristiani: Atripalda e Prata; (G. Appreno Galante, Il cemetero di S. Ipolisto martire in Atripalda, in Atti R. Accad. di Arch. Lett. e Belle Arti di Napoli, XVI, 1893, pp. 189-222; per P. G. Tagliatela, Dell'antica basilica e della c. di Prata, Napoli 1878; E. Bertaux, L'Art dans l'Italie méridionale, I, Parigi 1904, pp. 84-86; H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., XIV, cc. 1689-1691, s. v. Avellino).
Bazzano: (Vicus Ofidius: M. Armellini, Gli antichi cimit. crist. di Roma e d'Italia, pp. 692-93; A. Bevignani, Osservazioni sulle c. di S. Vittorino e di Bazzano, in Nuovo Bull. Arch. Crist., IX, 1903, pp. 187-193; I. Gavini, Storia dell'architettura in Abruzzo, I, Milano-Roma s. d., p. 9).
Bolsena: (G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., III serie, V, 1880, pp. 109-43; E. Stevenson, in Not. Scavi, 1880, pp. 263-283; L. Duchesne, Histoire Ancienne de l'Église, II, Parigi 1910, p. 110).
Cagliari: (D. Filia, La Sardegna cristiana, I, Sassari 1909).
Castelvecchio Subequo, in prov. dell'Aquila: (il nome antico della località è Superaequum: Fasti Arch., IV, 1951, 5308; A. Ferrua, in Riv. Arch. Crist., XXVI, 1950, p. 53 ss.).
Cassibile: ipogei (J. Führer-V. Schultze, Die altchristl. Grabstätten Siziliens, Berlino 1907, p. 185 ss.).
Castellammare di Stabia: (G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., III s., IV, 1879, pp. 118-127; G. Cosenza, Il cimitero e la cappella stabiana di S. Biagio, Napoli 1898).
Catania: (H. Achelis, Römische Katakombenbilder in Catania, Berlino 1932: si tratta di pitture murali provenienti dalle c. romane, nel museo di Catania; A. Ferrua, in Boll. Storico catanese, III, 1938, pp. 33-59).
Cava: ipogei: (J. Führer-V. Schultze, p. 193 ss.).
Chiaramonte Gulfi: ipogei (J. Führer-V. Schultze, p. 198 ss.).
Chiusi: (F. Liverani, Le c. e antichità di Chiusi descritte, Siena 1872; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., III serie, VI, 1881, pp. 75-85).
Cittadella: ipogei (J. Führer-V. Schultze, p. 202 ss.).
Civitacastellana: cimitero cristiano scoperto intorno al 1880 (E. Josi, in Enc. Cattol., III, 1949, c. 1762 ss., s. v.).
Concordia: (non vi è una c., ma varî sepolcreti cristiani: G. B. De Rossi, Portogruaro - Julia Concordia - Necropoli cristiana sopra terra, in Bull. Arch. Crist., II s., IV, 1873, pp. 80-82; V, 1874, pp. 133-144; Fasti Arch., V, 6080; VI, 6501, 6648; P. L. Zovatto, in Atti I Congr. Arch. Crist., Roma 1952, p. 269, ss.; id., in Cahiers Arch., VI, 1952, p. 147, ss.).
Cuma: (anche qui necropoli, non catacomba: H. Delehaye, Les origines du culte des martyrs, Bruxelles 1933, pp. 301-302; A. Maiuri, in Atti III Congr. Intern. Arch. Crist., Roma 1934, pp. 217-231).
Ferento: (c. di S. Stanislao, Gli atti ed il cimitero di S. Eutizio di Ferento, Roma 1886).
Ferlea: ipogei (J. Führer-V. Schultze, p. 172 s.).
Ispica: ipogeo (J. Führer - V. Schultze, s. v. Spaccaforno-Rosolini, pagine 150 ss.).
Massa Martana: (G. Sordini, Di un cimitero cristiano sotterraneo nell'Umbria, in Atti del II Congresso internaz. di Archeologia crist., Roma 1902, pp. 109-21).
Licodia Eubea: ipogei (J. Führer - V. Schultze, p. 197 ss.).
Melilli: ipogei (ibid., p. 174 ss.).
Milano: la città conta più di un cimitero cristiano, ma nessuna vera e propria catacomba (v. milano).
Molinello: ipogei cristiani (J. Führer-V. Schultze, p. 181 ss.).
Napoli: (H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., XII, I, c. 691 ss., s. v. Naples, con la bibl. preced.; A. Bellucci, Ritrovamento della c. di S. Eufebio e di nuove zone della c. di S. Gaudioso a Napoli, in Atti III Congr. internaz. Arch. Crist., Roma 1934, pp. 415-17; H. v. Achelis, Die Katakomben v. Neapel, Lipsia 1936; D. Mallardo, Ricerche di storia e di topografia degli antichi cimiteri cristiani di Napoli, Napoli 1936; id., Storia antica della chiesa di Napoli, Le Fonti, Napoli 1943; id., Le origini della chiesa di Napoli, in Miscell. Pio Paschini, I, Roma 1948, p. 27 ss.; id., in Riv. Arch. Crist., XXV, p. 73 ss.; A. Caterino, Bibliografia sulle c. napoletane, Firenze 1957).
Noto: ipogei ebraici (P. Orsi, in Not. Scavi, 1897, pp. 67-90).
Palermo: ipogei presso la Valletta del Maltempo; c. di Porta Ossua al Papireto (cfr. s. v. palermo); Bibl. Hagiograph. Lat., I, Bruxelles 1898, 613-615; P. Testini, in Enc. Catt., IX, c. 1876 s., s. v.).
Pozzuoli: (D. Mallardo, in Riv. Arch. Crist., XXV, 1949, p. 73 ss.).
Ragusa, Marina di: (L. Bernabò Brea, in Not. Scavi, v, 8, I, 1947).
Salerno: (C. I. L., X, i, nn. 664-674: non c., ma piccola necropoli crist. sul luogo del duomo).
S. Croce Camerina: ipogei (J. Führer-V. Schultze, p. 195 ss.).
Siracusa: (I. Carini, in Arch. Stor. Sicil., 1873, pp. 260-263, 505-523; 1874, pp. 506-514; 1875, pp. 121-125; 492-507; C. Bonaiuti, P. Orsi, in Not. Scavi, 1914; Scoperte archeol. nelle c. di Siracusa, in Scienza e tecnica, VIII, 1947, 3-4, p. 113; L. Bernabò Brea, in Not. Scavi, s. VIII, i, 1947, pp. 177-193; C. Amato, in Atti del I Congr. di Archeol. Crist., p. 59 ss.; Fasti Arch., I, 2748; IV, 5311, V, 6154; e cfr. Fasti Arch., I, 2748; IV, 3920, 5311; V, 6154; VII, 5526; L. Bonomo, in Atti del I Congr. Naz. di Arch. Crist., Roma 1952, pp. 93-100; c. di S. Lucia: Fasti Arch., I, 1948, 2748; IV, 1951, 5311; VIII, 1955, 5386; S. L. Agnello, in Riv. Arch. Crist., XXXI, 1-2, 1955, pp. 1-50; c. di S. Giovanni, Fasti Arch., IV, 1951, 3920; 5117; 5310; c. di S. Maria: C. Amato, op. cit., p. 59 ss.; c. di S. Maria di Gesù: Fasti Arch., IV, 1951, 3920; ipogeo Fortuna: L. Puma, in Atti del I Congr. Naz. di Archeol. Crist., Roma 1952, p. 251 ss.).
Teano: (V. Spinazzola, in Not. Scavi, 1907, pp. 697-703).
Terni: (H. Delahaye, Les martyrs d'Interamna, in Bull. d'anc. litt. et d'arch. chrét., I, 1911, pp. 161-188; id., Les origines du culte des martyrs2, Bruxelles 1953, pp. 270, 315-316).
Todi: piccolo cimitero sotterraneo (G. Sordini, in Atti II Congr. intern. Arch. Crist., Roma 1902, pp. 109-217.
Tropea: (D. Capialbi, Memorie ... della ... chiesa tropeana, Napoli 1851; D. Taccone Gallucci, Monografia della Dioc. di Nicotera e Tropea, Reggio Calabria, 1904).
Venosa: c. ebraica (O. Hirschfeld, Le c. degli Ebrei a Venosa, in Bull. dell'Inst., 1867, pp. 148-152; G. Lenormant, La catacombe juive de Venosa, in Revue des études juives, VI, 1883, pp. 200-207; R. Garrucci, Cimitero ebraico di Venosa in Puglia, in Civiltà Catt., XII, s., 1883, I, pp. 707-720; J. B. Frey, Corpus Inscr. Judaic., I, Città del Vaticano 1936, pp. 420-443; Fasti Arch., VIII, 5390).
Malta: (v. anche s. v. malta. La c. più importante è quella detta di S. Paolo, sotto la chiesa di S. Agata. VI sono anche cimiteri ebraici. Altre c.: di Kirkop, scoperta nel 1943: Malta, Annual Report, of the Working of the Museum Dpt., 1946-1947; di Rabat: Annual Report, 1948-49. Bibl.: G. F. Abela, Descriz. di M., IV, Malta 1647; A. A. Carnana, Ancient Pagan Tombs a. Christian Cemeteries in the Island of M. Explored a. Surveyed, Malta 1898; A. Mayr, in Röm. Quartalschr., XV, 1901, p. 216 ss.; p. 252 ss.; id., Die Insel M. im Altertum, Monaco 1909; E. Becker, Malta sotterranea, Strasburgo 1913; H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., X, I, cc. 1332-1342, s. v. Malte; A. Ferrua, in Civiltà Cattol., 1949; quad. 2381, pp. 505-515; E. Josi, in Enc. Cattolica, VII, 1951, c. 1930, s. v. Malta, IV, Archeologia).
Altre regioni d'Occidente e d'Oriente:
F r a n c i a. - Ajaune: (Agaunum, Acaunum: cimitero cristiano con alcune grotte con arcosolî dipinti: L. Blondel, in Vallesia, VI, 1951, p. i ss.).
Arles: necropoli di Aliscamps e di Trinquetaille che, però, non sono catacombe; v. arles e cfr. anche J. Benoit, in Gallia, XI, 1953, i, pp. 107-110).
Digione: necropoli (G. Grémand, in Revue arch. de l'Est et du Centre-est, IV, 1953, pp. 88-90, fig. VI; V. Lerat, in Gallia, XI, 1953, i, pp. 138-139).
Hérault: (nomi antichi: Agathe Tyche, Agde: cimitero paleocr. presso il corpo di S. Severo, m. circa il 500. J. Jannorai, in Gallia, XI, 1953); La Gayole, cella sepolcrale e sarcofagi (A. Chaillan, in Bulletin archéologique du Comité, 1913, pp. 308-14).
Lione: (Lugdunum, necropoli di St. Irénée: Fasti Arch., V, 1953, 5626; VII, 1953, 5103; P. Wuilleumier, in Gallia, XI, 1953, I, pp. 132-134).
Marsiglia: (H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., X, cc. 23204-2293, s. v. Marseille; F. Benoit, Cimitières paléochrétiens de Provence, in Cahiers Arch., II, 1947, pp. 7-15).
Narbona: (E. Lefèvre Pontalis, in Congrès archéol. de France, LXXIIIe Section, Parigi-Caen 1907, pp. 345-367; L. Sigal, in Bull. de la Commiss. archéol. de Narbonne, XXVI, 1939-40, pp. 93-151; M. Jongla, Les fouilles de St. Paul à Narbonne, Narbona 1946; L. Sigal, Les premiers temps chrétiens à Narbonne (IIIe-IVe siècles), d'après l'archéologie, Narbona 1947).
Reims: ipogeo cristiano rinvenuto nel 1738 sotto la torre della parrocchia di S. Martino (E. Le Blant, Inscript. chrétiennes de la Gaule, I, Parigi 1856, pp. 448-50; E. Josi, in Enc. Cattol., X, c. 676, s. v. Reims); St. Bertrand de Comminges: basilica cimiteriale del IV sec. (R. Lizop, Histoire de deux cités gallo-romaines: Les Convenae et les Consoranni, Tolosa 1931; L. Bréhier, Cimetières d'époque mérovingienne et chapelle funéraire à Coudes (Puy-de-Dôme), in Comptes rendus de l'Acad. des inscript. et belles lettres, 1941, pp. 322-32; F. Benoit, Cimetières paléochrétiens de Provence, in Cahiers archéol., II, 1947, pp. 7-15).
S p a g n a. - Non vi sono vere e proprie c., ma sono ricordate sepolture di martiri, in alcuni casi documentate archeologicamente, a Cordova, Gerona, Saragozza (F. Dorca, Colección de noticias para la historia de los mártyres de Gerona, Barcellona 1806; España sagrada, I, Madrid 1819-1832; J. Villanueva, Viaje literario a las iglesias de España, I° volume, p. 188 e ss.; H. Delahaye, Les origines, passim); gli scavi hanno rivelato interessanti necropoli cristiane ad Ampurias (nome antico: Emporiae: C. Serra Ráfols, in Fasti Arch., I, 1948, 2768), a Rosas (nome antico Rhodas, ibid., 2777 e VIII, 1956, 70); un grande cimitero cristiano fu scoperto nel 1923 a Tarragona (J. Gaudiol, in Anal. Sacra Tarrac., I, 1925, pp. 309-313; B. J. Vives, in Riv. Arch. Crist., IV, 1927, pp. 145-167; T. Beltran y Oliva, in Memoriales de la Junta de Excavac. y Antigüed., LXXXVIII, 1927; J. Serra Vilaró, ibid., XCIII, 1928; CIV, 1929; CXI, 1930; id., Excavac. en Tarragona, Tarragona 1932; G. Wilpert, Sarcofagi, tav. 7, pp. 55 s., 96; tav. 61, i, p. 80; 36, 2, p. 41, 3, p. 58; H. Lang, in Festschr. f. H. Schultze, Berlino 1931, pp. 123-66; E. Junyent, I monumenti cristiani di Spagna studiati in questi ultimi anni, in Atti del III Congr. Intern. di Arch. Crist., Roma 1934, pp. 262-285; J. Wincke, in Röm. Quart., I, 1934, pp. 71-146; R. Lantier, Les Arts chrétiens de la Péninsule Iberique et de l'Afrique du Nord, in Revista de Archivos, Biblioth. y Museos, X, 1935; J. Vilaró, I sepolcri della necropoli di Tarragona, in Riv. Arch. Crist., XIV, 1937, pp. 253-280; P. Battle y Huguat, in Anal. Sacr. Tarr., XIII, 1937-1940, pp. 61-64).
G e r m a n i a. - Testimonianze letterarie e archeologiche di sepolture cristiane a Bonn, Colonia, Treviri, Magonza. V. una chiara esposizione riassuntiva della storia e dell'arte di queste regioni nei primi secoli del cristianesimo nel catalogo della mostra Werdendes Mittelalter am Rhein u. Ruhr, Essen 1956. (H. Delahaye, Les origines du culte des martyrs2, Bruxelles 1937, passim).
Xanten: (il nome della città deriva, appunto, da ad Sanctos, R. Klapech-W. Hege, Der Dom zu Xanten, Berlino 1930; J. P. Kirsch, in Riv. Arch. Crist., XI, 1934, pp. 636-671; W. Neuss, in Röm. Quartalschr., XLII, 1934, p. 177 ss.; W. Bader, Xanten, Vortrag auf der I. Deutschen Kunsthistorischen Tagung, Brühl 1948).
U n g h e r i a. - Cinquechiese Sopianae: (oggi Pécs: G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., II, s. V, 1874, pp. 150-152, tavv. VII-VIII; C. Sozeny, A Pécsioskereszteny sirkamra (Camere sepolcrali dell'antichità cristiana di Cinquechiese), Budapest 1907; L. Nagy, in Atti del III Congresso Intern. di Arch. Crist., Città del Vaticano 1932, pp. 299-302; M. Voros, Pécs, Budapest 1942 - in italiano-; F. Gerke, in Neue Beiträge z. Kunstgesch. d. I. Jahrtaus., I, i, Baden-Baden 1951, p. 115 ss.).
J u g o s l a v i a. - Sirmio: (J. Zeiller, Les origines chrétiennes dans les provinces danubiennes de l'Empire romain, Parigi 1918).
G r e c i a. - Atene: (numerose iscrizioni: A. Mommsen, Athenae christianae, Lipsia 1868; C. Bayet, De titulis Atticae christianis, Parigi 1878; G. Lampakis, Mém. sur les antiquités chrétiennes de la Grèce, Atene 1902, p. 6; H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., II, cc. 3034-3104).
Salonicco: (importanti necropoli cristiane - non catacombe, s. v. tessalonica).
Corinto: cimitero cristiano (F. J. De Wael, The Fountaion of Lerna and the Early Cristian Cemetery of Corinth, in Am. Journ. Arch., 1935, pp. 325-59).
A l b a n i a. - Salona (v.).
B u l g a r i a. - Stobi (v.).
T u r c h i a. - Opera complessiva: W. Schultze, Altchristliche Städte und Landschaften, Gütersloh 1922, I e II. Qui di seguito le citazioni delle sole pagine si riferiscono a questi due volumi. Aigai, p. 119; Amasea, p. 119; Andrapa, p. 141; Cizico, pp. 367-369; Madrianon, pp. 341-42; Proconneso, p. 396; II; Amastris, p. 214; Ankara, p. 207; Apamea, pp. 456-460. [V. anche, su Apamea, W. H. B. Bukler-W. M. Calder, Monuments and Documents from Phrygia and Caria. Monumenta Asiae Minoris antiqua, 4, Manchester 1939]; Caria, p. 165; Claudiopoli, pp. 223-24; Eumencio, pp. 463-67; Frigia: P. Franchi de' Cavalieri, Note agiografiche, in Studi e testi, 49, Roma 1928, pp. 241-43; Licaonia: cimitero all'aperto (W. Ramsay, Luke the Physician, Londra 1908, passim); Mirapoli, Schultze, pp. 415-17, 427-33; Nicea, pp. 322-25; Nicomedia, nome attuale Izmit: ipogeo del IV sec. d. C., E. Firali, in Belleten, XVII, 65, p. 15-18; Schultze, pp. 300-302; Pompeiopoli, p. 210; Prusia e Niplo, pp. 234-35; Soria, 217; Tieio, p. 230.
Africa Settentrionale e Asia Anteriore:
Adrumeto: (v.).
Benian: (S. Gsell, Fouilles de Bénian, Parigi 1899).
Cartagine: diverse necropoli sub divo (L. Poissot - R. Lahnes, L'Archéol. chrét. en Tunisie (1920-1932), in Atti del III Congr. Intern. di Arch. Crist., Città del Vaticano 1934, p. 390; R. Lantier, Notes de topographie cartaginoise. Cimitières romains et chrétiens, in Comptes rendus de l'Acad. des Inscript. et Belles Lettres, 19228, pp. 22-28; S. Gsell, in Mélanges d'Arch. et d'Histoire, XVIII, 1898, p. 222; A. L. Delattre, Le cimitière de Mcifda à Carthage, in Comptes rendus de l'Acad. des Inscr. et Belles Lettres, 1906, p. 402 ss.; id., L'aréa chrétienne et la basilique de Mcifda à Carth., ibid., 1907, pp. 118 ss.; 516 ss.; id., La Basilica Maiorum, ibid., 1908, p. 59 ss.; 1911, pp. 566-583; Ch. Saumagne, in Revue Arch., LXVI, 1909, p. 118 ss.; A. L. Delattre, in Comptes rendus de l'Acad. des Inscr. et B. Lettres, 1916, pp. 150-164; 1917, pp. 507-29; P. Gauckler, Basiliques chrétienens de Tunisie, Parigi 1913, passim; A. L. Delattre, in Comptes rendus de l'Acad. des Inscr. et B. Lettres, 1922, pp. 302-307; 1923, pp. 449-451; P. Morceaux, Histoire littéraire de l'Afrique chrétienne, Parigi 1901, passim; A. L. Delattre, in Comptes rendus de l'Acad. des Inscr. et B. Lettres, 1928, pp. 252-55; 1929, pp. 23-29; R. de la Blanchère, in Revue Arch., XLV, 1888, p. 303; A. L. Delattre, Gamart ou la nécropole juive de Carthage, Lione 1895; id., Deux hypogéos de Gamart, in Revue tunisienne, XI, 1904, p. 8 ss.; G. B. De Rossi, De Christianis titulis Carthaginiensibus, in J. B. Pitra, Spicilegium Solesmense, IV, Parigi 1858, pp. 505-538; H. Leclercq, in Dict. arch. chrét., II, 2, cc. 2109-2330; J. Mesnage, L'Afrique chrétienne, Parigi 1912; P. Glaucker, Basiliques chrétiennes de la Tunisie, Parigi 1913, p. 11 ss.; A. L. Delattre, L'épigraphie funéraire chrétienne à Carthage, Tunisi 1926; J. Sauer, Die Kirchenbau Nordafrikas in den Tagen des hl. Augustinus, in M. Grabmann-J. Mausbach, Augustinus Festschrift, Colonia 1930, pp. 250-253; J. Vaultrin, Les basiliques chrétiennes à Carthage, Parigi 1933; A. Merlin, Inscriptions latines de Tunisie, Parigi 1944; G. Wilpert, Sarcofagi cristiani [v. indice]).
Cartenna: (S. Gsell, Mon. antique de l'Algérie, II, Parigi 1901, p. 408).
Cherchell: (Caesarea: cimiteri cristiani, ma non vere e proprie catacombe: H. Delehaye, Les origines du culte des martyrs2, Bruxelles 1933, p. 391; E. Diehl, Inscript. Lat. Christ. veteres, I, Berlino 1925, pp. 1583, 1179; G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Christ., I s., ii, 1864, p. 28; G. Wilpert, Sarcofagi, III, tavv. 288, 12, 13, p. 42; cfr. s. v. cherchell in questa enciclopedia).
Cirta o Costantina: (le iscrizioni rinvenute ricordano fossori, una sala per le agapi, etc.: Recueil des notices et mémoires de la société Archéol. de Costantine, 1857 ss.).
Gebel: (v.).
Gemila (Cuicul: il rinvenimento di iscrizioni fa supporre l'esistenza di un cimitero cristiano: P. Monceaux, Cuicul chrétien, in Mem. Pont. Acc. Arch., III s., I, 1923, pp. 1, 89-112; Allais, Djemila, Parigi 1938; M. Leglay, in Fasti Arch., VIII, 1955, 5404).
Giaffa: (v.).
Ippona: nome antico: Hippo Regius; aree cimiteriali cristiane (M. Leglay, in Fasti Arch., VII, 5541; VIII, 5407).
Lambesis: cimitero cristiano (N. N., in Nuovo bull. Arch. Crist., IV, 1898, pp. 212-18; G. Gsell, Atlas arch. de l'Algérie, Parigi-Algeri, 1901-1902, f. 27, p. 14 nn.; J. Mesnage, L'Afrique chrétienne, Parigi 1912, pp. 318-20).
Meshera Sfa: (S. Gsell, Monuments antiques de l'Algérie, I, Parigi 1901, pp. 24-35).
Morsott: (id., ibid., II, p. 234).
Mouzaiaville: (id., ibid., p. 235).
Tabarca: vasta area sepolcrale cristiana, non catacomba: (P. Glaucker, Basiliques chrétiennes de Tunisie, Parigi 1913: J. Fontain, Fouilles et explorations à Thabarque et aux environs, in Bull. arch. du Comité, 1892, pp. 193-196; P. Glaucker, in Mon. Piot, XIII, 1906, pp. 175-177; P. Monceaux, Enquête sur l'épigr. chrét. d'Afrique, Parigi 1908, pp. 255-60; P. Glaucker, Inv. des mosaïques, II, Parigi 1911, pp. 330-337, nn. 930-1056; L. Poissot-R. Lantier, L'arch. chrét. en Tunisie 1920-1932, in atti del III Congr. Int. di Arch. Christ., Città del Vaticano 1934, p. 403 ss.).
Thaenae: Henshir Thina: (G. L. Feuille, Les necropoles de Thaenae, in Bulletin. archéol. du Comité, 1938-40 [1942], pp. 641-53).
Timgad: (necropoli cristiane, ma non catacombe: A. Ballu, in Bull. arch. du Comité, 1904, p. 166; P. Monceaux, Tunisie chrétienne, Parigi 1911, pp. 24-25; A. Ballu, loc. cit., 1921, tavv. LXVIII-LXXX; E. Diehl, Inscr. Lat. Christ. veteres, Berlino 1925-1931; L. Leschi, in Bull. arch. du Comité, 1934-1935, nn. 36-51, 155-159; 1936-1937, nn. 34-35; 1938-1940, nn. 405-407; 1941-1944, nn. 99-106, 130-136).
Tipasa: (necropoli e basiliche funerarie: E. Diehl, Inscriptiones Latinae Christianae veteres, n. 3319; S. Gsell, in Mélanges d'Arch. et Hist., XIV, 1894, p. 407; J. Heurgon, ibid., XLVII, 1930, pp. 182-201; L. Duchesne, in Bull. arch. du Comité, 1892, pp. 466-484; Comptes rendus de l'Acad. des Inscr. et B. Lettres, 1892, pp. 111-114; C. I. L., VIII, 20903-20908; J. Carcopino, in Bull. Comm., LV, 1927, p. 253 ss.; id., in Recueil des notices et mémoires de la soc. arch. de Constantine, LXVI, 1948, pp. 87-101; J. Lassus, in Mélanges d'arch. et d'hist., XLVII, 1930, pp. 222-243; E. Albertini-L. Leschi, in Comptes rendus de l'Acad. des Inscr. et Belles Lettres, 1932, pp. 77-78; E. Albertini, in Atti III Congr. intern. di Arch. Crist., Città del Vaticano 1934, pp. 418-427; L. Leschi, in L'Algérie cathol., VIII, 1936, pp. 13-32; id., in Atti IV congr. int. arch. crist., I, Città del Vaticano 1940; pp. 145-167; id., in Bull. archéol. du comité, 1940, pp. 422-431; 1942, pp. 355-370; J. Baradez, Tipasa, Algeri 1952; S. J. De Laet, in Ant. Class., XXII, 1953, p. 559 s.; M. R(enard), in Latomus, XII, 1953, p. 365 s.; J. de C. Serra Rafols, in Bulletì de la Societat Catalana d'Estudios Historicos, I, 1952, pp. 8-16; M. Leglay, Fasti Arch., VIII 1953, 3931; J. Lassus, ibid., X, 1955, 7027 - scoperta di ipogei).
E g i t t o. - Al-Baqawat: (necropoli, dapprima pagana, di Hibis, Ibis; non si tratta di una catacomba).
Alessandria: Bull. Arch. Cristiana, 1865; v. s. v. alessandria.
L i b i a. - ‛Ain Zara: (tombe sub divo. D. Aurigemma, L'arte cemeteriale cristiana di 'Ain Zara presso Tripoli di Barberia, Roma 1932; G. Caputo, Schemi di Fonti e Monumenti del primo Cristianesimo in Tripolitania, Tripoli 1947; c. ebraica: P. Romanelli, in Riv. Arch. Crist., XXII, 1936).
En-Ngila: (G. Caputo, op. cit.).
Sabratha: ipogeo rinvenuto nel 1942 (g. Caputo, op. cit.; altri rinvenimenti: Ill. London Newa, 18 sett. 1948; R. G. Goodchild, in Fasti Arch., II, 1949, 3660.
Triboli: (G. Caputo, op. cit.).
M e s o p o t a m i a. - (U. Monneret de Villard, Le chiese della Mesopotamia, in Orientalia Christiana Analecta, CXXVIII, Roma 1940).
P a l e s t i n a. - Bēt-She῾arïm (v.), Gerasa (v.), Gerusalemme (v.). In queste utime due città esistono necropoli cristiane (non vere e proprie catacombe); nella prima, una importantissima c. ebraica.
Bibl.: Studî sulle c. in generale: L. Keller, Die heiligen Zahlen u. die Symbolik der Katakomben, Berlino 1906; H. Delehaye, Les origines du culte des Martyrs, Bruxelles 1933; L. Morpurgo, Anzio, sepolcreto sotterraneo pagano, in Not. Scavi, V-VI, 1944-45, pp. 105-126; id., Un sepolcreto precristiano di Anzio e il problema dell'origine delle C., in Rend. Pont. Acc. Arch., XXII, 1946-1947, pp. 155-166; F. de Visscher, Le régime juridique des plus anciens cimetières chrétiens à Rome, in Analecta Bollandiana, LXIX, 1951, pp. 39-54; G. Anichini, La messa nelle c., in Miscellanea G. Belvederi, Città del Vaticano 1955, pp. 15-26. Manuali (v. anche nella bibl. sulle c. romane): M. Catalano, Corso fondam. di arch. crist., I, La c. romana, Napoli 1904; H. Leclercq, Manuel d'archéologie chrétienne, Parigi 1907, to. II, cc. 2376-2486 e passim alle voci delle singole catacombe. C. romane: A. Bosio, Roma Sotterranea, Roma 1632; P. Aringhi, Roma subterranea novissima, Roma 1651 (altre ediz.: Parigi 1659; Arnheim 1671); J. A. Fehmelius, De catacumbis Romanis, Lipsia 1713; G. B. De Rossi, Roma sotterranea, I, Roma 1864, II, ivi 1867, III, ivi 1877; A. U. Fricken, Rimskija katakombii i pamjatniki pervončoal'nogo Christiankogo Iskusstva, Mosca 1872-1885; P. Allard, Rome souteraine, Parigi 1874; C. Didier, Roma sott., Milano 1879; F. X. Kraus, Roma Sotterranea, Friburgo in Br. 1879; J. Spencer Northcole-W. R. Brownlow, Roma sotterranea, I, Londra 1879; M. Armellini, Le c. romane, Roma 1881; Th. Roller, Les catacombes de Rome, Parigi 1881; J. Centerwall, Romas kristna katakomber, Stoccolma 1881; R. Lanciani, Christian Cemeteries, in Pagan a. Christ. Rome, Londra 1892, pp. 306-361; G. Bonavenia, La Silloge di Verdun e il papiro di Monza, Roma 1903; O. Marucchi, Le c. romane, ed. E. Josi, Roma 1933; G. P. Kirsch, Le c. romane, Roma 1933; P. Styger, Die römischen Katakomben, Berlino 1933; R. Valentini - G. Zucchetti, Codice topografico della città di Roma, I, Roma 1938; II, Roma 1942; J. P. Kirsch, Catacombs of Rome, Wittenborn 1946 (ediz. inglese, con aggiornamenti); G. Hagelin, Roms Katacomber, Stoccolma 1948. C. a Roma e fuori Roma (v. bibl. specifica nell'elenco delle c.): M. Boldetti, Osservazioni sopra i cimiteri dei Santi martiri, Roma 1720; M. Armellini, Gli antichi cimiteri cristiani di Roma e d'Italia, Roma 1893; D. Bartolini, Le c. di Siracusa confrontate nelle loro forme architett. e nei monum. con i sotterranei cimiteri della chiesa romana, Roma 1847; J. Führer-V. Schultze, Die altchristlichen Grabstätten Siziliens, Berlino 1907; F. Benoit, Cimetières paléochrét. de Provence, in Cahiers Arch., II, 1947, pp. 7-15; B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica, IV, Roma-Napoli-Città di Castello 1949, parte II; N. Avigad, Excavations at Beth She'arim, 1955, Preliminary Report, in Israel Exploration Journal, VII, 1957, p. 73 ss. Storia delle esplorazioni (v. più ampia bibl. s. v. archeologia cristiana): Gio. De Angelis d'Ossat, in Rend. Pont. Acc. Arch., XXI, 1945-1946, pp. 17-18; A. Ferrua, Il decreto dell'a. 1668 sull'estraz. dei corpi santi dalle c., in Rend. Pont. Acc. Arch., XXII, 1946-1947, p. 319 ss.; G. Agnello, in Siculorum Gymnasium, II, 1949, pp. 242-260; T. Hertling-E. Kirschbaum, Le c. romane e i loro Martiri, Roma 1949; G. Bovini, Rassegna degli studî sulle c. e sui cimiteri "sub divo", Città del Vaticano 1952 (ivi la bibl. fondamentale sino al 1952, con notizie delle ricerche compiute a partire dal sec. XV). Rilievi tecnici: Gio. De Angelis d'Ossat, La geologia delle c. romane, I, Via Portuense ed Ostiense, Città del Vaticano 1938; II, Via Ardeatina ed Appia, ibid., 1939; C. Mercurelli, recens. a Gio. De Angelis d'Ossat, in Bull. Com., LXXII, 1946-48, 3 - 4; U. Zabeo, Prime osservazioni di metereologia ipogea nelle c. romane, in Riv. Arch. Cr., XXII, 1946, pp. 63-88; id., Altre osservazioni di metereologia ipogea nelle c. romane, in Riv. Arch. Crist., XXVIII, 1-2, 1952, pp. 119-132. Pittura (alcune opere sono segnalate nell'elenco delle catacombe, v. più ampia bibl. s. v. romana, arte): G. B. Bottari, Sculture e pitture sagre, estratte dai cimit. di Roma, Roma 1737-1754; L. Lefort, Chronologie des peintures des catacombes romaines, in Revue archéol., II s., XL, 1880, pp. 153-165, 213-228, 269-283, 327-341; J. Wilpert, Die Katakomben u. ihre alten Copien, 1891, p. 21 ss.; Edg. Henneckle, Altchristl. Mal. u. altchristl. Literatur, Lipsia 1896; J. Wilpert, Pittura delle c. romane, Roma 1903 (altra ediz. in tedesco, Friburgo in Brisgovia 1903); F. Gerke, in Neue Beiträge zur Kunstsgesch. des I. Jahrts, I, I. Spätantike u. Byzanz, Baden-Baden 1951, p. 115 ss.; G. Agnello, La pittura paleocristiana della Sicilia, Città del Vaticano 1952; O. Perler, Die Mosaiken der Juliengruft im Vatican, Friburgo 1953; M. G. Carli, Il B. Pastore nelle c. di Priscilla, in Miscellanea G. Belvederi, Città del Vaticano 1955; U. M. Fasola, Osserv. su una pittura del Cimitero Maggiore, ibidem; A. Ferrua, Tre note di iconogr. paleocrist., ibid. Suppellettile (v. sotto le singole voci: ampolla, sarcofago, vetro ecc.): G. Buonarroti, Osservaz. sopra alc. framm. di vasi antichi di vetro trovati nei cimiteri di Roma, Firenze 1716; R. Garrucci, Vetri ornati di figure in oro, ecc., Roma 1858, 2a ediz. Roma 1864; F. X. Kraus, Die Blutampullen d. röm. Katak., in Annalen d. Vereins f. nassanisch. Alt. Gesellsch., IX, 1868; O. Jozzi, Vetri cimiteriali nel museo sacro Vatic., Roma 1900; id., Vetri ecc. nel Museo Britannico, ibid., 1900; A. Ferrua, Epigrammata Damasiana, Città del Vaticano 1942; A. Alfoldi, in La Suisse primitive, XV, 1951, 4, p. 66, 35 (sui vetri).
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